Brani da commentare : 1) “ … Il socialismo rivoluzionario si è espresso in una prima manifestazione eclatante e pratica nella Comune di Parigi. Io sono un partigiano della Comune di Parigi che, per essere stata massacrata, soffocata nel sangue dai boia della reazione monarchica e clericale, è diventata ancora più viva e potente, nell’immaginazione e nel cuore del proletariato d’Europa; io ne sono il partigiano soprattutto perché è stata una negazione audace e decisa dello Stato […] Parigi che inaugura l’era nuova, quella dell’emancipazione definitiva e completa delle masse popolari e della loro solidarietà ormai assolutamente reale. Attraverso e malgrado le frontiere degli Stati […] Parigi che si proclama umanitaria e atea, e rimpiazza le finzioni divine con le grandi realtà della vita sociale e la fede nella scienza; le menzogne e le iniquità della morale religiosa, politica e giuridica con i principi della libertà, della giustizia, dell’uguaglianza e della fraternità, questi fondamenti eterni di tutta la morale umana [… Questo è il vero senso e queste sono le conseguenze benefiche e immense di due mesi di vita e della caduta memorabile della Comune ( Michail Bakunin , La Comune di Parigi e la nozione di stato (1871); 2) " Meravigliosa, però, fu la trasformazione operata dalla Comune a Parigi! Sparita ogni traccia della Parigi cortigiana del Secondo Impero! Parigi non fu più il ritrovo dei grandi proprietari fondiari inglesi, dei latifondisti assenteisti irlandesi, degli ex negrieri e nuovi ricchi americani, degli ex proprietari di servi russi e dei boiardi valacchi. Non più cadaveri alla Morgue, non più rapine notturne, quasi spariti i furti. Per la prima volta dopo i giorni del febbraio 1848, le vie di Parigi furono sicure, e senza nessun servizio di polizia. "Non sentiamo più parlare- diceva un membro della Comune- di assassini, furti e aggressioni. Si direbbe davvero che la polizia abbia portato con sé a Versailles tutti i suoi amici conservatori". Le donnine allegre avevano seguito le orme dei loro protettori - gli scomparsi campioni della famiglia, della religione, e soprattutto della proprietà. Al posto loro ricomparvero alla superficie le vere donne di Parigi - eroiche, nobili e devote come le donne dell'antichità. Parigi lavoratrice, pensatrice, combattente, insanguinata, raggiante nell'entusiasmo della sua iniziativa storica si era quasi dimenticata, nell'incubazione di una nuova società, dei cannibali che erano alle sue porte." ( Karl Marx, La guerra civile in Francia, nuova edizione pubblicata da Friedrich Engels nel 1891)
Bibliografia: 1) in Daniel Guerin , Né Dio né padrone. Antologia del pensiero anarchico vol. I Jaka Book 1971, p.p. 278-280; 2) Karl Marx, La guerra civile in Francia, Samonà e Savelli 1970, p. 75
GLI INTERNAZIONALISTI (tendenza antiautoritaria) :
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EUGENE VARLIN |
EUGENE
VARLIN ( 1839-1871) internazionalista antiautoritario e comunardo.. Artigiano rilegatore fondò nel 1857 un’associazione di mutuo
soccorso per gli operai di questa categoria e fu infaticabile promotore di scioperi e agitazioni operaie coinvolgendo
anche, con l’aiuto di NATHALIE LEMEL diverse operaie. Fu tra i primi ad aderire all(
Associazione Internazionale dei Lavoratori (AIT) fondata nel 1864 ( ora nota come Prima Internazionale. Fu uno dei
delegati francesi alla Conferenza di Londra nel 1865 e poi nel 1866 al
Primo Congresso dell’ AIT a Ginevra. (brano da commentare)
Brano
da commentare: « La solidarietà da
qualche anno era su tutte le bocche; oggi essa penetra nei cuori, essa si
consolida nei comportamenti (moeurs) . Gli
operai comprendono infine che essa sola
può emanciparli da questa lotta incessante prodotta dall’individualismo.; lotta
che non ha altra regola che il caso, e che si diffonde più con l’astuzia che
con il coraggio, col vizio più che con l’intelligenza. Costoro meritano tutta la nostra stima, tutta la nostra
riconoscenza, poiché ne hanno gettato le prime fondamenta. Essa poi è
cresciuta, dopo avere solidarizzato per gruppo di professione o di affinità,
hanno cercato di unire questi gruppi tra loro. Già non ci si limita più ai
gruppi con i quali si era in contatto, e le basi di una vasta associazione
internazionale operaia sono state poste nello scopo di stabilire la solidarietà
universale «
Bibliografia:
Michel Cordillot: Eugéne
Varlin
, internationaliste
et comunard, Les amis de Spartacus, 2016, p. 77 (traduzione italiana mia)
Molto attivo all’interno del movimento operaio rivoluzionario francese contribuì alla
creazione della cooperativa « La Ménagere « e di una mensa operaia « La Marmitte», che fu poi molto
attiva, tramite varie succursali nei quartieri più proletari, nonnostante le grandi difficoltà , ll’alimentazione di Parigi assediata durante la
Comune. (brano da commentare)
Brano
da commentare: « Vi si prendeva dei pasti modesti, ma ben cucinati ( accommodés) e la
gaiezza regnava attorno ai tavoli. I convitati erano numerosi. Ognuno andava
lui stesso a cercare l piatti nella cucina, scrivendo il prezzo sul foglio di controllo che rimetteva con il
denaro al compagno incaricato di riceverlo. Generalmente non ci si attardava e
per lasciare il posto ad altri si andava via dopo avere soddisfatto il proprio
appetito. Talvolta tuttavia alcuni compagni più intimi prolungavano la seduta (
seance) e si
chiacchierava anche . Si cantava anche.
