sabato 30 aprile 2011

ANARCHICINI: (1) ANARCHICI VOLONTARI ITALIANI IN SPAGNA: GIUSEPPE BIFOLCHI (1895-1978); ANTONIO CIERI (1898-1937); .ERNESTO BONOMINI ( 1903-1986) - TOMASO SERRA (1900-1985)- PIO TURRONI (1906-1983)-VINCENZO PERRONE (1899- 1936 ); VIRGILIO GOZZOLI (1886-1964) ; RIVOLUZIO GILIOLI ( 1903-1937); ALDO AGUZZI (1902-1939)

                                                                                                                         VOLONTARI ANARCHICI IN SPAGNA
 
ANONIMI VOLONTARI/E  ANARCHICI   NELLA GUERRA DI  SPAGNA : Tra gli anarchici,  che da tutto il momdo andarono a combattere in Spagna , molti erano italiani che assieme a Carlo Rosselli e i militanti di Giustizia e Libertà, nei primi di agosto del 1936,formarono la  “ Sezione Italiana “ della  "Colonna Ascaso" collegata con le milizie spagnole  della CNT/FAI . (cfr. brano)
Brano da commentare: “   Nella loro grande maggioranza gli antifascisti italiani affluiti a Barcellona provenivano da tuti i settori del movimento anarchico. Seguivano per importanza numerica, gli affiliati di “Giustizia e Libertà”.  Poco dopo la gamma delle rappresentanze politiche s’ arricchiva con l’arrivo di alcuni elementi della A.R.S. ( Azione Repubblicana Socialista), di repubblicani, di alcuni comunisti dissidenti. Nel già folto stuolo dei primi volontari (ché tali di fatto già si consideravano) opinioni e intenzioni divergevano. Ripartiti in diversi hotels della città, essi vivevano, commossi, inebriati, la risurrezione spirituale d’un trapasso improvviso della vita  di esuli perseguitati, a quella  dei nuovi cittadini d’una  capitale della Rivoluzione, ancora avvolta nell’atmosfera  ardente della formidabile lotta stradale. Condividevano gli entusiasmi e le speranze della popolazione, assistevano allo scaturire dei primi germogli d’una vita che si era appena osato sognare, vedevano partire le prime tribù trascinate dai Durruti, dai Sanz, dagli Ascaso, dai Garcia Oliver. E gli impulsi dell’animo lottavano con la riflessione. Gli anarchici non iscritti nel “Gruppo Internazionale “ della Colonna Durruti propendevano per la costituzione di un battaglione prettamente anarchico e desideravano partire immediatamente . L’impossibilità di ottenere subito armi frustrava questo proposito. Ma essi avevano già proceduto ad arruolarsi nelle Milizie Confederali. " ( Camillo Berneri,  Promemoria  su” Le basi della Colonna”, 1936  )
Bibliografia:  Camillo Berneri, Promemoria su " Le basi della Colonna [1936], in  Camillo Berneri ,Epistolario inedito volume secondo, Archivio Framiglia Berneri, Pistoia, p. 268
 
 Questa colonna ebbe  il suo battesimo di fuoco sul Monte Pelato, dove morirono, tra gli altri, gli anarchici VINCENZO PERRONE, MICHELE CENTRONE, FOSCO FALASCHI  e il repubblicano  MARIO ANGELONI.. Quando i  giellisti, nel dicembre 1936, formarono separatamente il “Battaglione Matteotti,” la maggior parte degli anarchici continuò a combattere nelle file confederali della CNT, mutando il nome di "Sezione Italiana" in " Battaglione Internazionale  della Divisione Ascaso".  Motivo di tale rottura fu essenzialmente la irriducible avversione al  "ministerialismo anarchico" e alla "militarizzazione"  degli anarchici italiani, mentre essi erano  invece visti favorevolmente da " Giustizia e Libertà . Tale rottura comunque non implicò  la fine dei rapporti personali e della stima reciproca tra i due gruppi (cfr. brano)
Brano da commentare:   “ Provando a chiudere, ci pare non si possa imputare la frattura che si produsse in seno alla Sezione  Italiana all’una o all’altra parte. Durante i mesi passati insieme al fronte erano andate emergendo, nelle due principali anime del gruppo, analisi inconciliabili della partecipazione al conflitto e della realtà spagnola. Fin quando fu possibile si convisse; ma le tensioni andarono aumentando con il passare delle settimane finché non si arrivò al punto di rottura. Il movimento anarchico e quello giellista, si ricordi quanto già detto riguardo ai rapporti negli anni dell’esilio, pur avendo spesso dialogato e collaborato, si erano sempre dimostrati gelosi ciascuno della propria identità. Non deve sorprendere quindi che, da dicembre, si decise di continuare ciascuno per la propria strada. […]  I mesi trascorsi insieme al fronte non si cancellarono in un momento, anche Aldo Garosci avrebbe ricordato dei buoni rapporti che sopravvissero alla scissione  del gruppo. Nonostante l’abbandono, aver fatto parte della Sezione  Italiana, rimase per molti membri di GL  un motivo di vanto.  Pur dividendosi sul piano militare, anarchici e  giellisti mantennero spesso rapporti più che cordiali. ….” ( Enrico Acciai, Antifascismo, Volongariato e guerra civile in Spagna …. )
Bibliografia: Errico Acciai, Antifascismo, Volontariato e Guerra Civile in Spagna, La sezione Italiana della Colonna Ascaso. Edizione Unicopli,  2016, p. 56 pp. 222-223
                             

GIUSEPPE BIFOLCHI (1895-1978) . Giuseppe Bifolchi  partecipò alla guerra di Libia  (1911-1912) dove fu nominato sergente. Durante la Prima guerra Mondiale fu promosso ufficiale. Nel dopo guerra divenne anarco-individualista e  poi anarco-comunista.  Con l’ascesa al potere del fascismo espatriò in Francia dove venne a contatto con  Machno, Archinov , Ida Mett ed altri e aderì alla “piattaforma organizzativa anarchica”. Partecipò alle attività del Comitato di difesa pro Sacco e Vanzetti e conobbe  Durruti e Ascaso durante il loro soggiorno a Parigia Con la sua compagna Argentina Gantelli  si trasferì prima a Bruxelles, dove fu redattore  del mensile anarchico “Bandiera Nera” e poi in Spagna. Allo scoppio della guerra civile  fu, come capo dei fucilieri,  uno  dei primi  miliziani della Colonna “Francisco Ascaso” , di cui divenne comandante in sostituzione di Carlo Rosselli, quando questi, assieme   al gruppo di “Giustizia e Libertà; lasciò la Colonna. Durante i fatti del maggio 1937 partecipò alla difesa delle sedi della Fai dall’assalto degli stalinisti.  Tornato in  Belgio  ,  all’inizio della seconda guerra mondiale fu estradato in Italia e inviato al  Confino (Ponza, Ventottene, e infine Renicci). Partecipò alla Resistenza e in qualità di sindaco di Balsorano, il paese dove era nato,  ebbe vari scontri  verbali con i comandi alleati, che a causa della loro ottusità, bombardarono il paese nonostante che i tedeschi non ci fossero più. Nel 1970 emigrò negli Stati Uniti dove stette circa sette anni.  Morì nel 1978 in Italia.
Brano da commentare: “ Arrivai in Spagna un anno fa, una quindicina di giorni dopo le giornate insurrezionali di Barcellona, non in qualità di reporter, ma di rivoluzionario al quale si offriva un’occasione unica: quella di battersi contro il fascismo con le armi alla mano, a viso aperto. Avevo proclamato per tanti anni la mia fede antifascista rivoluzionaria; cosa sarebbe stata questa affermazione se in presenza del fatto rivoluzionario me ne fossi  restato inerte e contemplativo?  Una farsa di cattivo gusto che la mia coscienza anarchica respinse con disprezzo. […] La  Colonna italiana si costituì alla  caserma di Predalbes , oggi Michele Bakunin, in meno di 15 giorni. Quando salì al fronte di Huesca per incorporarsi nella “Colonna Francisco Ascaso” essa sfilò per Barcellona in mezzo a due ali di popolo in preda a un entusiasmo indescrivibile ….”  (Intervista a Giuseppe Bifolchi nell’agosto del 1937)
Bibliografia:  Intervista a Giuseppe Bifolchi nell’agosto del 1937 in  Rivista Storica dell’Anarchismo anno 2 numero 1 ,  gennaio/giugno 1995 p. 74
                                                                          
     ANTONIO CIERI (1898-1937) Nato a Vasto in Abruzzo partecipò alla prima guerra mondiale dove per il suo valore divenne prima sergente e poi ufficiale degli Arditi. Nel 1920, lavorando come disegnatore tecnico  presso le ferrovie dello  Stato ad Ancona partecipò all’insurrezione contro l’invio dei bersaglieri in Albania . Nel 1921 fu uno dei primi ad aderire agli Arditi del Popolo e nel 1922 combatté vittoriosamente, a Parma, , accanto a Guido Picelli,  contro la spedizione fascista di Italo Balbo. (cfr. brano)
 Brano da commentare: Nella organizzazione degli Arditi del popolo gli ex graduati dell'esercito hanno particolare importanza;  Antonio Cieri, "caporale in guerra, decorato sul campo" rivelò subito doti superiori al suo grado. Le doti di comando, la combattività e la comunicatività con gli uomini, lo impongono alla fiducia degli Arditi del Naviglio. E in quel settore della difesa di Parma, predispose  opere difensive che vrebbero dato  eccelenti risultati." ( Gianni Furlotti, Parma Libertaria...)
Bibliografia: in   Gianni Furlotti, Parma Libertaria, Introduzione di Maurizio Antonioli,  BFS, 2001, p. 136 
 
 Nel 1923 fu licenziato dalle Ferrovie per le sue idee libertarie e nel 1925 con moglie figli si trasferì in Francia. Divenuto amico di Camillo Berneri pubblicò, il quindicinale “ Umanità Nuova”, che poi in un breve giro di tempo, dovette cambiare più volte nome per evitare la chiusura  da parte dell’ autorità. Nel 1935 partecipò al Convegno d’intesa degli anarchici italiani emigrati in Europa, tenuto a Satourville in Francia.
Nel 1936, rimasto vedovo, Cieri affidò i suoi due figli a  Giovanna Berneri, e partì  per la Spagn, dove  era  scoppiata la rivoluzione, in seguito  al tentativo di colpo di stato  franchista. Si distinse per il suo valore in numerosi combattimenti. Nel 1937 successe a Giuseppe Bifolchi come comandante della colonna italiana. Morì, colpito alla schiena,  ad Huesca  per mano, secondo la testimonianza di Tomaso Serra, di un sicario stalinista, Nino ( o Raffaello) Raimondi, il cui vero nome era, secondo altre versioni, Severino o Agostino Casati. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ ... Si progettava di fare una ispezione nel posto dove erano le mitragliatrici passando lungo la trincea. Così si decise di andare e Cieri si avanzò per primo seguito da Raimondi, Gaby e un altro. Un minuto dopo si udì un colpo di rivoltella.  Qualcuno di noi si precipitò fuori per vedere che cosa era accaduto e accadeva.  Non si udirono altri colpi. Raimondi e Gaby stavano tornando indietro con il corpo di Cieri. Ne fummo sconvolti e sgomenti ma ci chiedemmo cosa fosse accaduto senza per altro riuscire a darci una risposta. Non riuscimmo ad accertare nulla ma a distanza di tempo, di anni, si è venuti a dedurre che il criminale, l’assassino, non poteva essere che Raimondi (elemento proveniente dalla Russia e spacciatosi per dissidente per meglio lavorare sordamente contro i rivoluzionari che non fossero affiliati al suo partito, il bolscevico . Non era il primo colpo alla nuca da buon stalinista e chekista. ….” ( Tomaso Serra,  Memoriale ) 
Bibliografia: in   Gianni Furlotti, Parma Libertaria, Introduzione di Maurizio Antonioli,  BFS, 2001, p. 155-156 . Cfr.  ora ancheCostantino Cavalieri, L’anarchico di Barrali, (quasi) cento anni di storia per l’anarchia  . Biografia di Tomaso Serra, detto il “ Barba”, Juan Fernandez, Pinna Joseph, Tomy Casella …. (1900-1985) Editziones Arkivu bibrioteka “T. Serra” Guasila., 2016, pp.  1053-1054.  Cfr. anche sul vero nome e cognome di Nino Raimondi,  Enrico Acciai, Antifascismo, volontariato e guerra civile in Spagna. La colonna sezione italiana della Colonna Ascaso , Edizioni  Unicopli, 216, p. 49 n. 89 dove non vi è accenno al suo ruolo di sicario stalinista.
 
