GIUSEPPE BIFOLCHI (1895-1978) . Giuseppe Bifolchi partecipò alla guerra di Libia (1911-1912) dove fu nominato sergente. Durante la Prima guerra Mondiale fu promosso ufficiale. Nel dopo guerra divenne anarco-individualista e poi anarco-comunista. Con l’ascesa al potere del fascismo espatriò in Francia dove venne a contatto con Machno, Archinov , Ida Mett ed altri e aderì alla “piattaforma organizzativa anarchica”. Partecipò alle attività del Comitato di difesa pro Sacco e Vanzetti e conobbe Durruti e Ascaso durante il loro soggiorno a Parigia Con la sua compagna Argentina Gantelli si trasferì prima a Bruxelles, dove fu redattore del mensile anarchico “Bandiera Nera” e poi in Spagna. Allo scoppio della guerra civile fu, come capo dei fucilieri, uno dei primi miliziani della Colonna “Francisco Ascaso” , di cui divenne comandante in sostituzione di Carlo Rosselli, quando questi, assieme al gruppo di “Giustizia e Libertà; lasciò la Colonna. Durante i fatti del maggio 1937 partecipò alla difesa delle sedi della Fai dall’assalto degli stalinisti. Tornato in Belgio , all’inizio della seconda guerra mondiale fu estradato in Italia e inviato al Confino (Ponza, Ventottene, e infine Renicci). Partecipò alla Resistenza e in qualità di sindaco di Balsorano, il paese dove era nato, ebbe vari scontri verbali con i comandi alleati, che a causa della loro ottusità, bombardarono il paese nonostante che i tedeschi non ci fossero più. Nel 1970 emigrò negli Stati Uniti dove stette circa sette anni. Morì nel 1978 in Italia.
ANTONIO CIERI (1898-1937) Nato a Vasto in Abruzzo partecipò alla prima guerra mondiale dove per il suo valore divenne prima sergente e poi ufficiale degli Arditi. Nel 1920, lavorando come disegnatore tecnico presso le ferrovie dello Stato ad Ancona partecipò all’insurrezione contro l’invio dei bersaglieri in Albania . Nel 1921 fu uno dei primi ad aderire agli Arditi del Popolo e nel 1922 combatté vittoriosamente, a Parma, , accanto a Guido Picelli, contro la spedizione fascista di Italo Balbo. (cfr. brano)
TOMASO SERRA SENZA BARBA E CON BARBA |
TOMASO SERRA VOLONTARIO IN SPAGNA |
Nel 1936 Serra si unì agli anarco-sindacalisti nella Colonna Ascaso in un batteria dedicata a MICHELE SCHIRRU (1899-1931) anarchico sardo fucilato a Roma al Forte Braschi per avere tentato di uccidere Mussolini). Partecipò a diversi scontri con i franchisti tra cui la battaglia di Almudevar, dove apparve evidentela volontà dei vertici militari del Fronte Popolare Repubblicano, che subivano l'influenza del Partito Comunista dell'Unione Sovietica, di usare , come sottolinea Costantino Cavalieri nel suo libro su Tomaso Serra, le milizie anarchiche come "carne da macello" col duplice fine di strombazzare la loro presunta " inefficacia" di fronte all'opinione pubblica interna ed estera e al tempo stesso di costringere i pochi sopravvissuti alla militarizzazione" (cfr. brano)
Nel 1937, assieme ad altri compagni, fu arrestato dai comunisti e rischiò di essere fucilato in una loro prigione privata all'interno dell' Hotel Falcon, e , poi grazie alle pressioni dei suoi compagni , trasferito alla prigione del carcere Modelo, dove incontrò, tra altri, l’anarchico svizzero , ALBERT MINNIG. Scarcerato andò in Francia , dove fino al 1940 fu detenuto nel campo di concentramento a Le Vernet. Estradatato in Italia nel 1941 fu condannato al confino a Ventotene per 5 anni e poi trasferito a Renicci , da dove fuggì nel 1943 insieme ad altri anarchici. Partecipò alla Resistenza tra le file di Giustizia e Libertà sotto il comando di Emilio Lussu.
ERNESTO BONOMINI |
Nel 1936 Bonomini raggiunse la Spagna per partecipare alla rivoluzione sociale spagnola e svolse vari incarichi per conto della FAI iberica. Durante le giornate di maggio del 1937 Ernesto Bonomini partecipò quanto mai attivamente, insieme ad altri compagni libertari italiani alla resistenza armata contro le forze governative , che su iniziativa prevalentemente stalinista, miravano a sopprimere quel che restava dell'autonomia e delle conquiste sociali del proletariato catalano. Sui "fatti di maggio" scrisse, più tardi, una dettagliata descrizione sulla rivista Volontà (cfr. post: LE GIORNATE DI MAGGIO DEL 1937...). Con l'ascesa al potere del governo Negrin, Bonomini fu sistematicamente perseguitato dagli stalinisti, ma restò egualmente In Spagna e difese dalle calunnie sparse contro di loro dal partito comunista spagnolo molti compagni, tra cui anche Joaquin Ascaso, ex presidente del Consiglio di difesa dell' Aragona ( cfr. post sul MINISTERIALISMO ANARCHICO ...) Dopo la vittoria del franchismo e del fascismo internazionale andò in Francia dove fu rinchiuso in un campo di concentramento, da cui riuscì a evadere grazie all'aiuto di compagni esterni, tra cui Giliana Berneri. Trasferitosi negli Stati Uniti collaborò con la nota rivista italo- americana, L'Adunata dei Refrattari, come si deduce, tra l'altro, da una sua lettera a Giovanna Caleffi Berneri il 12 settembre 1944. (cfr. brano)
Brano da commentare: " ,,, " Figurati che da quando fummo tagliati fuori da tanti buoni compagni collaboratori quasi tutto il lavoro di redazione è caduto sulle sue ( riferimento a Raffaele Schiavina/Max Sartin) spalle. Per conseguenza aiutarlo come posso è il mio desiderio ed occuparmi della corispondenza è particolarmente una delle mie attività ..." ( lettera di Ernesto Bonomini a Giovanna Caleffi, New York 1944)
Non tornò in Italia neanche dopo la fine della seconda guerra mondiale, pur restando in contatto epistolare con Giovanna Caleffi Berneri al fine, tra l'altro, di chiedere accoglienza nella rivista da lei diretta, Volontà di un articolo anticastrista scritto da un profugo cubano, ex miliziano nella rivoluzione sociale spagnola, Abelardo Iglesias Saavedra. In questa lettera Bonomini si fece portatore di una visione della questione cubana, per quegli anni, assai impopolare negli ambienti della sinistra italiana , inclusa anche una parte del movimento anarchico. Una tesi, quella sostenuta da Bonominii che oggi, per quanto ne so, è stata riconosciuta, unanimamente , tra gli anarchici, come storicamente e politicamente fondata (cfr. brano)