Il « beau baryton»
Alphonse Dalacour recitava ( disait) Pierre Dupont, il Canto degli operai,
la Locomotiva, ecc.: La cittadina Nathalie
Le Mel non cantava, ella filosofava e risolveva i grandi problemi
con una semplicità e una semplicità
straordinarie. Noi l’amavamo tutti… [….]
Il personale, il più delle volte, delle cucitrici disoccupate, non
riceveva alcuna retribuzione, il che non le impediva di essere dal mattino
all’una alle Halles per comprare a buon
mercato le provviste della giornata « «
( testimonianza di Charles Keller)
Bibliografia:
Michel Cordillot: Eugéne
Varlin
, internationaliste
et comunard, Les amis de Spartacus, 2016, p. 44 (traduzione italiana mia)
Più volte, sotto l’impero di
Napoleone III, fu arrestato e rinchiuso in prigione per il suo decisivo
contributo al rafforzamento e allo
sviluppo delle associazione operaie
francesi anticipando sotto molti
aspetti l’ anarco-sindacalismo di
FERNAND PELLOUTIER. (brano da commentare)
Brano
da commentare: « Oggi, in presenza
dell’accanimento con cui i detentori dei capitali mettono a difendere i loro privilegi, lo sciopero non è
che un circolo vizioso, nel quale i nostri sforzi sembrano girare (tourner) indefinitivamente. Il
lavoratore domanda un aumento dei salari per rispondere agli alti prezzi creati dalla speculazione; gli
speculatori rispondono all’aumento dei prezzi della mano d’opera con un nuovo
rialzo del valore dei prodotti. E così, di seguito, i salari e i prodotti
aumentano senza sosta. Perché gli
operai devoti ( alla causa) , attivi,
intelligenti consacrano tutta la loro
energia , tutta l’influenza che essi sono suscettibili di avere sui loro compagni nel perseguire
questo movimento che essi sanno essere
senza uscita ? E’ perché per loro la questione preliminare a ogni riforma sociale , è
l’organizzazione delle forze rivoluzionarie del lavoro. Non è tanto il lieve
aumento dei salari, il piccolo miglioramento delle condizioni di lavoro che ci
preoccupano in tutti gli scioperi che si
producano, tutto ciò non è che secondario: sono dei palliativi buoni da ottenere
aspettando il meglio:; ma lo scopo supremo dei nostri
sforzi , è l’unione dei lavoratori e la loro solidarietà. Sino ad ora siamo stati malmenati, sfruttati
senza pietà perché eravamo divisi e senza forza; oggi si comincia a tener conto di noi, noi possiamo già
difenderci; è l’epoca della resistenza.
… […] Eh bien ! Le società operaie sotto qualunque forma esse esistono, hanno già
questo immenso vantaggio di abituare gli uomini alla vita della società; e di
prepararli anche per una organizzazione sociale più estesa. Esse li abituano, non
solamente ad accordarsi o a intendersi,
ma anche ad occuparsi dei loro affari, a organizzarsi, a discutere, a ragionare
dei loro interessi materiali e morali, e sempre dal punto di vista collettivo,
poiché il loro interesse personale
individuale , diretto, sparisce da
quando essi fanno parte di una collettività. (…) Ma le società corporative (
resistenza, solidarietà, sindacato) meritano soprattutto i nostri
incoraggiamenti e le nostyre simpatie , perché sono quelle che formano gli elementi naturali dell’
edificazione sociale dell’avvenire …» (Eugéne Varlin
in La Marseillaise 10 marzo 1870)
Bibliografia:
Michel Cordillot: Eugéne
Varlin
, internationaliste
et comunard, Les amis de Spartacus, 2016, pp. 145-147 e p.148 (traduzione italiana mia)
All’interno della
Comune rappresentò sempre la tendenza
libertaria opponendosi per quanto possibile a un potere di tipo centralizzato. Il 28 aprile 1871 di fronte
alla costituzione; di
un Comitato di salute pubblica composto da cinque membri dai poteri molto ampi Varlin ed
altri rivoluzionari eletti in un’ Assemblea comunale dove aveva fino allora prevalso una sorta di democrazia
diretta si opposero risolutamente
ritenendolo come il ritorno ad uno Stato
unitario , centralizzatore e dispotico».