Importanti e ancora impregnati di spirito rivoluzionario (aprile 1937 a Barcellona)  furono i suoi funerali. ( cfr. brano)
Brano da commentare: “ Disseminato da una selva di bandiere nere e rosso-nere, fra una marea di fiori rossi, sfilò sabato 17 corr., per le vie di Barcellona, la salma di un eroe, il compagno Antonio Cieri, cittadino del mondo. Quanti accorsero a rendere omaggio al combattente audace? Non possiamo precisarlo. Possiamo dire soltanto che a vista d’occhio fu impossibile circoscrivere l’immensità del corteo..." ( ( I funerali di Antonio Cieri, in Guerra di  classe 1 maggio 1937) )
Bibliografia: in   Gianni Furlotti, Parma Libertaria, Introduzione di Maurizio Antonioli,  BFS, 2001, p. 157
                                                                                      
TOMASO SERRA SENZA BARBA E CON BARBA
 TOMASO SERRA (1900-1985) detto ”il Barba”. Nacque a Lanusei . Muratore e contadino emigrò a 16 anni nel Nord Italia e poi in Francia e  in Svizzera, dove entrò per la prima volta a contatto con l’anarchismo e conobbe Luigi Bertoni , a cui fu sempre molto legato.  Con l’avvento del fascismo continuano le sue peregrinazioni  per l’ Europa subendo per le sue idee vari arresti e ed espulsioni. (cfr. brano)

Brano da commentare :“  In merito al segnalato anarchico, denominato il Barbone si comunica che costui è stato identificato nel noto e pericoloso  sovversivo Serra Tomaso di Silverio e di Mameli  Paola, nato a Lanusei – Nuoro il 23.3. 1900, operaio già espulso dalla Francia, Belgio e Svizzera. Costui vive clandestinamente, girovagando per la Germania e Svizzera perché sa di essere ricercato da quelle polizie. Risiede però attualmente a Zurigo presso la Pension Maccioni della Brauerstrasse ove è rientrato di recente da Basilea.  Trae i proventi di sussistenza dai sussidi che riceve da comitati e conoscenti anarchici. E’ individuo esaltato e ritenuto capace di atti inconsulti …
 Bibliografia:  Costantino Cavalieri, L’anarchico di Barrali, (quasi) cento anni di storia per l’anarchia anarchia . Biografia di Tomaso Serra, detto il “ Barba”, Juan Fernandez, Pinna Joseph, Tomy Casella …. (1900-1985) Editziones Arkivu bibrioteka “T. Serra” Guasila., 2016, pp.  365-366-367
TOMASO SERRA VOLONTARIO IN SPAGNA

  Nel 1936  Serra si unì  agli anarco-sindacalisti nella Colonna Ascaso in un batteria dedicata a MICHELE SCHIRRU (1899-1931) anarchico sardo fucilato  a Roma al Forte Braschi per avere tentato di  uccidere  Mussolini).  Partecipò a diversi scontri con i franchisti tra cui la battaglia di Almudevar, dove apparve evidentela volontà dei vertici militari del Fronte Popolare Repubblicano, che subivano l'influenza  del Partito Comunista dell'Unione Sovietica, di usare , come sottolinea Costantino  Cavalieri nel suo libro su Tomaso Serra, le milizie anarchiche come "carne da macello" col duplice fine  di strombazzare la loro presunta " inefficacia" di fronte all'opinione pubblica interna ed estera  e al tempo stesso di costringere i pochi sopravvissuti alla militarizzazione" (cfr. brano)
Brano da commentare: “ Nel mese di  novembre ci fu l’azione di  Amuldevar. Iniziammo i preparativi fin dal 10 novembre 1936, occupando le posizioni adatte e i posti di installazione delle mitragliatrici e il piazzamento della batteria. Avevamo solo una cinquantina di obici e non tutti efficienti. L’ attacco nostro venne concordato anche con il comando dello Stato  Maggiore della guerra di Madrid e serviva ad alleggerire l’attacco nemico che mirava  [a] conquistare la capitale. Ma attendevamo i rifornimenti delle munizioni. Fu un’attesa spasmodica e lunga, fino al punto che si pensò, pensammo tutti, a un tradimento. Quando albeggiava iniziò un concentrico attacco nemico contro le nostre postazioni. Un colpo centrò la mia postazione e rovesciò il cannone al quale ero addetto e che non potevo usare per mancanza di  munizioni.  I compagni credettero che il colpo del cannone nemico mi avesse distrutto la vita , ma quando accorsero in mio aiuto e mi portarono al pronto soccorso si constatò che non avevo subito neppure una [scalfittura ]. Ritornammo sul posto di combattimento e dovemmo usare i fucili messicani per difenderci ed occupare le nostre posizioni decise prima di questa battaglia. L’intervento dell’aviazione come i rifornimenti delle munizioni non ci fu e dovemmo lottare con i pochi fucili e con le poche munizioni della fucileria che avevamo , per diversi giorni  esponendoci e andando anche avanti. Constatammo che quella era la politica del governo di fronte popolare che funzionava da freno e da controrivoluzione e naturalmente eravamo gli anarchici a doverne subire le conseguenze. La battaglia per la conquista di Almuvedar fallì proprio per calcoli stabiliti dallo stato maggiore militare e da quello politico. Tra ii morti Filippo Pagani, Luigi Crisali, Vincenzo Mazzone, Giuseppe Li Voli, Vittorio Golinelli e Silvestrini. Tra i feriti: Gozzoli, Morino, Tomassini e Pannò.  Per tre giorni abbiamo sostenuto le posizioni anche con tempo avverso ma la notte del 20-21 ci siamo sganciati mantenendo le posizioni strategiche più importanti lasciandole ai compagni spagnoli che ci dettero il cambio…..” ( Tomaso Serra, Memorie )
 Bibliografia:  Costantino Cavalieri, L’anarchico di Barrali, (quasi) cento anni di storia per l’anarchia anarchia . Biografia di Tomaso Serra, detto il “ Barba”, Juan Fernandez, Pinna Joseph, Tomy Casella …. (1900-1985) Editziones Arkivu bibrioteka “T. Serra” Guasila., 2016, pp.  365-366-367


 Nel 1937, assieme ad altri compagni, fu arrestato dai comunisti e rischiò di essere fucilato in una  loro prigione privata all'interno dell' Hotel Falcon, e , poi grazie alle pressioni  dei suoi compagni , trasferito alla prigione  del carcere Modelo, dove incontrò, tra altri,  l’anarchico svizzero , ALBERT MINNIG.     Scarcerato andò  in Francia , dove fino al 1940 fu detenuto nel  campo di concentramento a Le Vernet. Estradatato in Italia nel 1941  fu condannato al confino a Ventotene per 5 anni e poi trasferito a Renicci , da dove fuggì nel 1943 insieme ad altri anarchici.  Partecipò alla Resistenza tra le file di Giustizia e Libertà sotto il comando di Emilio Lussu.
 TOMASO SERRA

 Nel 1947 tornò in Sardegna dove lavorò come contadino  e nel 1968 fondò a Barrali la Collettività Anarchica di  Solidarietà (CAS) ispirandosi  a quanto   gli anarchici spagnoli avevanogià fatto, dopo la vittoria del franchismo, in Francia (  come per esempio  la COLONIA DI AYMARE  (cfr.  Infra post: LOS COLECTIVIZADORES .. )cfr. brano)
Brano da commentare: “ In questo nome [ Collettività Anarchica di Solidarietà] vi  è tutto un programma: sociale, politico ed economico. Sull’esempio dei compagni spagnoli in  terra di Francia sta sorgendo anche in  Italia un’opera che per fine la creazione di una comunità agricola e artigianale prettamente  libertaria, dove gli anarchici di lingua italiana ( o di qualunque altra provenienza) potranno vivere nel loro ambiente, ispirato all’autogoverno comunitario nel rispetto assoluto della libertà individuale e dell’autosufficienza economica che scaturisce dal comune lavoro: Ma lo scopo principale di questa comunità è di creare un punto d’appoggio per quei compagni anziani, vittime della società capitalistica, che , dopo anni di lotte e operosa attività, si trovano nella tragica alternativa : suicidarsi o peggio, finire i loro giorni in un ospizio gestito dal clero …..” (  Tomaso Serra, Barrali, novembre 1960 )
Con il passare degli anni, oltre al proseguire nel sostegno morale e materiale ai compagni detenuti ed ex detenuti,  il centro divenne sempre più , anche grazie  alla collaborazione di altri compagni un luogo  “d’incontri , di riflessioni e di conoscenze”. Importante anche, all’interno del CAS , la funzione tuttora attiva dall’ Archiviu-bibrioteka de kurtura populhari", che dopo la morte di Tomaso avvenuta nel 1985  assunse il nome di "S'arkiviu-bibrioteka T. Serra“.
Concludo infine ricordando le ultime parole espresse da Tomaso Serra prima di morire.
Brano da commentare“  “…. Il sottoscritto  Serra Tomaso asserisce che al mondo non vi sarà mai la pace, mai amore, mai  felicità tra gli uomini, per l’ingiustizia esistente  tra il  ricco e il povero;  tra lo sfruttatore e lo sfruttato,  perché non abbiamo che un fronte di parassiti di fronte al mondo del lavoratore. E’ umiliante che nel XX secolo con lo sviluppo della scienza e del progresso vi siano ancora degli uomini incapaci di reagire, e ad incamminare il genere umano verso la retta via, da dove vivere  in un mondo dove tutto sia di tutti come il sole che ci irradia di luce e di calore; e l’acqua che è a portata di tutti e dei pesci che ci elargiscono i  fiumi e i mari ; lo stesso dicasi dei prodotti del sottosuolo. Non devono esistere  patrimoni di nessuno. Tutto deve essere di tutti come il sole, la luce e l’acqua. Tutti dobbiamo vivere tutti come gli uccelli senza frontiere, senza barriere da un capo all’altro  dell’emisfero. Un mondo nuovo di fratelli gestito fraternamente con amore, autogestito ed autodistribuito lavorando autonomamente senza padroni o caporali. Così non ci saranno più guerre ed i criminali spariranno dalla circolazione. Non ci sarà bisogno di carabinieri: un ordine nuovo in cui ognuno sarà cosciente che non essendo derubato non ruberà a nessuno perché non ci sarà  più lo sfruttato e lo sfruttatore. La pace sarà in tutto il mondo. Amare il prossimo come se stessi. Viva la pace, evviva la libertà. ..”  (Parole di Tomaso Serra 6 giorni prima di morire nel 1985  a causa di un tumore alla bocca). 
 Bibliografia:  Costantino Cavalieri, L’anarchico di Barrali, (quasi) cento anni di storia per l’anarchia anarchia . Biografia di Tomaso Serra, detto il “ Barba”, Juan Fernandez, Pinna Joseph, Tomy Casella …. (1900-1985) Editziones Arkivu bibrioteka “T. Serra” Guasila., 2016, pp.  1043-1044

