lunedì 25 aprile 2011

ANARCHICINI: * LA COMUNE DI PARIGI (18 MARZO 1871 - ), EUGENE VARLIN ( 1839-1871) , JULES VALLES ( 1832-1885) ,NATHALIE LE MEL (1826- 1921), ELISABETH DMITRIEFF ( 1851-1918), PAULE MILK ( 1839-1901),ANDRE LEO ( 1824-1900), MENAND ANNE-MARIE (1837- ?), BLANCHE LEFREBVRE (1847-1871). EUGENE POTTIER ( 1816- 1887); JEAN BAPTISTE CLEMENT (1836-1903) LA COMUNE DI LIONE (15 settembre- 24 ottobre 1870)

                    ANONIMI COMPAGNI E COMPAGNE DELLA COMUNE DI PARIGI
In seguito alla sconfitta prussiana di Sedan e al crollo del II Impero il nuovo governo borghese repubblicano abbandonò Parigi e si trasferì prima a Tours e poi a Versailles dove si arrese definitivamente ai tedeschi. Il popolo parigino non accettò la resa e in aperto conflitto con i cosiddetti "versagliesi" instaurò a Parigi e in altre città della Francia la "Comune", primo modello di "autogestione operaia" della società. Dopo 72 giorni di eroica resistenza le truppe versagliesi, grazie all'aiuto dei tedeschi,  occuparono la città e per 8 giorni (la cosiddetta "settimana di sangue) compirono un terribile massacro che si concluse con più di 17000 uccisi e circa 14000 condanne ai lavori forzati, alla deportazione nelle colonie e alla prigione.
Brani da commentare : 1) “ … Il socialismo rivoluzionario si è espresso in una prima manifestazione eclatante e pratica nella Comune di Parigi. Io sono un partigiano della Comune di Parigi che, per essere stata massacrata, soffocata nel sangue dai boia della reazione monarchica e clericale, è diventata ancora più viva e potente, nell’immaginazione e nel cuore del proletariato d’Europa; io ne sono il partigiano soprattutto perché è stata una negazione audace e decisa dello Stato […] Parigi che inaugura l’era nuova, quella dell’emancipazione   definitiva e completa delle masse popolari e della loro solidarietà ormai assolutamente reale. Attraverso e malgrado le frontiere degli Stati […] Parigi che si proclama umanitaria e atea, e rimpiazza le finzioni divine con le grandi realtà della vita sociale e la fede nella scienza; le menzogne e le iniquità della morale religiosa, politica e giuridica con i principi della libertà, della giustizia, dell’uguaglianza e della fraternità, questi fondamenti eterni di tutta la morale umana [… Questo è il vero senso e queste sono le conseguenze benefiche e immense di due mesi di vita e della caduta memorabile della Comune ( Michail Bakunin , La Comune di Parigi e la nozione di stato (1871); 2) " Meravigliosa, però, fu la trasformazione operata dalla Comune a Parigi! Sparita ogni traccia della Parigi cortigiana del Secondo Impero! Parigi non fu più il ritrovo dei grandi proprietari fondiari inglesi, dei latifondisti assenteisti irlandesi, degli ex negrieri e nuovi ricchi americani, degli ex proprietari di servi russi e dei boiardi valacchi. Non più cadaveri alla Morgue, non più rapine notturne, quasi spariti i furti. Per la prima volta dopo i giorni del febbraio 1848, le vie di Parigi furono sicure, e senza nessun servizio di polizia. "Non sentiamo più parlare- diceva un membro della Comune- di assassini, furti e aggressioni. Si direbbe davvero che la polizia abbia portato con sé a Versailles tutti i suoi amici conservatori". Le donnine allegre avevano seguito le orme dei loro protettori - gli scomparsi campioni della famiglia, della religione, e soprattutto della proprietà. Al posto loro ricomparvero alla superficie le vere donne di Parigi - eroiche, nobili e devote come le donne dell'antichità. Parigi lavoratrice, pensatrice, combattente, insanguinata, raggiante nell'entusiasmo della sua iniziativa storica si era quasi dimenticata, nell'incubazione di una nuova società, dei cannibali che erano alle sue porte." ( Karl Marx, La guerra civile in Francia, nuova edizione pubblicata da Friedrich Engels nel 1891) 
Bibliografia: 1) in Daniel Guerin , Né Dio né padrone. Antologia del pensiero anarchico vol. I   Jaka Book 1971, p.p. 278-280; 2) Karl Marx,  La guerra civile in Francia, Samonà e Savelli 1970, p. 75
 
GLI INTERNAZIONALISTI (tendenza antiautoritaria) :
 