Brano da commentare: Sulla situazione cubana esiste generalmente ignoranza e confusione. Bisogna informare e chiarificare. Una volta di più un minuscolo e discreditato partito comunista con l'appoggio onnipotente del governo di Mosca, ha usurpato una rivoluzione popolare che non aveva fatto e strangolato lo slancio delle masse. L'apparato propagandistico bolscevico ben organizzato e sovvenzionato crea confusione partigiana e falsifica la verità. Dobbiamo, secondo me, reagire il meglio che possiamo e denunciare la truffa della Rivoluzione Cubana, rantolante, invece, sotto la più liberticida, sanguinaria e bestiale repressione totalitaria. ..." ( Lettera di Ernesto Bonomini a Giovanna Caleffi , Miami, 7 gennaio 1962)
CESARE ZACCARIA, GIOVANNA CALEFFI , PIO TURRONI |
VIRGILIO GOZZOLI | |
VIRGILIO GOZZOLI (1886- 1964) Nato a Pistoia, fu meccanico, tipografo, pittore, poeta, drammaturgo. Sin da quando aveva tredici anni partecipò attivamente alle lotte del movimento operaio pistoiese. Dopo essere stato condannato a un mese di prigione durante la Settimana Rossa si oppose all’entrata in guerra dell’ Italia nel 1915. Chiamato alle armi fu esonerato per malattia. Nel 1916 sposò Margherita Guastini, da cui ebbe una bambina, Freda. Tipico rappresentante di quella corrente definita “futurismo di sinistra” o meglio ancora “anarco-futurismo” scrisse diversi giornali locali (numeri unici), dal contenuto libertario e anarco-individualista .(cfr. primo brano). Importanti furono, inoltre, le innovazioni apportate da Gozzoli nel campo tipografico. ( cfr. secondo brano)
Brani da commentare : 1) “Ficcanaso sa tutto! “n.u. per le elezioni amministrative del 22 gennaio 191 e poi ripreso da un “Ficcanaso” più tardo (n.u. 1 ° maggio 1913) Qui Gozzoli è Vir che, già porzione del proprio nome, sta a significare e a legarsi a “virile” e alla testata “Vir” di area individualista uscita fra ’07 e ’08 a Firenze redatta da G. Monanni ( l’aretino). Il n.u. si presenta come “Umoristico indipendente” di saggio e destina ai candidati molta ironia e a volte sarcasmo, contestando atteggiamenti clericali e/o sindacali. Il giornale è organizzato anch’ esso secondo un linguaggio a un tempo classico e attento alle associazioni paroliberiste. Si snoda attraverso editoriali, occhielli, articoli di cultura, critica, ecc. tutti sul tema antielettorale scanditi da firme a doppio pseudonimo “Lorenzo stà cheto” (Stecchetti) o Vincenzo a Monti” tutti “al secolo GIGI Vinzo-Rollio” e cioè egli stesso. Testo godibile da leggere ma anche da vedere e probabilmente ancor più interessanti per chi conosce nell’ intimo Pistoia dell’inizio Novecento. […] Per un Mantellaccio, n. u. del 10 ott. ’11 Sott. “questo beffardo fogliaccio è dedicato a Fondo de Bedi, fratello ( in giornalismo “ carissimo (£ 4, 20 la settimana) che sulla rena volubile dell’arte sembenelliana colla sua prosa mesta e sdolcinata sa stracciare e trinciare ogni tanto un giudizio eterno ed uguale infinito monologo. L’uso dei numeri unici è spesso quello di offrire la tribuna per esprimere sentimenti, giudizi, rivendicazioni puntuali e perciò significativo di un comportamento libero nell’uso pubblico della comunicazione. Con l’occasione di un pezzo di critica teatrale, Gozzoli crea esso stesso una pièce teatrale con personaggi come Rollio (parte di un suo pseud. Prodotto dall’ anagramma del suo nome e cognome (Gigi Vizzo Rollio). Col numero unico in esame si trova quindi l’occasione per rilanciare l’altro (Ficcanaso) del 22 genn. E lanciarsi in spericolato paroliberismo. “ Il Marchesino figlio di papà”, quindicinale, 4 nn. fra 15 marzo e 1°maggio ’15 nell’imminenza della Guerra Mondiale. Caratteri simili al “Ficcanaso” con qualche gioco linguistico di tutto interesse come un “Miss Khoscio” divertente e ironico. Gli interessi di Gozzoli fra arte e politica, fra poesia e sperimentazione linguistica, proseguono con la scrittura di testi teatrali, melodrammi e sonetti e versi” ( Alberto CiampiVirgilio Gozzoli, editore a Pistoia); 2) “ Per quanto riguarda il metodo assunto nella grafica, specie legata a Rivoluzione in tipografia è interessante il Ficcanaso di Pistoia (fig. 116), ( nota mia : pubblicata nel 1911) dove nelle pagine interne vi è ampio uso di Parole in libertà, sotto forma di vera o falsa pubblicità.. Si veda anche Il Marchesino sempre di Pistoia, del 1915 (fig. 125) E’ necessario dire che il direttore o gerente di queste testate è Virgilio Gozzoli (Vir) anarchico, pittore, attentissimo alle tematiche futuriste. “ […] “ Chissà quanto avrà sofferto il pròto che a Pistoia nel gennaio 1911 (due anni prima del manifesto marinettiano) dovette verificare Ficcanaso ( fig. 116). Questa testata diretta dall’anarchico, pittore e artista futurista Virgilio Gozzoli si compone di otto pagine (numero unico) che sono veramente un campo di battaglia tipografico. Fra onomatopee, associazioni di idee, giochi linguistici, paroliberismo, doppi sensi, la pagina si sfrangia e si ricompone in singole opere compiute che rinviano altrove e che provocano reazioni a chi le vede/legge. Gozzoli si cimenterà ancora con il Marchesino (1915) ma con risultati minori. …” ( Alberto Ciampi, Anarchici e futuristi…)
Bibliografia: Primo brano in Alberto Ciampi, Virgilio Gozzoli, Editore a Pistoia, in Umanità Nova n. 17 del 3 maggio 2009, anno 89. Secondo brano in Alberto Ciampi, Futuristi e anarchici, Quali rapporti? Dal primo manifesto alla prima guerra mondiale e dintorni (1909- 1917), Edizioni Achivio Famiglia Berneri, 1989 pp. 223-224
Tra le opere teatrali scritte dal 1918 al 1921 mi limito a citare Il Mattaccio. Poema drammatico in quattro atti , il cui personaggio principale si ispirava al pittore, Giovanni Antonio Bazzi da Vercelli, detto il Sodoma ( 1477-1549). E’ da notare che nei suoi articoli, Gozzoli usava spesso lo pseudonimo “Mattaccio”.
