martedì 26 aprile 2011

ANARCHICINI: MICHAIL BAKUNIN (3) : AMORE LIBERO - MATRIMONIO - FAMIGLIA

 Continuazione del post " MICHAIL BAKUNIN. DAL 1872 AL 1876. L'INSURREZIONE DI BOLOGNA  1874.

MICHAIL E ANTOSSIA

Nel 1858 a Tomsk  Bakunin, a 44 anni, sposò la  polacca  Antonia ( o Antossia) Kwiatkowska diciasettenne.  Questa unione matrimoniale non mancava di stupire chi andava a far visita al grande rivoluzionario russo e , solitamente, ci si chiedeva, quali potessero essere state le ragioni di quel matrimonio. Furono avanzate le più disparate ipotesi, personalmente ritengo che la risposta preferibile a questo interrogativo fu data dallo stesso Bakunin " In effetti è qualcosa che è accaduto ". Su come erano visti dall' esterno gli sposi  Michail e Antossia  dai loro amici  e conoscenti cito quattro testimonianze . (brani ) 

Brani da commentare :  1)  “ Io sapevo in parte che Bakunin si era sposato   in Siberia con una giovane ed entusiasta polacca che immaginavo, non so perché, essere la figlia di un esiliato politico, tanto che non mi stupivo per niente della presenza di Antonia, che sembrava molto più giovane della sua età e che, in fondo, gli sarebbe andata meglio come figlia che come moglie. Del resto , la coppia non dava quell’impressione dissonante che si prova vedendo un vecchio sposato con una donna giovane e graziosa, o leggendo gli idilli erotici e pseudo scientifici di Michelet: La Femme, L’ Amour, ecc. Non c’era niente di sdolcinato, di celadonesco nei rapporti di Bakunin con sua moglie. Per di più, la sua fisionomia era quella mirabilmente cantata da Puskin nel suo celebre poema su Mazeppa e la sua figliola.  […] Mi dispiacevano in Antonia, i piccoli occhi grigi d’acciaio e il freddo dello sguardo. Ma nell’insieme, aveva una fisionomia  che mi spiegava perfettamente il suo ruolo di sposa di quel vecchio combattente. Magrolina , coi capelli ricci, Antonia appariva a momenti una ragazza affascinante, ma il più delle volte somigliava a un ragazzo: non l’ho mai vista donna. Fin dal primo approccio, si avvertiva in lei la polacca, in altre parole un essere molto più capace delle russe di accordare alle questioni civili e politiche un posto importante nella sua vita quotidiana e intima. S’intuiva anche l’educazione cattolica che aveva sviluppato in lei un carattere passionale, ma contenuto, un’inclinazione a distogliersi dalla sensualità o, più esattamente a riportare gli slanci sessuali nella sfera spirituale " . ( Lev Mecnikov(1838-1888) , Firenze 1864). 2)    Bakunin abitava ai confini della città, in una zona molto in alto […] Dalla finestra del suo vasto appartamento, la vista era splendida  : si scorgeva tutta Napoli con la sua baia […]   Bakunin non guardava affatto dalla finestra : le attrattive naturali lo lasciavano indifferente . Del resto non aveva tempo da dedicarvi; lungo tutto il corso della giornata indottrinava qualcuno o scriveva lunghe lettere che spediva in tutti i paesi del mondo. Al contrario, seduta da mane a sera al suo balcone, sua moglie di un quarto di secolo più giovane di lui, la silenziosa e sognante Antonia, ammirava rapita il paesaggio. Era una strana o, per meglio dire,  una pseudo-unione sessuale. Perché mai questo eterno errante, questo tipico senza-dimora, aveva sentito il bisogno di sposarsi? Probabilmente non lo sapeva neppure lui. “ Come mai  ha avuto l’idea di sposarsi? “ gli chiesi quando ci fummo conosciuti meglio. “ In effetti , è qualcosa che è accaduto”  Del resto, Bakunin , a modo suo,  amava molto la moglie; era tenero con lei e per quanto lo consentivano altri pensieri che lo interessavano di più, si preoccupava del suo benessere; ma nella vita agitata di Bakunin, lei era un elemento del tutto secondario. “ Vede la mia Toša” mi disse un giorno mostrandomi la moglie seduta nella stanza accanto “E’ un po’ semplice e non condivide affatto le mie idee; ma è molto gentile, di un’estrema bontà e ricopia in modo ammirevole i miei manoscritti importanti quando ho bisogno che non si riconosca la mia scrittura “  (Grigorij Vyrubov , Napoli e Ginevra 1866/1867). 3) “ Michail  Bakunin era sposato, benché ripetesse spesso di non avere avuto che un’amante sola : - la Rivoluzione! Non si era mai visto un contrasto più grande fra due esseri: fragile,  carina, bionda, rosa, delicata, graziosa, straordinariamente curata e civettuola della sua persona, interessata alle questioni sociali un po’ meno che ai suoi vestiti dell’anno precedente – Mme Bakunin era la tipica polacca  - questa donna più che donna, che unisce la morbidezza dell’italiana allo sfumato delle brume del Nord, e che delle nevi della sua patria non ha preso che il candore della pelle […] Questi due sposi vivevano in eccellenti rapporti, ognuno da parte sua – rapporti da padre  a figlia, poiché lui la trattava come la sua bambina e una bambina viziata , - c’erano in fondo una trentina di anni di differenza tra loro, - non chiedendole niente, lasciandole intera e assoluta libertà, senza nessuna restrizione di nessun genere. Lei aveva tre figli, una ragazza e due ragazzi incantevoli [ nota mia: in realtà : un ragazzo e due ragazze] in tenera età, che Bakunin adorava e vezzeggiava , da tutore devoto.  […] Il solo rimprovero che rivolgeva alla sua compagna – benché non fosse un rimprovero, ma una  constatazione, era di non capire niente delle faccende domestiche e di casa. Così la chiamava la femme-fleur. ”. (Arthur  Arnould,  Lugano, 1875)     4) “ Vi era una grande distanza , dal punto di vista intellettuale tra Bakunin e la donna alla quale egli aveva dato il suo nome; i loro caratteri erano opposti l ‘un l’altro), e ognuno di loro conduceva, dal suo lato, un’esistenza a parte”. ( James Guillaume, L’ Internazionale. Ricordi e documenti ..) 

