Brano
da commentare: “ Non ho mai capito perché ci sia un sesso per il quale si cerchi di atrofizzare l’intelligenza come
se ce ne fosse troppo nella razza. Le ragazze, cresciute nella
sciocchezza , sono disarmate appositamente per essere meglio dominate: è
questo che si constata. E’ la stessa cosa come se vi si gettasse nell’
acqua dopo avervi impedito di imparare a nuotare, o avervi legato mani e
piedi. Con il pretesto di conservare l’innocenza di una giovane
ragazza, la si lascia sognare, in un’ignoranza profonda, in delle cose
che non le farebbero nessuna impressione se le fossero conosciute come delle semplici questioni di botanica o di storia naturale. Mille volte più innocente sarà allora, perché passerà calma attraverso mille cose che la turbano: tutto ciò che è una questione di scienza o di natura non turba i sensi “ ( Louise Michel, Memorie )
Bibliografia: Louise Michel, Mémoires , petite collection maspero, 1979, p. 83, traduzione italiana in Francesco Codello, La buona educazione, Franco Angeli,2005, 461
Partecipò attivamente alla Comune di Parigi e sebbene impegnata, nelle attività di combattente e di infermiera, seguì attentamente le riforme pedagogiche libertarie attuate dalla Comune. (cfr. brano ) Brano
da commentare: “ Ero particolarmente presa dalla riforma
dell’insegnamento che aveva intrapreso la Comune su basi molto sane […]
Non ho potuto far parte della Commissione per l’insegnamento perché mi trovavo sui baluardi. Ma ho inviato al mio amico Augustin
Verdure, che ne era membro, il mio metodo: esso faceva molto appello
alle capacità visive dei bambini e rifiutava le punizioni e le
ricompense, il sentimento del dovere compiuto doveva bastare” (
Interrogatorio di Louise Michel- 28 giugno 1871).
Bibliografia:in Francesco Codello, La buona educazione, Franco Angeli,2005, p. 466
Essa
partecipò anche attivamente e con un ruolo di primo piano alle azioni
organizzate dall ' "Union des femmes pour la defense de Paris et les
soins aux blessés" , malgrado alcune sue critiche alle tendenze
alquanto centraliste di quell'associazione. Caduta la Comune, pur essendo
sfuggita alla cattura e creduta morte, si costituì volontariamente per liberare
sua madre presa come ostaggio e minacciata di fucilazione . Durante il processo contro la Comune alle
accuse contro di lei, Louise Michel rispose fieramente di
voler essere condannata a morte per
condividere la sorte di Theophile Ferrer e
degli altri suoi numerosi compagni fucilati in quei giorni al campo di Satory.(cfr.
brano)
Brano
da commentare: “.. Non voglio difendermi, non voglio essere difesa. Sì, mi sono
battuta e ho, probabilmente, sicuramente, ucciso.Volevo anche andare a Versailles per uccidere Thiers, ma i miei compagni mi
hanno persuasa a cambiare idea. Quanto all’incendio di Parigi, sì, vi ho
partecipato: volevo innalzare una barriera di fiamme contro gli invasori di
Versailles.! Mi definiscono complice della Comune. Sicuramente sì! Poiché la
Comune voleva prima di tutto la rivoluzione sociale e questo è il piùprezioso dei miei desideri! […]
Voi siete degli uomini, io non sono che una donna eppure vi guardo in faccia.
Poiché sembra che ogni cuore che batte per la libertà ha diritto solo a un po’ di piombo,
reclamo anch’io la mia parte. Prendete la mia vita, se non siete dei
vigliacchi, uccidetemi. Se mi lascerete vivere, esorterò incessantemnente alla vendetta e
denuncerò alla vendetta dei miei fratelli gli assassini della commissione delle
grazie…”
La condanna a morte da lei richiesta non fu eseguita e fu deportata insieme a tanti ex-comunardi nella Nuova Caledonia, dove Louise
Michel venne a contatto con i
nativi di quei territori, i Canachi.