                                                                      
ERNESTO BONOMINI

ERNESTO BONOMINI ( 1903-1986)   anarchico antimilitarista , con l’avvento del fascismo, fuggì in Francia, dove nel 1924 , sparò  a Nicola Bonservizi, capo dei fascisti italiani in Francia, che , ferito gravemente, morì alcuni giorni dopo.  Bonomini fu condannato da un tribunale francese a parecchi anni di lavoro forzato e rilasciato nel 1932.  (cfr. brano) 
Brano da commentare: “  … Semilinciato al momento dell’arresto, Bonomini dichiara il 20 ottobre 1924, dichiara di  avere voluto vendicare, con il suo atto, “tutte le vittime del fascismo” e dice di non nutrire alcuna simpatia per il comunismo perché i suoi “compagni anarchici sono perseguitati dalla dittatura di Mosca nella stessa guisa che quelli italiani sono perseguitati dalla dittatura fascista”. Malgrado le testimonianze a suo favore di Bloch e Blum e l’abile difesa dell’avvocato Torrès, viene condannato a 8 anni di lavori forzati e a 10 di divieto di soggiorno, scampando alla pena  capitale perché è ancora forte in Italia “l’indignazione sollevata dal barbarico eccidio di Matteotti  “ da parte della Ceka fascista” ( R. Bugiani -  G. Ciao Pointer- M. lenzerin,  DBAI  : Ernesto Bonomini
Bibliografia:  R. Bugiani -  G. Ciao Pointer- M. lenzerin,  Ernesto Bonomini in Dizionario biografico

Nel 1936 Bonomini raggiunse la Spagna per partecipare alla rivoluzione sociale spagnola e svolse vari incarichi per conto della  FAI iberica.  Durante le giornate di maggio del 1937 Ernesto Bonomini partecipò quanto mai attivamente, insieme ad altri compagni libertari italiani alla resistenza armata contro le forze governative , che su iniziativa prevalentemente stalinista, miravano a sopprimere quel che restava dell'autonomia e delle conquiste sociali del proletariato catalano. Sui "fatti di maggio" scrisse, più tardi, una dettagliata descrizione sulla rivista Volontà (cfr. post: LE GIORNATE DI MAGGIO DEL 1937...). Con l'ascesa al potere del governo Negrin, Bonomini    fu sistematicamente perseguitato dagli stalinisti, ma restò egualmente In Spagna e difese dalle calunnie sparse contro di loro dal partito comunista spagnolo molti compagni, tra cui anche  Joaquin Ascaso, ex presidente del Consiglio di difesa dell' Aragona ( cfr. post sul MINISTERIALISMO ANARCHICO ...)  Dopo la vittoria del franchismo e del fascismo internazionale andò in Francia dove fu rinchiuso in un campo di concentramento, da cui riuscì a evadere grazie all'aiuto di compagni esterni, tra cui Giliana Berneri. Trasferitosi negli Stati Uniti collaborò  con la nota  rivista italo- americana, L'Adunata dei Refrattari, come si deduce, tra l'altro, da una sua lettera a Giovanna  Caleffi Berneri il 12 settembre 1944. (cfr. brano)
Brano da commentare: "  ,,, " Figurati che da quando fummo tagliati fuori da tanti buoni compagni collaboratori quasi tutto il lavoro di redazione è caduto sulle sue ( riferimento a Raffaele Schiavina/Max Sartin) spalle. Per conseguenza aiutarlo come posso è il mio desiderio ed occuparmi della corispondenza è particolarmente una delle mie attività ..." ( lettera di Ernesto Bonomini a Giovanna Caleffi, New York 1944)

Bibliografia : in  Giovanna Caleffi Berneri, Un seme sotto la neve,  Carteggi e scritti. Dall’antifascismo in esilio alla sinistra eretica del dopoguerra ( 1937-1962) a cura di Carlo De Maria, e nota conclusiva di Goffredo Fofi , Biblioteca Panizzi, Archivio famiglia Berneri. Aurelio  Chessa, 2010 p. 69

 Non tornò in Italia neanche dopo la fine della seconda guerra mondiale, pur restando in  contatto epistolare con Giovanna Caleffi Berneri al fine, tra l'altro, di chiedere accoglienza nella rivista da lei diretta, Volontà di un articolo anticastrista scritto da un profugo cubano, ex miliziano nella rivoluzione sociale spagnola, Abelardo Iglesias Saavedra. In questa lettera Bonomini si fece portatore di una visione della questione cubana, per quegli anni, assai impopolare negli ambienti della sinistra italiana , inclusa anche una parte del movimento anarchico. Una tesi, quella sostenuta da Bonominii che oggi, per quanto ne so,  è stata riconosciuta,  unanimamente , tra gli anarchici, come storicamente e politicamente fondata  (cfr. brano)
Brano da commentare: Sulla situazione cubana esiste generalmente ignoranza e confusione. Bisogna informare e chiarificare. Una volta di più un minuscolo e discreditato partito comunista con l'appoggio onnipotente del governo di Mosca, ha usurpato una rivoluzione popolare che non  aveva fatto e strangolato lo slancio delle masse. L'apparato propagandistico bolscevico ben organizzato e sovvenzionato crea confusione partigiana e falsifica la verità. Dobbiamo, secondo me, reagire il meglio che possiamo e denunciare la truffa della Rivoluzione Cubana, rantolante, invece, sotto la più liberticida, sanguinaria e bestiale repressione totalitaria.  ..."   ( Lettera di Ernesto Bonomini a Giovanna Caleffi , Miami, 7 gennaio 1962)    

Bibliografia : in  Giovanna Caleffi Berneri, Un seme sotto la neve,  Carteggi e scritti. Dall’antifascismo in esilio alla sinistra eretica del dopoguerra ( 1937-1962) a cura di Carlo De Maria, e nota conclusiva di Goffredo Fofi , Biblioteca Panizzi, Archivio famiglia Berneri. Aurelio  Chessa, 2010 p. 302 e 303. e per la risposta di Giovanna Caleffi cfr. pp. 305-307
 
 

PIO TURRONI (1906-1983)   Nato a Cesena da una famiglia operaia politicizzata . Nel 1923 segue in Belgio i suoi fratelli  , che battutisi più volte con i fascisti e  gravemente feriti, ,   avevano dovuto  infine , dopo l’ascesa al potere di Mussolini,  emigrare all’estero.  Trasferitosi, tre anni dopo, a Parigi, partecipò alle manifestazioni di protesta  per Sacco e Vanzetti.   In questo periodo conobbe  BERNARDO CREMONINI , sulla cui attività doppiogiochista,  (cfr. qui, post CAMILLO BERNERI . ESILIO….) e convisse , per circa tre anni,  con la figlia di questi Nara,  il che non impedì  al Cremonini di denunciare all OVRA   informazioni e progetti  sovversivi di Turroni,  tra cui i preparativi per un attentato a Mussolini.  Trasferitosi a  Brest   Turroni dette vita al Gruppo Edizioni Libertarie  e  anche un’ attività artigianale, come ricorda RENE’ LOUCHE (1899-1989 ) (cfr. brano)
Brano da commentare: ”  Dall’instaurazione del fascismo in Italia, numerosi furono quelli che preferiendo l’esilio alla dittatura di Mussolini passarono la frontiera e vennero a stabilirsi in Francia. Io mi ricordo di Pio Turroni e di Nara la sua compagna. Di Mario Gialuca e di Pascal, che un po’ più tardi venne a raggiungerli a Brest . Turroni avviò una impresa artigianale di costruzioni che gli permise di venire in aiuto ai suoi compatrioti, esiliati come lui, e più tardi a dei compagni spagnoli … “ ( René Louche , Libertaires, mes compagnons de Brest …. )
Bibliografia : René Louche , Libertaires, mes compagnons de Brest et d’ailleurs, Preface de Léo Ferré, Edition La Digitale ,  1983, p. 86                                                                       
                                                  
Nel 1936 alla notizia del tentato colpo di stato  dei generali ribelli Pio Turroni partì per la Spagna e si arruolò nella Colonna Ascaso . Drante uno scontro con i franchisti fu ferito  e  curato nell’ ospedale di Barcellona. Tornato al fronte fu ferito una seconda volta.  In convalescenza a Barcellona lavorò in stretto contatto con Camillo Berneri e svolse diversi incarichi come mediatore tra spagnoli  e i volontari italiani.  Nelle giornate di maggio del 1937 partecipò con altri compagni italiani alla difesa della Telefonica  attaccata  da guardie d’assalto e stalinisti . A distanza di anni Turroni  contestò le menzogne di Carlo Vidali , tenute in una trasmissione televisiva sugli eventi spagnoli .  (cfr. brano)
Brano da commentare:  Ma gli anarchici, insomma, com'erano? È stato chiesto al senatore Vidali, che se non altro per averne tanti ammazzati e fatti ammazzare, può considerarsi un esperto del settore. Non erano dei vigliacchi, però avevano le loro idee - ha risposto - e volevano sempre discutere tutto, minavano la sicurezza del fronte, ogni tanto se ne andavano tutti in città e lasciavano sguarnite le postazioni. Dei discoli più che dei vigliacchi, ma in tempo di guerra gente così crea grandi problemi. E allora.... Ad alcune delle menzogne di Vidali, risponde qui di seguito Pio Turroni. [....]  “ Nell’intervista fatta dal giornalista Marco Cesarini sforza – morto in seguito – al senatore comunista Vittorio Vidali , già combattente nella guerra civile spagnola del 1936-1939, trasmessa sul secondo canale televisivo nella serata di martedì 3 ottobre scorso alle ore 22 , si è potuto ascoltare falsità di ogni genere, evidente bluffismo, dimenticanze interessate […]    Ci accontentiamo di segnalare solo che una prova chiara è quella che dopo che fallirono gli attentati franchisti per conquistare Madrid nel novembre 1936 – ai primi del mese e  dopo all’inizio del 1937, furono in maggio di quell’anno mandate, in funzione antianarchica sul fronte di Aragona la brigata Garibaldi ed altre brigate internazionali e spagnole, per farvi una offensiva che dimostrasse che gli anarchici, le loro formazioni  che dal luglio del 1936 erano inchiodate dai franchisti nelle loro posizioni iniziali erano dei poltroni.- - Vidali ripetè la storiella che di notte i miliziani anarchici sguarnivano il fronte per andare a dormire con le loro donne , cosa assolutamente falsa, ridicola (Randolfo Pacciardi nel suo libro sul Battaglione Garibaldi si accontenta di scrivere che gli anarchici abbandonavano il fronte per l’ora del mezzogiorno e andare a mangiare). Di fronte a due affermazioni del genere anche il meno sprovveduto, se non altro, si potrebbe e dovrebbe  domandare cosa ci facevano in faccia  a quei “vuoti” le truppe franchiste, che pur favorite da tutto il mondo reazionario, finirono per vincere la guerra dopo circa tre anni. […]  L’attacco, l’offensiva della Garibaldi e altre brigate internazionali e spagnole mirava allo sfondamento e sfaldamento del fronte Aragonese nel settore di Huesca e a provare, ripeto, che gli anarchici erano dei disorganizzati, inetti, incapaci d’ardire. Incominciò il 12 giugno e fu disastrosa per il formidabile sbarramento e fuoco franchista a causa di che la brigata Garibaldi e le altre impegnate non fecero un solo passo in avanti ; e dovettero retrocedere con gravi perdite dopo reiterati inutili attacchi. […] La speculazione politica contro i miliziani e le formazioni anarchiche, architettate dalle gerarchie staliniste ormai imperanti su tutta la Spagna  repubblicana terminava così in un disastroso bagno di sangue . [...] Del resto nessuno di noi ha dimenticato che nel 1936 e negli anni che seguirono fino allo scoppio della guerra mondiale eravamo in pieno parossismo e follia stalinista e che Stalin non avrebbe mai tollerato che in Europa e nel mondo si fosse creato un nuovo mito rivoluzionario. Quindi non ci ha sorpreso sentire Vidali addirittura scandalizzato che allo slogan dei comunisti “vincere la guerra” gli anarchici rispondessero con quello  di “guerra e rivoluzione”. ( Intervista  a Pio Turroni in A Rivista Anarchica n. 69 ottobre 1978)
Bibliografia : Pio Turroni , Quando il boia commemora le sue vittime  in A Rivista Anarchica n. 69 ottobre 1978 . Per ragioni di spazio ho dovuto operare molti tagli, pertanto rinvio, come sempre, al testo originale.  Cfr. anche Lorenzo Pezzica, La rivoluzione comincia ora, eleuthera, 2022, pp. 81-83
 
