Un fenomeno tipicamente
americano , apparso verso la fine dell’ottocento fu quello dei cosiddetti “hobos” ( il nome sembra che
derivi o da “hoe-boy= . bracciante o dal saluto Ho-boy o ad altro ancora
) , che dette vita a una
particolare “cultura” e uno“stile di vita” , sotto molti aspetti, libertari. Di fatto numerosi furono, , tra gli hobos , gli attivisti ( wooblies) dell’ Industrial Workers of tyhe World (cfr.
brano )
Brano da commentare: “ Fino dalla seconda metà
dell’Ottocento, le schiere di vagabondi per le strade e le ferrovie d’ America
sono gli emigranti che arrivano in cerca di
fortuna e non la trovano. Sono i braccianti stagionali che si muovono da
Nord a Sud seguendo la stagione dei raccolti. Sono i manovali e gli operai che
seguono l’espansione delle strade e delle ferrovie a mano a mano che la
frontiera si avvicina al Pacifico. La
ferrovia fornisce alla cultura americana un catalizzatore al quale si coagula
la visione epica di progresso e di nuova libertà nella conquista degli spazi
immensi del paese […] Il fischio del
treno, il suo ansimare accelerato, l’effetto elettrizzante della sirena nella
notte sono stati imitati da infiniti banjos, violini, armoniche a bocca, di neri e di bianchi […] Dove c’è la ferrovia, lì c’è lo hobo. Dove c’è un treno, dove
ci sono i binari, una stazione, lì sono i vagabondi aggrappati ai vagoni, o in
attesa dietro una curva per prendere il treno in corsa quando rallenta. Si
aggrappano ai bagagliai, montano sui treni tra una carrozza e l’altra, o si
distendono sugli assali sotto i vagoni. Aggrappati a tutte le sporgenze
possibili, sferzati dal vento, dal fumo, dalla pioggia, gli hobos rischiano la vita in ogni
momento per arrivare fino al nuovo lavoro , alla nuova destinazione. Così, la
figura dello hobo col sacco per dormire arrotolato in spalla, i vecchi abiti
sporchi e rattoppati, i barattoli per bere e per scaldarci la minestra, diventa
un elemento del paesaggio alla periferia delle città americane. I vagabondi si
ritrovano in grandi accampamenti che chiamano jungles , “ giungle” , ammassi
provvisori di ricoveri di fortuna, fatti di casette, scatole di latta, fogli di
incerata, qualunque cosa che possa servire a coprirsi. […] La jungle è un
accampamento di fortuna, ma anche punto di aggregazione, socializzazione,
formazione di coscienza. […] Lo hobo errante, il bum che chiede l’elemosina diventano simbolo
di rottura con il perbenismo puritano […]
E’ una sfida al conformismo, ma è anche la cattiva coscienza
dell’America per bene, la povertà che da un momento all’altro può bussare alla
porta e ricordare che la tanto esaltata mobilità sociale è anche mobilità verso
il basso. L’ironia che lo hobo sa
esprimere sulla sua vita miserabile lo rende ancora più odioso e pericoloso per
chi vede nel suo rifiuto del lavoro come schiavitù salariale lo smascheramento
dell’ideologia americana sul valore nobilitante del lavoro manuale. Perciò gli hobos sono nemici pubblici .