Bibliografia : in Arthur Lehning,  Bakunin e gli altri. Ritratti contemporanei di un rivoluzionario, Zero in condotta, 2002 (primo brano ) pp. 213- 214, (secondo brano) p. 222, (terzo brano) pp. 308- 309. Il quarto brano in Gaetano Manfredonia, Amour et mariage chez Bakounine- Atelier de creation libertaire   1 maggio 2017 in http://atelierdecreationlibertaire.com/blogs/bakounine/amour-et-mariage-chez-bakounine-1007/  n. 57

Nella prima testimonianza, secondo Lev  Il’lic  Meknikov (1838-1888) geografo russo, collaboratore di Elisée Reclus e  combattente in Italia con Garibaldi,  Antossia Bakunin  dava   “alle questioni civili e politiche un posto importante nella sua vita quotidiana e intima e tendeva “ a riportare gli slanci sessuali nella sfera spirituale ". Una testimonianza quindi che contrasta fortemente con quella espressa da Arthur Arnould (1833-1895) giornalista francese ,   comunardo e internazionalista, secondo cui Antossia “straordinariamente curata e civettuola della sua persona” era “interessata alle questioni sociali un po’ meno che ai suoi vestiti dell’anno precedente”. Inoltre sempre  Arnould   sottolineava, sembra, su una confidendenza fattagli dallo stesso Bakunin le carenze come  padrona di casa di casa di Antossia Bakunina. Quest’ultima opinione tuttavia ,  deve essere  alquanto ridimensionata tenendo conto  del giudizio positivo di  Alexandrina Bauler (1876) , sulle virtù domestiche della moglie del rivoluzionario russo , pur non avendo per lei  particolare simpatia: (cfr. brano)

Brano da commentare:  “…uscì dalla villa  una donna piuttosto esile, dall’andatura morbida e ancor giovane. Era vestita alla maniera delle operaie italiane: dal capo le scendeva  uno scialle nero  lavorato a maglia che le cingeva la vita: i suoi piedi minuti che spuntavano dalla gonna erano calzati da zoccoli in grosse calze nere, bianche alla punta del piede: era Antonia Ksaver’evna Bakunina. Mi fece l’impressione di una persona qualunque non bella. […] Dopo avere ricevuto la lettera della sorella, Antonia Ksaver’evna decise di andarle incontro. Vista l’impossibilità di prendere qualcuno per occuparsi dei bambini e della casa, mi si chiese di venire ad abitare in villa. Devo dire che dal momento in cui ebbi sostituito Antonia Ksaver’evna , mi resi conto di quelle che erano le capacità di lavoro di quella donna e la sua resistenza. Per il lavoro domestico, ero aiutata da Marietta Mazzotti che veniva tutti i giorni per tre ore; ciò non toglie che la sera crollavo di fatica, e nell’assolvere il mio compito di diacono, mi addormentavo sul libro prima ancora che Bakunin fosse riuscito ad assopirsi. Mi sfiancavo senza riuscire a mettere tutto a posto come si sarebbe dovuto. Ora Antonia Kasaver’evna  riusciva a tenere la casa in ordine e a ricevere, a fare visite, ad occuparsi del suo abbigliamento – sempre molto civettuolo malgrado l’apparente semplicità – a fare il bucato, e questo senza l’aiuto di nessuno . …” ( Alexandrina Weber Bauler   , Lugano 1876)

Bibliografia : in Arthur Lehning,  Bakunin e gli altri. Ritratti contemporanei di un rivoluzionario, Zero in condotta, 2002  p. 323   

 Le due  testimonianze di Vyrobov e di Guillaume concordono tra loro nel  porre in evidenza la  sostanziale incapacità di comunicare  all’interno di quella strana copia e, secondo Gaetano Manfredonia, sono soprattutto questi due giudizi ad avere influenzato negativamente  i biografi di Bakunin e di Antossia , tra cui , per esempio  Hélène Iswosky e  Edward Hallet Carr. Non mancano comunque testimonianze contrarie. A Ginevra per un certo periodo Antossia partecipò alle riunioni della sezione femminile dell’ Associazione Internazionale dei  Lavoratori , e di fronte alle lamentele di Bakunin per l’atteggiamento non proprio caloroso delle militanti  nei confronti di Olimpia,  lo storico  internazionalista, Jules Gay  ( 1807-1887) , marito della presidente della sezione femminile dell’ A.I.T.,  Desirée Veret (1810-1891) lo rassicura con le seguenti parole. (cfr. brano)

Brano da commentare: " Voi avete pensato che Mme Bakunin fosse l’oggetto di una qualche opposizione nella sezione delle Dame. E’ possibile, ma non per causa sua, perché sotto questo aspetto, , noi pensiamo che tutti siano d’accordo, che essa sia , a giusto titolo, perfettamente ben vista da tutti; ma permettetemi di dirvelo, a causa vostra. Non si può ignorare che essa vi sia interamente devota. E’ sufficiente che essa stia in una riunione delle donne perché essa cerchi di diffondere ciò che voi  propagandate: e per l’appunto, le donne temono quasi tutte le vostre opinioni contro i borghesi e le vostre opinioni rivoluzionarie. ….” (  Jules Gay, lettre du 27 janvier 1869 in Fonds Bakounine IIHS Amsterdam)

Bibliografia: Gaetano Manfredonia, Amour et mariage chez Bakounine- Atelier de creation libertaire  in http://atelierdecreationlibertaire.com/blogs/bakounine/amour-et-mariage-chez-bakounine-1007/., traduzione italiana mia da verificare 

Da ricordare inoltre la partecipazione assidua di Antossia Bakunin, insieme ad altri compagni/e dell’ Internazionale, nell’assistere i malati  durante l’epidemia di colera a Napoli. 