Dopo l’ascesa al potere di Franco, Turroni , come tanti altri antifranchisti, emigrò in Francia , dove, dopo alcuni mesi di prigione con l’accusa di “spionaggio” e di agire contro la sicurezza dello Stato,  fu rinchiuso nel campo di concentramento  di Remoulins.  Dopo alcuni tentativi falliti ,  riuscì finalmente , nel 1941, a  evadere   e imbarcarsi  , passando attraverso il Marocco,  per il  Messico., dove  visse per circa due anni.                                                                                
CESARE ZACCARIA, GIOVANNA CALEFFI , PIO TURRONI
 NEL 1943 tornò in Italia e contribuì
, nell' Italia del sud, insieme, a  GIOVANNA BERNERI e CESARE ZACCARIA   (cfr. post GIOVANNA BERNERI) alla diffusione delle idee anarchiche. tramite volantini, manifesti, giornali , tra cui Rivoluzione Libertaria  e più tardi Volontà, poi trasformata in rivista.   E all’inizio degli anni  50 fu uno dei fondatori del gruppo editoriale dell ‘ Antistato.   (cfr. brano)
Brano da commentare : “ Il gruppo editore che per classificarsi si è intitolato all’ Antistato, si è costituito per spontanea iniziativa di compagni che hanno sentita la necessità di una specifica difesa di quei principi fondamentali sui quali riposa e si definisce  tutta la costruzione ideologica dell’anarchismo., e lo rendono a sé stante e bastante, senza  bisogno di prendere  a baliatico movimenti spuri e farsi da questi rimorchiare.  Un anarchismo senza pencolamenti verso l’incanto del numero e senza ritorni accomodanti su posizioni già  da tempo abbandonate perché inquinate da risucchi autoritari veicolati dal marxismo ….”
Bibliografia: Lorenzo Pezzica,  La rivoluzione comincia ora, Eleuthera, 2022, p. 130

Nel 1965  Pio Turroni fu uno dei protagonisti della scissione dalla  Federazione anarchica italiana  (FAI)  ritenendo che essa, dopo  il Congresso di Carrara di quell’anno  ,  avesse adottato una struttura troppo centralizzata e pertanto si dette vita a un’altra associazione  chiamata  “ Gruppo di Iniziativa Anarchica”  (GIA) con un suo proprio giornale “ L’Internazionale”. Turroni . Nel 1982  un anno prima di morire Turroni affidò la gestione dell’  “Antistato” al  “ Gruppo Giovanile Libertario “ milanese


VINCENZO PERRONE (19. -1936) ,   ferroviere anarchico,  nato a Salerno nel 1923  per  le sue idee antifasciste venne licenziato e nel 1926 fu tra i primi ad essere inviato al confino dove rimase sino al 1932 Per sfuggire alla sistematica persecuzione fascista si  recò prima in Francia e poi in Tunisia. Anche in esilio fu, però,  costantemente  sorvegliato sia  dalla polizia politica italiana che da quella locale, il che, tra l’ altro rendeva impossibile  la ricerca del lavoro. Nel 1936 fu tra i primi ad accorrere in Spagna. Morì, come si già detto, nella battaglia di Monte Pelato  in cui 150  volontari antifascisti respinsero l’attacco di 700  franchisti.
Brano da commentare:   “…  Non credete cari zii che la vita per noi esiliati sia la medesima dei francesi. Anche qui siamo sotto il controllo continuato della polizia. Per noi stranieri il lavoro non se ne trova e se un padrone piglia uno straniero a lavorare prende diverse migliaia di lire di multa e poi  gli italiani sono sempre disprezzati e tenuti lontani. Io ho lavorato a Parigi sette giorni e mi sono sempre arrangiato per vivere facendo ogni cosa. Adesso son tre mesi vivo con una brava giovane lavoratrice. Ha lasciato il marito per me ed è essa che mi dà da vivere. Altri come me esiliati mangiano un paio di volte alla settimana e molti dormono per  la strada.  Vi giuro che quello che dico è la verità altrimenti vorrei crepare…” ( lettera di Vincenzo Perrone  ai coniugi Allegretti  vecchi amici del padre)
Bibliografia : in  Giuseppe Galzerano, Vincenzo Perrone, Galzerano editore,  p. 99

 
    VIRGILIO GOZZOLI    

 VIRGILIO GOZZOLI (1886- 1964)  Nato a Pistoia, fu meccanico, tipografo, pittore, poeta, drammaturgo.  Sin da quando aveva tredici anni partecipò attivamente alle lotte del  movimento operaio pistoiese. Dopo essere stato condannato a un mese di prigione  durante la Settimana Rossa si oppose all’entrata in guerra dell’ Italia nel 1915. Chiamato alle armi fu esonerato per malattia. Nel 1916 sposò Margherita Guastini, da cui ebbe una bambina, Freda. Tipico rappresentante di quella corrente definita “futurismo di sinistra” o meglio ancora “anarco-futurismo” scrisse diversi giornali locali (numeri unici), dal contenuto libertario e anarco-individualista .(cfr. primo brano). Importanti furono, inoltre, le innovazioni apportate da Gozzoli nel campo tipografico. ( cfr. secondo brano)

Brani da commentare :  1) “Ficcanaso sa tutto! “n.u. per le elezioni amministrative del 22 gennaio 191 e poi ripreso da un “Ficcanaso” più tardo (n.u. 1 ° maggio 1913) Qui Gozzoli è Vir che, già porzione del proprio nome, sta a significare e a legarsi a “virile” e alla testata “Vir” di area individualista uscita fra ’07 e ’08 a Firenze redatta da G. Monanni ( l’aretino). Il n.u. si presenta come “Umoristico indipendente” di saggio e destina ai  candidati molta ironia e a volte sarcasmo, contestando atteggiamenti clericali e/o sindacali. Il giornale è organizzato anch’ esso secondo un linguaggio a un tempo classico e attento alle associazioni paroliberiste. Si snoda attraverso editoriali, occhielli, articoli di cultura, critica, ecc. tutti sul tema antielettorale scanditi da firme a doppio pseudonimo “Lorenzo  stà cheto” (Stecchetti) o Vincenzo a Monti” tutti “al secolo GIGI Vinzo-Rollio” e cioè egli stesso. Testo godibile da leggere ma anche da vedere e probabilmente ancor più interessanti per chi conosce nell’ intimo Pistoia dell’inizio Novecento. […]  Per un Mantellaccio, n. u. del 10 ott. ’11 Sott.  “questo beffardo fogliaccio è dedicato a Fondo de  Bedi, fratello ( in giornalismo “ carissimo (£ 4, 20  la settimana) che sulla rena volubile dell’arte sembenelliana colla sua prosa mesta e sdolcinata sa stracciare e trinciare ogni tanto un giudizio eterno ed uguale infinito monologo.  L’uso dei numeri unici è spesso quello di offrire la tribuna per esprimere sentimenti, giudizi, rivendicazioni puntuali e perciò significativo di un comportamento libero nell’uso pubblico della comunicazione. Con l’occasione  di un pezzo  di critica teatrale, Gozzoli  crea esso stesso una pièce teatrale con personaggi come Rollio (parte di un suo pseud. Prodotto dall’ anagramma del suo nome e cognome (Gigi Vizzo Rollio).  Col numero unico in esame si trova quindi l’occasione per rilanciare l’altro  (Ficcanaso) del 22 genn. E lanciarsi in spericolato paroliberismo. “ Il  Marchesino figlio di papà”, quindicinale, 4 nn. fra 15 marzo e 1°maggio ’15 nell’imminenza della Guerra Mondiale. Caratteri simili al “Ficcanaso” con qualche gioco linguistico di tutto interesse come un “Miss Khoscio” divertente e ironico. Gli interessi di Gozzoli fra arte e politica, fra poesia e sperimentazione linguistica, proseguono con la scrittura di testi teatrali, melodrammi e sonetti e versi” (  Alberto CiampiVirgilio Gozzoli, editore a Pistoia); 2) “ Per quanto riguarda il metodo assunto nella grafica, specie legata a  Rivoluzione in tipografia è interessante il Ficcanaso di Pistoia (fig. 116), ( nota mia : pubblicata nel 1911) dove nelle pagine interne vi è ampio uso di Parole in libertà, sotto forma di vera o falsa pubblicità.. Si veda anche Il Marchesino sempre di Pistoia, del 1915 (fig. 125) E’ necessario dire che il direttore o gerente di queste testate è Virgilio Gozzoli (Vir) anarchico, pittore, attentissimo alle tematiche futuriste. “ […] “ Chissà quanto avrà sofferto il pròto che a Pistoia nel gennaio 1911 (due anni prima del manifesto marinettiano) dovette verificare Ficcanaso ( fig. 116). Questa testata diretta dall’anarchico, pittore e  artista futurista Virgilio Gozzoli si compone di otto pagine (numero unico) che sono veramente un campo di battaglia tipografico. Fra onomatopee, associazioni di idee, giochi linguistici, paroliberismo, doppi sensi, la pagina si sfrangia e si ricompone in singole opere compiute che rinviano altrove e che provocano reazioni a chi le vede/legge. Gozzoli si cimenterà ancora con il Marchesino (1915)  ma con risultati minori. …” ( Alberto Ciampi, Anarchici e futuristi…)

Bibliografia: Primo brano in   Alberto Ciampi,  Virgilio Gozzoli, Editore a Pistoia, in Umanità Nova n. 17 del 3 maggio 2009, anno 89. Secondo brano in Alberto Ciampi, Futuristi e anarchici, Quali rapporti? Dal primo manifesto alla prima guerra mondiale e dintorni (1909- 1917),  Edizioni Achivio Famiglia Berneri, 1989 pp. 223-224

Tra le opere teatrali scritte dal 1918 al 1921 mi limito a citare Il Mattaccio. Poema drammatico in quattro atti , il cui personaggio principale si ispirava al pittore, Giovanni Antonio Bazzi da Vercelli, detto il Sodoma ( 1477-1549). E’ da notare che nei suoi articoli, Gozzoli usava spesso lo pseudonimo  “Mattaccio”.