[…] “Meglio rosso che morto” dicevano i
giovani vagabondi; un sociologo che visse tra loro li trovò caratterizzati da una “forte disaffezione” nei
confronti del patriottismo, del benessere, del successo. E il sindacalismo
rivoluzionario degli Industrial Workers of the World aveva
individuato negli hobos e nei lavoratori stagionali un potenziale di rabbia e di
lotta che era stato volutamente tagliato fuori dal sindacalismo
collaborazionista delle trade-unions riconosciute.”( Alessandro Portelli, Woody Gutrie e la cultura popolare americana)
Bibliografia:
Alessandro Portelli, Woody Guthrie e la
cultura popolare americana , Sapere 2000,
(1990) pp. 41 -42- 43-45-46-47
JOE HILL |
Ai vagabondi JOE HILL
che era anche lui un “hobo”, il che tra l’altro
influì molto sulla sua condanna a morte, dedicò una canzone tanto ironica
quanto sferzante sull’ ’atteggiamento assunto nei confronti del vagabondaggio
in terra, in cielo e persino all’inferno (cfr. canzone da commentare)
Canzone da commentare: “ Se volete starmi ad ascoltare / la
storia vi voglio raccontare / del tipo che era senza un soldo ma che si dava da fare ; / non era il tipo che si tira indietro , / ce
la metteva tutta a cercar lavoro / ma in ogni posto la stessa vecchia storia
gli toccava di sentire . / (ritornello)
Vagabondo, vagabondo , vagabondo, continua a vagabondare, /
per te non c’è niente da fare. / Se di girare qui intorno non la fai
finita / ti ritrovi con la palla e la catena per il resto della vita / continua
a vagabondare , perché è la cosa migliore che tu possa fare / Cominciò a
camminare su e giù per le strade come un disperato / finché le suole delle
scarpe non ebbe consumato; / in una casa spiò una signora che cucinava lo
stufato / “ Buon giorno come va? Posso essere di aiuto? Le taglio della legna,
vi può forse servire? “ Quello che la signora gli rispose lo rese triste da
morire . / (ripetere il ritornello)
Nella strada di fronte stava appeso un cartello
/ “ Lavora per Gesù “ “ Ci provò senza fallo” / Il pavimento si mise a
strofinare / fino a quando i ginocchi non gli fecero molto male, / ma all’ora
di pranzo sentì il predicatore gridare: (ripetere il ritornello ) / Lungo la strada incontrò un poliziotto /
che lo ferma e gli chiede guardandolo di brutto : / “ Quando’ è che in città ti
sei deciso a spuntare ? / Dal giudice mi devi accompagnare “ / Il giudice
disse: “ Che stupida faccenda / non c’è
proprio bisogno che vagabondi squattrinati / vengano qui a piantare la tenda
“/ (ripetere il ritornello) Finalmente
arrivò il giorno / di trapassare all’altro mondo / di andare in paradiso da
morto era sicuro / Quando arrivò al cancello di madreperla puro / San Pietro ,
il vecchio avaro con fare truce / gli sbatté il cancello in faccia e gridò ad
alta voce : / (ripetere il ritornello) /
All’inferno se ne andò disperato / chiedendo al diavolo di essere ospitato /
perché non aveva nessun altro posto dove andare / Disse: “Sono un grande
peccatore “ / per l’amor di Dio, fammi entrare! “ Ma il diavolo disse : “Vattene, per i vagabondi non c’è posto
neanche ad ore “ (ripetere il ritornello). ( Joe Hill, Il vagabondo)
Bibliografia: Gibbs M. Smith, Joe
Hill, la vita (leggendaria) e le canzoni (rivoluzionarie) del “primo eroe popolare del
ventesimo secolo., La Salamandra, 1978, pp. 313-314
TRENO VERSO LA GLORIA |
Tra i principali mezzi di comunicazione della contro-cultura "hobo" bisogna considerare in modo particolare le canzoni di lotta , tra cui le più note , in Europa, sono quelle di Joe Hill e di Woody . Un significato particolarmente simbolico di rottura con il sistema dominante fu assunto dal treno-merci, adottato dai vagabondi come il principale mezzo di trasporto per i loro "viaggi clandestini". (cfr. brani)
Canzoni da commentare: 1) “ Dalle
Montagne Rocciose del Canada alle pianure del Messico / Le città, le campagne o
a qualsiasi altro luogo in cui possiate andare / Tra il vento e la tempesta, il