EUGENE VARLIN
 EUGENE VARLIN  ( 1839-1871)   internazionalista  antiautoritario  e comunardo.. Artigiano rilegatore  fondò nel 1857 un’associazione di mutuo soccorso per gli operai di questa categoria e fu infaticabile promotore  di scioperi e agitazioni operaie coinvolgendo anche, con l’aiuto di NATHALIE LEMEL diverse operaie.  Fu tra i primi ad aderire all( Associazione Internazionale dei Lavoratori (AIT)  fondata nel 1864  ( ora nota come Prima Internazionale. Fu  uno dei  delegati  francesi alla Conferenza di Londra nel 1865 e poi nel 1866 al Primo Congresso dell’ AIT a Ginevra. (brano da commentare)
Brano da commentare:  « La solidarietà da qualche anno era su tutte le bocche; oggi essa penetra nei cuori, essa si consolida nei comportamenti  (moeurs) . Gli operai  comprendono infine che essa sola può emanciparli da questa lotta incessante prodotta dall’individualismo.; lotta che non ha altra regola che il caso, e che si diffonde più con l’astuzia che con il coraggio,  col  vizio più che con l’intelligenza.  Costoro meritano  tutta la nostra stima, tutta la nostra riconoscenza, poiché ne hanno gettato le prime fondamenta. Essa poi è cresciuta, dopo avere solidarizzato per gruppo di professione o di affinità, hanno cercato di unire questi gruppi tra loro. Già non ci si limita più ai gruppi con i quali si era in contatto, e le basi di una vasta associazione internazionale operaia sono state poste nello scopo di stabilire la solidarietà universale «
Bibliografia: Michel Cordillot:  Eugéne Varlin , internationaliste et comunard, Les amis de Spartacus, 2016,  p. 77 (traduzione italiana mia)
  Molto attivo all’interno del movimento operaio  rivoluzionario francese contribuì alla creazione della cooperativa « La Ménagere « e di una mensa operaia « La Marmitte», che fu poi molto attiva, tramite varie succursali nei quartieri più proletari,  nonnostante le grandi difficoltà , ll’alimentazione di Parigi assediata durante la Comune. (brano da commentare)
Brano da commentare:  « Vi si prendeva  dei pasti modesti, ma ben cucinati ( accommodés) e la gaiezza regnava attorno ai tavoli. I convitati erano numerosi. Ognuno andava lui stesso a cercare l piatti nella cucina, scrivendo il prezzo  sul foglio di controllo che rimetteva con il denaro al compagno incaricato di riceverlo. Generalmente non ci si attardava e per lasciare il posto ad altri si andava via dopo avere soddisfatto il proprio appetito. Talvolta tuttavia alcuni compagni più intimi prolungavano la seduta ( seance) e si chiacchierava anche . Si cantava anche.  Il « beau baryton» Alphonse Dalacour  recitava ( disait) Pierre Dupont, il Canto degli operai, la Locomotiva, ecc.: La cittadina Nathalie  Le Mel non cantava, ella filosofava e risolveva i grandi problemi con  una semplicità e una semplicità straordinarie. Noi l’amavamo tutti… [….]  Il personale, il più delle volte, delle cucitrici disoccupate, non riceveva alcuna retribuzione, il che non le impediva di essere dal mattino all’una alle Halles per comprare  a buon mercato le provviste  della giornata « « ( testimonianza di Charles  Keller)
Bibliografia: Michel Cordillot:  Eugéne Varlin , internationaliste et comunard, Les amis de Spartacus, 2016, p. 44 (traduzione italiana mia)
 
  Più volte, sotto l’impero di Napoleone III, fu arrestato e rinchiuso in prigione per il suo decisivo contributo al rafforzamento  e allo sviluppo delle associazione operaie   francesi anticipando  sotto molti aspetti    l’ anarco-sindacalismo di FERNAND PELLOUTIER. (brano da commentare)
Brano da commentare: «  Oggi, in presenza dell’accanimento con cui i detentori dei capitali mettono a difendere i loro privilegi, lo sciopero non è che un circolo vizioso, nel quale i nostri sforzi sembrano girare (tourner) indefinitivamente. Il lavoratore domanda un aumento dei salari per rispondere agli  alti prezzi creati dalla speculazione; gli speculatori rispondono all’aumento dei prezzi della mano d’opera con un nuovo rialzo del valore dei prodotti. E così, di seguito, i salari e i prodotti aumentano senza  sosta. Perché gli operai  devoti ( alla causa) , attivi, intelligenti  consacrano tutta la loro energia , tutta l’influenza che essi sono suscettibili  di avere sui loro compagni nel perseguire questo movimento che essi sanno essere  senza uscita ? E’ perché per loro la questione  preliminare a ogni riforma sociale , è l’organizzazione delle forze rivoluzionarie del lavoro. Non è tanto il lieve aumento dei salari, il piccolo miglioramento delle condizioni di lavoro che ci preoccupano in tutti gli scioperi  che si producano, tutto ciò non è che secondario: sono dei palliativi buoni da  ottenere  aspettando  il meglio:; ma lo scopo supremo dei nostri sforzi , è l’unione dei lavoratori e la loro solidarietà.  Sino ad ora siamo stati malmenati, sfruttati senza pietà perché eravamo divisi e senza forza; oggi si comincia  a tener conto di noi, noi possiamo già difenderci; è l’epoca della resistenza.  … […] Eh bien ! Le società operaie sotto qualunque forma esse esistono, hanno già questo immenso vantaggio di abituare gli uomini alla vita della società; e di prepararli anche per una organizzazione sociale più estesa. Esse li abituano, non solamente ad accordarsi o a  intendersi, ma anche ad occuparsi dei loro affari, a organizzarsi, a discutere, a ragionare dei loro interessi materiali e morali, e sempre dal punto di vista collettivo, poiché il  loro interesse personale individuale , diretto, sparisce  da quando essi fanno parte di una collettività. (…) Ma le società corporative ( resistenza, solidarietà, sindacato) meritano soprattutto i nostri incoraggiamenti e le nostyre simpatie , perché sono quelle che formano gli elementi naturali dell’ edificazione sociale dell’avvenire …» (Eugéne Varlin  in La Marseillaise  10 marzo 1870)
Bibliografia: Michel Cordillot:  Eugéne Varlin , internationaliste et comunard, Les amis de Spartacus, 2016, pp. 145-147 e  p.148 (traduzione italiana mia)
   