( cfr. brano da commentare)
Brano
da commentare: « I sottoscritti.
Considerando che essi hanno votato contro l’istituzione detta Comitato di
salute pubblica , nella quale essi hanno visto l’oblio dei principi di riforma seria e sociale,
da cui
era sorta la rivoluzione del 18 marzo; Il ritorno pericoloso, violento
o pacifico, ad un passato, che ci deve istruire senza avere il bisogno di
plagiarlo: Dichiarano che essi non
presenteranno candidati e che essi
considerano, per quanto li riguarda, l’astensione come il solo atteggiamento
degno, logico e politico « ( Seduta del
! Maggio 1971. Questo documento fu firmato, oltre che da Varlin anche
da Courbet, Vallés ed
altri
Bibliografia:
Michel Cordillot: Eugéne
Varlin
, internationaliste
et comunard, Les amis de Spartacus, 2016, p. 208 (traduzione italiana mia)
Sin da quando partì da Versailles un'armata determinata, con l'aiuto dei prussiani, a riportare " l'ordine borghese" nella città di Parigi, Varlin partecipò
valorosamente alla difesa della città mostrando particolari capacità strategiche e militari ( brano da commentare)
Brano da commentare: « Varlin –
scrive Lissagaray –
ferma i versagliesi al
quadrivio della Croce Rossa che rimarrà famoso
nella storia della difesa di Parigi. Le strade che portano a questo crocevia
sono state barricate, e questa postazione non sarà abbandonata fino a quando
bombe e incendi non l’avranno trasformata in un ammasso di rovine»
Durante la «semaine sanglant»
Varlin riconosciuto fu fucilato dopo essere stato brutalmente
sottoposto a un furioso linciaggio.
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JULES VALLES |
JULES
VALLES ( 1832-1885) Giornalista, scrittore , fondatore del giornale « Le cri du peuple». Nel 1848 del febbraiao. partecipò asattivamente ai moti rivoluzionari. Si oppose
decisamente all’ascesa al potere di Luigi Napoleone Bonaparte . Nel
dicembre del 1851 il padre, di idee conservatrici, nettamente ostili a
quelle socialiste libertarie ( prudhoniane) del figlkio,
lo fece internare in una
clinica per « alienazione mentale» , ma le proteste pubbliche dei suoi amici permisero il suo rilascio alla fine febbraio del 1852. Avviatosi sempre
di più verso la carriera giornalistica pubblicò , in giornali di opposizione ( ( tra cui La Liberté) diversi articoli contro la politica imperiale di Napoleone
III. In questo periodo scrisse i suoi primi libri : Le refractaires
( 1865) e La rue.
(1866). Nel 1868 fu condannato a due mesi di prigione per degli articoli contro
la polizia e alla fine di essi nuovamente ricondannato ad altri due mesi sempre per scritti contro il governo. Tra il 1969 e il 1970 fondò diversi giornali
che sempre ebbero breve durata a causa
dell’intervento repressivo delle autorità. Durante la Comune partecipò
attivamente agli eventi rivoluzionari ,
sempre attento, tramite il suo nuovo giornale « Le cri du
peuple» assai diffuso tra la classe operaia, alla difesa della
libertà di stampa e a un esercizio decentrato e antiautoritario del potere. Su Le cri du peuple Vallés, prendendo spunto da tre giornate particolari - 18-26-28 marzo 1871- scrisse anche tre articoli ove esaltava il processo rivoluzionario avviato dalla Comune , dopo la sua proclanmazione il 18 marzo. Durante la «settimana di sangue» Vallés , accanitamente ricercato, (due
falsi Vallés furono fucilati) riuscì a sopravvivere rifugiandosi
prima in Belgio e poi in Inghilterra. Di questi tre articoli mi limito qui a citare quello intitolato " Il 26 marzo) :
Brano da
commentare: Questo sole tiepido e luminoso che indora la bocca dei cannoni,
questo profumo di fiori, il fremito delle bandiere! Il mormorio di questa
Rivoluzione che scorre tranquilla e bella come un fiume azzurro, sussulti,
lampi di luce, gli ottoni delle orchestre, riflessi di bronzo, fiammate di
speranza, profumo d’onore: c’è di che inebriare di orgoglio e di gioia
l’esercito vittorioso dei repubblicani ! O grande Parigi ! Vigliacchi
ch’eravamo, discutevamo già di abbandonarli e di allontanarci dai tuoi faubourgs , che
credevamo morti! Le mie scuse, patria dell’onore, città della salvezza, Bivacco