sole, la neve e la pioggia / Il treno
dei braccianti e dei lavoratori arriva fischiando attraverso il paese / Senti
come tintinna, romba e ruggisce / Sta correndo attraverso il New England fino
alle spiagge del Pacifico / E’ da parecchio che lo stiamo aspettando , e ora
sta fischiando dietro la curva / il
treno dei braccianti e dei lavoratori corre fin dentro il Congresso. / Ci sono
taglialegna e camionisti e marinai che arrivano dal mare / Giovani agricoltori
dal Texas e dalle colline del Tennessee / Ci sono minatori dal Kentucky,
pescatori dal Maine. / Tutti i
lavoratori di questo paese viaggiano su questo treno dei braccianti e dei lavoratori / Ci sono magazzinieri, camionisti e ragazzi
che guidano le ruspe / Uomini che lavorano nelle acciaierie, nelle fornaci e
nelle miniere / Attraverso le fabbriche fumose delle città, sulle pianure
infuocate di polvere / E gli scompartimenti sono tutti affollati su questo
treno dei braccianti e dei lavoratori / Senti come tintinna, , romba e ruggisce
/ Sta correndo attraverso il New England fino alle spiagge del Pacifico / E’ da
parecchio che lo stiamo aspettando, e ora
sta fischiando dietro la curva /
Il treno dei braccianti e dei lavoratori corre fin dentro il congresso. / C’ è
gente d’ ogni razza e colore e viaggiano tutti fianco a fianco / In mezzo alle
paludi della Louisiana e attraverso il Great Divide / Dai campi d’avena e i
frutteti fino alle praterie col bestiame al pascolo / Viaggiano verso la
vittoria su questo treno dei braccianti e dei lavoratori / Questo treno è
arrivato fino a Washington in un bel giorno gioioso / E quando è entrato
sbuffando in stazione si sentiva la gente che diceva: / “Ecco il treno speciale dei braccianti e dei
lavoratori , è pieno di uomini del sindacato / Diretti alla Casa Bianca su
questo treno dei braccianti e dei lavoratori “ ( Il treno dei braccianti e dei lavoratori
( (The Farmer-Labor Train) ; 2) “
Questo treno va dritto verso la gloria, questo treno (due volte) / Questo treno
va diritto verso la gloria / trasporta soltanto i giusti e i devoti / Questo
treno va diritto verso la gloria, questo treno / Questo treno non trasporta
speculatori, questo treno (due volte) /
Questo treno non trasporta speculatori / Neppure imbroglioni, o ladri o pezzi
grossi a zonzo / Questo treno va diritto verso la gloria / Questo treno non trasporta bugiardi, questo
treno (due volte) Questo treno non trasporta bugiardi / E’ un treno affusolato
che vola nella notte / Questo treno non trasporta bugiardi, questo treno /
Questo treno non trasporta ubriaconi, questo treno (due volte) Questo treno non trasporta ubriaconi / Neppure gentaglia da due soldi, o
piccoli truffatori / Questo treno non trasporta ubriaconi / Questo treno non
trasporta imbroglioni , questo treno / (due volte) Neppure affaristi senza
scrupoli o gente poco affidabile / Questo treno non trasporta imbroglioni ,
questo treno / Questo treno non trasporta ladri, questo treno (due volte)
Questo treno non trasporta ladri / Oppure prostitute, o uomini da marciapiede /
Questo treno va dritto verso la gloria, questo treno.” ( Questo treno viaggia
verso la gloria “. ( This Train Is Bound for Glory)
Bibliografia : in “Le canzoni di Woody Guthrie, Premessa di Nora Guthrie. A cura di
Maurizio Bettelli. Testo originale
a fronte, Feltrinelli, 2008 pp. 167-171 e pp. 300-303.
WOODY GUTHRIE |
Tra le tante canzoni di Guthrie che
raccontano quella drammatica “odissea” mi limito a citare “ Non ho più una casa
(in questo mondo) "
Canzone da commentare: “ Non ho più una casa e mi trascino in giro / Sono solo un
lavoratore migrante e vado di città in città / La polizia mi rende la vita
difficile ovunque io vada / E io non ho più una casa in questo mondo / I miei
fratelli e le mie sorelle sono in balia di questa strada / Una strada rovente e
polverosa che è già stata calpestata da milioni di piedi / Un tizio pieno di