All’interno della Comune rappresentò sempre  la tendenza libertaria opponendosi  per quanto possibile a un potere di tipo centralizzato. Il 28 aprile 1871  di fronte alla costituzione;  di un Comitato di salute pubblica composto da cinque membri  dai poteri molto ampi Varlin ed altri rivoluzionari eletti in un’ Assemblea comunale dove  aveva fino allora prevalso una sorta di democrazia diretta si opposero risolutamente ritenendolo come il ritorno ad uno Stato unitario , centralizzatore e dispotico». ( cfr. brano da commentare)
Brano da commentare: «  I sottoscritti. Considerando che essi hanno votato contro l’istituzione detta Comitato di salute pubblica , nella quale essi hanno visto l’oblio dei principi di riforma seria e sociale, da cui era sorta la rivoluzione del 18 marzo; Il ritorno pericoloso, violento o pacifico, ad un passato, che ci deve istruire senza avere il bisogno di plagiarlo: Dichiarano che essi  non presenteranno candidati e  che essi considerano, per quanto li riguarda, l’astensione come il solo atteggiamento degno, logico e politico «  ( Seduta del ! Maggio  1971.  Questo documento fu  firmato, oltre che da Varlin anche da  Courbet, Vallés ed altri
Bibliografia: Michel Cordillot:  Eugéne Varlin , internationaliste et comunard, Les amis de Spartacus, 2016, p. 208 (traduzione italiana mia)


  Sin da quando  partì da Versailles un'armata determinata, con l'aiuto dei prussiani, a riportare " l'ordine borghese" nella città di Parigi, Varlin partecipò valorosamente alla difesa della città mostrando particolari  capacità strategiche e militari ( brano da commentare) 
Brano da commentare:  « Varlin – scrive Lissagaray – ferma i versagliesi al quadrivio della Croce Rossa  che rimarrà famoso nella storia della difesa di Parigi. Le strade che portano a questo crocevia sono state barricate, e questa postazione non sarà abbandonata fino a quando bombe e incendi non l’avranno trasformata in un ammasso di rovine»

Bibliografia: Giorgio Ferrari, Libero Romano, Caterina Saccaro, Paule Saconnet,  La teppa all’assalto del cielo.  I 72 giorni della Comune di Parigi 18 marzo 1871-28 maggio 1871 Cronache e commenti sulla rivoluzione proletaria ieri e oggi, I libri del  no  (1978 , Nuova Edizione Aggiornata 2017 p. 23. Di questo episodio non ho trovato menzione nell'edizione che ho io d Prosper -Olivier Lissagaray,  La Comune di Parigi. Le otto giornate di Maggio dietro le barricate, Feltrinelli 1971
 