Alcuni di essi, asserviti dall’amministrazione coloniale francese, erano
diventati feroci e brutali membri della “polizia indigena” specializzata contro
le eventuali evasioni dei deportati. Altri , assai più numerosi, sopportavano, invece, a stento il regime coloniale dei “bianchi” e
fu con essi che Louis Michel intrattenne
rapporti amichevoli e ne raccolse le confidenze sui crimini compiuti dai
colonizzatori su quella terra. Uno dei nativi le raccontò nei termini seguenti il deterio arrivo dei bianchi sulla loro terra :
Brano
da commentare: “ Quando i bianchi sono
arrivati, mi hanno raccontato,
all’inizio hanno mangiato il piatto di
igname che offrivamo loro. Poi hanno
tagliato i nostri alberi, portato via le nostre donne, devastato le nostre
culture, ucciso i nostri animali, preso i posti che occupavano i nostri
villaggi vicino ai corsi d’acqua, cacciandoci nella foresta. Non ci hanno dato
niente, nient’altro che tristezza, promettendoci la terra e il cielo” (Louise Michel citata in Anne Sizanne, Louise Michel.... )
Bibliografia: in
Anne Sizanne, Louise Michel. La “viro major”. Breve storia (1830-1905), La
rivolta, edizioni La Fiaccola, 2012, p. 48
Desiderosa di
apprendere la lingua dei Canachi, le
loro usanze e le loro cerimonie, riuscì, contravvenendo al rigido regolamento imposto
ai deportati, a trascorrere alcune notti nei loro villaggi e ad assistere ad
alcuni importanti rituali dei loro stregoni (= tataka) e ogni domenica, invece, riceveva, nella sua casa i Canachi che erano
interessati, dal canto loro, ad apprendere la
lingua e la cultura
dei bianchi “buoni”. (cfr. brano)
Brano
da commentare: “ La domenica, dalla
mattina alla sera, la mia casa era piena di Canachi che apprendevano con tutto il cuore, a condizione che i metodi fossero movimentati ( mouvementées) e molto semplici. [...] Essi scolpivano
abbastanza graziosamente in rilievo, su delle piccole tavolette, che ci
dava M. Simon, dei fiori del loro paese.
I personaggi avevano braccia rigide, ma
accentuando un po’ l’espressione del modello, essi la coglievano bene. La loro voce
dapprima molto gracile prendeva alla fine di un
certo periodo di solfeggio un po’ più di
forza ( ampleur). Mai ebbi allievi più
docili e più affezionati: essi venivano da tutte le tribù....." (Louis Michel, souvenirs)
Bibliografia:
Louise Michel, La Commune histoire & souvenirs, tome 2, FM/petite collection maspero, 1970 p. 150 (traduzione mia, sperando di non avere preso, nelle righe centrali, " lucciole per lanterne ")
La totale e calorosa solidarietà di Louise Michel per i nativi non fu
però condivisa da alcuni deportati, che ritenevano gli indigeni in
quanto "selvaggi " persone inferiori e prive di diritti, che dovevano,
per il loro stesso bene, sottoporsi passivamente alla civilizzazione occidentale imposta dai "bianchi". (cfr. brano)Brano da commentare: " Tra i deportati, gli uni prendevano le parti per i Canachi, gli altri contro. Da parte mia, io ero assolutamente per loro. Ne risultava tra noi tali discussioni che un giorno , alla baia di ponente tutto il posto discese per rendersi conto di ciò che succedeva. Noi non eravamo che due, gridando come trenta" ( ricordo di Louise Michel )
Bibliografia: Louise Michel, La Commune histoire & souvenirs, tome 2, FM/petite collection maspero, 1970 p. 147 (traduzione mia
La
tensione tra i deportati sul diverso modo di relazionarsi con i nativi raggiunse poi il suo massimo quando scoppiata, nel 1878 la
rivolta canaca, alcuni di essi approvarono la repressione
ordinata dall' amministrazione coloniale francese, meritandosi
giustamente, per questo motivo , duri rimproveri da Louise Michel (cfr.
brano)
“Brano da commentare: “…
Loro si battono e sono pronti a morire contro la tirannia. Voi stessi qui,
deportati, banditi, esattamente per la stessa ragione […] E la maggior parte di voi osa negare i loro
diritti!”