soldi si è preso la mia casa e mi ha sbattuto fuori / E io non ho più una casa
in questo mondo / Facevo il mezzadro, ma ero sempre senza soldi / Mia moglie
non ha retto ed è morta sul pavimento della baracca / E io non ho più una casa
in questo mondo . / Se mi guardo intorno, ora, posso ben vedere / Che questo
mondo è veramente un posto grande e buffo in cui viuvere / Dove chi gioca d’azzardo è ricco e chi
lavora è povero / E io non ho più una casa in questo mondo “ ( Non ho più una casa in questo mondo ( i Ain’t Got No Home ( In This World Anymore)
Bibliografia : “Le canzoni di Woody Guthrie, Premessa di Nora Guthrie. A cura di
Maurizio Bettelli. Testo originale
a fronte, Feltrinelli, 2008 pp. 85-87
Per quanto infine
riguarda gli hobos e in particolare quelli impegnati socialmente
e politicamente si è spesso trascurato di parlare delle
“ sister of road “ cioè quelle
vagabonde americane che diversamente
motivate scelsero anche esse la vita libera sulla strada ferrata. Esemplare in questo senso è stata la vita di
BERTHA THOMPSON detta Boxcar ( carro merci coperto o secondo alcuni aperto) Bertha, le
cui memorie furono pubblicate nel 1937
dal dottore BEN REITMAN ( 1879-
1943). Bertha era figlia di una delle prime “sister of road”, nota col sopranome di " mamma Thompson , e di
Moses Thompson attivista politico
, abolizionista e promotore dei
primi movimenti a favore delle donne e del
controllo delle nascite. Bertha visse la sua
infanzia e l’adolescenza insieme alla madre e ai suoi quattro fratelli , tutti di padre diverso, nella Colonia di Little Rock nell’ Arkansas e
fu educata ed istruita sulla base dei metodi adottati
nella scuola moderna di Francisco Ferrer. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ Non credo che svolgessimo un
programma regolare in quella scuola, anche se ci facevano leggere e scrivere e ci insegnavano l’aritmetica e
l’ortografia. Soprattutto imparavamo qualche cosa sulle incoerenze della
religione, sui sistemi di governo, sulla classe operaia e sull’economia. Ci
insegnavano che il sistema capitalista è sbagliato e che la gente è povera
perché è sfruttata e non può godere appieno dei frutti del suo lavoro. Ci spiegavano anche che il governo difende la
proprietà privata dei ricchi e che senza un governo e senza la violenza i
ricchi non potrebbero esistere. Imparavamo anche la dignità del lavoro e
sentivamo la necessità di prepararci a vivere in una società libera e
cooperativa. A quanto ricordo, come libri di testo avevamo soltanto Notizie da nessun luogo di William Morris, L'anima dell'uomo sotto il Socialismo di Oscar Wilde, Lavoro di Emile Zola e le poesie di Walt Whitman. Ogni giorno dovevamo leggere una delle poesie di Whitman. ....” ( Boxcar Bertha , autobiografia…)
Bibliografia: Bertha Thonmpson, Box-Car Bertha. Autobiografia di una vagabonda americana, Giunti 1986, p. 14
Verso i 17 anni Bertha iniziò la sua avventurosa e
intensa vita di vagabondaggio
in cui fu, secondo le occasioni che si
presentavano , ladra, prostituta, inserviente di
laboratorio medico conferenziera nei Congressi delle donne hobo , segretaria della “Unemployed
Women’s Education Association”, assistente sociale e collaboratrice del " National Research Council ecc. ecc. Nel suo libro, oltre alla propria
esperienza personale, riferisce anche quella
di tante altre sue compagne di strada, che tra gli anni che vanno dall'inizio del secolo sino agli anni trenta/quaranta, crebbero notevolmente di numero e di influenza sul mondo, prevalentemente maschile, degli hobos
e sulla loro cultura: hoboemia. (cfr. brano)
Interessante è, tra l'altro, l’ultima
parte del suo libro , in cui,
grazie alla sua esperienza come collaboratrice
del “National Research Council”, Box-car Bertha, fornisce
un accurata indagine basata su dati statistici sulle cause del
vagabondaggio femminile e sulla tipologia delle
sister on
road, da cui mi limito a citare due brani.