 
 Durante la «semaine sanglant»  Varlin riconosciuto fu  fucilato dopo essere stato brutalmente sottoposto a un furioso linciaggio.
JULES VALLES
 JULES VALLES ( 1832-1885) Giornalista, scrittore , fondatore del giornale «  Le cri du peuple». Nel 1848 del febbraiao. partecipò asattivamente ai moti rivoluzionari. Si oppose decisamente all’ascesa al potere di Luigi Napoleone Bonaparte .  Nel  dicembre del 1851 il padre, di idee conservatrici, nettamente ostili a quelle socialiste libertarie ( prudhoniane) del figlkio,  lo fece internare in  una clinica per « alienazione mentale» , ma le proteste pubbliche  dei suoi amici  permisero il suo rilascio  alla fine febbraio del 1852. Avviatosi sempre di più verso la carriera giornalistica pubblicò , in giornali  di opposizione ( ( tra cui La Liberté) diversi articoli  contro la politica imperiale di Napoleone III. In questo periodo scrisse i suoi primi libri : Le refractaires  ( 1865) e  La rue. (1866). Nel 1868 fu condannato a due mesi di prigione per degli articoli contro la polizia e alla fine di essi nuovamente ricondannato ad altri due mesi  sempre per scritti contro il governo.  Tra il 1969 e il 1970 fondò diversi giornali che sempre  ebbero breve durata a causa dell’intervento repressivo delle autorità. Durante la Comune partecipò attivamente  agli eventi rivoluzionari , sempre attento, tramite il suo nuovo giornale « Le cri du peuple» assai diffuso  tra la classe operaia, alla difesa della libertà di stampa e a un esercizio  decentrato e  antiautoritario del potere. Su Le cri du peuple Vallés, prendendo spunto da tre giornate particolari - 18-26-28 marzo 1871- scrisse anche tre  articoli  ove esaltava  il processo rivoluzionario avviato dalla Comune , dopo la sua proclanmazione il 18 marzo.  Durante  la «settimana di sangue» Vallés , accanitamente  ricercato, (due falsi Vallés furono fucilati) riuscì a sopravvivere rifugiandosi prima in Belgio e poi in   Inghilterra.  Di questi tre articoli mi limito qui a citare quello intitolato " Il 26 marzo) :
Brano da commentare: Questo sole tiepido e luminoso che indora la bocca dei cannoni, questo profumo di fiori, il fremito delle bandiere! Il mormorio di questa Rivoluzione che scorre tranquilla e bella come un fiume azzurro, sussulti, lampi di luce, gli ottoni delle orchestre, riflessi di bronzo, fiammate di speranza, profumo d’onore: c’è di che inebriare di orgoglio e di gioia l’esercito vittorioso dei repubblicani ! O grande Parigi ! Vigliacchi ch’eravamo, discutevamo già di abbandonarli e di allontanarci dai tuoi faubourgs , che credevamo morti! Le mie scuse, patria dell’onore, città della salvezza, Bivacco della Rivoluzione! Qualsiasi cosa accada, dovessimo essere battuti di nuovo e morire domani, la nostra generazione è consolata!- Siamo ripagati di vent’anni di disfatte e di angosce. Trombe, suonate al vento, tamburi, rendete gli on ori! Abbracciami, compagno, che hai i capelli grigi come i miei! E tu marmocchio, che giochi alle biglie dietro la barricata, vieni, che abbraccio anche te! Il 18 marzo l’hai scampata bella ragazzino! Potevi, come noi, crescere nella nebbia, restare invischiato nel fango, rotolare nel sangue, crepare di fame e crepare di vergogna, provare l’indicibile dolore dei disonorati! Finito tutto questo! Abbiamo sanguinato e pianto per te. Raccoglierai la nostra eredità. Figlio di disperati, sarai un uomo libero. ! ( Jules Vallés Il 26 marzo in Le cri du peuple , 28 marzo 1871)
Bibliografia:  La festa della Commune 18-28 marzo 1871, Tre testi di Jules Vallés  introduzione di Filippo Benfante in http://storiamestre.it/2013/03marzo1871/



 Tornò in Francia solo nel 1880 , grazie ad un amnistia.  Morì a Parigi nel 1885. I suoi funerali  furono seguiti  da numerosi lavoratori e  dai più noti comunardi ancora vivi.. Famosa è la sua trilogia, , in parte autobiografica, : L’ enfant (1879) Le Bachelier ( 1881), l’ insurgé ( 1886).