  Nell’ aprile  1919, Gozzoli fondò la rivista l’ Iconoclasta   insieme a un gruppo di giovani anarchici antiorganizzatori tra cui Pietro Bruzzi, Bruno Filippi, Ugo Fedeli, Leda Rafanelli, Abele Ricieri Ferrari ( Renzo Novatore) Tintino Rasi ( Auro d’Arcola ) ed altri . Pur su posizioni anarco-individualiste, nettamente ben sintetizzate nel sottotitolo del n.1, a.1 (cfr. primo brano) la rivista fu  tendenzialmente aperta al confronto con altre opposte correnti dell’anarchismo, garantendo, in tal modo , ai lettori una libera circolazione delle idee antiautoritarie (secondo brano) senza permettere, tuttavia,  alla foga polemica di spingersi troppo oltre e di eccedere in triviali insulti personali. (cfr. terzo brano)

Brani da commentare:   1)“ Discardina, o forte, le porte del mondo, alla luce del vero! Ma quando i tuoi muscoli sciolti saranno dall’urto titanico, riprendi la lotta e converti in folle uragano il  pensiero, che fughi anche l’ultima nube. – Se pur questa impresa è possibile…”. Questo pensiero è di Virgilio Gozzoli, che si firma VIR e che disegna anche la testata”; 2)  “Una testata degna di particolare attenzione è l’ Iconoclasta ( figg. 131-132) di Pistoia e poi di Parigi. Su questa il Governato (Novatore? ) illustrerà L umane intenzioni (figg. 26-27-28) e le copertine saranno di Virgilio Gozzoli (Vir) e Fasdito (?)) . Su questa testata si svilupperanno scontri violenti (in senso letterario e politico) fra Settario di Lodi (alias Camillo Berneri) e Novatore sul numero 1-2 del 20 febbraio 1921. […] Sarà  Gozzoli che difenderà Novatore dagli attacchi di Berneri. Insomma L’Iconoclasta è un banco di prova di quelle tensioni e contraddizioni in seno al movimento anarchico che si chiamano anche futurismo, sorelismo, individualismo “ ( Alberto Ciampi, Futuristi e Anarchici…) ; 3) “Il livello dello scontro tra i due, insopportabile financo per un foglio libertario non piacque neppure a Virgilio Gozzoli, il direttore  del liberissimo Iconoclasta! tanto che in coda al furibondo articolo di Novatore ( nota mia:Abele Ricieri Ferrari) volle far bene intendere ai due: “ Vi siete, mi pare, sputtanati abbastanza e son certo che capirete da voi stessi che così non la può più durare davvero” . Il buon Gozzoli chiudeva “in faccia ad entrambi la porta di Iconoclasta!” ( Massimo Novelli, Cavalieri del nulla….)

Bibliografia:  Primo e secondo brano in Alberto Ciampi, Futuristi e anarchici, Quali rapporti? Dal primo manifesto alla prima guerra mondiale e dintorni (1909- 1917),  Edizioni Achivio Famiglia Berneri, 1989 p. 105 e  pp. 91 e 92  . Terzo brano in Massimo Novelli, Cavalieri del Nulla. Renzo Novatore, poeta Sante Polastro, bandito, Galzerano editore, Prefazione Giovanni  De Luna, 1998, p. 104. Cfr. anche sulla genesi e sullo sviluppo di questa rivista, Marcello Guerrieri, Iconoclasta, Centro di Studi Libertari. Bollettino Archivio Pinelli n. 4 dicembre 1994, p. 35

Nell’ aprile del  1921 la violenza fascista si abbatté sulla tipografia dove si pubblicava l’ Iconoclasta e Gozzoli subì un pestaggio assai pesante da parte di molti contro uno.    A perseguitarlo ulteriormente intervenne, alcuni mesi dopo, anche la polizia regia che lo arrestò  in quanto militante degli Arditi del Popolo di Pistoia. Nel novembre del 1922, asceso il fascismo al potere,  Gozzoli fu costretto  a lasciare l’Italia. A Parigi fu assai attivo tra i gruppi  di fuoriusciti antifascisti e continuò l’attività editoriale anarchica insieme ad altri compagni tra cui  Raffaele Schiavina (Max Sartin)   ( cfr. post infra ANARCHICI/E ITALOAMERICANI NEGLI USA (2)…) e Ugo Fedeli (cfr. post: infra ANARCHICI/E ITALIANI AL CONFINO). 

Su richiesta di Sebastien Faure, Gozzoli scrisse la vox "Art" sulla " Encyclopedie Anarchiste", da cui citerò per le solite ragioni di spazio, solo qualche brano. (cfr. brano)

Brano da commentare: “….Mais, hélas ! nées en liberté et pour la Liberté, toutes les manifestations de l’Art qui se développèrent parallèlement au développement et perfectionnement des êtres humains, furent, depuis, monopolisées et altérées par les puissants de tout temps qui leur imposèrent une tâche absolument opposée à celle par et pour laquelle elles avaient été créées ; en sorte que, de levier d’émancipation et de civilisation qu’il était à l’origine, l’Art se transforma en instrument d’oppression et d’obscurantisme.  C’est ainsi que, s’imposant en maîtres absolus sur l’esprit et sur la volonté comme sur les sentiments des peuples, toutes les écoles théologiques, ainsi que tous les systèmes de domination sociale, purent largement, parfois même exclusivement, exploiter toutes les sources du domaine de l’Art. […] Toutefois, bien que les artistes, de toute époque et appartenant à n’importe quel rameau du milieu artistique, qui voulurent se révéler et s’imposer à l’attention des contemporains et à l’admiration de la postérité, aient été dans la triste obligation de se prostituer au faux « mécénatisme » des souverains, des pontifes et des « nouveaux riches » de tout temps (prototypes : les Estensi, les Leone X., les Augustin Chigi) ; toutefois, dis-je, ils ne firent jamais totalement défaut, les artistes de conscience et d’esprit libres qui, en revendiquant les buts naturels et les droits primordiaux de l’Art, s’en firent une arme puissante pour flétrir et vouer à l’exécration du monde les tyrans et les préjugés sur lesquels le despotisme fait reposer les assises de sa propre souveraineté. […] Donc, né en liberté et pour la Liberté, pour pouvoir remonter jusqu’à ses origines et accomplir sur la terre sa naturelle tâche primordiale d’élévation et de libération humaines, l’Art, comme tout autre idéal d’harmonie et de beauté, a besoin d’un régime dans lequel le privilège de quelques individus n’ait plus la possibilité de s’affirmer, et d’où la corruption et le favoritisme déguisés en « mécénatisme » spéculateur mis au service de la « Raison d’État » et de l’ « Infaillibilité Divine », soient bannis à jamais ! Ce régime de pleine liberté de pensée et d’application de n’importe quelle noble connaissance tendant à la réalisation de toute conception, soit matérielle soit intellectuelle, ce Régime, c’est l’Anarchie.  ( Virgilio Gozzoli, Art in Encyclopedie Anarchiste…)

Bibliografia: Virgilio Gozzoli, Art in  https://fr.theanarchistlibrary.org/library/sebastien-faure-l- encyclopedie-anarchiste-a#toc91 .

Di fronte  al progetto, sin troppo propagandato di un tentativo insurrezionale in Italia ad opera dell’ Associazionismo Garibaldino, Gozzoli assunse, all’interno del movimento anarchico,  una posizione , almeno inizialmente, intermedia. (cfr. brano)

Brano da commentare: “ Nell’estate del 1924, le Legioni [nota mia: Garibaldine] entrarono in contrasto con l’associazione Italia Libera, formata da reduci della Grande guerra e d’orientamento repubblicano. Italia Libera e le Legioni garibaldine progettarono quindi di sovvertire il fascismo mediante un’azione militare congiunta su tre fronti: al Centro Italia Peppino Garibaldi; al Sud Sante Garibaldi ed al Nord Tito Zamboni, eroe dell’interventismo di sinistra nella Prima Guerra Mondiale. […] Nel quadro di quest’associazionismo garibaldino, il ruolo dei libertari italian]i non era stato secondario, ma vi avevano partecipato in maniera consistente. […] Ciò nonostante la nuova avventura garibaldina non aveva suscitato un’adesione unanime ed anzi aveva provocato delle forti tensioni che cresceranno e si manterranno nel tempo. Ne è testimone più significativo la riunione degli anarchici italiani nella località nord-francese di Levallois-Perret, il 26-27 ottobre 1924. Vi parteciparono tutti i gruppi dell’eterogeneo movimento libertario dell’esilio ( anarcosindacalisti, anarco-comunisti e individualisti.) con i rappresentanti e i redattori delle differenti riviste : in tutto erano presenti  ventitré gruppi. Nell’ assemblea emersero  tre tendenze: la prima, sostenuta da Alberto Meschi, Erasmo Abate [ nota mia: Hugo Rolland] e Enzo Fantozzi, difendeva la partecipazione all’avventura garibaldina a fianco delle forze democratiche antifasciste; la seconda,  da Pietro Bruzzi e Persio Rasi (nota mia: Auro D’Arcola) richiedeva al contrario un’azione antifascista organizzata dai soli anarchici, da svolgersi in contemporanea con le operazioni garibaldine, ma senza contatti diretti; la terza, da Armando Borghi, Virgilia D’Andrea e Virgilio Gozzoli, si mostrava possibilista riguardo alla collaborazione con Garibaldi, sempre che gli anarchici potessero agire autonomamente, e per questo caldeggiava la creazione di una “Alleanza Libertaria” che facesse leva su tutte le anime dell’anarchismo italiano. …” ( Enrico Acciai, Anarchismo e volontariato in armi. …)

Bibliografia:  Enrico Acciai, Anarchismo e volontariato in armi. Biografie e traiettorie di combattenti transnazionali, Viella, 2021 pp. 143-144-145

  Come è noto, la spedizione garibaldina si rivelò, infine,  una provocazione ordita dalla polizia fascista, che non mancò di creare, tra gli anarchici, profondi dissapori e pesanti accuse reciproche .  Contro le frequenti espulsioni dei fuoriusciti antifascisti da parte dei governi europei nel marzo 1935 con lo scopo di promuovere una campagna in favore del diritto d’asilo, si costituì spontaneamente in questura (= préfecture de police)  insieme  a Umberto Marzocchi, Ernesto Bonomini e  Umberto Tommasini ed altri. Nell’ autunno del 1935 Gozzoli partecipò al “Convegno d’intesa degli  anarchici italiani emigrati in Europa (Francia, Belgio, Svizzera) tenuto, su iniziativa soprattutto di Camillo Berneri,  a Sartrouville, comune francese situato nella regione dell 'Île-de-France, e dove fu , tra l’altro, istituito un “Comitato anarchico d’azione rivoluzionario”. Mi limito qui a citare l’inizio dell’ ordine del giorno approvato all’ unanimità dal Convegno. (cfr. brano)

Brano da commentare :”  Il Convegno degli anarchici italiani all’estero, dopo ampio esame della situazione, ritiene che i  malcontenti e i dissensi in seno al fascismo non siano tali di per sé stessi da determinare il fallimento del regime e non considera possibile che la caduta della dittatura fascista sia provocata unicamente dall’intervento della corona e di qualche generale, e dall’azione della Società delle Nazioni. Il Convegno afferma la necessità della costituzione da parte nostra di un  Comitato  anarchico d’ Azione rivoluzionaria che abbia autonomia di movimento per quanto riguarda la propria attività specifica, ma con mandato imperativo per quanto riguarda il suo atteggiamento politico. Tale mandato imperativo è essenzialmente ispirato dal concetto che il Comitato deve astenersi da qualsiasi manIfestazione che costituisca  compromesso con partiti e movimenti autoritari. …” (Convegno d’intesa degli  anarchici italiani emigrati….)