MENAGE A TROIS
Tra i biografi di Bakunin ha, per lungo tempo, fatto molto discutere l’espressione “ pseudo unione sessuale” di  Vyrubov   riferendosi al matrimonio di Bakunin e Antossia. Oggi di questa unione sappiamo molto di più grazie ad una lettera, scritta da Michail Bakunin  al suo amico russo Nikolaj Ogarev il 16 dicembre 1969,  Questa lettera di fondamentale importanza per conoscere, nei suoi aspetti più intimi, la vita e il pensiero di Bakunin è  stata presentata per la prima volta  da  Carmine Colella nella sua relazione , La discendenza napoletana di Bakunin: la figlia Marussia e il nipote Renato Caccioppoli ad un convegno dal titolo, " Libertà, giustizia,  anarchia nel Mezzogiorno d'Italia della seconda metà dell' 800 ", in occasione del bicentenario della nascita di Michail Bakunin, tenuto il 4 e 5  ottobre 2014 nel Museo di Villa Arbusto a Lacco Ameno. (brano da commentare)
 Brano da commentare :  "Caro amico, ci tengo una volta per tutte a spiegarvi i miei rapporti con Antossia e il suo effettivo sposo. Ho fatto una terribile sciocchezza, ancora peggio, ho commesso un crimine, sposandomi con una ragazza quasi due volte e mezzo più giovane di me. Potrei, al fine di giustificarmi, invocare delle circostanze attenuanti dicendovi che l’ho tirata fuori da un volgare buco di provincia, che se lei non mi avesse sposato sarebbe divenuta la moglie di un mostro, di un capo di polizia siberiano. Ma un fatto è un fatto, uno sbaglio uno sbaglio, e un crimine un crimine. Antossia è un essere gentile e un’anima bella, l’amo tanto quanto un padre possa amare sua figlia. Sono riuscito a strapparla al mondo delle idee di bassa lega, ad aiutare il suo sviluppo umano e a salvarla da molte volgari tentazioni ed amori. Ma quando ella ha incontrato l’amore vero, non mi sono riconosciuto il diritto di intraprendere una lotta con lei, ovvero contro questo amore.  Ella ha amato un uomo che la valorizza interamente, il mio amico e figlio nella dottrina sociale-rivoluzionaria, Carlo Gambuzzi. Due anni e mezzo fa, Antossia è venuta a dirmi che lo amava e l’ho benedetta pregandola di mantenermi come amico e di ricordarsi che non aveva un amico migliore e più sicuro di me. Alcuni mesi più tardi, al Congresso di Ginevra, a seguito di una lunga lotta non solamente da parte sua, ma anche da parte di Gambuzzi, lotta nella quale non mi sono del resto immischiato in alcuna maniera, e che ho deliberatamente ignorato, Antossia si è ritrovata incinta. […] Un anno fa, nell’ottobre 1868, un incidente mi ha rivelato tutto. Che io non abbia appreso la cosa prima, non è colpa di Antossia, ma di Gambuzzi. Ella voleva dirmi tutto già dal principio, ma egli pretese da lei e la supplicò di non menzionarmi nulla. Sotto questo punto di vista, come sotto tanti altri, egli si è mostrato al di sotto di lei. Cresciuto nel mondo borghese italiano, non può ancora liberarsi del culto delle convenienze e dei motivi d’onore, e preferisce sovente i piccoli cammini tortuosi alla grande strada diritta. Dirò a sua giustificazione che il pensiero di affliggermi oppure offendermi lo terrificava davvero. Nutre per me un attaccamento filiale e un’amicizia incontestabilmente calorosa. Ad ogni modo, avendo appreso a fondo le cose, ho ripetuto ad Antossia che era completamente libera e l’ho pregata di decidere della propria sorte ella stessa, senza alcuna considerazione nei miei confronti, nella maniera che avesse reputato migliore: rimanere al mio fianco in veste di moglie – beninteso moglie unicamente per il pubblico – o separarsi da me e vivere a Napoli apertamente come sposa di Gambuzzi. Ella ha scelto la prima soluzione […]Di modo che abbiamo deciso tutti e tre che tutto sarebbe rimasto come prima. Il bambino avrebbe trascorso l’inverno a Napoli (questa decisione fu presa nell’ottobre 1868) […] Quest’autunno, Antossia si è recata a Napoli presso il bambino ed è accaduto ciò che ci si sarebbe aspettato e che avevo previsto: si è ritrovata di nuovo incinta. Era disperata. […]Allora, Antossia mi rivolse questa preghiera: lasciare Ginevra, venire in Italia e riconoscere i due bambini come miei. Non ci misi molto a riflettere e accettai. […] Ho adottato i figli di Gambuzzi, senza rinnegare il suo diritto incontestabile di prenderli a carico e di concordare, con Antossia, la loro educazione. Qui la vita è a buon prezzo. Egli verserà nella cassa comune 150 franchi al mese e io altrettanto. Rimarremo insieme, Antossia ed io, finché la rivoluzione non mi avrà chiamato. Al che, non apparterrò che a lei (la rivoluzione) e a me stesso. “ ( lettera di Michail Bakunin a Nikolaj Ogarev, Locarno, dicembre  !869)