Poco prima della rivolta , in una notte di tempesta, alcuni Canachi , amici (= taitu) di Louise Michel bussarono alla porta della sua casa
per dirle addio prima di andarsene a
nuoto a raggiungere gli altri per combattere, armati soltanto di lance e
fionde, i “bianchi cattivi”. E fu allora
che Louise Michel divise in due la sua famosa sciarpa rossa, con cui aveva combattuto
durante la Comune, e ne dette a loro una metà come ricordo e come augurio per la loro lotta. Purtroppo , come è noto, questa rivolta
si concluse in una terribile strage dei nativi e con la morte del loro capo ATAI , a cui fu poi tagliata la testa per esibirla a Parigi)
si concluse in una terribile strage dei nativi e con la morte del loro capo ATAI , a cui fu poi tagliata la testa per esibirla a Parigi)
Tornata in Francia, grazie ad un'amnistia, guidò , nel 1883, brandendo
un drappo nero, una manifestazione di operai, che si concluse con il
saccheggio di numerosi negozi alimentari da parte delle masse affamate e
fu condannata a sei anni di prigione. Nel 1888 fu vittima di un attentato, ma rifiutò di denunciare il suo aggressore e fece di tutto per farlo rimettere in libertà, come risulta chiaramente dalla lettera di Louise Michel alla moglie del suo attentatore. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ Apprendendo la vostra disperazione, io
desidero rassicurarvi. Siate tranquilla. Siate tranquilla. Come non si può
ammettere che vostro marito abbia agito con discernimento, è per conseguenza impossibile che egli non vi
sia reso. Né i miei amici, né i medici, né la stampa di Parigi, senza
dimenticare quella di Havre,
cesseranno, fino ad allora, di reclamare la sua messa in libertà. E se ciò
tardasse troppo, io tornerò ad Havre, e questa volta la mia conferenza non
avrà altro scopo di ottenere questa misura di giustizia. Tutta la città vi sarà
( Lettera di Louise Michel alla moglie del suo aggressore, pubblicata su L’Idée ouvriére, Havre, 28
gennaio-5 febbraio 1888 )
Bibliografia: Claire Auzias, Louis Michel, Graine d’ Ananar, Editions du Monde libertaire, Editions alternative libertaire, 1993, pp. 4-5
Nel 1890 si trasferì a Londra, ospite di Kropotkin, e fondò e insegnò in una scuola al 19 Fitzroy Square , da lei chiamata " "International School" , per bambini stranieri, figli di rifugiati politici.
(Qualche passo tratto dall'opuscolo di presentazione di questa scuola
lo si trova nel post: "Agnes Henry e i The New Lifers"). Tornata in Francia Louise Michel assunse , in difesa degli ideali antirazzisti e antimilitaristi, un ruolo rilevante nell’ “ Affaire Dreyfus”. Sempre contraria ad assumere una specifica etichetta l' adesione di Louise Michel all’anarchismo derivò, come riconosce lei stessa, da una riflessione sugli effetti negativi del potere , al tempo della Comune, anche su compagni di provata fede.