Nell’ aprile 1919, Gozzoli fondò la rivista l’ Iconoclasta insieme a un gruppo di giovani anarchici antiorganizzatori tra cui Pietro Bruzzi, Bruno Filippi, Ugo Fedeli, Leda Rafanelli, Abele Ricieri Ferrari ( Renzo Novatore) Tintino Rasi ( Auro d’Arcola ) ed altri . Pur su posizioni anarco-individualiste, nettamente ben sintetizzate nel sottotitolo del n.1, a.1 (cfr. primo brano) la rivista fu tendenzialmente aperta al confronto con altre opposte correnti dell’anarchismo, garantendo, in tal modo , ai lettori una libera circolazione delle idee antiautoritarie (secondo brano) senza permettere, tuttavia, alla foga polemica di spingersi troppo oltre e di eccedere in triviali insulti personali. (cfr. terzo brano)
Brani da commentare: 1)“ Discardina, o forte, le porte del mondo, alla luce del vero! Ma quando i tuoi muscoli sciolti saranno dall’urto titanico, riprendi la lotta e converti in folle uragano il pensiero, che fughi anche l’ultima nube. – Se pur questa impresa è possibile…”. Questo pensiero è di Virgilio Gozzoli, che si firma VIR e che disegna anche la testata”; 2) “Una testata degna di particolare attenzione è l’ Iconoclasta ( figg. 131-132) di Pistoia e poi di Parigi. Su questa il Governato (Novatore? ) illustrerà L umane intenzioni (figg. 26-27-28) e le copertine saranno di Virgilio Gozzoli (Vir) e Fasdito (?)) . Su questa testata si svilupperanno scontri violenti (in senso letterario e politico) fra Settario di Lodi (alias Camillo Berneri) e Novatore sul numero 1-2 del 20 febbraio 1921. […] Sarà Gozzoli che difenderà Novatore dagli attacchi di Berneri. Insomma L’Iconoclasta è un banco di prova di quelle tensioni e contraddizioni in seno al movimento anarchico che si chiamano anche futurismo, sorelismo, individualismo “ ( Alberto Ciampi, Futuristi e Anarchici…) ; 3) “Il livello dello scontro tra i due, insopportabile financo per un foglio libertario non piacque neppure a Virgilio Gozzoli, il direttore del liberissimo Iconoclasta! tanto che in coda al furibondo articolo di Novatore ( nota mia:Abele Ricieri Ferrari) volle far bene intendere ai due: “ Vi siete, mi pare, sputtanati abbastanza e son certo che capirete da voi stessi che così non la può più durare davvero” . Il buon Gozzoli chiudeva “in faccia ad entrambi la porta di Iconoclasta!” ( Massimo Novelli, Cavalieri del nulla….)
Bibliografia: Primo e secondo brano in Alberto Ciampi, Futuristi e anarchici, Quali rapporti? Dal primo manifesto alla prima guerra mondiale e dintorni (1909- 1917), Edizioni Achivio Famiglia Berneri, 1989 p. 105 e pp. 91 e 92 . Terzo brano in Massimo Novelli, Cavalieri del Nulla. Renzo Novatore, poeta Sante Polastro, bandito, Galzerano editore, Prefazione Giovanni De Luna, 1998, p. 104. Cfr. anche sulla genesi e sullo sviluppo di questa rivista, Marcello Guerrieri, Iconoclasta, Centro di Studi Libertari. Bollettino Archivio Pinelli n. 4 dicembre 1994, p. 35
Nell’ aprile del 1921 la violenza fascista si abbatté sulla tipografia dove si pubblicava l’ Iconoclasta e Gozzoli subì un pestaggio assai pesante da parte di molti contro uno. A perseguitarlo ulteriormente intervenne, alcuni mesi dopo, anche la polizia regia che lo arrestò in quanto militante degli Arditi del Popolo di Pistoia. Nel novembre del 1922, asceso il fascismo al potere, Gozzoli fu costretto a lasciare l’Italia. A Parigi fu assai attivo tra i gruppi di fuoriusciti antifascisti e continuò l’attività editoriale anarchica insieme ad altri compagni tra cui Raffaele Schiavina (Max Sartin) ( cfr. post infra ANARCHICI/E ITALOAMERICANI NEGLI USA (2)…) e Ugo Fedeli (cfr. post: infra ANARCHICI/E ITALIANI AL CONFINO).
Su richiesta di Sebastien Faure, Gozzoli scrisse la vox "Art" sulla " Encyclopedie Anarchiste", da cui citerò per le solite ragioni di spazio, solo qualche brano. (cfr. brano)
Bibliografia: Virgilio Gozzoli, Art in https://fr.theanarchistlibrary.org/library/sebastien-faure-l- encyclopedie-anarchiste-a#toc91 .
Di fronte al progetto, sin troppo propagandato di un tentativo insurrezionale in Italia ad opera dell’ Associazionismo Garibaldino, Gozzoli assunse, all’interno del movimento anarchico, una posizione , almeno inizialmente, intermedia. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ Nell’estate del 1924, le Legioni [nota mia: Garibaldine] entrarono in contrasto con l’associazione Italia Libera, formata da reduci della Grande guerra e d’orientamento repubblicano. Italia Libera e le Legioni garibaldine progettarono quindi di sovvertire il fascismo mediante un’azione militare congiunta su tre fronti: al Centro Italia Peppino Garibaldi; al Sud Sante Garibaldi ed al Nord Tito Zamboni, eroe dell’interventismo di sinistra nella Prima Guerra Mondiale. […] Nel quadro di quest’associazionismo garibaldino, il ruolo dei libertari italian]i non era stato secondario, ma vi avevano partecipato in maniera consistente. […] Ciò nonostante la nuova avventura garibaldina non aveva suscitato un’adesione unanime ed anzi aveva provocato delle forti tensioni che cresceranno e si manterranno nel tempo. Ne è testimone più significativo la riunione degli anarchici italiani nella località nord-francese di Levallois-Perret, il 26-27 ottobre 1924. Vi parteciparono tutti i gruppi dell’eterogeneo movimento libertario dell’esilio ( anarcosindacalisti, anarco-comunisti e individualisti.) con i rappresentanti e i redattori delle differenti riviste : in tutto erano presenti ventitré gruppi. Nell’ assemblea emersero tre tendenze: la prima, sostenuta da Alberto Meschi, Erasmo Abate [ nota mia: Hugo Rolland] e Enzo Fantozzi, difendeva la partecipazione all’avventura garibaldina a fianco delle forze democratiche antifasciste; la seconda, da Pietro Bruzzi e Persio Rasi (nota mia: Auro D’Arcola) richiedeva al contrario un’azione antifascista organizzata dai soli anarchici, da svolgersi in contemporanea con le operazioni garibaldine, ma senza contatti diretti; la terza, da Armando Borghi, Virgilia D’Andrea e Virgilio Gozzoli, si mostrava possibilista riguardo alla collaborazione con Garibaldi, sempre che gli anarchici potessero agire autonomamente, e per questo caldeggiava la creazione di una “Alleanza Libertaria” che facesse leva su tutte le anime dell’anarchismo italiano. …” ( Enrico Acciai, Anarchismo e volontariato in armi. …)
Bibliografia: Enrico Acciai, Anarchismo e volontariato in armi. Biografie e traiettorie di combattenti transnazionali, Viella, 2021 pp. 143-144-145
Come è noto, la spedizione garibaldina si rivelò, infine, una provocazione ordita dalla polizia fascista, che non mancò di creare, tra gli anarchici, profondi dissapori e pesanti accuse reciproche . Contro le frequenti espulsioni dei fuoriusciti antifascisti da parte dei governi europei nel marzo 1935 con lo scopo di promuovere una campagna in favore del diritto d’asilo, si costituì spontaneamente in questura (= préfecture de police) insieme a Umberto Marzocchi, Ernesto Bonomini e Umberto Tommasini ed altri. Nell’ autunno del 1935 Gozzoli partecipò al “Convegno d’intesa degli anarchici italiani emigrati in Europa (Francia, Belgio, Svizzera) tenuto, su iniziativa soprattutto di Camillo Berneri, a Sartrouville, comune francese situato nella regione dell 'Île-de-France, e dove fu , tra l’altro, istituito un “Comitato anarchico d’azione rivoluzionario”. Mi limito qui a citare l’inizio dell’ ordine del giorno approvato all’ unanimità dal Convegno. (cfr. brano)
Brano da commentare :” Il Convegno degli anarchici italiani all’estero, dopo ampio esame della situazione, ritiene che i malcontenti e i dissensi in seno al fascismo non siano tali di per sé stessi da determinare il fallimento del regime e non considera possibile che la caduta della dittatura fascista sia provocata unicamente dall’intervento della corona e di qualche generale, e dall’azione della Società delle Nazioni. Il Convegno afferma la necessità della costituzione da parte nostra di un Comitato anarchico d’ Azione rivoluzionaria che abbia autonomia di movimento per quanto riguarda la propria attività specifica, ma con mandato imperativo per quanto riguarda il suo atteggiamento politico. Tale mandato imperativo è essenzialmente ispirato dal concetto che il Comitato deve astenersi da qualsiasi manIfestazione che costituisca compromesso con partiti e movimenti autoritari. …” (Convegno d’intesa degli anarchici italiani emigrati….)