Bibliografia: Ho dovuto fare dei tagli, anche  se molto importanti, per ragioni di spazio. E’ quindi indispensabile per chi legge rintracciare la fonte originaria, cfr. Carmine Colella, Marussia Bakunin: una rilettura aggiornata della vita e della carriera, in Atti  Accademia Pontaniana, Vol. LXIII (2014) pp.  128-130. Cfr. anche la più recente Nota del Socio ord. res. Carmine Colella e di Maria Glikeria Dritsakou, , Ritratto inedito di Maria Bakunin quale si disvela dall’esame della lunga corrispondenza con Max Nettlau,  in Atti della Accademia Pontiniana nuova serie volume LXIX Anno Accademico 2020, Giannini Editore 2021 pp. 73-74 n. 43 . Cfr. anche Marinella Gargiulo, Il diario di Antossia,  Guida editori,  2018 pp. 62-66 e  Alessio Lega, bakunin , il demone della rivolta tra insurrezioni, complotti, i tumulti, le contraddizioni e l’incontenibile passione rivoluzionaria dell’anarchico russo, eleuthera, 2015, pp 129-131

Negli anni successivi a questa lettera, la relazione tra Antossia e  Gambuzzi ,  anche se saltuariamente e  con il  consenso  implicito di Bakunin, continuò.  Secondo quanto riferisce Alexandrina Weber Bauler,  la camera degli ospiti , la più bella della casa,  era solitamente riservata, durante le sue visite ,  a Gambuzzi. (cfr. brano)

Brano da commentare: “  …Il giorno seguente, comunicai le mie impressioni alla moglie di Mazzotti: “ Perché non dare a Bakunin che dorme così poco e  male, quel  bel gran letto che si trova nella camera degli ospiti e dove non dorme nessuno ?”   Marietta mi guardò sorridendo: “ “ Voi avete dormito nella camera di G[ambuzzi], dell’amico della Bacunina”. Avevo capito… La mia tristezza era profonda, la mia collera era violenta, ma più vivo e ardente era l’affetto che provavo per quel gran vegliardo solitario “ (Alexandrina Weber Bauler  (  1850-1937) , Lugano 1876)

Bibliografia: Arthur Lehning, Bakunin e gli altri. Ritratti contemporanei di un rivoluzionario, Zero in condotta, 2002 p. 329 

E’ certamente comprensibile che agli occhi altrui questo”menage a trois” potesse essere ritenuto estremamente ambiguo, ma, al contrario,  tale comportamento , lungi dall’essere dettato, unicamente,  da circostanze di indole privata, coincideva, completamente con  la concezione che Bakunin, aveva, in notevole anticipo sui  suoi tempi ,  sull' amore  e sulla condizione della donna dopo il matrimonio,    ancora prima di dichiararsi pubblicamente anarchico. (cfr. brano)

Brano da commentare:  “ la maggior parte degli uomini i migliori della Russia e anche d’Europa diventano dei despoti, dei despoti consapevoli o inconsapevoli, dopo che si sposano. […] ; le donne sono quasi dappertutto delle schiave e noi stessi siamo degli schiavi della loro schiavitù; senza la loro liberazione, totale e illimitata, la nostra libertà è impossibile; e senza libertà non vi è  né bellezza, né dignità , né vero amore. L’uomo non ama che nella misura in cui egli desidera e richiede la libertà e l’indipendenza dell’altro – una indipendenza totale in rapporto a tutto e anche soprattutto in rapporto a se stesso. L’amore è l’unione di esseri liberi e solo quest’amore innalza e nobilita l’uomo.  Ogni altro amore sminuisce l’oppresso e l’oppressore ed è fonte di depravazione.” ( Michail Bakunin lettera del 1 marzo 1845  ai suoi fratelli e alle sue sorelle)

Bibliografia: Jean—Christophe Angaut , Bakunin et l’emancipation des femmes in  http://atelierdecreèationlibertaire.com/blogs/bakounine/bakounine-et-lemancipation-des-femmes-872/. Traduzione italiana mia. La versione citata da Angault è un pò più lunga. L'ho abbreviata per le solite ragioni di spazio

 

JANICA FENGER

 Anche se è soltanto una mia opinione personale ritengo possibile che questa riflessione  del giovane Bakunin, sulla misera condizione della donna nel matrimonio abbia un qualche rapporto , oltre che  con l’infelice matrimonio di sua sorella Varvara con Nicolas Diakoff ,    anche con l’esperienza amorosa vissuta dallo stesso  Bakunin con Janica (o Jeannie o Johanna) Fenger, moglie dell’ illustre patriota italiano Federico Pescantini, di cui ho trovato qualche breve accenno nelle biografie su Bakunin di Max Nettlau e di Hans-Enrich Kaminski. (cfr. brani)

Brani da commentare: 1) “ Pescantini aveva comperato una proprietà nei dintorni di Nyon sul lago di Ginevra ed invitò Bakunin a passarvi un tempo indeterminato.  [...]  ( Bakunin) si mise allora ad imparare l’italiano e s’incontrò con Pescantini e la moglie, una baltica tedesca, oriunda di Riga, in maggio  sull’isola di Rousseau nel lago di Bienne, un periodo felicissimo, e di nuovo  nell’autunno del 1843 con l’amico Reichel passava qualche settimana nei dintorni di Noyon, frequentando continuamente i Pescantini. Allora – o più tardi ? mancano notizie in proposito – s’innamorò della signora Pescantini, situazione che descrive nella lettera del 29 marzo 1845 (da Parigi) al fratello Paolo. Era sicuro della simpatia di lei, ma non ancora del suo amore, e voleva indurla a liberarsi da “ la schiavitù più tremenda e più infame”, cioè dall’autorità del marito.  Non vi è riuscito; nel 1846 c’è stata una spiegazione, ed essa gli ha chiesto di desistere. La signora Pescantini ha dovuto vivere allora, o poco dopo, separata dal marito, cercando però un conforto nella religione, ed è morta nel 1856. …” ( Max Nettlau, Bakunin e l’Internazionale in Italia) ; 2) “ Egli [ il giovane Bakunin ] resta più mesi sulle rive del lago Léman  dove abita presso i Pescantini, una giovane coppia che lo inizia  allle rivendicazioni  del Risorgimento. Il marito è italiano, la moglie una  Russa di Riga, e siccome la loro unione è infelice nascono dei teneri  sentimenti  tra Bakunin e Jeanne Pescantini. Questa volta non è solamente amato, ma lui stesso ama.  (…)  Vi    sono ben delle donne amorose di lui, come la sorella di Reichel o quella del suo compatriota Sazonoff,  ma mai egli si lascia incatenare e,  quando riceve una lettera d’amore, egli risponde con delle facezie evasive. [… ] la sola che minaccia la sua libertà è Jeanne Pescantini. Tuttavia  il dramma di Varvara (sorella di Bakunin)  si ripete.  Bakunin riesce dapprima a convincerla di lasciare suo marito, ma siccome lei è religiosa, il suo senso del dovere  è più forte della sua passione   e , col cuore spezzato,  lei ritorna  al suo focolare (foyer).” (  in H.E. Kaminski, Michel Bakunin, la vie d’un revolutionnaire )