Brano da commentare:” A forza di raffrontare gli avvenimenti, gli uomini, avendo visto all’opera i nostri amici della Comune tanto onesti… mi convinsi che le persone oneste, al potere, saranno sempre tanto incapaci, quanto quelle corrotte sono dannose; e che sarà sempre impossibile che la libertà si allei con un qualsiasi tipo di potere. [….] (E’ il potere che è maledetto ed è perciò che sono anarchica) [….] Sono dunque anarchica perché soltanto l’anarchia farà la felicità dell’umanità e perché essa è l’idea più alta che mente umana possa concepire, finchè qualcosa di più elevato non sorga all’orizzonte “ ( Parole di Louise Michel in Domenico Tarizzo, L’Anarchia p. 118)
Bibliografia: in Domenico Tarizzo, L’anarchia , Club degli editori, 1976, p. 118
LOUISE MICHEL CONFERENCIERE (mi sono ispirato a una foto apparsa sulla rivista "L'Illustrazione" del 2 aprile 1904) |
In età avanzata , poco
prima della sua morte, Louise Michel intraprese un lungo giro di conferenze ,
dall’ottobre al dicembre 1904, in Algeria
sia per fare là , in quella “colonia d’ inferno”, come la chiamò il suo
compagno di viaggio, ERNEST GIRAULT
(cfr. post “LES MILIEUX LIBRES ), propaganda delle idee anarchiche poco conosciute in quei luoghi e sia per adempiere una promessa fatta ai ribelli algerini ,
che, dopo una insurrezione fallita della Kabilia nel marzo 1871, erano stati deportati anche essi come gli
ex comunardi, nella Nuova Caledonia , di andarli, dopo la loro liberazione, a trovare nella loro terra. (cfr. brano)
Brano da commentare “ Un mattino, nei
primi tempi della loro deportazione, noi vedemmo arrivare, nei loro grandi bournous bianchi, degli Arabi deportati per essersi anche essi, sollevati
contro l’oppressione. Questi orientali , imprigionati lontano dalle loro tende
e dai loro greggi, erano buoni, semplici e di una grande giustizia.; non
comprendevano neanche perché si stava
agendo in tal modo contro di loro. Bauër [ figlio naturale di Alexandre Dumas padre]
che non condivideva affatto il
mio affetto per i Canachi,
lo condivideva per gli Arabi, e
io credo che tutti noi li rivedremmo con
grande piacere . … (Louise Michel, La Commune .., (1898)
Bibliografia: Louise Michel, La Commune. Histoire et souvenirs – II tome, , FM/ petite collection maspero , 1970 (traduzione
italiana mia). Cfr. anche Clotilde Chauvin, Louise Michel en Algerie. La tournée de conférences de Louis Michel et Ernest Girault en Algérie ( octobre-decembre 1904), Les editions libertaires , 2007
Nelle conferenze tenute da Louise Michel ed Ernest Girault in numerose città
algerine ( Algeri, Bellecourt, Constantine, Blida, Médéa ed altre) furono affrontati vari temi, tra cui: La legge, Gesù o la rivoluzione?; Perché delle
Chiese?; La Nuova Internazionale; Esercito, chiesa e proprietà, Il Comunismo e
l’anarchia. Nella Conferenza tenuta a Bilda nel novembre 1904 Louise Michel
denunciò gli orrori della guerra ( era allora in corso quella
russo-giapponese) e fece
un appello alle madri perché educassero i propri figli alla “fraternità tra i popoli”. Il contenuto
della conferenza è riportato da un
giornalista della rivista settimanale
algerina, “ La Pensée Libre “ . (cfr. brano)
Brano da commentare: ” Louise Michel
prende la parola. Con nobili parole,
ella fa il processo alla guerra
[…] essa mostra quelle masse di uomini ,
che , in migliaia, si fanno uccidere per lo zar o per il mikado senza conoscere il perché. Ella fa
appello alle madri e dice loro: voi amate i vostri bambini, educateli, abbiate cura che siano felici, che siano
utili all’umanità per non farne degli
assassini, delle vittime o degli
strangolatori. E quando essa termina con un vibrante appello alla
fraternità dei popoli, fraternità che il recente congresso antimilitarista di
Amsterdam sembra annunciare come prossima, l’intera sala scoppia in applausi (
in La Pensée libre . Revue Hebdomadaire d’educationsociale, politique, philosophique et littéraire, 20 novembre 1904. )
Bibliografia: Clotilde Chauvin, Louise Michel en Algerie. La tournée de conférences de Louis Michel et Ernest Girault en Algérie ( octobre-decembre 1904), Les editions libertaires , 2007 p. 82
Tornata in Francia,
Louise Michel morì nel gennaio 1905. I suoi funerali furono seguiti da decine di migliaia di lavoratori. Fu sepolta nel cimitero di Levallois-Perret accanto alla madre e al suo grande amore, il valoroso comunardo, THEOPHILE FERRE’ (1846-1871).
