ANTONIO PELLICER PARAIRE |
ARGENTINA
ANTONIO PELLICER I PARAIRE (1851-1916) : Nato a Barcellona, tipografo Aderente alla Prima Internazionale ( tendenza bakuninista) si stabilì definitivamente in Agentina, a Buenos Aires, nel 1891, dove diresse numerose pubblicazioni anarchiche, tra cui la più famosa fu la Protesta humana (1900-1901) . Fu, inoltre un fervente promotore di associazioni operaie di lotta (cfr. brano)
Brano da commentare: “ …. Non v’è cosa
alcuna, dall’infinitamente piccolo all’immensamente grande che non comporti
associazione di sforzi, organizzazione di elementi, forza “. […] “Da ciò ne
consegue che per combattere e vincere le classi dominanti è necessaria alle
classi oppresse un’organizzazione ed una forza superiore a quella dei
governanti.” “La forza è in ognuno di noi, gli oppressi; ma questa
forza senza unione, senza organizzazione è nulla”. Allora, se abbiamo un
ideale, un fine, per raggiungerlo necessitiamo dell’organizzazione” (
estratti del pensiero di Pellicer
citati da Diego Abad de Santillan)
Bibliografia: Diego Abad de Santillan, La F.O.R.A. Storia del movimento operaio rivoluzionario in Argentina, traduzione di Raniero Coari, Edizioni L’ Impulso, 1979 , p. 29
Secondo Pellicer Paraire i campi di intervento che le associazioni operai
si devono prefiggere sono varie e ben
articolate tra loro. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ innumerevoli questioni sono loro proprie, per
non dire tutte le questioni sociali: nella lotta contro il
capitale, quella di combattere l’azione dei poteri pubblici che lo difendono
con ogni raggiro e con tutte le forze; la solidarietà si basa sull’ apporto di
tutte le organizzazioni operaie e deve suscitare la simpatia di tutto il popolo
contro l’arbitrio; inoltre vi sono le questioni dell’insegnamento, delle
condizioni igieniche, della casa, della libertà, del diritto dell’individuo ed
in generale di tutta la legislazione economica; tutte le questioni che possono e debbono interessare gli operai,
facendo leva sull’opinione pubblica, incanalando tutti gli sforzi al fine di
indebolire e poi annullare l’azione dei poteri pubblici, rappresentando tutto
questo la lotta della libertà contro la tiurannia dato che più si dimuinuisce l’autoritarismo più sia fferma la libertà e con essa il benessere sociale…”
Bibliografia: Diego Abad de Santillan, La F.O.R.A. Storia del movimento operaio rivoluzionario in Argentina, traduzione di Raniero Coari, Edizioni L’ Impulso, 1979 , p. 35
In questo ampio programma di lotta l’esempio, secondo Pellicer Paraire deve sempre quello di già prefissato nella
Prima Internazionale . (cfr. brano)
Brano da commentare. “ Quale era
l’aspirazione della Internazionale? L’azione intelligente del proletariato di
tutto il mondo, senza distinzione di razza, credi e nazionalità. Per mezzo
delle federazioni di categoria interregionali abbiamo visto come, per certi
aspetti, si possa realizzare questa aspirazione. Ebbene che cosa manca per la
creazione di una federazione internazionale di comuni libere naturale sbocco
delle federazioni locali? Semplicemente questo: che il principio di
associazione si sviluppi fortemente, che si federino le associazioni più o meno
conformi ai modelli che abbiamo presentato, quali unità omogenee fra loro,
senza diatribe patriottiche o di razza, conservando ogni nucleo la propria
autonomia ed indipendenza, senza invadere il campo di altri gruppi né imporre a
nessuno metodi o sistemi, teorie o
scuole, credi politici o fedi, essendo libero l’individuo a partire dal primo
raggruppamento con i suoi concittadini,
i suoi fratelli di fabbrica che parlano la stessa lingua e che sono affini in tutto fino a una
comprensione universale, senza sentirsi offeso nei suoi sentimenti, né nei suoi pregiudizi o prevenzioni se ne ha…”
Bibliografia: Diego Abad de Santillan, La F.O.R.A. Storia del movimento operaio rivoluzionario in Argentina, traduzione di Raniero Coari, Edizioni L’ Impulso, 1979 , p. 37
RODOLFO GONZALES PACHECO |
Brano da commentare: “ Yo soy uno
de los tantos sembradores que recorren el mundo. A través de las ciudades, los mares y los desiertos, cruzan mis compañeros tras susarados […] y labran aquí una chacra, allȧ sacan un
periódico, y mas lejos, sobre un barco flamean un verso. Obreros, apóstoles y poetas que se hacen duros, aguantadores de todas las inclemencias y de todas las intemperies. ¿Para qué? […] Para sembrar aquello que mȧs