Bibliografia:  Primo brano in  Max Nettlau,  Bakunin e l’internazionale in Italia dal 1864 al 1872, Edizioni Immanenza, 2014, pp. 34- 35 e secondo brano in  H. E. Kaminski, Michail Bakunin, la vie d’un revolutionnaire,  Spartacus, 1958, p. 65 e p. 79. (traduzione italiana mia). Cfr. anche a p. 146 ove si accenna alla lettera “ quasi d’amore “, scritta da  Jeanne Pescantini, ormai definitivamente separata dal marito, a Bakunin, prigioniero nella fortezza di Koenigstein.  Sul risoluto  proposito di Bakunin  per ottenere il divorzio della sorella Varvara cfr. pp. 42-43. Infine sulla figura di Federico Pescantini e di un breve accenno sul suo rapporto con la moglie, cfr.  Arianna Arisi Rota, Federico Piacentini, Dizionario Biografico degli Italiani – Volume 82 (2015) in https/www.treccani.it enciclopedia/federico-pescantini-(Dizionario Biografico) , dove si esclude che l’amore di Bakunin fosse ricambiato, ma in cui  comunque si accenna a una più tarda separazione tra i due coniugi

Nota: Di Janica Fenger non ho trovato né foto né ritratti. Pertanto ho aggiunto al volto della mia figurina in creta una sorta di veletta per renderla, per quanto possibile, un pò più "misteriosa".

  Circa vent'anni dopo, in un contesto più politico e rivoluzionario, le  concezioni  di Bakunin sull'amore libero, sul matrimonio libero  e sulla famiglia libera   furono   espresse sia nello  statuto  della “ Società internazionale segreta dell’emancipazione dell’ Umanità “ nel 1864, e  sia  nel Catechismo rivoluzionario del 1866. Cito da questi testi  alcune frasi  di Bakunin sull’ argomento. (cfr. brani)

Brani da commentare:  1)“ Nato da un libero accordo tra due individui di differente sesso […] il matrimonio non avrà bisogno né della sanzione di un prete, né di quella di un pubblico funzionario (magistrat public)  […] Liberamente  costituito si dissolverà liberamente . Sarà sufficiente la volontà di uno dei due sposi, perché il matrimonio si rompa “ […] La maggior parte pensa che una volta  il matrimonio libero dalla sanzione religiosa e politica che lo vincolano, la famiglia, questa prima base dello Stato si dissolverà, e che con ciò sparirà anche ogni moralità nelle relazioni tra i due sessi, facendo posto a  una depravazione  e a una promiscuità orribili. Io non condivido nessuno di questi timori. Non vi è dubbio che l’emancipazione del matrimonio porterà un colpo mortale, l’ultimo colpo alla famiglia patriarcale, teologica e sacra – vero embrione-prototipo dello stato teologico e sacro. Ma non ci vedo alcun male. Questa famiglia è stata e continua ad essere ancora, sebbene a un livello considerevolmente indebolito, la nutrice di tutti i dispotismi . L’autorità terribile del padre, quella dello sposo, quella del fratello maggiore, e in generale quella dei fratelli sulle sorelle […] di ogni oppressione, di ogni disuguaglianza, di tutte le ingiustizie politiche e sociali. Che male c’è che questa fonte del male sparisca?” […] “La famiglia antica, patriarcale, questo sanctus sactorum dello Stato centralizzatore, divino, monarchico, se ne va a vista d’occhio. Le usanze attuali, in tutti i paesi, tendono evidentemente all’istituzione della famiglia libera “ .[…]” Noi siamo fermamente e profondamente convinti che dando a ciascuno dei suoi membri [della famiglia], tutta la libertà, noi rafforzeremo la loro unione reciproca, alla quale renderemo  in tal modo tutta la sua moralità, - per la semplice ragione che l’uomo non è morale che in quanto è libero. […] Oggi una donna inganna suo marito e resta con lui, - e ancora più spesso il marito inganna sua moglie e la costringe a restare con lui. Quando saranno sempre liberi di lasciarsi, essi non avranno più bisogno di ingannarsi reciprocamente – ecco già un immenso trionfo per la morale- perché la menzogna, produce bassezza e la schiavitù è la causa principale è la causa principale di ogni immoralità – dopo – uniti ormai, non da una volontà o una convenienza esteriore, ma per simpatia e attrazione, spinti a rispettarsi reciprocamente, come degli esseri ugualmente liberi, moralizzati da questa stessa libertà, essi formeranno una unione più sincera e forte di oggi “ (dal programma della “Società  internazionale segreta dell’emancipazione dell’umanità “ , settembre ottobre 1864);   2) "  La donna, diversa dall’uomo, ma non inferiore a lui, intelligente, laboriosa e libera come lui, è dichiarata uguale a lui nei diritti come in tutte le funzioni ed i doveri politici e sociali.[…] Abolizione non della famiglia naturale, ma della famiglia legale, fondata sul diritto civile e sulla proprietà. Il matrimonio religioso e civile è sostituito dal matrimonio libero. Due individui di maggiore età e di sesso diverso hanno il diritto di unirsi e di separarsi secondo la loro volontà, i loro reciproci interessi e le necessità del loro cuore senza che la società abbia il diritto, né di impedire la loro unione, e neppure di mantenerla loro malgrado. […] Nel matrimonio libero, l’ uomo e la donna devono ugualmente godere di una assoluta libertà. …” "  Né la violenza né la passione né i diritti liberamente  concessi nel passato potranno servire da scuse per  alcun attentato da parte dell’uno contro la libertà dell’altro, e ogni attentato  di questo tipo sarà considerato come un crimine “ ( Catechismo rivoluzionario del marzo 1866)