Brano da commentare: 1) Perché si diventa sorelle della strada ? La causa principale del vagabondaggio e dell’emarginazione sociale è di natura economica. Un fattore di primaria importanza è la salute […] Altri motivi per i quali le donne si danno al vagabondaggio: a) per sfuggire alla realtà: alla povertà, allo squallore, a un ambiente sgradevole ; b) per liberarsi della disciplina imposta da genitori e familiari; c) per sfuggire a mariti, amanti, ammiratori; d) perché in casa non riescono a esprimersi; e) la religione: per andare “ in cerca di Dio”; f) per procurarsi vestiti nuovi e più belli (calze di seta! Quali tragedie si sono compiute a causa vostra!); g) il clima e il tempo atmosferico, la monotonia della natura; h) l’odio per la fattoria, il borgo, la città; i) libertà e avventura; j) romanticismo (per trovare amanti e un marito; k) per fare esperienza; l) “un posto al sole”; m) per andare a trovare familiari e parenti; n) “tira re molla”: qualcosa che le spinge ad andare via, e qualcosa che le chiama, le attira, le seduce. 2) “ Da quando con l’avvento del New Deal, il governo ha acquisito una maggiore sensibilità sociale e si è umanizzato, la letteratura sociologica, si è arricchita di termini nuovi: Transitorie: Sono le sorelle della strada che si rivolgono alle organizzazioni governative per ricevere assistenza, ma che hanno la residenza in un altro Stato o in un’altra contea. Migranti: Si dicono migranti quei lavoratori che viaggiano lungo e in largo per il paese, cercando un’ occupazione per guadagnarsi onestamente da vivere. Sono quelli che un tempo venivano chiamati hobo. Profughe: le profughe sono donne che hanno dovuto abbandonare le loro case per colpa della siccità, di inondazioni o di altre catastrofi indipendenti dalla volontà della loro famiglia o comunità. La siccità e le inondazioni che negli ultimi tempi hanno colpito rispettivamente gli stati dell’ Ovest e dell’ Est hanno spinto sulla strada migliaia di donne. “ ( Nuovi tipi di sorelle della strada : transitorie, migranti, profughe)
Brano da commentare: " ..." L'altro giorno ho letto un articolo in cui si diceva
che oggi [ nota mia: 1937 circa] le donne vagabonde sono molte di più , addirittura una ogni venti uomini. Non so quante fossero in percentuale all'epoca in cui ero ragazza, ma ho un ricordo molto vivo di alcune di loro, forse proprio perché erano poche. Quest' anno ho sentito un discorso di Harry Hopkins, amministratore dell' Assistenza pubblica. Diceva che negli Stati Uniti ci sono seimilaottocento donne senza fissa dimora. E' un dato fornito dai ricoveri e dagli uffici governativi che si occupano dei vagabondi. Ma in realtà le donne che viaggiano liberamente per tutto il paese, con l'autostop, sui treni merci e per le strade, devono essere almeno il doppio. Ciò significa che "le sorelle della strada" come ci chiamano gli uomini, sono circa tredicimila seicento. Non c'è da stupirsi che si scrivano libri su di noi! ( Boxcar Bertha , autobiografia…)
Bibliografia: Bertha Thonmpson, Box-Car Bertha. Autobiografia di una vagabonda americana, Giunti 1986, p. 4
Brano da commentare: 1) Perché si diventa sorelle della strada ? La causa principale del vagabondaggio e dell’emarginazione sociale è di natura economica. Un fattore di primaria importanza è la salute […] Altri motivi per i quali le donne si danno al vagabondaggio: a) per sfuggire alla realtà: alla povertà, allo squallore, a un ambiente sgradevole ; b) per liberarsi della disciplina imposta da genitori e familiari; c) per sfuggire a mariti, amanti, ammiratori; d) perché in casa non riescono a esprimersi; e) la religione: per andare “ in cerca di Dio”; f) per procurarsi vestiti nuovi e più belli (calze di seta! Quali tragedie si sono compiute a causa vostra!); g) il clima e il tempo atmosferico, la monotonia della natura; h) l’odio per la fattoria, il borgo, la città; i) libertà e avventura; j) romanticismo (per trovare amanti e un marito; k) per fare esperienza; l) “un posto al sole”; m) per andare a trovare familiari e parenti; n) “tira re molla”: qualcosa che le spinge ad andare via, e qualcosa che le chiama, le attira, le seduce. 2) “ Da quando con l’avvento del New Deal, il governo ha acquisito una maggiore sensibilità sociale e si è umanizzato, la letteratura sociologica, si è arricchita di termini nuovi: Transitorie: Sono le sorelle della strada che si rivolgono alle organizzazioni governative per ricevere assistenza, ma che hanno la residenza in un altro Stato o in un’altra contea. Migranti: Si dicono migranti quei lavoratori che viaggiano lungo e in largo per il paese, cercando un’ occupazione per guadagnarsi onestamente da vivere. Sono quelli che un tempo venivano chiamati hobo. Profughe: le profughe sono donne che hanno dovuto abbandonare le loro case per colpa della siccità, di inondazioni o di altre catastrofi indipendenti dalla volontà della loro famiglia o comunità. La siccità e le inondazioni che negli ultimi tempi hanno colpito rispettivamente gli stati dell’ Ovest e dell’ Est hanno spinto sulla strada migliaia di donne. “ ( Nuovi tipi di sorelle della strada : transitorie, migranti, profughe)