della Rivoluzione! Qualsiasi cosa accada, dovessimo essere battuti di nuovo e
morire domani, la nostra generazione è consolata!- Siamo ripagati di vent’anni
di disfatte e di angosce. Trombe, suonate al vento, tamburi, rendete gli on
ori! Abbracciami, compagno, che hai i capelli grigi come i miei! E tu
marmocchio, che giochi alle biglie dietro la barricata, vieni, che abbraccio
anche te! Il 18 marzo l’hai scampata bella ragazzino! Potevi, come noi,
crescere nella nebbia, restare invischiato nel fango, rotolare nel sangue,
crepare di fame e crepare di vergogna, provare l’indicibile dolore dei
disonorati! Finito tutto questo! Abbiamo sanguinato e pianto per te. Raccoglierai
la nostra eredità. Figlio di disperati, sarai un uomo libero. ! ( Jules Vallés Il 26
marzo in Le cri du peuple , 28
marzo 1871)
Bibliografia:
La festa della Commune
18-28 marzo 1871, Tre testi di Jules Vallés introduzione di Filippo Benfante
in http://storiamestre.it/2013/03marzo1871/
Tornò in Francia solo nel 1880 , grazie ad un
amnistia. Morì a Parigi nel 1885. I suoi funerali furono seguiti da numerosi lavoratori e dai più noti comunardi ancora vivi.. Famosa è
la sua trilogia, , in parte autobiografica, : L’ enfant (1879) Le Bachelier ( 1881), l’ insurgé ( 1886).
LE DONNE DELLA COMUNE La partecipazione femminile alla
Comune fu notevole e coinvolse tutte i
ceti i sociali. Già , durante il Secondo
Impero, alcune intellettuali avevano dato vita, nelle grandi città e
soprattutto a Parigi, ad associazioni e clubs dove
si discuteva animatamente della “questione femminile” cogliendone i vari
aspetti : (religiosi, politici, pedagogici, ecc. e che dopo la sconfitta di Sedan non
si riconoscevano affatto nella repubblica conservatrice e reazionaria di Versailles. Inoltre per impulso delle varie correnti del
nascente socialismo, anche la “questione
sociale” era fortemente dibattuta, con
grande, partecipazione, della
classe operaia in tutti i suoi aspetti e anche in questo ambito la caduta del secondo Impero aveva suscitato
nuove e impetuose speranze di una società diversa. . Un riflesso di questo
grande fermento culturale coinvolse, ovviamente, anche le donne del
proletariato, che sempre più impiegate
nell’industria, erano sottoposte, a causa del loro sesso, a specifiche e pesanti discrimiminazioni
economiche, sociali e
sessuali.
Brano
da commentare: “ La condizione femminile era tanto più difficile in quanto le
operaie, le commesse, le impiegate, etc. non solamente avevano a che fare con
un supersfruttamento sul luogo del lavoro , o
a lavoro eguale, esse erano lontane dal
guadagnare quanto gli uomini. Esse dovevano affrontare una aggressività
mascolina machista da parte dei capi e talvolta anche dai
loro colleghi operai, attentato alla loro dignità di donne , costantemente
oltraggiata. Ai propositi spesso
grossolani dei loro vicini (voisins) d’atelier si aggiungevano le licenze dei
capi a confronto dei quali le nostre moderne “molestie sessuali” apparirebbero
meno gravi. Numerosi capi e padroni si costituivano, in tutta coscienza di buoni cristiani – dei
serragli a buon mercato. Il ricatto per l’impiego era frequentissimo. Era
molto spesso il primo passo verso la semi-prostituzione. Numerose
operaie vi erano costrette come integrazione a salari anormalmente bassi: […] Doveva esservi tra le donne dell’epoca un
grande pudore a evocare ciò direttamente e francamente. Così, è per sfuggire a tuti gli aspetti della vita
della donna sfruttata e umiliata su tutti i piani (e che non sono comunque
nascoste da alcune militanti) che nacque nei clubs l’idea di “camere sindacali” femminili
dove esse avrebbero potuto esprimersi senza essere angariate e vedere i loro
problemi tenuti veramente in conto
prioritariamente, ciò che non era spesso il caso nelle assemblee miste “
(Eugéne Kerbaul, Nathalie Le Mel …..)
Bibliografia: Eugéne Kerbaul, Nathalie Le Mel . Une communarde bretonne revolutionnaire et féministe, Le Temps des Cerises, editeurs, 2009 pp. 56-57
e pp. 61-62 (traduzione mia). Come ho già detto altre volte le parole in
francese messe tra parentesi meriterebbero, forse, di essere tradotte meglio.