Bibliografia:  in Gaetano Manfredonia, Amour et mariage chez Bakounine- Atelier de creation libertaire  in http://atelierdecreationlibertaire.com/blogs/bakounine/amour-et-mariage-chez-bakounine-1007/ .  (traduzione dal francese mia.) Le righe in corsivo le ho tratte da  Daniel Guérin, Né Dio né padrone. Antologia del pensiero anarchico, Jaka Book 1970 pp. 233-234. cfr. anche  Jean—Christophe Angaut , Bakunin et l’emancipation des femmes in  http://atelierdecreèationlibertaire.com/blogs/bakounine/bakounine-et-lemancipation-des-femmes-872/.  In cui, tra l’altro, si dice che  la disposizione “ Due individui di maggiore età e di sesso differente  hanno il diritto di unirsi e di separarsi secondo la loro volontà “ indurrebbe “ a proibire le unioni omosessuali”. Personalmente trovo interessante questa annotazione, ma non credo che rispecchi il pensiero veritiero di Bakunin sul problema omosessuale. Chissà cosa ne avrebbe pensato Daniel Guérin.?

Penso quindi che, tenendo in debito conto  le opinioni di Bakunin sull' amore , sul matrimonio  e sulla famiglia " liberi da vincoli" ,   il contenuto della lettera di Bakunin ad Ogarev,   perfettamente coerente con le sue convinzioni libertarie, costituisca una delle migliori  espressioni , in ambito anarchico, della pratica della  “libertà in amore” nel pieno rispetto delle  persone amate.  Un Bakunin davvero diverso dal Bakunin “inveterato sciupafemmine” che avrebbe voluto il compagno,  di cui racconta Alessio Lega. (cfr. brano)

Brano da commentare: “ Ero in una bella festa anarchica l’altro giorno e parlavo di questo libro che sto scrivendo, raccontando dei grandi eccessi di Bakunin, gran mangiatore, gran bevitore, … E gran donnaiolo..” aggiunge un compagno strizzando l’occhio. “ Beh, non proprio…. Qualcuno sostiene fosse addirittura impotente – anche se non c’è alcuna prova – certo non sembrava molto interessato al sesso e persino i suoi figli pare non siano figli suoi “. Colgo un attimo di smarrimento nel mio interlocutore, una nota di delusione. Il machismo di cui siamo imbevuti noi italiani  vorrebbe che una così grande ed esuberante figura di ribelle  fosse anche un inveterato sciupafemmine“ ( Alessio Lega,  bakunin , il demone della rivolta, 2015

Bibliografia: Alessio Lega, bakunin , il demone della rivolta tra insurrezioni, complotti, i tumulti, le contraddizioni e l’incontenibile passione rivoluzionaria dell’anarchico russo, eleuthera, 2015 p. . 128

 Ed è bene ricordare, a questo proposito,  la risoluta riprovazione di Bakunin, secondo quanto riferisce Olimpia Kutuzova,  del  “ machismo”   diffuso ,   tra alcuni compagni italiani, frequentatori della Baronata , cfr. in questo blog infra il post OLIMPIA KUTUZOVA CAFIERO. 

 

BAKUNIN ANTOSSIA CARLO

Si è sinora esaminata la relazione tra Antossia e Carlo , dal punto di vista di Bakunin o da persone che erano estranee a quello, per quei tempi, strano ménage. Non esistendo fonti dirette che  ci rivelino quali erano  i sentimenti dei due giovani amanti , in quella  anticonvenzionale situazione, non si possono su questo tema  che procedere per congetture e supposizioni. A mio parere, non vi è  dubbio  che  tra Antossia e Carlo Gambuzzi vi sia stato  amore vero e duraturo , come si può dedurre dal fatto , che, dopo la morte di Bakunin, convissero per due anni e poi, alla nascita della quarta figlia,  Tatiana, nel 1879, si sposarono e vissero insieme sino alla morte di Antossia , avvenuta nel 1887.  Inoltre non  ritengo che mai, essi,  sia quando ancora Bakunin era in vita e sia dopo la sua morte, siano  venuti meno alla devozione  e all’ affetto nei suoi confronti.  Non si può infatti sottovalutare che, per molti anni,   Antossia, volontariamente, condivise  la  disordinata  vita  di Bakunin  permanentemente perseguitato dai poliziotti e dai governi di tutta Europa, quando avrebbe potuto lasciarlo per  godere di una vita   più  “normale “ con l’amato Carlo, avvocato e, per quanto ne so,  benestante.  Personalmente  ritengo, infine, che sia stato, proprio grazie all’azione congiunta di Antossia e di Carlo Gambuzzi , che si sia riusciti a trasmettere, la memoria di  Papà Bakunin  ai  loro figli. E una conferma di come non fosse stato dimenticato dai suoi familiari  la si ha, tra l’altro  nella difesa appassionata di Marussia Bakunin  dall’immagine distorta di “papà Michele” e di Antossia,  che risultava da un libro sulla vita di Bakunin , scritto nel 1930, da Hélène Hiswolski.  Nel libro era messo in risalto, basandosi non sulla lettera scritta da Bakunin ad Ogarev, ancora  sconosciuta , ma su malevoli pettegolezzi e "sentito dire" il “ménage à trois" tra Bakunin, Antossia e Carlo Gambuzzi.   Marussia Bakunin, secondo quanto riferisce Marianne Enckell,  confidò in una lettera del 15 marzo 1935, all' amico Max Nettlau, la sua amarezza e indignazione nel leggere  quel libro, chiedendone l'aiuto per confutarlo. (cfr. brano) . 