Bibliografia: Convegno d’intesa degli anarchici italiani emigrati in Europa (Francia, Belgio, Svizzera), Edizioni dell’Archivio della Famiglia Berneri, Pistoia 1980, p. 16
Nel luglio 1936, dopo il fallito tentativo dei generali ribelli in Spagna, Gozzoli si recò a Barcellona e si arruolò nella sezione italiana della Colonna Ascaso, che accoglieva anarchici di ogni tendenza, finalmente uniti, giellisti, repubblicani e comunisti dissidenti. Combatté in prima linea sul fronte di Aragona sino alla disastrosa battaglia di Amuvaldar , dove fu ferito . Battaglia disastrosa, è bene ricordarlo, per esplicita volontà dello stato maggiore repubblicano su pressione degli stalinisti, decisi a tutto pur di impedire un successo militare anarchico. Dopo essere guarito Gozzoli entrò a far parte della redazione del giornale Guerra di Classe, fondato e diretto da Berneri (cfr. brano)
Brano da commentare: “… Arrivato a Barcellona, partecipa alle attività di sostegno alla Sezione Italiana della Colonna Ascaso, facendo la spola tra Barcellona e Parigi e diventa di fatto il vice di Berneri, con cui abita, e da cui erediterà, dopo il suo assassinio (ma di fatto già qualche tempo prima) nel maggio del ’37, la direzione di Guerra di Classe per oltre un mese (prima di passare il testimone ad Aguzzi) e diventando il presidente del Comitato anarchico di Difesa. In generale sembra avere posizioni abbastanza “moderate”, di sostegno, seppur critico alla linea del gruppo dirigente CNT-FAI, divergendo in questo dal Berneri del dopo novembre del 1936 , anche se si nota una certa radicalizzazione delle sue posizioni dopo i fatti di maggio. … (Flavio Guidi, Nostra Patria è il mondo intero! Camillo Berneri e “Guerra di Classe” a Barcellona (Ottobre ‘36- Novembre “37)
Bibliografia: Flavio Guidi, Nostra Patria è il mondo intero! Camillo Berneri e “Guerra di Classe” a Barcellona (Ottobre ‘36- Novembre “37, Il mio libro 2010, p. 128. Per una sintesi dell’autore di alcuni interessanti articoli di Gozzoli scritti dopo la morte di Berneri, cfr. il capitolo VIII: intitolato , Senza Berneri, pp. 88-97
Sul numero 16 di Guerra di classe vi è una importante testimonianza di Gozzoli sul suo fallito tentativo il giorno 5 maggio 1937 di raggiungere la casa , dove Berneri, Barbieri, Fosca Corsinova e Tosca Tantini erano rimasti isolati durante le tragiche “giornate di maggio” (cfr. brano)
Brano da commentare: “ Dalla sede del Comitato Regionale a Plaza del Angel ci sono poco più di un centinaio di metri. Nonostante la vicinanza, ogni volta che devo avvicinarmi a questa piazza, preferisco fare un giro largo invece di attraversarla, tanto penoso o piuttosto spaventoso mi è calcarne il terreno macchiato di tanto sangue nostro. Plaza de Angel (ora Plaza Dostoievsky) è stata in effetti, nelle giornate dal 4 al 7 maggio teatro di fatti sanguinosi inauditi. E là nella casa di fronte alla stazione della metropolitana e che ha di fianco la facciata dello stabile (Via Layetana) in cui vivevano quelli che all’inizio si erano dichiarati amici, che poi investigarono e infine arrestarono i compagni Berneri e Barbieri per massacrarli poco dopo; e lì al numero 2 in cui abitavamo con loro: io, Mastro, Fantozzi, la compagna di Barbieri (Fosca Corsinovi) e Tosca Tantini (la compagna del defunto Bruno Gualandi, morto sul fronte di Huesca); e lì, dico, ci vedemmo per l’ultima volta con Berneri e Barbieri. La notte del tre, dopo l’episodio della Telefonica da parte della guardia de asalto, tutte le sedi confederali stettero all’erta, e, naturalmente, noi che lavoravamo alla sede Regionale, come gli altri. Quella notte uscimmo dalla Regionale per andare a dormire nella casa tragica , eravamo in otto, Berneri, Barbieri, Fosca, Tosca, io, Bonomini, Ludovici e Mastrodicasa. In casa, e precisamente nell’alloggio di tosca tantini (miliziana) c’erano tre fucili con le munizioni, lasciate in custodia da tre miliziani, che si trovavano in Francia in licenza. Al mattino presto io, Ludovici e Bonomini, dopo esserci messi la giubba da miliziani, ritornammo alla Regionale, dove tutti erano già sul piede di guerra. In casa rimasero Berneri, Barbieri, la sua compagna e Tosca Tantini. Da quel momento per tre giorni rimanemmo completamente bloccati alla Regionale; Camillo, Ciccio e le due donne in casa. Il mattino del cinque .…” ( Virgilio Gozzoli, Plaza del Angel: come furono assassinati i compagni Berneri e Barbieri in Guerra di Classe, n. 16, Barcellona 25.5. 1937)
Bibliografia: in Stefano D’Errico, Anarchismo e politica nel problemismo e nella critica all’anarchismo del ventesimo secolo. Il “programma minimo” dei libertari del terzo milennio. Rilettura antologica e biografica di Camillo Berneri, Mimesis, 2007, p. 597. Si vedano anche le pagine 598- 599 dove Gozzoli, proseguendo nella sua testimonianza, ricorda come avventurosamente riuscì a raggiungere l’appartamento di Tosca Tantini il giorno 6, ma era ormai troppo tardi per salvare la vita dei due compagni. Cfr. anche Flavio Guidi, Nostra Patria è il mondo intero! Camillo Berneri e “Guerra di Classe” a Barcellona (Ottobre ‘36- Novembre “37, Il mio libro 2010, pp. 83-84
Tornato in Francia nel dicembre 1937 Gozzoli emigrò poi nel 1939 negli Stati Uniti e vi restò sino al 1958. (cfr. brano)