     
LE DONNE DELLA COMUNE La partecipazione femminile alla Comune fu  notevole e coinvolse tutte i ceti i sociali. Già , durante il  Secondo Impero, alcune intellettuali avevano dato vita, nelle grandi città e soprattutto a Parigi,  ad associazioni e clubs dove si discuteva animatamente della “questione femminile” cogliendone i vari aspetti :  (religiosi, politici,  pedagogici, ecc. e che dopo la sconfitta di Sedan non si riconoscevano affatto nella repubblica conservatrice e  reazionaria di Versailles. Inoltre   per impulso delle varie correnti del nascente socialismo, anche  la “questione sociale” era fortemente dibattuta, con  grande,  partecipazione, della classe operaia in tutti i suoi aspetti e anche in questo ambito  la caduta del secondo Impero aveva suscitato nuove e  impetuose speranze di   una società diversa. . Un riflesso di questo grande fermento culturale coinvolse, ovviamente, anche le donne del proletariato, che  sempre più impiegate nell’industria, erano sottoposte, a causa del loro sesso, a  specifiche e pesanti discrimiminazioni economiche, sociali e   sessuali. 
Brano da commentare: “ La condizione femminile era tanto più difficile in quanto le operaie, le commesse, le impiegate, etc. non solamente avevano a che fare con un supersfruttamento sul luogo del lavoro , o a lavoro  eguale, esse erano lontane dal guadagnare quanto gli uomini. Esse dovevano affrontare una aggressività mascolina  machista da parte dei capi e talvolta anche dai loro colleghi operai, attentato alla loro dignità di donne , costantemente oltraggiata. Ai propositi spesso  grossolani dei loro vicini (voisins) d’atelier si aggiungevano le licenze dei capi a confronto dei quali le nostre moderne “molestie sessuali” apparirebbero meno gravi. Numerosi capi e padroni si costituivano,  in tutta coscienza di buoni cristiani – dei serragli a buon mercato. Il ricatto per l’impiego era frequentissimo.  Era  molto spesso il primo passo verso la semi-prostituzione. Numerose operaie vi erano costrette come integrazione a salari  anormalmente bassi: […]  Doveva esservi tra le donne dell’epoca un grande pudore a evocare ciò direttamente e francamente. Così, è per sfuggire a tuti gli aspetti della vita della donna sfruttata e umiliata su tutti i piani (e che non sono comunque nascoste da alcune militanti) che nacque nei clubs l’idea di “camere sindacali” femminili dove esse avrebbero potuto esprimersi senza essere angariate e vedere i loro problemi tenuti veramente in conto  prioritariamente, ciò che non era spesso il caso nelle assemblee miste “ (Eugéne  Kerbaul, Nathalie Le Mel  …..)
Bibliografia:  Eugéne  Kerbaul, Nathalie Le Mel . Une communarde bretonne revolutionnaire et féministe, Le  Temps des Cerises, editeurs, 2009 pp. 56-57 e pp. 61-62 (traduzione mia). Come ho già detto altre volte le parole in francese messe tra parentesi meriterebbero, forse, di essere tradotte meglio.
Per far fronte con maggiore determinazione all’assedio dei Versagliesi le donne dei vari clubs parigini si riunirono nell’Unione delle donne  per la difesa di Parigi e i soccorsi ai feriti, sostituendo, con finalità più rivoluzionarie,  quella già precedente che era invece più borghese e  moderata.  Famoso è il  proclama di questa organizzazione  emanato negli ultimi giorni di lotta (cfr. brano). 
Brano da commentare: “ In nome della rivoluzione sociale che acclamiamo , in nome della rivendicazione dei diritti al lavoro, all’uguaglianza e alla giustizia, l’Unione delle donne per la difesa di Parigi e per i soccorsi ai feriti protesta con tutte le sue forze contro l’indegno proclama alle cittadine apparso l’altro ieri a cura di un  gruppo anonimo di reazionarie.  Il suddetto proclama invita le donne di Parigi ad appellarsi alla generosità di Versailles e a chiedere la pace a qualsiasi prezzo. La generosità di vili assassini! Una cooperazione tra libertà e dispotismo, tra il popolo e i suoi boia! No, non è la pace, ma la guerra ad oltranza che i lavoratori di Parigi reclamano! Oggi una conciliazione sarebbe  un tradimento!   Sarebbe rinnegare tutte le aspirazioni  operaie che hanno acclamato la rivoluzione sociale assoluta, l’annientamento di tutti i rapporti giuridici e sociali ora esistenti, la soppressione di tutti i privilegi, di ogni genere di sfruttamento, la sostituzione del regno del lavoro con  quello del capitale, in una parola , la liberazione del lavoratore da parte del lavoratore!.[......] le donne di Parigi proveranno alla Francia e al mondo che anch’esse, nel momento del pericolo supremo- sulle barricate, sulle mura di Parigi, qualora la reazione forzasse le porte – sapranno donare come i loro fratelli il sangue e la vita per la difesa e il trionfo della Comune, cioè del Popolo!  Allora vittoriosi in grado di unirsi e di intendersi sui loro interessi comuni, i lavoratori e le lavoratrici, solidali, annienteranno per sempre ogni vestigio  di sfruttamento e di sfruttatori . Viva la Repubblica  sociale universale! Viva il lavoro ! Viva la Comune!” (da  Manifesto del Comitato Centrale delle donne per la difesa di Parigi e i soccorsi ai feriti  )

Bibliografia: Esistere come donna, Mazzotta , 1983 p. 104

Promotrici principali di questo proclama furono NATHALIE LEMEL (1826-  1921) e ELISABETH DMITRIEFF ( 1851-1918)
                                                                   
   NATHALIE LEMEL , rilegatrice, organizzò, a fianco  dell’ internazionalista EUGENE VARLIN , già dal 1865, diverse lotte operaie e diresse, tra l’altro, il famoso ristorante collettivizzato “La Marmitta”. Un’esperienza questa che le fu molto utile per superare il drammatico problema dell’alimentazione popolare durante l’assedio.   Partecipò anche attivamente alla difesa della città  combattendo insieme ad altre donne sulle barricate della place Blanche. Dopo la disfatta dopo un tentativo fallito di  suicidio fu catturata ,  rifiutò di chiedere o che venisse chiesta a suo nome la grazia e fu deportata nella Nuova Caledonia dove restò sino al 1880. 
                                                                       


 ELISABETH DMITRIEFF ( 1851-1918) aristocratica russa, che, in esilio in Svizzera aderì alla prima internazionale e, sebbene dicianovenne, assai stimata da Marx, fu inviata  durante la Comune a Parigi  dove partecipò assai attivamente alla lotta contro i versagliesi. Sfuggita all’arresto , tornò dopo varie traversie in Russia, dove morì nel 1918
Tra le altre donne che parteciparono alla Comune ed eroicamente la difesero nella “settimana di sangue” mi limito per ora a ricordare:
                                                                        