 Brano da commentare: “ Nel 1930 apparve nella collezione “ Vita degli uomini illustri” presso Gallimard , La vita di Bakunin, scritta da una giovane russa Hélène Iswolsky che si basava  sulla lettura di diverse opere in  russo-  Marussia insorse , è un libro vergognoso e orrendo, cosparso di calunnie. Essa  supplica Nettlau di intervenire , o meglio, di scrivere una breve biografia che potesse correggere questo libello ( lettera del 15 . III 1935,  citata testualmente nel manoscritto). Mai nessun uomo ha rinunciato come lui [Bakunin] al benessere personale e spogliandosi di tutto per gli altri, mai nessun uomo ha riunito in sé la potenza di un eroe con la dolcezza di un bambino. Il libro della Iswolsky e anche l’altro – Il diavolo [ a Pontelungo, di Riccardo Bacchelli] hanno gettato del fango su di lui e malgrado tutto questi libri scritti in uno stile leggero e non sgradevole finiscono per essere letti da molte persone e formeranno  convinzioni che passarono alla storia. Bisogna che le ferite  di questi piccoli aspidi velenosi  siano combattute senza rievocarle, ma il silenzio sugli accusati sarebbe  interpretato come un consenso. Io vi domando caro amico con tutta la mia anima, di difendere nel vostro libro non solamente la memoria di M.B., ma anche quella della sua donna, questa silenziosa, eroica compagna che l’ha seguito nell’esilio, che si è volontariamente sottomessa a tutti i sacrifici per difendere la vita materiale e spirituale di suo marito e dei suoi bambini. " Infine si reca a Parigi a discutere con l'editore, coinvolge avvocati, e riesce a ottenere che, nei volumi rimasti e nelle edizioni future, alcuni passaggi siano oscurati/censurati. " ( Marianne Enckell., Papa Michel, primavera 2019)

Bibliografia: Marianne  E., Papa Michel in Bulletin du CIRA ( Centre des Recherches Internationales  sur l’anarchisme n. 75, printemps 2019 pp. 25-26-27. A p. 24 ho avuto la graditissima sorpresa di trovare un’illustrazione tratta dal mio blog “cretastorie”. Sono stato davvero molto contento. Quest’articolo tradotto in italiano , con allegata la mia scenetta in creta, si trova anche in  Voce Libertaria periodico anarchico  n. 45  aprile-giugno 2019 p. 15 E approfitto dell’occasione per ringraziare anche loro. 

Un’ accurata ricostruzione dell’ “affare  Iswolsky” si trova nel recente  saggio di Carmine Collella sulla corrispondenza epistolare fra Maria Bakunin e Max Nettlau. In questo blog,  per le solite ragioni di spazio, mi limito soltanto a citare le amare riflessioni della Bakunin al termine della “querelle”, che coinvolse anche l’editore Gallimard  che aveva pubblicato il libro  di Helene Iswolsky  su Michail Bakunin. ( brano da commentare)

Brano da commentare: “. Cher ami […]  Gli editori sono dei mercanti che cercano di guadagnare soldi e, pur di vendere alcune copie in più, sarebbero capaci di vendere i loro genitori e figli. Figuratevi se si sono presi a cuore la faccenda! Gli avvocati sono in generale degli imbroglioni. L’avvocato di Gallimard non aveva che un obiettivo: ottenere un processo divertente per imporre i suoi termini. Il sig. Delépine, il nostro avvocato, è un uomo onesto ma senza energia che si è fatto imbrogliare e per tre mesi si è fatto guidare dal sig. Garҫon, per sistemare la faccenda. Il nostro caro amico Giordani ha dovuto trattare direttamente con il  Sig. Gallimard mettendo da parte i due avvocati. […] Sono vissuta sempre all’interno di una cerchia di persone che apprezzavano l’onestà dell’animo e la sincerità delle azioni. Qualsiasi faccenda finanziaria è stata considerata con dispetto; immaginatevi che impressione sgradevole abbia avuto delle persone che ho incontrato a Parigi. Ma non parliamone più, vi dirò quanto ci costerà la censura, l’acquisto dei libri e l’avvocato.” ( lettera di Maria Bakunin a Max Nettlau del 28 luglio 1930

Bibliografia:  Nota sel Socio ord. res. Carmine Colella e di Maria  Glycheria Dritsakou, Ritratto inedito di Maria Bakunin quale si disvela dall’esame della lunga corrispondenza con Max Nettlau,  in Atti della Accademia Pontiniana nuova serie volume LXIX Anno Accademico 2020, Giannini Editore 2021 pp. 99-106 e in particolare per la lettera qui citata, p. 105    Mi piacerebbe, un giorno, poter leggere, sull’argomento,  l'articolo di Max Nettlau,  Sobre las biografias  modernas en general y una biografia de Bakunin en particular,  in La Revista Blanca. Sociologia,  Ciencia y Arte, Barcellona, VII (168) 15 mai 1930, pp. 528-531; VIII (169) 1 Juni 1930, pp. 1-4.

Per quanto riguarda inoltre il libro di Bacchelli, Il diavolo al ponte lungo, citato da Maria Bakunin  come un  testo che, insieme alla biografia della Iswolsky,  “ gettava  fango” sulla vita di Bakuninsi veda, in questo blog, la critica  a quel romanzo di Max Nettlau ( cfr. post 2- MICHAIL BAKUNIN .GLI ULTIMI ANNI. L'INSURREZIONE DI BOLOGNA) 

   Per quanto riguarda poi i figli di  Antossia  e di Carlo Gambuzzi  Alessio Lega esclude ogni possibile influenza su di loro  di  Michail Bakunin,  padre adottivo,  morto quando erano ancora bambini.