precisan los hombres: fe en la via, esperanza en la justicia, amor! ( Gonzales pacheco, 1938: I,143)
Bibliografia: Maria Fernanda de la Rosa, La
figura de Diego Abad de Santillan come
nexo entre el
anarchismo argentino, europeo y latinoamericano, 1920-1930) in Iberoamericana, XII, 48 (2012), pp. 21-22
Agli occhi di molti Rodolfo Gonzales Pacheco apparve come il più
puro degli “acrati” , ( intendendo con
questo termine coloro che perseguono idee di
libertà individuale e di autonomia)
tanto da sopranominarlo “ il
santo acrata” (cfr. brano)
Brano da commentare: “ Era il più nobile,
altruista e benevolo degli acrata. Poeta, la sua inspirazione nasceva dalla
sua anima pulita e la sua devozione per la bellezza. La Pampa e le sue genti
commuovevano le sue fibre più intime, però anche gli uomini che sudavano
insieme nelle fucine e quelli che erano stati sommersi per la tragedia. La
libertà era la sua religione e in questa credenza era un santo, canonizzato per
una vita senza sacrifici, senza vacillamenti”. ( giudizio di Louis Sofovich su Rodolfo Gonzales Pacheco)
Bibliografia: Osval Bayer, Il
Santo Acrata / adesso ! in http://rivista-adesso.eu?p=74
Tra le sue poesie ho trovato su Internet questi versi :
Poesia da commentare “ Siempre despreciado, maldecido, nunca comprendido / Eres el terror espantoso de nuestra
era. / “ Naufragio de todo orden” grita la multitud , / “ Eres tύ y la guerra y el
infinito coraje
del asesinato”./ Oh, deja que lloren.
Para esos que nunca han
buscado /
La Verdad que jace detrȧs de
la palabra / A
ellos la defini ción correcta de la palabra,no les fue
dada/ continuarȧn ciegos entre los ciegos/ Pero tu, Oh palabra, tan clara, tan fuerte, tan
pura/ / Vos dices todo lo que yo,
por meta he tomado./
Te entegro al
futuro! T ύ eres segura./ Cuando uno, por lo menos despertarȧ por sí mismo. / ¿Viene en la solana del atarceder? ¿En la emoción de la tempe/
!No puedo decirlo-pero ella la tierra podrȧ ver! !soy un anarquista! Por lo que no reinaré, Y
tampoco reinado."
Bibliografia: in
http://latomaconciente.blogspot.it/2010/09/Rodolfo-Gonzales-pacheco....
Nel 1911 Rodolfo Gonzales Pacheco partecipò alla
rivoluzione messicana lottando insieme ai magonisti ( cfr. post RICARDO
FLORES MAGON). Tornato In Argentina collaborò con
articoli a varie pubblicazioni
anarchiche e fondò egli stesso diverse
riviste . Numerose e ammitatisse furono , inoltre le sue
conferenze tenute in vari Stati del
Sudamerica e in Spagna , durante la
rivoluzione sociale . Grande era la sua fama come oratore .Egli si impegnò attivamente
nelle campagne per la liberazione di Sacco e Vanzetti, di Simon Radowitzki. Oltre a numerose opere
teatrali, tra cui nel 1921, “Hijos de
pueblo” fu uno dei pionieri del cinema argentino.
SIMON RADOWITSKY |
SIMON RADOWITSKY (1891-1956): Nato in un piccolo villaggio
dell’Ucraina da una fami glia operaia di origine ebraica, iniziò a lavorare in
un’officina meccanica già all’età di 10 anni. A 14 anni , durante una manifestazione a sostegno di uno sciopero per le 10 ore, fu ferito da un colpo di sciabola in pieno petto
sferratogli da uno dei cosacchi a cavallo inviati contro i manifestanti. Questo episodio fu
determinante per la sua decisione di
impegnarsi politicamente e non molto tempo dopo fu arrestato e condannato a 4
mesi di prigione per avere distribuito dei volantini antizaristi. Durante la rivoluzione del 1905
, a cui partecipò come segretario di uno dei primi soviet operai di San
Pietroburgo, aderì al movimento anarchico. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ In fondo, sapevo
molto poco delle differenti teorie rivoluzionarie del movimento operaio. Per
intuito, più che per qualche ragione in particolare, mi ritrovai come compagni
quelli della sinistra più radicale. In loro trovai quella complicità che
mancava alla mia voglia di lottare. Gli anarchici si rivolgevano ad ognuno di noi,
chiedendo innanzitutto che ci liberassimo di tutti i pregiudizi accumulati,
realizzando ognuno la propria liberazione e contribuendo così attraverso
l’azione sociale al raggiungimento dell’emancipazione totale. Una concezione di
tale portata coincideva in pieno con il mio carattere e mi diede quella spinta
in più, escludendo a priori quella politica di partito che ha, e non poco,
pregiudicato la liberazione dell’intera classe lavoratrice. Per sentimento e
convinzione ero un entusiasta della libertà, e in realtà appartenevo
istintivamente al movimento libertario prima ancora di conoscerne l’esistenza.