Bibliografia: Convegno d’intesa degli  anarchici italiani emigrati in Europa (Francia, Belgio, Svizzera),  Edizioni dell’Archivio della Famiglia Berneri, Pistoia  1980, p. 16

Nel luglio 1936, dopo il fallito tentativo dei generali ribelli in Spagna, Gozzoli  si recò a Barcellona e si arruolò nella sezione italiana della Colonna Ascaso, che accoglieva anarchici di ogni tendenza, finalmente uniti, giellisti, repubblicani e comunisti dissidenti.  Combatté in prima linea sul fronte di Aragona sino alla disastrosa battaglia di Amuvaldar , dove fu ferito . Battaglia disastrosa, è bene ricordarlo, per esplicita volontà dello stato maggiore repubblicano su pressione degli stalinisti, decisi a tutto pur di impedire un successo militare anarchico.   Dopo essere guarito Gozzoli  entrò a far parte della redazione del giornale Guerra di Classe, fondato  e diretto da Berneri (cfr. brano)

Brano da commentare: “… Arrivato a Barcellona, partecipa alle attività di sostegno alla Sezione  Italiana della Colonna Ascaso, facendo la spola tra Barcellona e Parigi e diventa di fatto il vice di Berneri, con cui abita, e da cui erediterà, dopo il suo assassinio (ma di fatto già qualche tempo prima) nel maggio del ’37, la direzione di Guerra di Classe per oltre un mese (prima di passare il testimone ad Aguzzi) e diventando il presidente del  Comitato anarchico di Difesa. In generale sembra avere posizioni abbastanza “moderate”, di sostegno, seppur critico alla linea del gruppo dirigente CNT-FAI, divergendo in questo dal Berneri del dopo novembre del 1936 , anche se si nota una certa radicalizzazione delle sue posizioni dopo i fatti di maggio. … (Flavio Guidi, Nostra Patria è il mondo intero! Camillo Berneri e “Guerra di Classe” a Barcellona (Ottobre ‘36- Novembre  “37)

Bibliografia: Flavio Guidi, Nostra Patria è il mondo intero! Camillo Berneri e “Guerra di Classe” a Barcellona (Ottobre ‘36- Novembre  “37, Il mio libro 2010, p.  128. Per una sintesi dell’autore di alcuni interessanti articoli di Gozzoli scritti dopo la morte di Berneri, cfr. il capitolo VIII: intitolato ,  Senza Berneri, pp. 88-97

 Sul numero 16 di Guerra di classe  vi è  una importante  testimonianza  di Gozzoli sul suo fallito tentativo il giorno 5  maggio 1937 di raggiungere la casa , dove Berneri, Barbieri, Fosca Corsinova e Tosca Tantini erano rimasti isolati  durante le tragiche “giornate di maggio” (cfr. brano)

Brano da commentare: “ Dalla sede del Comitato Regionale a Plaza del Angel ci sono poco più di un centinaio di metri. Nonostante la vicinanza, ogni volta che devo avvicinarmi a questa piazza, preferisco fare un giro largo invece di attraversarla, tanto penoso o piuttosto spaventoso mi è calcarne il terreno macchiato di tanto sangue nostro. Plaza de Angel (ora Plaza Dostoievsky) è stata in effetti, nelle giornate dal 4 al 7 maggio teatro di fatti sanguinosi inauditi. E là nella casa di fronte alla stazione della metropolitana e che ha di fianco la facciata dello stabile (Via Layetana) in cui vivevano quelli che all’inizio si erano dichiarati amici, che poi investigarono e infine arrestarono i compagni Berneri e Barbieri per massacrarli poco dopo; e lì al numero 2 in cui abitavamo con loro: io, Mastro, Fantozzi, la compagna di Barbieri (Fosca Corsinovi) e Tosca Tantini (la compagna del defunto Bruno Gualandi, morto sul fronte di Huesca); e lì, dico, ci vedemmo per l’ultima volta con Berneri e Barbieri. La notte del tre, dopo l’episodio della Telefonica da parte della guardia de asalto, tutte le sedi confederali stettero all’erta, e, naturalmente, noi che lavoravamo alla sede Regionale, come gli altri. Quella notte uscimmo dalla Regionale per andare a dormire nella casa tragica , eravamo in otto,  Berneri, Barbieri, Fosca, Tosca, io, Bonomini, Ludovici e Mastrodicasa. In casa, e precisamente nell’alloggio di tosca tantini (miliziana) c’erano tre fucili con le munizioni, lasciate in custodia da tre miliziani, che si trovavano in Francia in licenza. Al mattino presto io, Ludovici e Bonomini, dopo esserci messi la giubba da miliziani, ritornammo alla Regionale, dove tutti erano già sul piede di guerra. In casa rimasero Berneri, Barbieri, la sua compagna e Tosca Tantini. Da quel momento per tre giorni rimanemmo completamente bloccati alla Regionale; Camillo, Ciccio e le due donne in casa. Il mattino del cinque .…” ( Virgilio Gozzoli,  Plaza del Angel: come furono assassinati i compagni Berneri e Barbieri in  Guerra di Classe, n. 16, Barcellona 25.5. 1937)

Bibliografia: in Stefano D’Errico, Anarchismo e politica nel problemismo e nella critica all’anarchismo del ventesimo secolo. Il “programma minimo” dei libertari del terzo milennio. Rilettura antologica e biografica di Camillo Berneri, Mimesis, 2007, p. 597. Si vedano anche  le pagine 598- 599 dove Gozzoli, proseguendo nella sua testimonianza, ricorda  come avventurosamente riuscì  a raggiungere l’appartamento di Tosca Tantini il giorno 6, ma era ormai troppo tardi per salvare la vita dei due compagni. Cfr. anche Flavio Guidi, Nostra Patria è il mondo intero! Camillo Berneri e “Guerra di Classe” a Barcellona (Ottobre ‘36- Novembre  “37, Il mio libro 2010, pp. 83-84

Tornato in Francia nel dicembre 1937 Gozzoli emigrò poi nel 1939 negli Stati Uniti e vi restò sino al 1958. (cfr. brano)

Brano da commentare:  “... È Tresca allora a organizzare il passaggio negli Stati Uniti di G. che il 28 novembre 1938 giunge a New York, dove collabora a lungo con «Il Martello». [nota mia: non riesco a procurarmi il libro di Michele Pandolfo, Virgilio Gozzoli: un anarchico italiano a New York (1938-1946), Archivio Famiglia Berneri e ammetto di sentire questa incompletezza come una profonda lacuna. Sarebbe bello se qualcuno mi potesse aiutare in questa ricerca ] Nell’ottobre 1942 G. edita la rivista «Chanteclair» dove pubblica la commedia La moglie senza anello e il dramma Il Cancro. Nel frattempo, con la guerra in corso in Europa e di fronte alle vittorie nazifasciste, G. si avvicina alle posizioni di R. Rocker. G. sostiene sulla sua rivista che regime liberal-democratico e società borghese non sono sinonimi; è in gioco l’eredità universale della rivoluzione francese, dovunque annientata dal “mostro fascio-nazista”. Per fermarlo ormai non c’è altra scelta che l’intervento americano; compito degli anarchici è battersi per evitare un dopoguerra egemonizzato dall’antifascismo “neonazionalista” e per costruirne uno basato sull’associazione generale dei cittadini, dei produttori, dei comuni ecc., ovvero sull’Associazione del Popolo. Su queste idee trova l’appoggio di Rasi e altri ma anche la forte opposizione dei più. Nel 1958 rientra a Pistoia dedicandosi alla traduzione di Nazionalismo e cultura di R. Rocker (Napoli 1960-1968) uscito a puntate su “ Umanità Nova”…” (…)

Bibliografia:   Alberto Ciampi – Luigi Di Lembo,   Virgilio Gozzoli in  Dizionario Biografico degli anarchici italiani ( DBAI ), volume primo A-G 2003  Biblioteca Franco Serantini,  p. 754. Cfr. ancheItalino Rossi, Virgilio Gozzoli,  Centro di Studi Libertari. Bollettino Archivio Pinelli n. 3 febbraio 1924 p. 24. E la vox Virgilio Gozzoli in Anarcopedia

Nel 1964  Virgilio Gozzoli morì a Pistoia.

 

RIVOLUZIO GILIOLI

RIVOLUZIO GILIOLI (1903-1937): Suo padre  si chiamava Onofrio ed era un attivo militante anarco-sindacalista che ebbe oltre a Rivoluzio altri 8 figli, chiamati: Libero, Siberia, Equo, Protesta, Sovverte, Scintilla, Ribelle e Feconda Vendetta. Rivoluzio era già nel 1919 segretario dei gruppi giovanili comunisti anarchici.  Partecipò anche al Congresso Costitutivo dell’Unione Giovanile Italiana,  che si svolse a Parma  nel dicembre 1919. (cfr. brano)

Brano da commentare: “V’è poi Rivoluzio Gilioli di Modena, il più giovane del convegno. – Sedicenne! – È piccino, tutto intelligenza e buon senso. È appassionatissimo del movimento giovanile e attivissimo” [ Bernardo De Dominicis, «Gioventù rossa», 11 gen. 1920].

Bibliografia: Claudio Silingardi, Rivoluzio Gilioli, in Dizionario Biografico   degli Anarchici Italiani  (DBAI) volume primo, Biblioteca Franco Serantini (BFS) p. 717 ( ora anche  “on line”)

 Partecipò al “furto delle mitragliatrici” avvenuto nel maggio 1920., cfr. brano)

Brano da commentare: “[Gli anarchici] formano un comitato clandestino per la raccolta d’armi e di concerto con la Federazione Giovanile Socialista decidono, grazie ai contatti avuti con alcuni militari del 2° regimento pesante Campale di stanza a Modena, di asportare dalla caserma alcune mitragliatrici, armi che si ha attenzione di usare per la difesa delle manifestazioni operaie per impedire eccidi come quello recente del 7 aprile nota mia: durante un comizio di protesta, organizzato in piazza Grande dalle due Camere del Lavoro (socialista e sindacalista), i carabinieri , come già era successo a Decima due giorni prima, avevano sparato sulla folla uccidendo cinque lavoratori e ferendone un’altra trentina.)  Il furto viene compiuto la notte a cavallo fra il 15 ed il 16 maggio.. Esso viene attuato attraverso  la scalata del muro di cinta della caserma da via Jacopo Barozzi, laterale di via Emilia nella zona dei magazzini. […] Al di là del muro di cinta, per il trasbordo delle armi ad un camion predisposto sono Egisto Colli e Rivoluzio Gilioli unitamente ai giovani socialisti Siti Ettore e Baroni Bruno…” (in Per un mondo migliore. Alle radici dell’anarchismo modenese parte II, ….)

Bibliografia: in Per un mondo migliore. Alle radici dell’anarchismo modenese parte II, 1900-1950, Biblioteca popolare Ugo Fedeli, 2005 pp. 89-91

In seguito a una delazione carabinieri e polizia, ben presto, individuarono i responsabili dell’ azione e procedettero  a numerosi arresti.  Rivoluzio Gilioli , insieme a  Egisto Colli , riuscì a sfuggire all’arresto e, passata clandestinamente la frontiera,  si rifugiò in Francia,  dove nel 1922 lo raggiunsero i suoi familiari.  (cfr. brano)

Brano commentare:  “Con tutta la famiglia [nota mia: il capo famiglia Onofrio Gilioli] si stabilisce ( dopo un breve periodo, in cui abitarono a Longueau) a Fontenay-sous-Bois, e la loro casa diviene un punto di riferimento solidaristico e un richiamo organizzativo per molti antifascisti italiani, tedeschi e russi, non solo anarchici. Qui si riunisce il Comitato pro-vittime politiche, e passano anche diversi esponenti libertari francesi. Purtroppo, è di casa , anche Bernardo Cremonini, uno dei principali esponenti dell’anarchismo italiano in Francia, in realtà dal 1927 spia dell’Ovra, che informa regolarmente le autorità fasciste di quanto avviene tra le mura dell’abitazione dei Gilioli” ( Claudio Silingardi,  Rivoluzio e gli altri: alcuni percorsi di vita…)

Bibliografia: Claudio Silingardi,  Rivoluzio e gli altri: alcuni percorsi di vita tra biennio nero, fuoriuscitismo e guerra di Spagna, in Anarchismo e volontariato in armi. Biografie e traiettorie di combattenti transnazionali  a cura di Enrico Acciai, Viella, 2021, p. 193

 Nel 1922 Rivoluzio Gilioli si unì  ad una cittadina francese, Lucie Lequet, che poi sposò. Dopo avere intrapreso di vari lavori precari si distinse, per le proprie capacità tecniche  e imprenditoriali, come muratore, capo cantiere e in seguito direttore dei lavori. . Numerosi furono i parenti e  i compagni d’esilio, a cui trovò lavoro nei cantieri da lui diretti.