Brano da commentare: “... È Tresca allora a organizzare il passaggio negli Stati Uniti di G. che il 28 novembre 1938 giunge a New York, dove collabora a lungo con «Il Martello». [nota mia: non riesco a procurarmi il libro di Michele Pandolfo, Virgilio Gozzoli: un anarchico italiano a New York (1938-1946), Archivio Famiglia Berneri e ammetto di sentire questa incompletezza come una profonda lacuna. Sarebbe bello se qualcuno mi potesse aiutare in questa ricerca ] Nell’ottobre 1942 G. edita la rivista «Chanteclair» dove pubblica la commedia La moglie senza anello e il dramma Il Cancro. Nel frattempo, con la guerra in corso in Europa e di fronte alle vittorie nazifasciste, G. si avvicina alle posizioni di R. Rocker. G. sostiene sulla sua rivista che regime liberal-democratico e società borghese non sono sinonimi; è in gioco l’eredità universale della rivoluzione francese, dovunque annientata dal “mostro fascio-nazista”. Per fermarlo ormai non c’è altra scelta che l’intervento americano; compito degli anarchici è battersi per evitare un dopoguerra egemonizzato dall’antifascismo “neonazionalista” e per costruirne uno basato sull’associazione generale dei cittadini, dei produttori, dei comuni ecc., ovvero sull’Associazione del Popolo. Su queste idee trova l’appoggio di Rasi e altri ma anche la forte opposizione dei più. Nel 1958 rientra a Pistoia dedicandosi alla traduzione di Nazionalismo e cultura di R. Rocker (Napoli 1960-1968) uscito a puntate su “ Umanità Nova”…” (…)
Bibliografia: Alberto Ciampi – Luigi Di Lembo, Virgilio Gozzoli in Dizionario Biografico degli anarchici italiani ( DBAI ), volume primo A-G 2003 Biblioteca Franco Serantini, p. 754. Cfr. ancheItalino Rossi, Virgilio Gozzoli, Centro di Studi Libertari. Bollettino Archivio Pinelli n. 3 febbraio 1924 p. 24. E la vox Virgilio Gozzoli in Anarcopedia
Nel 1964 Virgilio Gozzoli morì a Pistoia.
RIVOLUZIO GILIOLI |
RIVOLUZIO GILIOLI (1903-1937): Suo padre si chiamava Onofrio ed era un attivo militante anarco-sindacalista che ebbe oltre a Rivoluzio altri 8 figli, chiamati: Libero, Siberia, Equo, Protesta, Sovverte, Scintilla, Ribelle e Feconda Vendetta. Rivoluzio era già nel 1919 segretario dei gruppi giovanili comunisti anarchici. Partecipò anche al Congresso Costitutivo dell’Unione Giovanile Italiana, che si svolse a Parma nel dicembre 1919. (cfr. brano)
Brano da commentare: “V’è poi Rivoluzio Gilioli di Modena, il più giovane del convegno. – Sedicenne! – È piccino, tutto intelligenza e buon senso. È appassionatissimo del movimento giovanile e attivissimo” [ Bernardo De Dominicis, «Gioventù rossa», 11 gen. 1920].
Bibliografia: Claudio Silingardi, Rivoluzio Gilioli, in Dizionario Biografico degli Anarchici Italiani (DBAI) volume primo, Biblioteca Franco Serantini (BFS) p. 717 ( ora anche “on line”)
Partecipò al “furto delle mitragliatrici” avvenuto nel maggio 1920., cfr. brano)
Brano da commentare: “[Gli anarchici] formano un comitato clandestino per la raccolta d’armi e di concerto con la Federazione Giovanile Socialista decidono, grazie ai contatti avuti con alcuni militari del 2° regimento pesante Campale di stanza a Modena, di asportare dalla caserma alcune mitragliatrici, armi che si ha attenzione di usare per la difesa delle manifestazioni operaie per impedire eccidi come quello recente del 7 aprile ( nota mia: durante un comizio di protesta, organizzato in piazza Grande dalle due Camere del Lavoro (socialista e sindacalista), i carabinieri , come già era successo a Decima due giorni prima, avevano sparato sulla folla uccidendo cinque lavoratori e ferendone un’altra trentina.) Il furto viene compiuto la notte a cavallo fra il 15 ed il 16 maggio.. Esso viene attuato attraverso la scalata del muro di cinta della caserma da via Jacopo Barozzi, laterale di via Emilia nella zona dei magazzini. […] Al di là del muro di cinta, per il trasbordo delle armi ad un camion predisposto sono Egisto Colli e Rivoluzio Gilioli unitamente ai giovani socialisti Siti Ettore e Baroni Bruno…” (in Per un mondo migliore. Alle radici dell’anarchismo modenese parte II, ….)
Bibliografia: in Per un mondo migliore. Alle radici dell’anarchismo modenese parte II, 1900-1950, Biblioteca popolare Ugo Fedeli, 2005 pp. 89-91
In seguito a una delazione carabinieri e polizia, ben presto, individuarono i responsabili dell’ azione e procedettero a numerosi arresti. Rivoluzio Gilioli , insieme a Egisto Colli , riuscì a sfuggire all’arresto e, passata clandestinamente la frontiera, si rifugiò in Francia, dove nel 1922 lo raggiunsero i suoi familiari. (cfr. brano)
Brano commentare: “Con tutta la famiglia [nota mia: il capo famiglia Onofrio Gilioli] si stabilisce ( dopo un breve periodo, in cui abitarono a Longueau) a Fontenay-sous-Bois, e la loro casa diviene un punto di riferimento solidaristico e un richiamo organizzativo per molti antifascisti italiani, tedeschi e russi, non solo anarchici. Qui si riunisce il Comitato pro-vittime politiche, e passano anche diversi esponenti libertari francesi. Purtroppo, è di casa , anche Bernardo Cremonini, uno dei principali esponenti dell’anarchismo italiano in Francia, in realtà dal 1927 spia dell’Ovra, che informa regolarmente le autorità fasciste di quanto avviene tra le mura dell’abitazione dei Gilioli” ( Claudio Silingardi, Rivoluzio e gli altri: alcuni percorsi di vita…)
Bibliografia: Claudio Silingardi, Rivoluzio e gli altri: alcuni percorsi di vita tra biennio nero, fuoriuscitismo e guerra di Spagna, in Anarchismo e volontariato in armi. Biografie e traiettorie di combattenti transnazionali a cura di Enrico Acciai, Viella, 2021, p. 193
Nel 1922 Rivoluzio Gilioli si unì ad una cittadina francese, Lucie Lequet, che poi sposò. Dopo avere intrapreso di vari lavori precari si distinse, per le proprie capacità tecniche e imprenditoriali, come muratore, capo cantiere e in seguito direttore dei lavori. . Numerosi furono i parenti e i compagni d’esilio, a cui trovò lavoro nei cantieri da lui diretti.