Bibliografia: Bertha Thonmpson, Box-Car Bertha. Autobiografia di una vagabonda americana, Giunti, 1986 (primo brano) pp. 239 e 241, (secondo brano) p. 262
Alcuni, tra cui Barry Pateman, curatore dell' Archivio "Emma Goldman ", dicono che Ben Reitman ,
oltre ad avere pubblicato il libro ne
fosse anche l’autore e che si ispirò nel costruire il personaggio di Box-Car Bertha al carattere e alle
esperienze di ben tre distinte “sister of road ". (cfr. brano)
Di questo eccentrico riformatore sociale famoso in America per la sua gratuita assistenza come medico , ai poveri, ai senza tetto, prostitute ecc. , nonché per le sue lotte per il controllo delle nascite e per il “libero amore, che gli provocarono arresti, incarceramenti e violentissime aggressioni da parte di “vigilantes” e di “benpensanti”, cito alcune osservazioni rievocate da Emma Goldman nella sua autobiografia sulle forti emozioni avute durante il suo primo incontro con lui. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ Quando avevo quasi deposto ogni speranza di riuscire a parlare a Chicago, Becky Yampolskij annunciò che il dottor Ben L. Reitman ci offriva un locale , un negozio vuoto che lui stesso utilizzava per le riunioni dei disoccupati. […] Secondo i resoconti dei giornali di Chicago, Ben Reitman era l’uomo che aveva guidato la marcia dei disoccupati di quella città, ed era stato picchiato dalla polizia insieme ai dimostranti. Ero curiosa di conoscerlo. Venne a trovarmi quel pomeriggio stesso: portava un cappellone nero da cowboy, una cravatta di seta morbida e un enorme bastone da passeggio, che gli conferivano un aspetto esotico , pittoresco. “ Ecco dunque la famosa donnina, Emma Goldman, “ esordì nel vedermi ; “ avevo sempre desiderato conoscervi “ […] Ben era un uomo alto, con una bella testa coperta da una massa di capelli neri e ricciuti, che evidentemente non venivano lavati molto spesso. Aveva grandi occhi bruni, da sognatore, e quando sorrideva le labbra piene e sensuali si dischiudevano a mostrare magnifici denti. Insomma, emanava un certo fascino, come uno splendido animale. Ma quello che più mi attraeva in lui erano le mani, che aveva lunghe e bianche. Le unghie, come i capelli, sembravano non avere troppa familiarità con sapone e spazzolino. Eppure c'era qualcosa di irresistibile in quelle mani, una strana concentrazione di dolcezza e di energia e non riuscivo a distorgliene gli occhi ….” ( Emma Goldman, Vivendo la mia vita)
Brano da commentare: “ Hemos de seňalar que Bertha Thompson es una amalgama de el menos tre mujeres a las que Ben Reitman conociό . Sobre todo , parece haber tenido como modelo a una tal Retta Toble, que fue su amante durante algunos meses y su amiga durante algunos aňos. Reitman la describe como “joven, hermosa, bromista “ . […] Aunque escrita como una autobiografia histόrica, Boxcar Bertha es, por supuesto, mucho más que eso. Se trata igualmente del destilado de centenares y centenares de conversaciones mantenidas en bares, burdeles, trenes de mercancias y cárceles, asi como en su propia consulta. En cierto modo, el libro es también la autobiografia que el proprio Ben nunca llevό a término. Los acontecimientos de
su vida reflejan los de Bertha de forma demasiado fácil como para que sea una simple coincidencia ficticia, lo qual no supone démerito alguno para la obra. […] Tal vez esos personajes desesperados, condenados al exilio, encarcelados, torturados o asesinados por su creenciasno hayan existido realmente, pero son representaciones ficticias de miliones que si existieron. . Sus experiencias son tan verdaderas como cualquier libro de historia… Y lo mismo pasa con Boxar Bertha. Quando lo leemos , vivimos, por mediaciόn de la vida de Bertha, la historia des miles y miles que si levaron una vida como la suya, que vijaron, lucharon y dejaron que la experiencia les enseňase lo que tenian que hacer. Impulsada, al igual que Reitman, por su proprio anhelo de experimentar todas les emociones y pasiones de la vida, Bertha se yergue como un simbol de humanidad. …” (Sobre Ben Reitman y Boxcar Bertha – Barry Pateman – Emma Goldman Archive)
Bibliografia :Ho tentato prevalentemente, per uso personale, una mia approssimativa traduzione in italiano del testo trovato su internet : amputaciones.blogspot.com/.../sobre-ben-reitman-y-boxcar-bert : “ Segnaliamo
che Bertha Thompson è un
amalgama di almeno tre donne che Ben conobbe.. Sopra tutto,sembra che egli abbia assunto
come modello una certa Retta Toble, che
fu la sua amante durante alcuni mesi e sua amica per alcuni anni. Reitman la
descrive come,” giovane, graziosa, e burlona . I
suoi genitori erano radicali e tenevano
un allevamento di pecore nel Dakota del Sud. Anche se scritta come una autobiografia storica BoXcar Bertha , è certamente molto più
di questo. Si tratta del concentrato di centinaia e centinaia di conversazioni
tenute nei bar, bordelli, treni merci e carceri, raccolte personalmente ( en su
propria consulta). In qualche modo il libro è anche l’autobiografia
che lo stesso Ben mai condusse a termine.