Fu un attivo promotore , durante l’esilio, di molte iniziative anarchiche   Nel 1935  al “Convegno d’ Intesa degli Anarchici italiani “emigrati in Europa “ presentò, sotto il nome di “Barbetta”, una  appassionata “relazione” sulla problematica prospettiva di un ritorno armato di massa  nell’ Italia fascista.  (cfr. brano)

Brano da commentare: “… Forse fra non molto saremo di ritorno in Italia; tale almeno è la speranza che ci anima e la ragione per cui siamo qua riuniti onde esaminare insieme la nostra tattica e il nostro programma. […] Ritornare in Italia vuol dire – con nove probabilità su dieci – andare a fare la rivoluzione: situazione analoga a quella presentatasi agli emigrati politici francesi nel ’70 e ai russi nel 917. […] Io sono d’accordo con la relazione C. (alla quale d’altronde ho collaborato ) laddove dice che la nostra azione insurrezionale deve essere spiccatamente  espropriatrice e antistatale .  In essa   è sufficientemente spiegato come intendiamo l’espropriazione immediata, totale, rivoluzionaria a beneficio della collettività comunale senza formalità giuridiche, senza indennità e senza aspettare gli ordini dall’alto. Per azione antistatale intendiamo la resistenza armata ad ogni tentativo di dominazione governativa qualunque sia il colore  o la denominazione dei nuovi governi che ci vorranno sottomettere, che si tratti della Monarchia costituzionale, della Repubblica democratica o della Dittatura  del Proletariato. […] A questo proposito io ho suggerito nella relazione C. l’idea di orientare la nostra tattica verso la conquista dei comuni in quelle località o regioni ove le circostanze e le simpatie  del popolo ci saranno più favorevoli. […] Io alludo alla conquista insurrezionale, e quando dico “conquista del comune” non intendo l’andata in municipio con la fanfara o con la sciarpa al collo (come nel’19) bensì l’occupazione armata, da parte del popolo insorto, del territorio comunale, previa destituzione di tutte le autorità, abolizione delle leggi e di tutti i privilegi.  I comuni così conquistati li erigeremo in Comuni liberi assolutamente autonomi da ogni ingerenza di qualsiasi governo centrale di vecchio o nuovo conio, e in essi ci organizzeremo per meglio resistere ai tentativi di sopraffazione che certo non mancheranno… Ed è qui -  a questo punto del nostro programma- che mi assalgono dei dubbi in quanto alla coerenza assoluta coi nostri principi teorici ( o meglio con l’interpretazione che si dà  comunemente a tali principi) e in quanto alla realizzazione integrale del COMUNISMO LIBERTARIO . […] Posti di fronte a questo dilemma: o soccombere noi come persone e come movimento, per causa i una insufficiente educazione libertaria delle masse (insufficienza dovuta al fatto che da quasi tre lustri siamo assenti dall’ Italia ) o resistere e vivere nella rivoluzione anche a costo di fare qualche strappo – eccezionale e momentaneo- al nostro  “puritanismo ” quale secondo voi dovrebbe essere la nostra scelta? Personalmente io mi pronuncio fin da ora a favore della seconda soluzione e invito il Convegno e i compagni a esaminare ponderatamente la questione. …” ( Rivoluzio Gilioli /Relazione Barbetta )

Bibliografia: Convegno d’intesa degli  anarchici italiani emigrati in Europa (Francia, Belgio, Svizzera),  Edizioni dell’Archivio della Famiglia Berneri, Pistoia  1980, p.41-42

Nel 1936 andò in Spagna con un certo ritardo a causa di impegni precedenti di lavoro, dove trovò il padre Onofrio, il fratello Equo e la sorella Siberia ( cfr. post 2. VOLONTARI ANARCHICI/E ITALIANI/E  IN SPAGNA). Diventò comandante di una compagnia del  Genio della divisione Ascaso con il compito assai rischioso di costruire , trovandosi spesso tra due fuochi, trincee, ponti e strade e approfittando di ogni occasione per dare una mano alle collettività rurali aragonesi. (cfr. brano)

Brano da commentare “ Io vado giù con l’intenzione di fare il milite e di partecipare nel limite delle mie forze e delle mie capacità all’azione militare – questo è chiaro, ma va da sé che in un secondo tempo se come diceva Rosolino Pio: le palle mi rispettano; intendo anche contribuire efficacemente sul terreno della ricostruzione economico-sociale” ( parole di Rivoluzio Gilioli all’indomani della sua partenza in Spagna nel 1936)

 Bibliografia:  Rivoluzio Giglioli in Dizionario biografico degli anarchici italiani,  vol. 1, BFS p. 719

 Alla notizia della morte di Berneri e Barbieri scrisse un veemente articolo, che fu poi riportato, se ho capito bene, da Umberto Marzocchi su Guerra di classe. ( cfr. brano)

Brano da commentare: “ La “Soli”( nota mia: Solidaridad Obrera, organo della CNT)di ieri mi ha appreso l’assassinio di Berneri e  Barbieri. Sono costernato. Ho l’impressione che finiremo in Ispagna come in Russia, servendo da sgabello alla dittatura. Un po’ è colpa nostra, di tutto il movimento anarchico, che non sa approfittare delle circostanze quando sono favorevoli. Noi manchiamo  d’audacia, di dinamismo e di senso pratico e dimentichiamo che –nelle grandi contese- non vinsero mai i sognatori idealisti. Nella stessa misura con cui i democratici non han capito un cavolo del fenomeno fascista e continuano – un paese dopo l’altro-  gli stessi errori che condussero l’Italia e la Germania alla dittatura, così noi non abbiamo tirato nessuna lezione dalla rivoluzione russa e dalla liquidazione colà del nostro movimento. “ (   Guerra di classe n. 20, 1 luglio 1937)

Bibliografia: in Per un mondo migliore. Alle radici dell’anarchismo modenese parte II, 1900-1950, Biblioteca popolare Ugo Fedeli, 2005 p. 167

  Rivoluzio Gilioli morì il  21 giugno 1937, giorno del suo compleanno, vicino a Huesca, colpito da una pallottola nemica. 

Nel 1946 Umberto Marzocchi scrisse su Umanità Nova un  commosso necrologio di  Gilioli. Per ragioni di spazio mi limito a citare la parte iniziale e quella finale. (cfr. brano)

Brano da commentare: “ Chi dei superstiti dell’esilio, non ricorda quel giovane con un’originale barbetta e due grandi occhi sorridenti e vivi, sobrio di gesti e di parola breve e decisa, che sempre incontravamo alle manifestazioni del pensiero e dell’attività anarchica e sindacale […] L’emancipazione dei lavoratori la vedeva non come una immagine lontana, ma come una possibilità immediata e nutrito da questa intima convinzione si entusiasmava quando prestava la sua collaborazione all’opera delle collettività agricole che abbondavano in Aragon malgrado l’ostruzionismo del potere centrale e dei partiti autoritari. “ (Per un mondo migliore. Alle radici )

Bibliografia: in Per un mondo migliore. Alle radici dell’anarchismo modenese parte II, 1900-1950, Biblioteca popolare Ugo Fedeli, 2005 p. 167

 

ALDO AGUZZI

ALDO AGUZZI  (suoi pseudonimi con i quali firmava speso i suoi scritti: Lucio d’ERMES ; Massimo AMARO, ; Agal ; Clare HOPE) (1902-1939). Nato a Voghera, operaio, pittore,disegnatore e publicista, già a 18 anni era assai attivo  nel gruppo anarchico di quella città e nella Camera del Lavoro locale. Subì il suo primo arresto per avere dichiarato in pubblico, durante un comizio, la sua solidarietà ad un compagno che si era scontrato, armi alla mano, con i fascisti. Dopo l’ascesa al potere del fascismo, nel 1923,  emigrò in Argentina, dove da lì  a poco lo raggiunse  la sua compagna, Maria Agnese Caiani.  Residente a Buenos Aries fece parte della redazione  del giornale italo-argentino L’Avvenire. Pubblicazione anarchica di cultura e di lotta”; poi:” Pubblicazione comunista-anarchica   (cfr. primo e secondo brano)

Brani da commentare: 1) “[ Aldo Aguzzi] a Buenos Aires  diventò uno dei membri più attivi  della comunità anarchica di lingua italiana. Partendo dall’Italia , Aguzzi portava però con sé l’immagine di un’ USI  (nota mia: cfr. post: UNIONE SINDACALE ITALIANA) ormai devastata dalla diaspora  interna, ma soprattutto dai colpi inferti dalle violenze squadriste, che sarebbero culminate da lì a poco con lo scioglimento d’autorità dell’organizzazione sindacale. Forse anche per questo, arrivato in Argentina, il suo impegno in ambito propriamente sindacale risultava essere marginale, mentre gran parte della sua attività si concentrava nel sostegno delle vittime politiche del fascismo in una prolifica attività pubblicistica. ( Marco Masulli, Raminghi per le terre e per i mari…) ; 2)Del numeroso gruppo di anarchici antifascisti che pubblicava “L’Avvenire” faceva parte anche Aldo Aguzzi  il teorico più qualificato, che fungeva da caporedattore. Il periodico diffuse anche i numeri unici straordinari “Agire!” e “Libertà” datati rispettivamente 7 febbraio 1923 e 6 giugno 1923. Entrambi furono dedicati alla lotta per la liberazione di Sacco e Vanzetti, il cui processo si celebrava negli Stati Uniti, e di tutte le vittime politiche. Infatti, scrive Bettini, “sono ricordati anche i due perseguitati politici Giovanni Corvi e Mario Castagna e, genericamente, tutte le vittime della reazione fascista in Italia”. Castagna, era riparato in Francia: con Ernesto Bonomini, in Italia era accusato di aver ucciso due fascisti.  (Pantaleone Sergi. Tra coscienza etnica e coscienza di classe…)

Bibliografia:  Primo brano :Marco Masulli, Raminghi per le terre e per i mari. Sindacalisti anarchici italiani tra Europa e America Latina in Acronia. Studi di  storia dell’anarchismo e dei movimenti radicali Anno 1 n.1 2021 Spazi Confini  Anarchia, Mimesis p. 59 . Secondo brano : Pantaleone Sergi, Tra coscienza etnica e coscienza di classe. Giornali italiani anarco-comunisti in Argentina (1885-1935) in  Giornale di storia contemporanea n. 1, 2008 pp. 122-124 in https://www.icsaicstoria.it/wp-content/uploads/2018/06/17.Sergi_coscienza_etnica_.pdf

Aldo Aguzzi pur essendo profondamente influenzato dal pensiero di Errico Malatesta non disdegnava rapporti con altre tendenze dell’anarchismo. Pertanto collaborò con il quotidiano La Protesta di tendenza anarcosindacalista, diretto dal 1926 da Emilio Lopez Arango  , con il settimanale anarco-individualista La Anthorca , diretto da  Rodolfo González Pacheco e Teodoro Antillí  e con il periodico II Culmine di tendenza insurrezionalista e illegalista, fondato e diretto da Severino Di Giovanni.   Sul rapporto assai complesso che si sviluppò tra Aldo Aguzzi e Severino di Giovanni mi limito, in questo contesto, a citare solo un  breve brano, che mi sembra, comunque interessante, tratto dalla biografia di Luigi Fabbri  (cfr. post LUIGI FABBRI…) scritto dalla figlia Luce. (cfr. brano)