Fu un attivo promotore , durante l’esilio, di molte iniziative anarchiche Nel 1935 al “Convegno d’ Intesa degli Anarchici italiani “emigrati in Europa “ presentò, sotto il nome di “Barbetta”, una appassionata “relazione” sulla problematica prospettiva di un ritorno armato di massa nell’ Italia fascista. (cfr. brano)
Brano da commentare: “… Forse fra non molto saremo di ritorno in Italia; tale almeno è la speranza che ci anima e la ragione per cui siamo qua riuniti onde esaminare insieme la nostra tattica e il nostro programma. […] Ritornare in Italia vuol dire – con nove probabilità su dieci – andare a fare la rivoluzione: situazione analoga a quella presentatasi agli emigrati politici francesi nel ’70 e ai russi nel 917. […] Io sono d’accordo con la relazione C. (alla quale d’altronde ho collaborato ) laddove dice che la nostra azione insurrezionale deve essere spiccatamente espropriatrice e antistatale . In essa è sufficientemente spiegato come intendiamo l’espropriazione immediata, totale, rivoluzionaria a beneficio della collettività comunale senza formalità giuridiche, senza indennità e senza aspettare gli ordini dall’alto. Per azione antistatale intendiamo la resistenza armata ad ogni tentativo di dominazione governativa qualunque sia il colore o la denominazione dei nuovi governi che ci vorranno sottomettere, che si tratti della Monarchia costituzionale, della Repubblica democratica o della Dittatura del Proletariato. […] A questo proposito io ho suggerito nella relazione C. l’idea di orientare la nostra tattica verso la conquista dei comuni in quelle località o regioni ove le circostanze e le simpatie del popolo ci saranno più favorevoli. […] Io alludo alla conquista insurrezionale, e quando dico “conquista del comune” non intendo l’andata in municipio con la fanfara o con la sciarpa al collo (come nel’19) bensì l’occupazione armata, da parte del popolo insorto, del territorio comunale, previa destituzione di tutte le autorità, abolizione delle leggi e di tutti i privilegi. I comuni così conquistati li erigeremo in Comuni liberi assolutamente autonomi da ogni ingerenza di qualsiasi governo centrale di vecchio o nuovo conio, e in essi ci organizzeremo per meglio resistere ai tentativi di sopraffazione che certo non mancheranno… Ed è qui - a questo punto del nostro programma- che mi assalgono dei dubbi in quanto alla coerenza assoluta coi nostri principi teorici ( o meglio con l’interpretazione che si dà comunemente a tali principi) e in quanto alla realizzazione integrale del COMUNISMO LIBERTARIO . […] Posti di fronte a questo dilemma: o soccombere noi come persone e come movimento, per causa i una insufficiente educazione libertaria delle masse (insufficienza dovuta al fatto che da quasi tre lustri siamo assenti dall’ Italia ) o resistere e vivere nella rivoluzione anche a costo di fare qualche strappo – eccezionale e momentaneo- al nostro “puritanismo ” quale secondo voi dovrebbe essere la nostra scelta? Personalmente io mi pronuncio fin da ora a favore della seconda soluzione e invito il Convegno e i compagni a esaminare ponderatamente la questione. …” ( Rivoluzio Gilioli /Relazione Barbetta )
Bibliografia: Convegno d’intesa degli anarchici italiani emigrati in Europa (Francia, Belgio, Svizzera), Edizioni dell’Archivio della Famiglia Berneri, Pistoia 1980, p.41-42
Nel 1936 andò in Spagna con un certo ritardo a causa di impegni precedenti di lavoro, dove trovò il padre Onofrio, il fratello Equo e la sorella Siberia ( cfr. post 2. VOLONTARI ANARCHICI/E ITALIANI/E IN SPAGNA). Diventò comandante di una compagnia del Genio della divisione Ascaso con il compito assai rischioso di costruire , trovandosi spesso tra due fuochi, trincee, ponti e strade e approfittando di ogni occasione per dare una mano alle collettività rurali aragonesi. (cfr. brano)
Brano da commentare “ Io vado giù con l’intenzione di fare il milite e di partecipare nel limite delle mie forze e delle mie capacità all’azione militare – questo è chiaro, ma va da sé che in un secondo tempo se come diceva Rosolino Pio: le palle mi rispettano; intendo anche contribuire efficacemente sul terreno della ricostruzione economico-sociale” ( parole di Rivoluzio Gilioli all’indomani della sua partenza in Spagna nel 1936)
Bibliografia: Rivoluzio Giglioli in Dizionario biografico degli anarchici italiani, vol. 1, BFS p. 719
Alla notizia della morte di Berneri e Barbieri scrisse un veemente articolo, che fu poi riportato, se ho capito bene, da Umberto Marzocchi su Guerra di classe. ( cfr. brano)
Brano da commentare: “ La “Soli”( nota mia: Solidaridad Obrera, organo della CNT)di ieri mi ha appreso l’assassinio di Berneri e Barbieri. Sono costernato. Ho l’impressione che finiremo in Ispagna come in Russia, servendo da sgabello alla dittatura. Un po’ è colpa nostra, di tutto il movimento anarchico, che non sa approfittare delle circostanze quando sono favorevoli. Noi manchiamo d’audacia, di dinamismo e di senso pratico e dimentichiamo che –nelle grandi contese- non vinsero mai i sognatori idealisti. Nella stessa misura con cui i democratici non han capito un cavolo del fenomeno fascista e continuano – un paese dopo l’altro- gli stessi errori che condussero l’Italia e la Germania alla dittatura, così noi non abbiamo tirato nessuna lezione dalla rivoluzione russa e dalla liquidazione colà del nostro movimento. “ ( Guerra di classe n. 20, 1 luglio 1937)
Bibliografia: in Per un mondo migliore. Alle radici dell’anarchismo modenese parte II, 1900-1950, Biblioteca popolare Ugo Fedeli, 2005 p. 167
Rivoluzio Gilioli morì il 21 giugno 1937, giorno del suo compleanno, vicino a Huesca, colpito da una pallottola nemica.