 PAULE MILK , il cui vero nome era Paulina  Mekarska ( 1839-1901),  si separò dal marito, il principe Bogdanowicz, e si stabilì a Parigi dove visse lavorando sia come  cucitrice che  come insegnante di lingue , Amica di  ANDRE LEO e di LOUISE MICHEL  Nei giorni della feroce repressione della Comune di Parigi si trovava a fare un giro di propaganda in provincia a favore dei comunardi e fuggì in Svizzera. Nel 1892, tornata in Francia già dal 1880, aderì al partito socialista  di JULESGUESDE.
                                                          

                                                                          

ANDRE LEO, il cui vero nome era  Leonilde Béra,  ( 1824-1900) Sposò nel 1848 l’antibonapartista  repubblicano GREGOIRE CHAMPSEIX. Costretti per diversi anni all’esilio tornarono in Francia negli anni sessanta. Rimasta vedova, divenne la compagna dell’internazionalista BENOIT  MALON  (1841-1893). Durante l’assedio della Comune fu segretaria dell’Union  des femmes pour la défense de Paris et le soins aux blessés.  Sfuggì alla cattura e  si rifugiò in Svizzera.  Lasciato Malon passò molti anni  in Italia e morì a Parigi nel 1900.
                                                                


MENAND  ANNE-MARIE  (1837- ?)  bretone come NATHALIE LEMEL era cuoca, ma insofferente di un lavoro fisso sfruttato cambiava spesso mestiere, tra cui la venditrice di giornali e di bevande. Assai nota per i suoi frequenti e veementi interventi al club della chiesa di Sainte-Eustache di Parigi, combatté sulle barricate durante la “settimana di sangue”. Arrestata fu condannata alla deportazione alla Caienna nella Guyanna. Così come avvenne per tanti antifasciste durante il ventennio (cfr. Martina Guerrini,  donne contro ribelli, sovversive, antifasciste, zero in condotta 2013 pp.12 ss.) i rapporti di polizia assumendo come presunta il suo comportamento anticonformista e libertario l’accusarono di condotta immorale e di esercizio della prostituzione. Accuse assolutamente false, ma riprese con accanimento dalla stampa borghese.                                                                           
                                                        
BLANCHE LEFREBVRE (1847-1871), lavandaia  nel lavatoio di Sainte-Marie de Battignoleles. Molto attiva nel club della rivoluzione sociale divenne, durante l’assedio di Parigi, membro della Commissione esecutiva del comitato centrale dell’ “Union des femmes pour la défense de Paris et les soins aux blessés”.  Fu uccisa mentre combatteva sulla barricata di Battignoles.  Attualmente a Parigi esiste una piazza a suo nome.                                                                                         

                                                                            

Tra  gli stranieri di idee internazionaliste e socialiste  che accorsero per sostenere la Comune di Parigi mi limito qui a ricordare solo  l’italiano  AMILCARE CIPRIANI  (1844- 1918) .  Già  nel settembre 1870 , udita la notizia che  l’ impero di Napoleone III era caduto  , Amilcare Cipriani  si recò in Francia per combattere i Prussiani, che si stavano accingendo ad occupare , trovando scarsa resistenza,  il territorio francese.  (cfr. brano da commentare )
Brano da commentare: « … Nello stesso anno, la Francia è invasa dal Prussiani e l’ internazionalista [Amilcare Cipriani] che crede possibile l’affratellamento dei popoli soltanto quando questi saranno liberi vola  […] in difesa della Francia.  […] Arruolatosi nel 1 battaglione dei tiratori della guardia nazionale, mandato a Maison Alfort, il Cipriani riprende coi pochi uomini la trincea ad una mano  di Prussiani e difende la linea ferroviaria di Lione, per la quale i nemici sarebbero senza fallo, entrati in Parigi; poi combatté a Creteil, al plateau d’Avron, nelle due sanguinioes cbattaglie di Champigny e finalmente, il 19 gennaio 1871 a Montretout. Troppo lungo sarebbe narrare le sue vicende durante la disperata resistenza opposta da Parigi all’invasione prussiana: basterà soltanto ricordare che a Montretout, quando fu ucciso il comandante della colonna in cui milit)ava il Cipriani, il colonnello Rochebrune, egli lo sostituì, tenendo bravamente  testa al  nemico fino alle 10 di sera.  Conchiuso poco dopo l’armistizio, Amilcare Cipriani rientra a Parigi dove per il valore dimostrato a Montretout, gli viene offerta la legion d’onore; ma egli la rifiuta …. «
BIBLIOGRAFIA: Luigi Campolonghi  Amilcare Cipriani. Memorie , Centro Studi Libertari Camillo  Di Sciullo,  1996, p. 26
 