La mia partecipazione alle lotte sociali fu totalmente spontanea, alimentata da
qualcosa che mi scorreva nel sangue: frutto della mia iniziativa, traeva forza
dal mio amore per la libertà e da un impulso per l’attività rivoluzionaria …”
Bibliografia: Samon Radowitzky. Vita di un anarchico, Edizioni L’
irrazionale, 2013, p. 12
Essendosi fatto più
volte notare dalla polizia per alcuni
azioni quali il disarmo di una
pistola e una sciabola ad un cosacco
ubriaco o l’avere dato inizio
a una sospensione del lavoro nella fabbrica , in cui lavorava, attivando
, arbitrariamente, la sirena che segnava la fine della giornata lavorativa,
emigrò in Argentina. Arrivato colà ,
impiegatosi come operaio meccanico in una fabbrica di Buenos Aires si impegnò,
dopo avere preso contatti con gli anarchici locali, nell’attività sovversiva,
trovandosi presto coinvolto nei tragici
fatti della cosiddetta “ Semana Roja” ( Settimana
Rossa)- Tali fatti nacquero
inizialmente come protesta per l’assassinio da parte della polizia,
durante una manifestazione, indetta per
il Primo Maggio del 1909, di 12
operai morti e 40 feriti. Il maggiore responsabile per
quei morti e per i numerosi arresti che seguirono, per sette giorni, a quel
bagno di sangue, fu il colonnello Ramon Flacon, capo della polizia di
Buenos aires. Il 14 novembre 1909 Simon Radowitsky scagliò una bomba
contro una carrozza a cavallo, in cui vi erano Falcon e un suo aiutante,
uccidendoli entrambi. Radowitsky fu immediatamente
arrestato e un suo tentativo di
suicidarsi fallì. Al processo, sebbene fosse stata richiesta per lui la
condanna a morte, essa venne , all’ultimo momento revocata e commutata con una
condanna all’ergastolo, in quanto ancora minorenne. Durante gli interrogatori a
cui fu sottoposto durante il
processo rivendicò pienamente il suo
gesto (cfr. brano)
Brano da commentare: “ Ho ucciso perché
nella manifestazione del ! Maggio, il colonnello Falcon, a capo dei cosacchi
argentini, diresse il massacro contro i lavoratori. Sono figlio del popolo
lavoratore, fratello di coloro che caddero nella lotta contro la borghesia e,
come quella degli altri, la mia anima soffriva per il supplizio di coloro che morirono
quella sera. Ho realizzato quest’atto per credere e fare un passo avanti per l’avvento di un
futuro più libero e migliore per l’umanità …”
Bibliografia: Samon Radowitzky. Vita di un anarchico, Edizioni L’
irrazionale, 2013, pp. 21-22
Sebbene risultasse evidente che Radowitsky avesse agito
completamente da solo e per sua sola
iniziative, dopo il suo arresto ebbe luogo una sistematica caccia agli
anarchici, che determinò , per diversi mesi, numerosissimi arresti, distruzione
di tipografie, centri sociali e
biblioteche anarchiche . Rinchiuso nel Penitenziario Nazionale di Buenos Aires ,
Radowitsky, dopo i primi due anni
di totale isolamento in una cella senza finestre, cominciò subito a pensare ad
una fuga i.Il caso
volle, però, che, sebbene il progetto andasse per ben suoi 13 compagni a buon fine, egli però, che ne
era stato il principale ispiratore, non potè evadere in quanto
trasferito, all’ultimo momento, in un’altra parte del carcere. Scoperta la sua complicità nell’evasione fu
trasferito nel la prigione di Ushuaia nella Terra del Fuoco , il più terribile luogo
di detenzione argentino,. Nel 1918, un
gruppo di compagni, tra MIGUEL ARCANGEL
ROSCIGNA riuscì a farlo evadere e a
condurlo in Cile, ma fu ben presto ripreso . Altre occasioni si
susseguirono, ma fu lui stesso a rifiutarle
per non essere il solo a tornare libero, mentre i suoi compagni di
detenzione restavano in quell’inferno.
Sottoposto a continui sorprusi e torture non smise comunque, mai di mostrare la sua imprescindibile refrattarietà. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ Non voglio lamentarmi di nulla, sono
rassegnato, ho messo in conto prima di iniziare a lottare che
I nostri nemici mi avrebbero fatto
soffrire, e lotterò fino a quando morirò, ma mai mi darò per vinto […] Ho
abbastanza coraggio, anche se sono fiacco in corpo, per sopportare questa
reclusione e tutto ciò che comporta.