Pressoché contemporanee agli avvenimenti della Comune di
Parigi si diffusero, negli ambienti rivoluzionari e progressisti poesie e scritti che
rendevano omaggio all’ eroica figura di Louise Michel . La poesia più famose ,
a lei dedicata, è, , come è noto, Viro
Major di Victor Hugo scritta nel 1871. Data la sua relativa lunghezza per questo post , mi limito a citare solo le due
prime strofe:
Poesie
da commentare: 1) “ Ayant vu le massacre immense, le combat / Le peuple sur sa croix, Paris sur son grabat/ La pitié formidable était dans tes paroles; / Tu faisais ce que font les grandes ames folles;/ Et lasse de lutter, de rever, de souffrir, / Tu disais: J’ai tué! Car tu voulais mourir./ Tu mentais contre toi, terrible et surhumaine. / Judith, la sombre juive, Aria, la romaine,/ Eussent battu des mains pendant que tu parlais./ Tu disais aux greniers: J’ai brulé les palais!/ Tu glorifiais ceux qu’on écrasé et qu’on foule./ Tu criais: J’ai tué! Qu’on me tue!- Et la foule/ Ecoutetait cette femme altière s’accuser./ Tu semblais envoyer au sépulcre un baiser;/ Ton oeil fixe pesait sur les juges livides, / Et tu songeai, pareille aux graves Euménides./ La pale Mort était debout derriére toi.,……. “ ( Viro
major . Poéme en hommage à
Louise Michel di
Victor Hugo ) ; 2) Madame et Pauline roland
Meno note sono,
invece, le poesie scritte dalla
stessa Louise Michel, evocanti anche esse , per la maggior parte gli avvenimenti della settimana di
sangue e gli anni della deportazione. Tra queste mi limito a citare Le chant des captives (senza
data)
Poesia da commentare: “ Ici l’hiver n’a pas de prise/Ici les bois sont toujours verts;/ De l’ocean, la fraiche brise / Souffle sur les mornes déserts/ et si profond est le silence / que l’insect qui se balance/ Troble seul le calme de l’air/ Le soir, sur ces lontaines plages, / S’élève parfois un doux chant : Ce sont des pauvres coquillages/ Qui le murmurent en s’ouvrant/ Dans la foret, les lauriers roses,/ Les fleurs nouvellement éclose, Frissonent d’amour sous le vent./ Voyez, des vagues aux étoiles, / Poindre ces errants blancheurs!/ Des flottes, sont à pleines voiles/ Dans les immenses profondeurs./ Voyez sortir du sein des ondes/ Ces phosphorescentes lueurs!/ Viens en sauveur, léger navire, / Hisser le captive à ton bord!/ Ici, dans les fers, il expire;/ Le bagne est pire que la mort./ Et si nous revoyons la France/ Ce sera pourcombatte encor! / Voici la lutte universelle:/ Dans l’air plane la Liberté!/ A la battaille nous appelle/ La clameur du déshérité!/… L’aurore a chassé l’ombre épaisse,/ Et le monde nouveau se dresse/ A l’horizon ensaglanté! Epitaphe du tombeau / Salut au réveil dupeuple/ Et a ceux qui, en tombant,/ ont ouvertes si grandes/ Les portes de l’Avenir. (Louise Michel ,
Les chants des captives, senza data)
Bibliografia: Viro Major di Victor Hugo in Claire Auzias, Louise Michel, Graine d’ananar, Editions du monde Libertaires/Editions Alternative Libertaires, 1999, p. 33 e Le chant des captives in Les poètes de
la Commune présentés par Maurice Choury, Seghers, 1970 pp. 166-167. Una traduzione italiana la si trova su
http://ienaridensnexus.blogspot.it/2010/10/poesie-di-louise-michel.html
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