Per far fronte con maggiore determinazione all’assedio dei Versagliesi le
donne dei vari clubs parigini si riunirono nell’Unione delle donne per la difesa di Parigi e i soccorsi ai
feriti, sostituendo, con finalità più rivoluzionarie, quella già precedente che era invece più
borghese e moderata. Famoso è il
proclama di questa organizzazione
emanato negli ultimi giorni di lotta (cfr. brano).
Brano
da commentare: “ In nome della rivoluzione sociale che acclamiamo , in nome
della rivendicazione dei diritti al lavoro, all’uguaglianza e alla giustizia,
l’Unione delle donne per la difesa di Parigi e per i soccorsi ai feriti
protesta con tutte le sue forze contro l’indegno proclama alle cittadine
apparso l’altro ieri a cura di un gruppo
anonimo di reazionarie. Il suddetto
proclama invita le donne di Parigi ad appellarsi alla generosità di Versailles
e a chiedere la pace a qualsiasi prezzo. La generosità di vili assassini! Una
cooperazione tra libertà e dispotismo, tra il popolo e i suoi boia! No, non è
la pace, ma la guerra ad oltranza che i lavoratori di Parigi reclamano! Oggi
una conciliazione sarebbe un
tradimento! Sarebbe rinnegare tutte le
aspirazioni operaie che hanno acclamato
la rivoluzione sociale assoluta, l’annientamento di tutti i rapporti giuridici
e sociali ora esistenti, la soppressione di tutti i privilegi, di ogni genere
di sfruttamento, la sostituzione del regno del lavoro con quello del capitale, in una parola , la
liberazione del lavoratore da parte del lavoratore!.[......] le donne di Parigi
proveranno alla Francia e al mondo che anch’esse, nel momento del pericolo
supremo- sulle barricate, sulle mura di Parigi, qualora la reazione forzasse le
porte – sapranno donare come i loro fratelli il sangue e la vita per la difesa
e il trionfo della Comune, cioè del Popolo!
Allora vittoriosi in grado di unirsi e di intendersi sui loro interessi
comuni, i lavoratori e le lavoratrici, solidali, annienteranno per sempre ogni
vestigio di sfruttamento e di
sfruttatori . Viva la Repubblica sociale
universale! Viva il lavoro ! Viva la Comune!” (da Manifesto
del Comitato Centrale delle donne per la difesa di Parigi e i soccorsi ai
feriti )
Bibliografia: Esistere come donna, Mazzotta , 1983 p. 104
Promotrici principali di questo proclama furono NATHALIE
LEMEL (1826- 1921) e ELISABETH DMITRIEFF ( 1851-1918)
NATHALIE
LEMEL , rilegatrice,
organizzò, a fianco dell’
internazionalista EUGENE VARLIN , già dal 1865, diverse lotte operaie e
diresse, tra l’altro, il famoso ristorante collettivizzato “La
Marmitta”. Un’esperienza questa che le fu molto utile per superare il
drammatico problema dell’alimentazione popolare durante l’assedio. Partecipò anche attivamente alla difesa
della città combattendo insieme ad altre
donne sulle barricate della place Blanche.
Dopo la disfatta dopo un tentativo fallito di
suicidio fu catturata , rifiutò
di chiedere o che venisse chiesta a suo nome la grazia e fu deportata nella
Nuova Caledonia dove restò sino al 1880.
ELISABETH DMITRIEFF ( 1851-1918)
aristocratica russa, che, in esilio in Svizzera aderì alla prima internazionale
e, sebbene dicianovenne, assai stimata da Marx, fu
inviata durante la Comune a Parigi dove partecipò assai attivamente alla lotta
contro i versagliesi. Sfuggita all’arresto ,
tornò dopo varie traversie in Russia, dove morì nel 1918
Tra
le altre donne che parteciparono alla Comune ed eroicamente la difesero nella
“settimana di sangue” mi limito per ora a ricordare:
PAULE MILK , il cui vero nome era Paulina Mekarska (
1839-1901), si separò dal marito, il
principe Bogdanowicz, e si stabilì a Parigi
dove visse lavorando sia come cucitrice
che come insegnante di lingue , Amica
di ANDRE LEO e di LOUISE MICHEL Nei giorni della feroce repressione della
Comune di Parigi si trovava a fare un giro di propaganda in provincia a favore
dei comunardi e fuggì in Svizzera. Nel 1892, tornata in Francia già dal 1880,
aderì al partito socialista di
JULESGUESDE.