Molte volte ho pensato di farla finita,
dopo che la mia fuga terminò o a seguito dei maltrattamenti, pensai di farmi
ammazzare o seguire l’esempio del detenuto 122. Sai perché non lo faccio? Per
non darla vinta ai miei boia ….”
Dopo 21 anni di
carcere fu liberato e si rifugiò a
Montevideo in Uruguay. Ripresa immediatamente l’attività politica fu nuovamente
arrestato e deportato nell’isola di
Flores da dove riuscì ad evadere. Nel 1936 raggiunse la Spagna e
partecipò prima come combattente , nella
28° divisione comandata da GREGORIO JOVER ( cfr. post ) e poi svolgendo importanti incarichi per
conto della CNT, tra cui l’ultimo consisteva nel portare in salvo all’estero
gli Archivi di quel prestigioso sindacato.
Dopo un certo periodo passato in un
campo di concentramento per profughi spagnoli in Francia , riuscì a
raggiungere il Messico, dove morì nel
1956
BRASILE
EDGAR LEUENROTH |
EDGAR LEUENROTH (1881-1968) : tipografo,
giornalista anarchico, nato da un padre tedesco e da una madre brasiliana.
Aderì giovanissimo all’anarchismo . Nel 1905 collaborava con articoli al
giornale " Terra Livre “ e fu uno dei
fondatori della Federazione Operaia di San Paulo. Fu , anche, un entusiasta sostenitore , insieme ad altri anarchici, tra cui NENO VASCO,
ORESTE RISTORI, LUIGI DAMIANI ED
ALTRI, della promozione di scuole
libertarie in Brasile ( cfr. post:
PEDAGOGIA ANARCHICA tra il 1800 e il 1900) .
Nel 1906 si unì ad Aurora da
Costa Reis, da cui ebbe 4 figli. Leuenroth nel suo ruolo di
segretario del Comitato di difesa
proletaria sostenne , anche tramite la fondazione del giornale A Plebe , assai diffuso tra i
lavoratori brasiliani, lo sciopero
generale del 1917 a San Paulo , nel
quale fu ucciso dalla poesia il giovane calzolaio anarchico ANTONIO (o secondo altri JOSE’ ). Leuenroth fu accusato di essere il responsabile di
quelli avvenimenti e rinchiuso ,
per parecchi mesi in vari carceri brasiliani. Nel frattempo Leuenroth rifiutò, in nome dei suoi principi anarchici, la proposta,
da parte di molti compagni, di essere candidato
e solo dopo il processo, tenuto all’inizio del 1918, in cui fu assolto
dall’accusa , fu liberato. (cfr. brano)
Brano da commentare: “
Multo tempo aida nᾶo havia decorrido, quando se verificau a minha prisᾶo. Iniciou-se entᾶo
minha peregrinaçᾶo pelos postos policiais, com o fim de serem burlados os “Habeas corpus” requeridos quando fui transferido para a Cadeia Publica, hoje Casa de
Detençᾶo. Após seis meses,
fui levado ao
Tribunal do Juri, para ser juilgado pela estύpida acusaçᾶo de ter sido o
autor psíquico-intelectual de greve general de julho de
1917. Fui absolvido por unanimidade de votos, após dois adiament6os, com o
intuito de impedir de ter também como defensor, ao lado do
dr. Marry
Junior, o grande criminalista, dr. Evaristo de Morais. …” (Edgar Leuenroth)
Bibliografia: EDGAR LEUENROTH in
http://pt.wikipedia.org/wiki/
Edgar_ Leuenroth
Nel 1922, pur
continuando sulle pagine de “ A plebe” la sua battaglia sia
contro la repressione della polizia ( in occasione per
esempio dell’assassinio, durante una
rappresentazione teatrale, dell’anarchico RICARDO CIPOLLA) e dagli attacchi
denigratori del nascente Partito Comunista (bolscevico) brasiliano, fu anche
uno dei fondatori e redattori del quotidiano sindacalista libertario A Vanguardia, organo della
Federazione Operaia di san Paulo. Leuenroth partecipò attivamente inoltre alle marce di protesta e ai
comizi a favore di Nicola Sacco e di
Bartolomeo Vanzetti. E nonostante il sensibile declino del movimento
anarchico, così come d’altronde di tutta la sinistra, a causa delle misure repressive adottate sia dal
governo conservatore di Artur Benares e poi dei governi dittatoriali su base populista di Getulio Vargas, Edgar Leuenroth riuscì anche se con
grandi difficoltà a far sopravvivere le idee anarchiche. Importante da
questo punto di vista il suo libro Roteiro
da Libertaçᾶo
Social, di cui cito qualche
estratto del suo pensiero.