Gli eventi della sua vita riflettevano
quelli di Bertha in forma molto semplice
come se fosse una semplice
coincidenza fittizia che non comportava alcun demerito all’opera..Quando leggiamo Il caso Tulayev di Victor Serge
sappiamo che esso è tanto veritiero quanto ogni altro fatto storico. Probabilmente questi
personaggi disperati, condannati all’esilio, incarcerati, torturati o
assassinati per le loro opinioni non
sono realmente esistiti, però sono rappresentazioni fittizie di milioni di
persone realmente esistite. .Le loro esperienze sono tanto veritiere quanto
qualunque libro di storia. …. E lo stesso avviene con Boxcar Bertha . Quando lo leggiamo, viviamo,
attraverso la vita di Berta., la storia
di migliaia e migliaia di persone che hanno condotto una vita come
la sua, che lottarono e lasciarono
che l’esperienza gli insegnasse
ciò che dovevano fare. Spinta, al
pari di Reitman, dal proprio desiderio, di sperimentare tutte le emozioni e passioni della vita, Bertha
si eleva (vergue ) a simbolo dell’ umanità.” …l
Nell’edizione italiana (già citata) di questo libro non ho
trovato nessun accenno a Ben Reitman. Inoltre se si ritiene autentica una foto di Boxcar Bertha trovata su Internet ( cfr. kero-entierradenadie.blogspot.com/2014/10/boxcar-bertha.html ) non vi possono essere dubbi sulla reale esistenza di questa "sister of the road", che, da quanto si deduce dal libro era nata nei primi anni del secolo ( tra il 1905 e il 1906) e al momento della pubblicazione del libro (1937) doveva avere 31 anni circa. Comunque chiunque sia l'autore o l' autrice di questo libro è certo che i rapporti tra la cultura e lo stile di vita hobo e Ben Reitman erano molto stretti tanto da essere notoriamente conosciuto come "re degli hobos "- Titolo ben meritato se si pensa che dall'età di dodici anni (alcuni dicono : dieci) vagabondò , passando da treno in treno, da un luogo all'altro degli Stati Uniti e poi lavorando, prima di diventare medico, su una nave a vapore, che approdò in vari porti dell'Europa e dell'Africa. Di se stesso diceva :
“ Sono americano di origine, ebreo per nascita, battezzato
per adozione, professore e medico di
professione, cosmopolita per scelta, socialista per inclinazione, celebre
per caso, vagabondo per il peso di vent’anni di esperienza e
riformatore per ispirazione. “
Bibliografia: in www.pepitas.net/autor/ben-reitman (traduzione italiana mia da verificare)
BEN REITMAN E EMMA GOLDMAN |
Di questo eccentrico riformatore sociale famoso in America per la sua gratuita assistenza come medico , ai poveri, ai senza tetto, prostitute ecc. , nonché per le sue lotte per il controllo delle nascite e per il “libero amore, che gli provocarono arresti, incarceramenti e violentissime aggressioni da parte di “vigilantes” e di “benpensanti”, cito alcune osservazioni rievocate da Emma Goldman nella sua autobiografia sulle forti emozioni avute durante il suo primo incontro con lui. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ Quando avevo quasi deposto ogni speranza di riuscire a parlare a Chicago, Becky Yampolskij annunciò che il dottor Ben L. Reitman ci offriva un locale , un negozio vuoto che lui stesso utilizzava per le riunioni dei disoccupati. […] Secondo i resoconti dei giornali di Chicago, Ben Reitman era l’uomo che aveva guidato la marcia dei disoccupati di quella città, ed era stato picchiato dalla polizia insieme ai dimostranti. Ero curiosa di conoscerlo. Venne a trovarmi quel pomeriggio stesso: portava un cappellone nero da cowboy, una cravatta di seta morbida e un enorme bastone da passeggio, che gli conferivano un aspetto esotico , pittoresco. “ Ecco dunque la famosa donnina, Emma Goldman, “ esordì nel vedermi ; “ avevo sempre desiderato conoscervi “ […] Ben era un uomo alto, con una bella testa coperta da una massa di capelli neri e ricciuti, che evidentemente non venivano lavati molto spesso. Aveva grandi occhi bruni, da sognatore, e quando sorrideva le labbra piene e sensuali si dischiudevano a mostrare magnifici denti. Insomma, emanava un certo fascino, come uno splendido animale. Ma quello che più mi attraeva in lui erano le mani, che aveva lunghe e bianche. Le unghie, come i capelli, sembravano non avere troppa familiarità con sapone e spazzolino. Eppure c'era qualcosa di irresistibile in quelle mani, una strana concentrazione di dolcezza e di energia e non riuscivo a distorgliene gli occhi ….” ( Emma Goldman, Vivendo la mia vita)
Bibliografia Emma Goldman, Vivendo la mia vita 1908-1917, volume III, La Salamandra , 1985 p. 24 .
La loro appassionata relazione durò, come è noto, ben dieci anni, con tanti alti e bassi, sino alla rottura definitiva nel 1917, quando Emma fu espulsa dagli Stati Uniti e deportata in Russia .
La loro appassionata relazione durò, come è noto, ben dieci anni, con tanti alti e bassi, sino alla rottura definitiva nel 1917, quando Emma fu espulsa dagli Stati Uniti e deportata in Russia .
BOX-CAR BERTHA CON UN " FRATELLO DELLA STRADA", AGGRAPPATI ALLA SCALETTA DI UN TRENO PRESO IN CORSA |
Brano da commentare: " L'autobiografia di Bertha viene utilizzata nel 1972 da un giovane regista italo-americano al suo esordio , Martin Scorsese, per un film strutturato come una ballata on the road. Ma nonostante il titolo Box-Car Bertha faccia pensare a un' opera dedicata soprattutto a lei e alle "sorelle della strada", Scorsese modifica la vicenda originale in maniera sostanziale: all'inizio del film la ragazza cresce con il padre ( del tutto assente invece nell'autobiografia, dove la madre è la figura fondamentale per l'educazione e lo sviluppo affettivo della piccola Bertha) per legarsi poi a un gruppo di emarginati composto da un sindacalista fuorilegge, un baro ebreo e un negro, con i quali fugge dai rappresentanti dell'ordine costituito fino alla tragica conclusione. Il personaggio principale del film diventa così il gruppo ribelle nel suo insieme [ nota mia: che nel libro non c'è] , dominato dal personaggio del sindacalista amante di Bertha: nel finale, la ragazza assiste impotente e disperata alla crocefissione del suo uomo su un vagone, compiuta dalle guardie al servizio dei padroni della ferrovia. Questa scena sintetizza molto efficacemente la rappresentazione di Bertha che viene data nel film: quella di una donna sempre coinvolta e trascinata dalle vicende altrui, fino all'assoluta passività e sconfitta finale. La differenza con la felice conclusione dell'autobiografia è totale; non solo: dal film viene completamente omessa la dimensione più originale e interessante del testo della Thompson, quella della solidarietà che la lega alle "sorelle della strada "( Nota critica di Roberta Mazzanti, Le sorelle della strada )
Bibliografia: in Bertha Thompson, Box-Car Bertha. Autobiografia di una vagabonda americana, Giunti, 1986 p. XII
Nota: Si vedano anche i post su JOE HILL e su ANARCHICI AMERICANI 2 (tendenza operaista) e sulle
lotte dell' IWW a sostegno delle operaie (soprattutto emigrate) che ,
sottoposte a uno sfruttamento e ad abusi persino superiori a quello
subito dai loro colleghi maschi, lavoravano nelle fabbriche tessili , si
veda il post IL PANE E LE ROSE,SCIOPERO DI LAWRENCE -1912.
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