Nel 1946 Umberto Marzocchi scrisse su Umanità Nova un commosso necrologio di Gilioli. Per ragioni di spazio mi limito a citare la parte iniziale e quella finale. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ Chi dei superstiti dell’esilio, non ricorda quel giovane con un’originale barbetta e due grandi occhi sorridenti e vivi, sobrio di gesti e di parola breve e decisa, che sempre incontravamo alle manifestazioni del pensiero e dell’attività anarchica e sindacale […] L’emancipazione dei lavoratori la vedeva non come una immagine lontana, ma come una possibilità immediata e nutrito da questa intima convinzione si entusiasmava quando prestava la sua collaborazione all’opera delle collettività agricole che abbondavano in Aragon malgrado l’ostruzionismo del potere centrale e dei partiti autoritari. “ (Per un mondo migliore. Alle radici… )
Bibliografia: in Per un mondo migliore. Alle radici dell’anarchismo modenese parte II, 1900-1950, Biblioteca popolare Ugo Fedeli, 2005 p. 167
ALDO AGUZZI |
ALDO AGUZZI (suoi pseudonimi con i quali firmava speso i suoi scritti: Lucio d’ERMES ; Massimo AMARO, ; Agal ; Clare HOPE) (1902-1939). Nato a Voghera, operaio, pittore,disegnatore e publicista, già a 18 anni era assai attivo nel gruppo anarchico di quella città e nella Camera del Lavoro locale. Subì il suo primo arresto per avere dichiarato in pubblico, durante un comizio, la sua solidarietà ad un compagno che si era scontrato, armi alla mano, con i fascisti. Dopo l’ascesa al potere del fascismo, nel 1923, emigrò in Argentina, dove da lì a poco lo raggiunse la sua compagna, Maria Agnese Caiani. Residente a Buenos Aries fece parte della redazione del giornale italo-argentino L’Avvenire. Pubblicazione anarchica di cultura e di lotta”; poi:” Pubblicazione comunista-anarchica” (cfr. primo e secondo brano)
Brani da commentare: 1) “[ Aldo Aguzzi] a Buenos Aires diventò uno dei membri più attivi della comunità anarchica di lingua italiana. Partendo dall’Italia , Aguzzi portava però con sé l’immagine di un’ USI (nota mia: cfr. post: UNIONE SINDACALE ITALIANA) ormai devastata dalla diaspora interna, ma soprattutto dai colpi inferti dalle violenze squadriste, che sarebbero culminate da lì a poco con lo scioglimento d’autorità dell’organizzazione sindacale. Forse anche per questo, arrivato in Argentina, il suo impegno in ambito propriamente sindacale risultava essere marginale, mentre gran parte della sua attività si concentrava nel sostegno delle vittime politiche del fascismo in una prolifica attività pubblicistica. ( Marco Masulli, Raminghi per le terre e per i mari…) ; 2) “ Del numeroso gruppo di anarchici antifascisti che pubblicava “L’Avvenire” faceva parte anche Aldo Aguzzi il teorico più qualificato, che fungeva da caporedattore. Il periodico diffuse anche i numeri unici straordinari “Agire!” e “Libertà” datati rispettivamente 7 febbraio 1923 e 6 giugno 1923. Entrambi furono dedicati alla lotta per la liberazione di Sacco e Vanzetti, il cui processo si celebrava negli Stati Uniti, e di tutte le vittime politiche. Infatti, scrive Bettini, “sono ricordati anche i due perseguitati politici Giovanni Corvi e Mario Castagna e, genericamente, tutte le vittime della reazione fascista in Italia”. Castagna, era riparato in Francia: con Ernesto Bonomini, in Italia era accusato di aver ucciso due fascisti. (Pantaleone Sergi. Tra coscienza etnica e coscienza di classe…)
Bibliografia: Primo brano :Marco Masulli, Raminghi per le terre e per i mari. Sindacalisti anarchici italiani tra Europa e America Latina in Acronia. Studi di storia dell’anarchismo e dei movimenti radicali Anno 1 n.1 2021 Spazi Confini Anarchia, Mimesis p. 59 . Secondo brano : Pantaleone Sergi, Tra coscienza etnica e coscienza di classe. Giornali italiani anarco-comunisti in Argentina (1885-1935) in Giornale di storia contemporanea n. 1, 2008 pp. 122-124 in https://www.icsaicstoria.it/wp-content/uploads/2018/06/17.Sergi_coscienza_etnica_.pdf
Aldo Aguzzi pur essendo profondamente influenzato dal pensiero di Errico Malatesta non disdegnava rapporti con altre tendenze dell’anarchismo. Pertanto collaborò con il quotidiano La Protesta di tendenza anarcosindacalista, diretto dal 1926 da Emilio Lopez Arango , con il settimanale anarco-individualista La Anthorca , diretto da Rodolfo González Pacheco e Teodoro Antillí e con il periodico II Culmine di tendenza insurrezionalista e illegalista, fondato e diretto da Severino Di Giovanni. Sul rapporto assai complesso che si sviluppò tra Aldo Aguzzi e Severino di Giovanni mi limito, in questo contesto, a citare solo un breve brano, che mi sembra, comunque interessante, tratto dalla biografia di Luigi Fabbri (cfr. post LUIGI FABBRI…) scritto dalla figlia Luce. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ … Inoltre , Aguzzi era un buon compagno, molto intelligente, con momenti di debolezza dovuti soprattutto a ragioni fisiche; gli altri membri del gruppo italiano di Buenos Aires lo consideravano in quel momento come dominato dalla forte personalità e forse dalle minacce di Di Giovanni. Infatti, dopo aver fortemente attaccato quest’ultimo nel suo periodico “L’ Allarme” ed essere stato collocato – si diceva- nella lista nera della sua banda insieme ad Arango e ad altri tre, improvvisamente aveva cambiato atteggiamento e aveva preso le parti del bandito, sostenendo che non si doveva infierire contro chi era braccato dalla polizia (scriveva in quel senso a mio padre )…” ( Luce Fabbri, Luigi Fabbri. Storia di un uomo libero…)
Bibliografia: Luce Fabbri, Luigi Fabbri. Storia di un uomo libero, BFS edizioni, 1996, p. 184
Aggiungo, inoltre, che sebbene Aldo Aguzzi abbia sempre difeso strenuamente Severino di Giovanni dall’accusa di essere una spia e un agente provocatore della polizia non riuscì ad evitare di essere malmenato, per motivi non completamente chiariti dall’irascibile e violento Di Giovanni. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ Si racconta di un epico e terribile litigio tra Severino ed Aguzzi, presenti quasi tutti gli amici del gruppo, Barbieri e Lanciotti sicuramente, che finì a pugni e calci, col povero Aguzzi a riportare la peggio e solo allora Barbieri intervenne per mettere a posto Severino e farlo smettere perché aveva passato il segno. E’ notorio che Ciccio avesse una forza erculea e sicuramente Di Giovanni piccolo e tarchiato, per quanto molto robusto, non poteva competere con lui …” ( Antonio Orlando-Angelo Pagliaro, Chico il professore. ….)