Brani da commentare: 1) “
Como libertário, nᾶo aceito a
parlamentar, que implica na delegaçᾶo
de poderes, o que consitui séria divergěncia doutrinȧria com o anarquismo. È em obediência a este sábio critério que os libertários, arrostando dificuldades sem conta, lutam incessantemente no sentido de conseguir que cada elemento do povo, libertando-se da mentalidade messiᾶnica imperante, tornando-se senhor de si mesmo, constitua uma unidade ativa na vida social, agindo em causa própria no patrocínio dos interesses que, seundo seus, estᾶo em harmonia com os de la coletividade. (…) A experiência è a grande maestra,
e esta nos ensina que o Parlamento, instituiçᾶo essencialmente burguesas, nunca agiu e jamais podera agir em detrimento da vigente ordem de coisas, o que corresponde a nada fazer em proveito do povo e da causa publica “
(Edgar Leuenroth) ; 3)
Onde os comunistas chegaram a tomar o poder, o socialismo serve de rótulo para un regime de capitalismo de Estado, continuando o proletariado sujeito à tirania de salariuato – instrumento de exploraçᾶo capitalista e negaçᾶo do socialismo – e do Estado todo poderoso, senhor das coisas e dos destinos das gentes ( Edgar Leuenroth) ; 2) Os socialistas libertários ou anarquistas, condenando o Estado como órgᾶo parasitáo, explorador e tirânico, e a instituiçᾶo de monopólio da propriedade, como iníqua e anti-social, lutam por uma organizaçᾶo que considera o individuo como sua unidade essencial e que, repudiando todas as normas totalitárias e ditatoriais , seja basada no livre consenso, determinada e regulada pelas necessidades, aptidoesões, ideias e sentimentos de cada qual, dentro
de una vasta confederaçᾶo socialista libertária de comunas livres, estruturada pelas organizações profissionais, técnicas, cientificas, artisticas, culturais, recreativas , etc. Esse è o verdadero socialismo, obediente aos seus fundamentos históricos, que os anarquistas propagam, lutando para que seja aceito e posto em prática pelo povo “ (Edgar Leuenroth); 3) Onde os comunistas chegaram a tomar o poder, o socialismo serve de rótulo para un regime de capitalismo de Estado, continuando o proletariado sujeito à tirania de salariuato – instrumento de exploraçᾶo capitalista e negaçᾶo do socialismo – e do Estado todo poderoso, senhor das coisas e dos destinos das gentes ( Edgar Leuenroth)
Bibliografia: Edgar Leueroth, Roteiro da Libertaçᾶo Social in http://listade livros-doney.blogspot.it/2013/10/anarquismo-roteiro-da…
I suoi preziosissimi
archivi furono donati, dopo la sua morte, avvenuta nel 1968, da suo figlio Germinal Leuenroth all’Università di
Campinas , dove fu istituito il Fondo Archivio E. Leuenroth JOSE' OITICICA |
JOSE’ OITICICA (1882-1957) filologo, poeta, drammaturgo,
anarchico , vegetariano brasiliano. Figlio di un senatore, fu mandato a
studiare in un istituto cattolico, da
dove fu espulso per il suo carattere ribelle.
Studiò diritto e medicina e si dedicò poi all’insegnamento universitario
di filologia. Nel 1906 fondò il Collegio Latinoamericano dove applicò una
pedagogia avanzata e ispirata in parte
al pensiero razionalista di Francisco Ferrer . Nel 1913, dopo avere già collaborato a
pubblicazioni anticlericali, tra cui il
settimanale A Lanterna , aderì all’anarchismo
. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ No dija de abril de 1913 o Grupo Dramático Anticlerical organizou nova festa no teatro do Centro. Na ocasiᾶo representaram-se as peças Amanhᾶ , O primeiro de Majo e O Operariado. A conferência ficou a cargo
de um jovem e muito culto professor, um inconformista filho de senador, que no ano anterior havia se descoberto anarquista e publicado seu primeiro texto no jornal anticlerical A Lanterna de Sᾶo Paulo, seu nome era José Oiticica” ( Memoria anarquista, Maré Negra).
Bibliografia: José Oiticica – Wikipedia, a enciclopedia livre in http://pt.wikipedia.org/wiki/José_Oiticica
In questi anni giovanili vi fu, tra le poesie che compose,
una dedicata appunto all’ anarchia.