ANDRE
LEO, il cui vero nome era Leonilde Béra, ( 1824-1900) Sposò nel 1848
l’antibonapartista repubblicano GREGOIRE
CHAMPSEIX. Costretti per diversi anni all’esilio tornarono in Francia negli
anni sessanta. Rimasta vedova, divenne la compagna dell’internazionalista
BENOIT MALON (1841-1893). Durante l’assedio della Comune
fu segretaria dell’Union des femmes pour
la défense de Paris et le soins aux blessés. Sfuggì alla cattura
e si rifugiò in Svizzera. Lasciato Malon
passò molti anni in Italia e morì a
Parigi nel 1900.
MENAND
ANNE-MARIE (1837- ?) bretone come NATHALIE LEMEL era cuoca, ma
insofferente di un lavoro fisso sfruttato cambiava spesso mestiere, tra cui la
venditrice di giornali e di bevande. Assai nota per i suoi frequenti e veementi
interventi al club della chiesa di Sainte-Eustache di
Parigi, combatté sulle barricate durante la “settimana di sangue”. Arrestata fu
condannata alla deportazione alla Caienna nella Guyanna.
Così come avvenne per tanti antifasciste durante il ventennio (cfr. Martina Guerrini, donne contro ribelli, sovversive, antifasciste, zero
in condotta 2013 pp.12 ss.) i rapporti di polizia assumendo come presunta il
suo comportamento anticonformista e libertario l’accusarono di condotta
immorale e di esercizio della prostituzione. Accuse assolutamente false, ma
riprese con accanimento dalla stampa borghese.
BLANCHE LEFREBVRE (1847-1871), lavandaia nel lavatoio di Sainte-Marie de Battignoleles.
Molto attiva nel club della rivoluzione sociale divenne, durante l’assedio di
Parigi, membro della Commissione esecutiva del comitato
centrale dell’ “Union des femmes pour la défense de Paris et les soins aux blessés”. Fu uccisa mentre combatteva sulla barricata
di Battignoles. Attualmente a Parigi esiste una piazza a suo
nome.
Tra gli
stranieri di idee internazionaliste e socialiste che accorsero per sostenere la Comune di
Parigi mi limito qui a ricordare solo
l’italiano AMILCARE CIPRIANI (1844- 1918) . Già
nel settembre 1870 , udita
la notizia che l’ impero di Napoleone III era caduto , Amilcare Cipriani si
recò in Francia per combattere i Prussiani, che si stavano accingendo ad
occupare , trovando scarsa resistenza,
il territorio francese. (cfr.
brano da commentare )
Brano
da commentare: « … Nello stesso anno, la Francia è invasa dal Prussiani e l’
internazionalista [Amilcare Cipriani] che crede possibile l’affratellamento dei
popoli soltanto quando questi saranno liberi vola […] in difesa della Francia. […] Arruolatosi nel 1 battaglione dei
tiratori della guardia nazionale, mandato a Maison Alfort, il
Cipriani riprende coi pochi uomini la trincea ad una mano di Prussiani e difende la linea ferroviaria
di Lione, per la quale i nemici sarebbero senza fallo, entrati in Parigi; poi
combatté a Creteil, al
plateau d’Avron, nelle
due sanguinioes cbattaglie di Champigny e
finalmente, il 19 gennaio 1871 a Montretout. Troppo lungo sarebbe narrare le sue
vicende durante la disperata resistenza opposta da Parigi all’invasione
prussiana: basterà soltanto ricordare che a Montretout, quando fu ucciso il comandante della
colonna in cui milit)ava il Cipriani, il colonnello Rochebrune, egli lo sostituì, tenendo
bravamente testa al nemico fino alle 10 di sera. Conchiuso poco dopo l’armistizio, Amilcare
Cipriani rientra a Parigi dove per il valore dimostrato a Montretout, gli
viene offerta la legion d’onore; ma egli la rifiuta …. «
BIBLIOGRAFIA:
Luigi Campolonghi Amilcare Cipriani. Memorie
, Centro Studi Libertari Camillo Di
Sciullo, 1996, p. 26
Il
18 Marzo
1871, in aperto contrasto con il nuovo governo repubblicano, pronto a cedere
ad ogni richiesta proposta dai prussiani,
a Parigi fu proclamata la Comune, fortemente orientata verso idee socialiste ed internazionaliste,
condivise totalmente dal Cipriani ( cfr. post LA COMUNE DI PARIGI). Ponendosi sotto il comando del suo amico
Gustave Florens, Cipriani si arruolò nuovamente
nella Guardia nazionale per combattere, però,
stavolta contro versagliesi, sostenuti, in vari modi, dai
prussiani, provvisoriamente insediatesi in Francia
al fine di garantire con la loro
presenza armata l’osservanza delle gravose condizioni di resa accettate dal capo del Governo di Versailles,
Adolphe Thiers.