Brano da commentare: “ … Inoltre , Aguzzi era un buon compagno, molto intelligente, con momenti di debolezza dovuti soprattutto a ragioni fisiche; gli altri membri del gruppo italiano di Buenos Aires lo consideravano in quel momento come dominato dalla forte personalità e forse dalle minacce di Di Giovanni. Infatti, dopo aver fortemente attaccato quest’ultimo nel suo periodico “L’ Allarme” ed essere stato collocato – si diceva- nella lista nera della sua banda insieme ad Arango e ad altri tre, improvvisamente aveva cambiato atteggiamento e aveva preso le parti del bandito, sostenendo che non si doveva infierire contro chi era braccato dalla polizia (scriveva in quel senso a mio padre )…” ( Luce Fabbri,  Luigi Fabbri. Storia di un uomo libero…)

Bibliografia: Luce Fabbri,  Luigi Fabbri. Storia di un uomo libero, BFS edizioni, 1996, p. 184

Aggiungo, inoltre, che sebbene Aldo Aguzzi abbia sempre difeso strenuamente Severino di Giovanni dall’accusa di essere una spia e un agente provocatore della polizia non riuscì ad evitare  di essere malmenato, per motivi non completamente chiariti dall’irascibile e violento  Di Giovanni. (cfr. brano)

Brano da commentare: “ Si racconta di un epico e terribile litigio tra Severino ed Aguzzi, presenti quasi tutti gli amici del gruppo, Barbieri e Lanciotti sicuramente, che finì a pugni e calci, col povero Aguzzi a riportare la peggio e solo allora Barbieri intervenne per mettere a posto Severino e farlo smettere perché aveva passato il segno. E’ notorio che Ciccio avesse una forza erculea e sicuramente Di Giovanni piccolo e tarchiato,  per quanto molto robusto, non poteva competere con lui …” ( Antonio Orlando-Angelo Pagliaro, Chico il professore. ….)

Bibliografia: Antonio Orlando-Angelo Pagliaro, Chico il professore. Vita e morte di Francesco Barbieri, l’anarchico dei due mondi, Zero in condotta,, prefazione di Francisco Madrid Santos, 2013, p. 95. Sul giornale  L’Allarme, Aldo Aguzzi raccontò di essere stato aggredito da   Severino “ per averne biasimato il controllo ferreo su «Culmine» e l’uso disinvolto delle somme che riceve per i perseguitati politici (accusa che ritirerà dopo che l’anarchico abruzzese avrà mandato il denaro ai destinatari) “ cfr. . M.B. Montani- G.Ciao Pontier,  Aldo Aguzzi, Dizionario Biografico on line degli Anarchici Italiani (DBAI)  Biblioteca  Franco Serantini ,  2003, volume primo, p. 19. (ora anche on line). Un’altra versione  fu data invece da Umberto Lanciotti secondo cui motivo del litigio potevano, forse, essere state le critiche espresse da Aguzzi sull’uccisione di Emilio Lopez Arango. Cfr.   F. Bucci - G. Ciao Pontier –M. Lenzerini, Umberto Lanciotti in Dizionario Biografico on line degli Anarchici Italiani (DBAI)

Nel  1929 Aldo Aguzzi si occupò di problemi sindacali , dapprima  trascurati  osservando con più attenzione  le azioni di lotta ( scioperi contro lo sfruttamento capitalistico ed in opposizione allo Stato,  campagne  per la libertà dei detenuti politici, particolarmente importante fu quella per la liberazione di Simon Radowitzky ( cfr. infra post: ANARCHICI IN AMERICA LATINA…) condotte dalla  Federación Obrera Regional Argentina (FORA) importante organizzazione anarco-sindacalista con più, negli anni ’20, di 500000 iscritti. (cfr. brano)

Brano da commentare: “Il rinnovato interesse di Aguzzi per le vicende sindacali potrebbe forse essere spiegato con l’influenza esercitata da Luigi Fabbri (cfr. post.  LUIGI FABBRI…)  Il noto anarchico italiano, infatti, dopo l’assassinio di Lopez Arango, avrebbe esortato proprio  Aguzzi “ a raggruppare intorno alla ‘Protesta’ quei compagni dell’Argentina sbandati dalla lotta intestina  e sanguinosa. A dimostrazione di un suo avvicinamento al gruppo de “La Protesta” dal 1932 con lo pseudonimo “Massimo Amaro”, Aguzzi iniziò infatti a collaborare con il periodico scrivendo articoli dedicati non solo alla causa antifascista, ma anche all’ attività sindacale”. (Marco Masulli, Raminghi per le terre…)

Bibliografia:  Marco Masulli, Raminghi per le terre e per i mari. Sindacalisti anarchici italiani tra Europae Amerca Latina, in Acronia. Studi di  storia dell’anarchismo e dei movimenti radicali, anno I. n.1 , 2021, Spazi Confini Anarchia, Mimesis, pp. 58-59

La sua attività editoriale, intanto, continuava senza sosta. (cfr. brano)

Brano da commentare:”… E Aldo Aguzzi, con caparbia volontà politica ma senza grande successo, ritentò nuove imprese editoriali, il 13 gennaio 1927 con il quindicinale (almeno tale doveva essere nelle intenzioni…) “Il Pensiero” e successivamente, esattamente un anno dopo, con il mensile “L’allarme”, foglio anarchico di propaganda e di agitazione come recitava il sottotitolo, periodico al quale collaborò anche l’anarchico calabrese Salvatore Cortese che tre anni dopo avrebbe presieduto il comitato “pro vittime politiche del fascismo” di Buenos Aires .  Gli insuccessi non scoraggiarono Aguzzi. Nel 1930 pubblicò “L’anarchia”, quindicinale trasferito a Montevideo quando molti anarchici furono costretti a riparare nella capitale uruguayana, inseguiti e perseguitati dalla feroce persecuzione scatenata dalla polizia speciale voluta da Uriburu per la repressione del comunismo. Centinaia di militanti furono all’epoca fucilati o deportati e torturati nella inumana colonia penale di Ushuaia nella Terra del Fuoco, nota come la “Siberia Argentina” […]e ancora di Aguzzi il quale, allorquando il gruppo di Umanità Nova si unì a quelli di Avvenire e degli anarchici individualisti, pubblicò “Sorgiamo” (Buenos Aires, dicembre 1932, maggio 1934), che poté vantarsi nel sottotitolo di essere una “pubblicazione di critica e di propaganda degli anarchici italiani in Argentina”, la cui periodicità era regolata dai fondi disponibili. ( Pantaleone Sergi, Tra coscienza etnica e coscienza …)

Bibliografia: Pantaleone Sergi, Tra coscienza etnica e coscienza di classe. Giornali italiani anarco-comunisti in Argentina (1885-1935) in  Giornale di storia contemporanea n. 1, 2008 p. 124 in https://www.icsaicstoria.it/wp-content/uploads/2018/06/17.Sergi_coscienza_etnica_.pdf

La rivoluzione sociale spagnola  attirò molti anarchici italiani , che vivevano in Argentina, tra cui Aldo Aguzzi, che arrivò a Barcellona nell’aprile del 1937 e assunse,   dopo  l’assassinio di Camillo Berneri, e dopo un breve periodo in cui fu direttore Virgilio Gozzoli (vedi sopra) la direzione  del giornale Guerra di classe . (cfr. primo brano) . Cito inoltre il riassunto, non disponendo dell’originale, di un articolo apparso  su Guerra di Classe di Aldo Aguzzi scritto in occasione dell’anniversario della rivoluzione sociale spagnola del luglio 1936 (  secondo brano)

Brani da commentare:  1)“ Si andava ormai incontro allo scioglimento della Sezione Italiana, avvenuto nell’aprile del 1937.  Delusi e sfiancati, alcuni militanti si sarebbero consegnati alle autorità italiane abiurando, più o meno sinceramente, al loro passato sovversivo mentre, molti altri, avrebbero passato il confine unendosi in seguito alla lotta resistenziale francese e  italiana. Fu in questo contesto che Aguzzi assunse la direzione di Guerra di classe subito dopo l’uccisione di Camillo Berneri. Il suo primo articolo comparso nella serie spagnola del periodico assumeva i toni di un’ultima chiamata alle armi dell’anarchismo internazionale contro i nemici che non erano più, denunciava, solo quelli esterni ma anche interni al fronte rivoluzionario .” La tragedia di maggio - affermava- […] fu il prodromo d’una contesa […] che, oggi, più che follia è tradimento. …”; 2) “ Il n. 22 esce il 19 luglio primo anniversario della “rivoluzione”. La testata è cambiata: ora è scritta in corsivo, e sopra sono riportate in stampatello-maiuscolo le sigle CNT e FAI(scomparsa anche l’AIT, come l’USI qualche mese prima. La prima pagina è occupata dall’editoriale di Aguzzi, intitolato “A te che leggi” in cui si ripercorrono le tappe dell’ultimo anno, si sottolinea l’unicità della “risposta spagnola” al fascismo (così efficace, grazie al peso dell’anarchismo nel proletariato iberico, in contrasto con il peso del riformismo “imbelle” negli altri paesi- leggi Italia, Germania, Austria, ecc.)e si collega  la vittoria antifascista del 19 luglio con il processo di rivoluzione sociale, che sta trovando sempre maggiori ostacoli, negli ultimi mesi, da parte della “borghesia antifascista”, che sta perseguitando di nuovo gli anarchici, cercando di “affogare la Rivoluzione Spagnola nel pantano di una repubblica democratica” distruggendo le “conquiste di Luglio”. E termina con un appello ai lavoratori di tutto il mondo affinché difendano le conquiste del 19 luglio e la CNT-FAI.” (in Flavio Guidi, Nostra Patria è il….)

Bibliografia:  Primo brano in Marco Masulli, Raminghi per le terre e per i mari. Sindacalisti anarchici italiani tra Europae Amerca Latina, in Acronia. Studi di  storia dell’anarchismo e dei movimenti radicali, anno I. n.1 , 2021, Spazi Confini Anarchia, Mimesis, p. 64. Secondo brano in Flavio Guidi, Nostra patria è il mondo intero! Camillo Berneri e “Guerra di classe”a Barcellona (Ottobre ’36 – Novembre’37), Il mio Libro, 2010 p. 104

Nel 1938   Aguzzi lasciò la Spagna e dopo un periodo in cui visse a Marsiglia tornò a Buenos Aires dove nel 1939 si suicidò.

Nota: Per le due interviste fatte da Aldo Aguzzi a  Enrico Zambonini ( Guerra di classe . n. 24, 8 agosto 1937 p.3) (cfr.post VOLONTARI ANARCHICI ITALIANI IN SPAGNA…) e a Giuditta  Zanella (Guerra di Classe, Barcellona 19-7- 1937 (cfr. post: -VOLONTARI ANARCHICIFRANCESI IN SPAGNA-1 ) e la relazione fatta da Aldo Aguzzi sulla partecipazione  degli anarchici italiani durante i fatti del maggio (L’ Adunata dei refrattari n. 33  13 agosto 1938) (cfr. post: LE GIORNATE DEL MAGGIO…)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

NOTA: La differenza dei caratteri ( grassetto,  tipi di carattere ecc),che, sovente si presenta anche in questo post, tra un brano e l'altro, non è voluta.

 


 
 
 








NOTA. GUARDARE DOPO QUESTO POST  " ANARCHICI ITALIANI VOLONTARI IN SPAGNA (2)



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