Poesia da commentare: “ Para a anarquia vai a humanidade / Que da anarquia a humanidade vem!/ Vide como esse ideal do acordo invade / As classes todas pelo mundo além! Que importa que a açᾶo dos ricos brade / Vendo que a antiga lei
nᾶo se mantém? / Hᾶo de ruir as muralhas da Cidade / Que nᾶo há fortalezas contra o bem / Façam da
açᾶo dos subversivos crime, ‘ / Persigam, matem, zombem…tudo en v ᾶo …/ A ideia, perseguidada, è mais sublime / Poisd nos rude ataques á opress ᾶo, / A cada héroi que morra ou desanime / Dezenas de outros bravos surgir ᾶo. “ ( José Otticica, A Anarquia )
Bibliografia: José Oiticica – Wikipedia, a enciclopedia livre in http://pt.wikipedia.org/wiki/José_Oiticica
Nel
1918 la situazione in Brasile era molto tesa ed erano assai frequenti
gli scontri tra i poliziotti e gli operai che lottavano per la conquista delle otto ore
lavorative. Sull’esempio di quanto era avvenuto , nel 1917, in Russia
, a Rio De janeiro si tentò un moto
insurrezionale , che però , data la presenza
di infiltrati e provocatori, fallì, e Otticicica, insieme ad altri
militanti anarchici più in
vista, fu arrestato
e deportato. Tornato libero fu
nuovamente arrestato nel 1924 per le sue idee libertarie e
antimilitariste. Uscito dal carcere, in un clima di dura repressione, fondò il
periodico clandestino 5 de Juhlo e pubblicò il primo
numero di Açᾶo Directa
. , in cui, tra l'altro, vi era , se ho capito bene, un suo articolo dal titolo Contra o Sectarismo (cfr. brano).
Brano da commentare: “ O espírito anárquico è essencialmente avesso a quaisquer fanatismos. Sendo ânsia de libertade, nᾶo pode querer dogmas, nem disciplinas, nem mandamentos humanos ou divinos e, muito menos inquisições, santos-officios, índices e autos-de-fé. Pregando o trabalho livre, o pensamento livre, o amor livre, a açᾶo livre, nᾶo aceita nenhuma limitaçᾶo às faculdades intelectualis ou emotivas, nem reconhece bitolas, cremalheiras, pauta, à exteriorizaçᾶo de ideias ou sentimentos. Só o indívduo tem o direito de dirigir seu racionício, regular sua linguagem, enfrentar seu estilo, moderar seu juízo , orientar sua açᾶo. O anarquismo combate a todo transe o despotismo de qualquer feiçᾶo, o feitorismo de toda casta, tudo quanto lembre mandonismo, chefia, canga, subservi encia, dominaçᾶo am burgueses; colaborafisica, mental ou moral. […] Mal compenetrados dessa concepçᾶo de libertade, variios anarquistas lamentam as divergências de atuçᾶo entre anarquistas. Pior ainda, lêem-se freqüentemente acusaçoes de anarquistas-individualistas a anarquistas-comunistas, de anarco-sindicalistas e extra-sindacalistas, etc.etc. . Todos esses ataques e lamentaçoes revelam a tendência sectarista milernamente entranhada nos homens. […] Pessoalmente, ao contrário, vejo nessas várias tendências anárquicas o melhor sinal de vita do anarquismo. Todos os homens nᾶo podem ver a coisas do mesmo modo, nem resolver os problemas pelo mesmo processo. A transormaçᾶo social è un problema com soluçoes multiplas. […] O verdadeiro anarquista, penso eu, aquele que se libertou totalmente do preconceito sectarista, colabora em todos os grupos, atua em qualquer tendência. Mais ainda, cooperacom os nᾶo -anarquistas onde quer que a açᾶo deles incremente a oposiçᾶo revolucionária. Assim, è anticlerical com os anticlericalais; è democratico na defesa dos principios liberais contra os reacionarios; está com os bolchevistas, sempre que estes reivinquem direitos, reforçᾶ a ala militarista, ainda que os antimilitaristas sejam burgueses; colabora con a escola moderna racionalista, conquanto nᾶo seja senᾶo reformista; anima os téosofos na propaganda fraternista, os vegetarianos na extirpaçᾶo dos vícios, o proprio Estado Liberal na sua luta contra o imperialismo
vaticanista.[…] Nᾶo proceder
assim, seria confinar-se ao sectarismo e negar, nos atos, a doutrina anarquista, essencialmente anti-sectaria.” ( estratti da Josè Oiticica, Contra o sectarismo, in Açᾶo Directa. Rio, 10.01.1929)
Bibliografia: José Oiticica, Contra
o Sectarismo in http://www.nodo50.org/insurgentes/textos/org/16contrasectarismo.htm
Dopo la deposizione di Vargas nel 1945 in seguito a
un colpo di Stato militare , Oiticica rilanciò la rivista
Açᾶo Directa e la diresse sino
alla sua morte avvenuta nel 1957. Oicitica ebbe sette figli, tra
cui Sonia, che si dedicò con successo al
teatro , Oiticica filho, famoso fotografo ,
pittore ed entomologo e il figlio di qu esti, Hélio Oiticica , noto artista visuale,
scultore e pittore, , fondatore del Gruppo
Neoconcreto.