. (cfr. brano da commentare)
Brano
da commentare: « L’ora è grave . Temendo il ritorno della reazione, la Guardia
Nazionale ha rifiutato di deporre le armi nelle mani del governo e Parigi si è
sollevata. Le barricate sono esplose dal selciato della città come un bisogno
irresistibile di vendetta e di difesa. Thiers, capo del potere esecutivo, si è
ritirato a Versailles con l’esercito regolare: il Comitato Centrale si è impadronito del potere. […] Il
Cipriani si era messo nel movimento insurrezionale con lo stesso animo dell’amico
( nota mia: Gustave Flourens). Nominato comandante della Piazza Vendome, prima e, il 22 marzo ,
colonnello dello stato maggiore,
assistette alle elezioni del 26 e ai primi passi della Comune, ma avendo
ricevuto l’ordine di seguire le armi di Gustavo Flourens, non ne vide la fine sanguinosa.
[…] la Comune, forte di 200000 soldati
aveva deciso un’uscita contro Versailles. […]
Il due aprile, all’alba, il Flourens partì dall avenue
des Ternes per Chatout e il
Cipriani era con lui … «
BIBLIOGRAFIA:
Luigi Campolonghi Amilcare Cipriani. Memorie
, Centro Studi Libertari Camillo Di
Sciullo, 1996, p. 27
L’impresa guidata dal Flourens
finì male. A Chatou vi trovarono, già vittoriosi i Versagliesi e i Prussiani. Flourens e
Cipriani furono catturati: Flourens
fu brutalmente ucciso, dopo che era stato già disarmato, dal
capitano della gendarmeria Desmarets
e Cipriani ferito gravemente fu
portato a Versailles , dove, già, messo al muro per essere fucilato al muro, fu
all’ultimo momento , risparmiato , senza che egli avesse chiesto nessuna
grazia, e condannata alla deportazione nella Nuova
Caledonia con altri comunardi
sopravvisti alle stragi compiute durante la «settimana di sangue», tra
cui Louise Michel, di cui divenne amico.
Durante il viaggio nella nave «Danae»
fu, per 45 giorni, brutalmente
torturato dal comandante Rion
de Kerpigeant. Finalmente sbarcati nella Nuova
Caledonia i deportati furono sottoposti al durissimo regime del
governatore dell’isola, il colonnello Alleyron, detto «il boia della Comune». Refrattario ad ogni tipo di
ingiustizia e di disumanità Cipriani per le sue continue e fiere proteste
contro l’iniquo trattamento riservato, nella colonia, ai deportati, alternò , sino alla sua liberazione avvenuta 8 anni dopo in seguito all’amnistia
concessa ai deportati nel 1880. estenuanti
periodi di isolamento in carcere a quelli
di duri lavori
forzati spaccando
pietre .......
NOTA: PER ALTRE NOTIZIE SU AMILCARE CIPRIANI CON PARTICOLARE RIFERIMENTO AL SUO RAPPORTO CON LA SEZIONE ITALIANA DELL'INTERNAZIONALE, cfr post: GLI INTERNAZIONALISTI DI TENDENZA ANTIAUTORITARIA. EMILIO COVELLI ........
Concludo
infine questo post ricordando due comunardi EUGENE
POTTIER e JEAN BAPTISTE CLEMENT , a cui di devono due delle più celebri
canzoni ispirate alla Comune di Parigi : La Commune n'est pas morte e Le temps des cerises
EUGENE POTTIER ( 1816- 1887) : poeta rivoluzionario francese, artigiano,
disegnatore di tessuti. Nel 1848 combatté sulle barricate e sulla base di
quella esperienza scrisse alcune canzoni rivoluzionarie. Nel 1850
scrisse la canzone “Jesus Christ rayé de listes électorales “Nel 1864
fondò un sindacato dei disegnatori e aderì alla Prima
Internazionale. Nel 1871 partecipò attivamente alla Comune di Parigi.