 Il 18  Marzo 1871, in aperto contrasto con il  nuovo governo repubblicano, pronto a cedere ad ogni richiesta proposta dai prussiani,  a Parigi fu proclamata la Comune, fortemente orientata  verso idee socialiste ed internazionaliste, condivise totalmente dal Cipriani ( cfr. post LA COMUNE DI PARIGI).  Ponendosi sotto il comando del suo amico Gustave Florens, Cipriani si arruolò nuovamente nella Guardia nazionale per combattere, però,  stavolta contro versagliesi, sostenuti, in vari modi, dai prussiani, provvisoriamente  insediatesi in Francia al fine di garantire  con la loro presenza armata l’osservanza  delle gravose condizioni di resa  accettate dal capo del Governo di Versailles, Adolphe Thiers.  . (cfr. brano da  commentare)
Brano da commentare: « L’ora è grave . Temendo il ritorno della reazione, la Guardia Nazionale ha rifiutato di deporre le armi nelle mani del governo e Parigi si è sollevata. Le barricate sono esplose dal selciato della città come un bisogno irresistibile di vendetta e di difesa. Thiers, capo del potere esecutivo, si è ritirato a Versailles con l’esercito regolare: il Comitato  Centrale si è impadronito del potere. […] Il Cipriani si era messo nel movimento insurrezionale con lo stesso animo dell’amico ( nota mia: Gustave Flourens). Nominato comandante della Piazza Vendome, prima e, il 22 marzo , colonnello dello stato  maggiore, assistette alle elezioni del 26 e ai primi passi della Comune, ma avendo ricevuto l’ordine di seguire le armi di Gustavo Flourens, non ne vide la fine sanguinosa. […]  la Comune, forte di 200000 soldati aveva deciso un’uscita contro Versailles. […]  Il  due aprile, all’alba, il Flourens partì dall avenue des Ternes per Chatout e il Cipriani era con lui … «
BIBLIOGRAFIA: Luigi Campolonghi  Amilcare Cipriani. Memorie , Centro Studi Libertari Camillo  Di Sciullo,  1996,  p. 27

L’impresa guidata dal Flourens  finì male. A Chatou vi trovarono, già vittoriosi i Versagliesi e i Prussiani.  Flourens e Cipriani furono catturati: Flourens  fu brutalmente  ucciso, dopo che era stato già disarmato, dal capitano della gendarmeria  Desmarets   e Cipriani  ferito gravemente fu portato a Versailles , dove, già, messo al muro per essere fucilato al muro, fu all’ultimo momento , risparmiato , senza che egli avesse chiesto nessuna grazia,  e condannata alla deportazione nella Nuova Caledonia con altri comunardi  sopravvisti alle stragi compiute durante la «settimana di sangue», tra cui Louise Michel, di cui divenne amico.  Durante il viaggio nella nave «Danae» fu, per 45 giorni, brutalmente torturato  dal  comandante Rion  de Kerpigeant.   Finalmente sbarcati nella Nuova Caledonia i deportati furono sottoposti al durissimo regime del governatore  dell’isola, il colonnello Alleyron, detto «il boia della Comune».  Refrattario ad ogni tipo di ingiustizia e di disumanità Cipriani per le sue continue e fiere proteste contro l’iniquo trattamento riservato, nella colonia,  ai deportati, alternò , sino alla sua liberazione  avvenuta 8 anni dopo in seguito  all’amnistia  concessa ai deportati nel 1880. estenuanti periodi  di isolamento in carcere a  quelli di duri lavori forzati  spaccando pietre  .......
NOTA: PER ALTRE NOTIZIE SU AMILCARE     CIPRIANI CON PARTICOLARE RIFERIMENTO    AL SUO RAPPORTO CON LA SEZIONE ITALIANA DELL'INTERNAZIONALE,  cfr post: GLI INTERNAZIONALISTI DI TENDENZA ANTIAUTORITARIA. EMILIO COVELLI ........

Concludo infine questo post ricordando due comunardi EUGENE POTTIER e JEAN  BAPTISTE CLEMENT , a cui di devono due delle più celebri canzoni ispirate alla Comune di Parigi  : La Commune n'est pas morte e  Le temps des cerises

 


EUGENE POTTIER ( 1816- 1887) : poeta rivoluzionario francese, artigiano, disegnatore di tessuti.  Nel 1848 combatté sulle barricate e sulla base di quella esperienza scrisse alcune  canzoni rivoluzionarie.  Nel 1850 scrisse la canzone “Jesus Christ rayé de listes électorales “Nel 1864  fondò un sindacato dei disegnatori  e aderì alla Prima  Internazionale. Nel 1871 partecipò attivamente alla Comune di Parigi. Sopravvisse alla “Settimana di sangue”  e ricercato ( sembra che sia stato in questo periodo che scrisse le parole dell’ "Internazionale”) sfuggì alla cattura emigrando prima a Londra e poi  in America. Dopo l’amnistia del 1880 tornò in Francia dove , pur continuando a scrivere canzoni  rivoluzionarie, morì malato e povero nel 1887. (cfr. canzone da commentare)