Bibliografia: Antonio Orlando-Angelo Pagliaro, Chico il professore. Vita e morte di Francesco Barbieri, l’anarchico dei due mondi, Zero in condotta,, prefazione di Francisco Madrid Santos, 2013, p. 95. Sul giornale L’Allarme, Aldo Aguzzi raccontò di essere stato aggredito da Severino “ per averne biasimato il controllo ferreo su «Culmine» e l’uso disinvolto delle somme che riceve per i perseguitati politici (accusa che ritirerà dopo che l’anarchico abruzzese avrà mandato il denaro ai destinatari) “ cfr. . M.B. Montani- G.Ciao Pontier, Aldo Aguzzi, Dizionario Biografico on line degli Anarchici Italiani (DBAI) Biblioteca Franco Serantini , 2003, volume primo, p. 19. (ora anche on line). Un’altra versione fu data invece da Umberto Lanciotti secondo cui motivo del litigio potevano, forse, essere state le critiche espresse da Aguzzi sull’uccisione di Emilio Lopez Arango. Cfr. F. Bucci - G. Ciao Pontier –M. Lenzerini, Umberto Lanciotti in Dizionario Biografico on line degli Anarchici Italiani (DBAI)
Brano da commentare: “Il rinnovato interesse di Aguzzi per le vicende sindacali potrebbe forse essere spiegato con l’influenza esercitata da Luigi Fabbri (cfr. post. LUIGI FABBRI…) Il noto anarchico italiano, infatti, dopo l’assassinio di Lopez Arango, avrebbe esortato proprio Aguzzi “ a raggruppare intorno alla ‘Protesta’ quei compagni dell’Argentina sbandati dalla lotta intestina e sanguinosa. A dimostrazione di un suo avvicinamento al gruppo de “La Protesta” dal 1932 con lo pseudonimo “Massimo Amaro”, Aguzzi iniziò infatti a collaborare con il periodico scrivendo articoli dedicati non solo alla causa antifascista, ma anche all’ attività sindacale”. (Marco Masulli, Raminghi per le terre…)
Bibliografia: Marco Masulli, Raminghi per le terre e per i mari. Sindacalisti anarchici italiani tra Europae Amerca Latina, in Acronia. Studi di storia dell’anarchismo e dei movimenti radicali, anno I. n.1 , 2021, Spazi Confini Anarchia, Mimesis, pp. 58-59
La sua attività editoriale, intanto, continuava senza sosta. (cfr. brano)
Brano da commentare:”… E Aldo Aguzzi, con caparbia volontà politica ma senza grande successo, ritentò nuove imprese editoriali, il 13 gennaio 1927 con il quindicinale (almeno tale doveva essere nelle intenzioni…) “Il Pensiero” e successivamente, esattamente un anno dopo, con il mensile “L’allarme”, foglio anarchico di propaganda e di agitazione come recitava il sottotitolo, periodico al quale collaborò anche l’anarchico calabrese Salvatore Cortese che tre anni dopo avrebbe presieduto il comitato “pro vittime politiche del fascismo” di Buenos Aires . Gli insuccessi non scoraggiarono Aguzzi. Nel 1930 pubblicò “L’anarchia”, quindicinale trasferito a Montevideo quando molti anarchici furono costretti a riparare nella capitale uruguayana, inseguiti e perseguitati dalla feroce persecuzione scatenata dalla polizia speciale voluta da Uriburu per la repressione del comunismo. Centinaia di militanti furono all’epoca fucilati o deportati e torturati nella inumana colonia penale di Ushuaia nella Terra del Fuoco, nota come la “Siberia Argentina” […]e ancora di Aguzzi il quale, allorquando il gruppo di Umanità Nova si unì a quelli di Avvenire e degli anarchici individualisti, pubblicò “Sorgiamo” (Buenos Aires, dicembre 1932, maggio 1934), che poté vantarsi nel sottotitolo di essere una “pubblicazione di critica e di propaganda degli anarchici italiani in Argentina”, la cui periodicità era regolata dai fondi disponibili. ( Pantaleone Sergi, Tra coscienza etnica e coscienza …)
Bibliografia: Pantaleone Sergi, Tra coscienza etnica e coscienza di classe. Giornali italiani anarco-comunisti in Argentina (1885-1935) in Giornale di storia contemporanea n. 1, 2008 p. 124 in https://www.icsaicstoria.it/wp-content/uploads/2018/06/17.Sergi_coscienza_etnica_.pdf
La rivoluzione sociale spagnola attirò molti anarchici italiani , che vivevano in Argentina, tra cui Aldo Aguzzi, che arrivò a Barcellona nell’aprile del 1937 e assunse, dopo l’assassinio di Camillo Berneri, e dopo un breve periodo in cui fu direttore Virgilio Gozzoli (vedi sopra) la direzione del giornale Guerra di classe . (cfr. primo brano) . Cito inoltre il riassunto, non disponendo dell’originale, di un articolo apparso su Guerra di Classe di Aldo Aguzzi scritto in occasione dell’anniversario della rivoluzione sociale spagnola del luglio 1936 ( secondo brano)
Brani da commentare: 1)“ Si andava ormai incontro allo scioglimento della Sezione Italiana, avvenuto nell’aprile del 1937. Delusi e sfiancati, alcuni militanti si sarebbero consegnati alle autorità italiane abiurando, più o meno sinceramente, al loro passato sovversivo mentre, molti altri, avrebbero passato il confine unendosi in seguito alla lotta resistenziale francese e italiana. Fu in questo contesto che Aguzzi assunse la direzione di Guerra di classe subito dopo l’uccisione di Camillo Berneri. Il suo primo articolo comparso nella serie spagnola del periodico assumeva i toni di un’ultima chiamata alle armi dell’anarchismo internazionale contro i nemici che non erano più, denunciava, solo quelli esterni ma anche interni al fronte rivoluzionario .” La tragedia di maggio - affermava- […] fu il prodromo d’una contesa […] che, oggi, più che follia è tradimento. …”; 2) “ Il n. 22 esce il 19 luglio primo anniversario della “rivoluzione”. La testata è cambiata: ora è scritta in corsivo, e sopra sono riportate in stampatello-maiuscolo le sigle CNT e FAI(scomparsa anche l’AIT, come l’USI qualche mese prima. La prima pagina è occupata dall’editoriale di Aguzzi, intitolato “A te che leggi” in cui si ripercorrono le tappe dell’ultimo anno, si sottolinea l’unicità della “risposta spagnola” al fascismo (così efficace, grazie al peso dell’anarchismo nel proletariato iberico, in contrasto con il peso del riformismo “imbelle” negli altri paesi- leggi Italia, Germania, Austria, ecc.)e si collega la vittoria antifascista del 19 luglio con il processo di rivoluzione sociale, che sta trovando sempre maggiori ostacoli, negli ultimi mesi, da parte della “borghesia antifascista”, che sta perseguitando di nuovo gli anarchici, cercando di “affogare la Rivoluzione Spagnola nel pantano di una repubblica democratica” distruggendo le “conquiste di Luglio”. E termina con un appello ai lavoratori di tutto il mondo affinché difendano le conquiste del 19 luglio e la CNT-FAI.” (in Flavio Guidi, Nostra Patria è il….)
Bibliografia: Primo brano in Marco Masulli, Raminghi per le terre e per i mari. Sindacalisti anarchici italiani tra Europae Amerca Latina, in Acronia. Studi di storia dell’anarchismo e dei movimenti radicali, anno I. n.1 , 2021, Spazi Confini Anarchia, Mimesis, p. 64. Secondo brano in Flavio Guidi, Nostra patria è il mondo intero! Camillo Berneri e “Guerra di classe”a Barcellona (Ottobre ’36 – Novembre’37), Il mio Libro, 2010 p. 104
Nel 1938 Aguzzi lasciò la Spagna e dopo un periodo in cui visse a Marsiglia tornò a Buenos Aires dove nel 1939 si suicidò.
Nota: Per le due interviste fatte da Aldo Aguzzi a Enrico Zambonini ( Guerra di classe . n. 24, 8 agosto 1937 p.3) (cfr.post VOLONTARI ANARCHICI ITALIANI IN SPAGNA…) e a Giuditta Zanella (Guerra di Classe, Barcellona 19-7- 1937 (cfr. post: -VOLONTARI ANARCHICIFRANCESI IN SPAGNA-1 ) e la relazione fatta da Aldo Aguzzi sulla partecipazione degli anarchici italiani durante i fatti del maggio (L’ Adunata dei refrattari n. 33 13 agosto 1938) (cfr. post: LE GIORNATE DEL MAGGIO…)
NOTA: La differenza dei caratteri ( grassetto, tipi di carattere ecc),che, sovente si presenta anche in questo post, tra un brano e l'altro, non è voluta.
NOTA. GUARDARE DOPO QUESTO POST " ANARCHICI ITALIANI VOLONTARI IN SPAGNA (2)
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