Sopravvisse alla “Settimana di sangue” e ricercato ( sembra che sia stato
in questo periodo che scrisse le parole dell’ "Internazionale”)
sfuggì alla cattura emigrando prima a Londra e poi in America. Dopo
l’amnistia del 1880 tornò in Francia dove , pur continuando a scrivere
canzoni rivoluzionarie, morì malato e povero nel 1887. (cfr. canzone da
commentare)
Canzone da commentare: “ L’hanno ammazzata a
fucilate / a colpi di mitraglia / e trascinata con la sua bandiera / nella
terra argillosa / la grassa turba dei boia / si credeva la più forte. /
(2) Tutto ciò non toglie, Nicola/ che la comune non è morta / come
contadini che sulle barricate falciano un prato / o che fanno cadere le
mele / i versagliesi han massacrato almeno centomila persone . / E i centomila
assassinati / vedete ora quanto rendono / (2) Tutto ciò non toglie
….. / Certo, hanno fucilato Varlin, / Florens, Duval, Milliére, Ferré,
Rigault, Tony Moilin; / E’ pieno il cimitero / credevano di tagliarle le
braccia / di vuotarle l’aorta / (2) Tutto ciò non togle… / Si sono
comportati da banditi / contando sul silenzio / Hanno finito i feriti
sulle barelle / sulle barelle delle ambulanze / il sangue, inzuppando i
vestiti, / scorreva sotto la porta / (2) Tutto ciò non toglie…/ I giornalisti
poliziotti / mercanti di calunnie / hanno sparso sui nostri morti / i
loro fiotti d’ignominia / i Maxim Ducamp, i Dumas,lo sentiranno fra poco , per
Dio / / hanno vomitato la loro acqua forte / (2) Tutto
ciò non toglie….. / E’ la scure di Damocle / che incombe sulla loro testa / ai
funerali di Vallés / erano tutti instupiditi. / E’ un fatto: eravamo una gran
folla / a fargli da scorta ! / (2) E questo prova, in ogni caso, Nicola /
che la Comune non è morta / Insomma ciò dimostra ai combattenti /
che Marianna abbia la pelle scura / ha un cane nel ventre / ed è tempo di
gridare Viva la Comune !/ Dimostra a tutti i Giuda / che se le cose vanno
avanti così / lo sentiranno fra poco, per Dio / che la Comune non è
morte ( La Comune non è morta, traduzione italiana di Joe Fallisi )
JEAN BAPTISTE CLEMENT (1836-1903) nato in una
famiglia benestante, abbandonò la casa paterna a 14 anni e per
vivere divenne guarnitore in cuoio. Aderì alle idee socialiste e
collaborò a diverse pubblicazioni di sinistra. Nel 1867 pubblicò la famosa
canzone “Le temps des cerises". Rinchiuso in prigione fu
liberato dalla rivolta parigina del settembre 1870. Durante la
Comune di Parigi del 1871 combatté sulle barricate. Sfuggito per
poco alla durissima repressione dei versagliesi , condannato in
contumacia a morte, fuggì a Londra, dove scrisse, dedicandole ai comunardi
morti , la canzone “ La semaine sanglant” ove descrisse con intenso
dolore i giorni immediatamente successivi alla carneficina avvenuta
durante la settimana di sangue. Amnistiato nel 1880 tornò a Parigi
e si impegnò attivamente nel far progredire le idee socialiste ed
internazionaliste sino alla sua morte avvenuta nel 1903.
Canzone da commentare: “Tranne spioni e gendarmi /
vedi soltanto per le vie / i vecchi tristi fino al pianto / vedove e
orfani / Parigi trasuda di miseria / persino i ricchi sono tremanti
/ consigli di guerra ogni momento / e il lastricato è sanguinante / Sì,
ma… ciurla nel manico / i brutti giorni finiranno / E occhio alla vendetta /
Quando tutti i poveri ci si metteranno ! / I giornali del’ ex prefettura
/ Ii pirati, i mascalzoni / gli arricchiti, per puro caso / i compiacenti, i
decorati / gente di borsa e dei meandri /amanti di donne tra i rifiuti
/brulicano come tanti vermi / sopra i cadaveri dei vinti / Sì, ma… Ciurla …..
/Si bracca, si arresta, si fucila / la gente raccolta senza ragione / la madre
accanto alla sua figlia / il bimbo in braccio all’anziano / le leggi
della bandiera rossa / sono rimpiazzate dal terrore / di tutti i rifiuti di
casino / servi di re e di imperatori / Sì, ma …ciurla nel…… / Rieccoci in
mano dei gesuiti / ai Mac Mahon , ai Dupanloup /pioverà l’acqua benedetta
/ le chiese faranno affari d’oro / da domani, in gran festa / Sant’Eustacchio e
l’ Opera / si rifaranno concorrenza / e la galera si riempirà/ Sì, ma ciurla…./
Domani tutte le puttane / e le signore dei bei quartiewri / avranno sulle
camicette / dei fucilini e dei tamburi / tutto sarà in tricolore / i
piatti del giorno e le medaglie / mentre il grande eroe Pandore / farà sparare
ai nostri figli / Sì, ma .. Ciurla nel… / Domani la stirpe dei poliziotti
/ rifiorirà sul marciapiede / Fiera d’aver ben meritato / con la pistola in
bella mostra / senza pane, lavoro ed armi / saremo di nuovo governati / dagli
spioni e dai gendarmi / dagli assassini e dai curati. / Sì, ma… ciurla nel…/ Il
popolo sarà sempre inchiodsto al suo collare di miseria? Fino a quando i
militari /trionferanno per le strade? Fino a quando la sacra cricca / ci
crederà un vile bestiame ? Quando verrà la repubblica / della giustizia e del
lavoro? Sì, ma .. Ciurla nel… ( La semaine sanglant , traduzione
italiana di Riccardo Venturi )
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