Canzone da commentare: “ L’hanno ammazzata a  fucilate / a colpi di mitraglia / e trascinata con la sua bandiera / nella terra argillosa / la grassa turba dei boia / si credeva la più forte. /  (2) Tutto ciò non toglie,  Nicola/ che la comune non è morta /  come contadini che sulle barricate falciano un prato  / o che fanno cadere le mele / i versagliesi han massacrato almeno centomila persone . / E i centomila assassinati / vedete ora quanto rendono / (2)  Tutto ciò non toglie …..  / Certo, hanno fucilato Varlin, / Florens, Duval, Milliére, Ferré, Rigault, Tony Moilin; / E’ pieno il cimitero / credevano di tagliarle le braccia / di vuotarle l’aorta /  (2) Tutto ciò non togle… / Si sono comportati da banditi / contando sul silenzio /  Hanno finito i feriti sulle barelle / sulle barelle delle ambulanze / il sangue, inzuppando i vestiti, / scorreva sotto la porta / (2) Tutto ciò non toglie…/ I giornalisti poliziotti / mercanti di calunnie / hanno sparso  sui nostri morti / i loro fiotti d’ignominia / i Maxim Ducamp, i Dumas,lo sentiranno fra poco , per Dio /   /  hanno vomitato la loro acqua forte /  (2) Tutto ciò non toglie….. / E’ la scure di Damocle / che incombe sulla loro testa / ai funerali di Vallés / erano tutti instupiditi. / E’ un fatto: eravamo una gran folla / a fargli da scorta ! /  (2) E questo prova, in ogni caso, Nicola / che la Comune non è morta /   Insomma ciò dimostra ai combattenti / che Marianna abbia la pelle scura / ha un cane nel ventre / ed è tempo di gridare Viva la  Comune !/ Dimostra a tutti i Giuda / che se le cose vanno avanti così / lo sentiranno fra poco, per Dio / che la Comune  non è morte  ( La Comune non è morta, traduzione italiana  di Joe Fallisi )

                                                                                   


JEAN BAPTISTE CLEMENT (1836-1903)  nato in una famiglia benestante, abbandonò la casa paterna a 14 anni  e per vivere  divenne guarnitore in cuoio. Aderì alle idee socialiste e collaborò a diverse pubblicazioni di sinistra. Nel 1867 pubblicò la famosa canzone  “Le temps des cerises".  Rinchiuso in prigione fu liberato dalla rivolta parigina  del settembre 1870.  Durante la Comune di Parigi del  1871 combatté sulle barricate.  Sfuggito per poco alla durissima repressione dei versagliesi  , condannato in contumacia a morte, fuggì a Londra, dove scrisse, dedicandole ai comunardi morti ,  la canzone “ La semaine sanglant” ove descrisse con intenso dolore i giorni immediatamente successivi alla carneficina  avvenuta durante  la settimana di sangue.  Amnistiato nel 1880 tornò a Parigi e si impegnò attivamente  nel far progredire  le idee socialiste ed internazionaliste sino alla sua morte avvenuta nel 1903.

Canzone da commentare: “Tranne spioni e gendarmi / vedi soltanto per le vie / i vecchi tristi fino al pianto / vedove e orfani  / Parigi trasuda  di miseria / persino i ricchi sono tremanti / consigli di guerra ogni momento  / e il lastricato è sanguinante / Sì, ma… ciurla nel manico / i brutti giorni finiranno / E occhio alla vendetta / Quando tutti i poveri ci si metteranno !  / I giornali del’ ex prefettura / Ii pirati, i mascalzoni / gli arricchiti, per puro caso / i compiacenti, i decorati / gente di borsa e dei meandri /amanti di donne tra i rifiuti /brulicano come tanti vermi / sopra i cadaveri dei vinti / Sì, ma… Ciurla ….. /Si bracca, si arresta, si fucila / la gente raccolta senza ragione / la madre accanto alla  sua figlia / il bimbo in braccio all’anziano / le leggi della bandiera rossa / sono rimpiazzate dal terrore / di tutti i rifiuti di casino / servi di re e di imperatori /  Sì, ma …ciurla nel…… / Rieccoci in mano dei gesuiti / ai Mac  Mahon , ai Dupanloup /pioverà l’acqua benedetta / le chiese faranno affari d’oro / da domani, in gran festa / Sant’Eustacchio e l’ Opera / si rifaranno concorrenza / e la galera si riempirà/ Sì, ma ciurla…./ Domani tutte le puttane / e le signore dei bei quartiewri / avranno sulle camicette / dei fucilini e dei tamburi / tutto sarà in tricolore /  i piatti del giorno e le medaglie / mentre il grande eroe Pandore / farà sparare ai nostri figli / Sì, ma  .. Ciurla nel… / Domani la stirpe dei poliziotti / rifiorirà sul marciapiede / Fiera d’aver ben meritato / con la pistola in bella mostra / senza pane, lavoro ed armi / saremo di nuovo governati / dagli spioni e dai gendarmi / dagli assassini e dai curati. / Sì, ma… ciurla nel…/ Il popolo sarà sempre inchiodsto al suo collare di miseria? Fino a quando i militari /trionferanno per le strade? Fino a quando la sacra cricca / ci crederà un vile bestiame ? Quando verrà la repubblica / della giustizia e del lavoro? Sì, ma .. Ciurla nel… ( La semaine sanglant , traduzione italiana di  Riccardo Venturi  )

 

 
  

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