ORESTE
RISTORI (1874-1943) Nato ad Empoli aderì , giovanissimo al movimento anarchico locale e ben
presto iniziò per lui un periodo in cui alternò frequentemente
periodi di prigione a periodi di
confino. Il primo confino a cui fu destinato fu Porto Ercole, da dove avventurosamente, il 24 marzo
1895, riuscì ad evadere insieme ad altri sei compagni, tra cui il noto
anarchico GALILEO PALLA (1865-1944) . ( cfr. brano).
Brano da commentare: “ La scalata fu facile. Ristori fu il primo,
quindi per mezzo della corda in un attimo salimmo tutti . Appena fuori ci
scambiamo il bacio della libertà […] Giunti ad Alberese decidemmo di proseguire
in ferrovia. Tale risoluzione parrà assurda, a chi consideri che la nostra
evasione aveva lo scopo di darci la libertà. Invece noi ci eravamo proposto
l’utilità di tutti e per quanto si
desiderasse restar liberi per chiedere l’aiuto alla stampa., rivelando
molti fatti di non poca importanza, ci era pur indifferente di farci arrestare
fiduciosi di ottenere lo stesso risultato con un processo . Infatti avevamo
deciso che dopo qualche giorno ci si sarebbe costituiti alla forza pubblica,
non ritenendo giusto godere noi soli la
libertà conquistata con l’opera di tutti “.
( Lettera firmata dai sette evasi , rilasciata durante la fuga, destinata alla redazione del giornale L’ Asino a Roma)
Bibliografia: in Zagaglia (L. De Fazio) I
coatti politici in Italia. La repressione nell’età umbertina, Galzerano editore,1987, pp. 77-80. Cfr. anche Carlo Romani, Oreste Ristori, Vita avventurosa di un anarchico
tra Toscana e Sudamerica, BFS edizioni
2015, p. 49
Confinato
poi, dopo avere scontato 4 mesi
di prigione per quell’evasione , nelle isole Tremiti, partecipò insieme
ad altri coatti, tra cui PASQUALE
BINAZZI e GIOVANNI GAVILLI, a una sommossa, dovuta alle dure condizioni
di vita e a una ritardata concezione promessa della libertà condizionata. Tale
sommossa si concluse purtroppo con la morte, per mano delle guardie, dell’ anarchico ARGANTE SALUCCI e il
ferimento di moti compagni, tra cui Pasquale Binazzi. Dal 1898 dopo una
breve permanenza in Francia , da dove fu
espulso, Ristori svolse , sino al 1901, un’intensa attività sovversiva ad Empoli, intervallata , come al
solito, da coatti domicili nelle isole
di Favignana , di Ponza, dove conobbe LUIGI FABBRI, e infine di Ustica. Nel 1902
emigrò in Argentina dove, a Buenos Aires, divenne presto così famoso che per evitare di finire in prigione si rifugiò a Montevideo, dove , tra gli altri ,
conobbe VIRGINIA BOLTEN e MARIA COLAZZO (cfr. post: ANARCHICHE IN SUDAMERICA) .
Tornato clandestinamente a Buenos Aires diresse il giornale anarchico in lingua
italiana, L’ Avvenire Arrestato e condotto su una nave che l'avrebbe riportato in Italia riuscì ad evadere esi rifugiò nuovamente a Montevideo, dove conobbe MERCEDES GOMEZ, che
divenne la sua compagna.
Durante una sua clandestina partecipazione al Terzo Congresso
della FOA ( Federacion Obrera Argentina) Ristori fu
arrestato e ancora una volta imbarcato con la forza sulla nave “Città di Torino”, diretta in Italia riuscì, tuffandosi in mare , ad evadere con l'aiuto di alcuni compagni, che lo attendevano in barca nel porto di Montevideo. Libero, ma ricercato ,
praticamente da quasi tutte le polizie sudamericane, si stabilì in Brasile, dove fondò e diresse
diverse pubblicazioni anarchiche tra cui il settimanale anticlericale, El
Burro ( ispirato alla rivista
satirica italiana L’
Asino) guadandosi la fama
di essere “ il maggiore agitatore mai
esistito sul suolo brasiliano”. Svolse poi un
importante ruolo di promotore,
insieme ad altri autorevoli anarchici residenti in Brasile, di scuole
libertarie nella città di San Paolo e altrove (cfr. post PEDAGOGIA
ANARCHICA).Ristori intraprese poi, sul
giornale El Burro e su La Battaglia una campagna, che suscitò un grande clamore sull’opinione pubblica, , contro i numerosi episodi di
abusi sessuali su bambine e
bambini, compiuti da preti all’interno
di istituti cattolici. Di grande risonanza fu, nel 1909, il tragico caso di Idalina Stamato, una bambina undicenne
“ospite” dell’ Orfanatrofio Cristoforo
Colombo di San Paulo,
ripetutamente
violentata, all’interno di quell’istituto,
e infine uccisa per farla tacere. Nel 1919, a Buenos Aires , durante una manifestazione
pacifica in appoggio a uno sciopero dei metallurgici, la polizia sparò , usando anche
mitragliatrici ,uccidendo
numerosi operai e
anche casuali abitanti , tra cui 5 bambini. Da questi fatti ebbe inizio la cosiddetta “ semana tragica” , in cui per
circa sette giorni si ebbero sanguinosi scontri tra il
popolo e le forze d’ordine ( alla polizia si aggiunse presto anche l’esercito).
Dopo che tali moti
furono brutalmente repressi iniziò una
sistematica caccia ai rivoluzionari, più noti, che vi
avevano partecipato.. Ristori
fu nuovamente arrestato e costretto ad
imbarcarsi sulla nave Il
Principe di Udine , “Il
principe di Udine” diretta in Italia, da dove, anche stavolta, riuscì ad evadere . (Cfr. brano)
Brano da commentare: “ Ristori fu
arrestato e, in quanto italiano, gli applicarono la Ley de Residencia. Ma successe qualcosa che nessuno si aspettava, mentre la nave
usciva dal porto di Montevideo, in direzione dell’Italia, Ristori si tuffò in
acqua, era un buon nuotatore , ma ebbe sfortuna e si ruppe una gamba. Alle
autorità marittime non restò altro da fare che rilasciarlo e accettarlo in
Uruguay. Rimase un bel po’ di tempo ricoverato in ospedale –la gamba non gli
tornò più perfettamente a posto –con sempre al fianco, come buona infermiera,
la sua cara compagna Mercedes. Io li visitai varie volte perché, a parte
l’ideale, eravamo uniti da una grande amicizia” ( Juana, Rouco Buela, Historia de un ideal vivido por una mujer..)
Bibliografia: in Carlo Romani, Oreste Ristori, Vita avventurosa di un anarchico
tra Toscana e Sudamerica, BFS edizioni
2015, pp. 112-113.Cfr. anche Zelda Gattai,
Anarchici, Grazie a Dio Prefazione di Jorge Amado, Frassinelli, 1983, pp. 209-210
Dopo alcuni anni in cui,
forse, a causa delle gravi ferite, riportate durante l’ultima evasione , si ritirò con Mercedes prevalentemente a vita privata, mostrando, sembra, una certa propensione
nei confronti del bolscevismo,
senza, però mai aderire al partito, e conservando sentimenti libertari. Sembra
, inoltre, abbastanza verosimile la voce
di una presenza di Ristori , tra il 1936 e il 1937, durante la rivoluzione
sociale spagnola a Barcellona. Dalla Spagna si trasferì poi in Francia, da dove
nel 1940, durante il governo di Vichy fu
espulso ed estradato in Italia, dove dopo un periodo di detenzione nel carcere
di Susa, gli fu concesso di
tornare ad Empoli. Nel luglio 1943, in
seguito all’ arresto di Mussolini per ordine del re, partecipò attivamente alle manifestazioni
contro il fascismo e la guerra distinguendosi , anche ora, per la sua
infiammanti discorsi. Accusato di oltraggio aggravato contro le autorità fu
condannato a due anni di prigione e rinchiuso nel carcere delle Murate a Firenze. Durante l’ occupazione nazifascista di
Firenze Ristori era ancora in carcere e trattenuto nonostante avrebbe dovuto
godere, per la sentenza precedente della libertà provvisoria. Il giorno stesso
dell’uccisione da parte dei partigiani del comandante fascista Gino Gobbi
Ristori con altri quattro detenuti
antifascisti fu fucilato per rappresaglia . (cfr. brano)
Brano da commentare: “ … I repubblichini
allora ricorse[ro] alla rappresaglia feroce e prelevarono 5 detenuti dalle Murate fra
i quali Ristori, li portarono al Poligono delle Cascine e furono fucilati. Mi risulta con
sicurezza che il Ristori morì con coraggio e con la pipa in bocca, cosa
abituale per lui”. ( lettera di Oscar Giovanelli )
Bibliografia: in Carlo Romani, Oreste Ristori, Vita avventurosa di un anarchico
tra Toscana e Sudamerica, BFS edizioni
2015, p. 22
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