Brano da commentare: “ Ho ceduto al fascino che ci porta a cercare in questa discendenza i tratti del grande rivoluzionario, ma in realtà non ci potevano essere né influenze educative –  quando Michail morì il più grande aveva 8 anni e la più piccola  3 – né influenze ereditarie, non essendo figli suoi. “ ( Alessio Lega, Bakunin, il demone della rivolta)

Bibliografia: Alessio Lega, bakunin , il demone della rivolta tra insurrezioni, complotti, i tumulti, le contraddizioni e l’incontenibile passione rivoluzionaria dell’anarchico russo, eleuthera, 2015 p. . 129

Da sinistra a destra: CARLO, SOPHIA, PAPA MICHELE, LEON BAULER, MARUSSIA

Bakunin  assunse  volontariamente , come si è visto, su esplicita richiesta di Antossia,  il ruolo di padre  (adottivo) nei confronti dei bambini ,  Carlo ( 1868- 1943 ,Sofia  ( 1870-1956) e Marussia  (1872-1960),  che lei ebbe da Carlo Gambuzzi e come tale, sia in vita che dopo la sua morte  fu considerato  da loro  e dai  figli  di Carlo ( Giovannangela, Michele e Luigi)  e di Sofia,  (Ugo e Renato, noto matematico e antifascista). D’ altronde , prima ancora della pubblicazione , in Italia, della lettera di Bakunin a Ogareff, la verità sulla paternità non biologica del rivoluzionario russo sui figli di Antosja, a cui dette  cognome e affetto, era da alcuni/e anarchici/e già nota e accettata con estrema naturalezza e con il dovuto rispetto.(cfr. brano)

Brano da commentare: “ Proprio oggi [nota mia: 1 maggio 1923] Bruno deve fare gli esami di chimica tecnologica con la professoressa Bakunin,  figlia adottiva del grande rivoluzionario russo. “ ( Pia Zanolli MIsefari, L’anarchico di Calabria …)

Bibliografia: Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria. La grande esperienza di una vita intera con  Bruno Misefari. La Nuova Italia, 1972 p. 188. Su Bruno Misefari e Pia Zanolli , cfr. il post, dedicato a loro, in questo blog.

Sul  rapporto affettivo e apparentemente " non educativo"  rispetto all’educazione  autoritaria  del tempo,  tra «Papa Bakunin» e i suoi figli Carlo (8 anni), Sofia (6 anni) e Marussia, 3 anni) si ha la testimonianza di Leon Weber Bauler, ( 1870-1956)  figlio di Alexandrine Weber Bauler, che nel suo libro di memorie , Echos d’une vie. De Russie en Occident, ricorda come egli da bambino  avesse frequentato, al seguito  della madre,  la famiglia  Bakunin e la profonda  e indelebile impressione , pur non essendo della famiglia, che gli suscitò la figura del vecchio e carismatico rivoluzionario e la gioia procuratagli dagli strani   "giochi " di  "Papà Michele".  (cfr. brano)

 Brano da commentare: "... Un giorno mia madre ci portò a trovare  il suo nuovo amico (Bakunin) che aveva un maschio e due figlie, la più giovane delle quali, Marussia, conosciuta come Bomba per il suo carattere esplosivo, aveva più o meno la mia età. La figura monumentale di Bakunin rimarrà per me un ricordo indelebile. Quando l'ho visto per la prima volta, era nel suo giardino, che stava girando da cima a fondo. Mi sentivo come  Pollicino davanti all'orco. Un vecchio mantello (o tabarro o palandrana) nero da pellegrino  gli batteva sui talloni, la testa ombreggiata da un cappello di feltro a tesa larga da cui sfuggivano lunghi capelli bianchi. Guardò benevolmente i nostri due minuscoli esseri e sorrise, non come un orco, ma come un buon San Nicola, con la sua barba riccia. - Dai, bambini, andate a giocare con Sofia e Bomba. Ci uniamo alle due bambine e al loro fratello.- Di ', Bomba, tuo padre, è grosso come un orco, vero? -  è cattivo?  Cattivo ? Papà Michele? Con lui facciamo quello che vogliamo . In effetti, i bambini erano gli insegnanti; anche quel vecchio padre Michele, nei suoi bei tempi, giocava con noi agli indiani, portava la legna per i fuochi che noi accendevamo e che amava. - Fuoco, fuoco! esclamò davanti alle lingue arancioni delle fiamme che scintillavano: bruciate, distruggete tutto, figlioli! Non abbiamo dovuto ripeterlo con dispiacere della giovane moglie di Bakunin, una donna polacca magra, fredda ma vigile che era allo stremo delle sue forze per riportare un po 'di ordine nel disordine portato dai suoi figli e dal suo vecchio marito. Un giorno, quando tutti erano in giardino, trasciniamo nell'anticamera della villa un fascio di rami e carta, accendiamo fiammiferi e "Bold, fuoco, fuoco!" I rami scoppiettano, la casa si riempie di fumo, sta per bruciare.   Corrono,  spengono il fuoco ... Bakunin assiste, impassibile: "Ma perché tutto questo trambusto? Lasciate fare i bambini, lasciate che lo facciano i bambini ”esclama. Quindi non c'è bisogno di dire che adoravamo il nostro Papà  Michele “

Bibliografia : Leon Weber Bauler , Una testimonianza sugli ultimi mesi di Bakunin http://atelierdecreationlibertaire.com/blogs/bakounine/un-temoignage-sur-les-derniers-mois-de-bakounine-1160/. Nota: la coetanea di Leon Bauler è Sophia e non Marussia più piccola

 

 

 

 

 





3 commenti:

  1. Non conosco il libro di Alessio Lega, ma, visto che il mio lavoro sulla Pontaniana era noto (è citato più su), perché non menzionare il fatto che la famosa lettera di Bakunin a Ogarev (così come molte altre notizie riportate) era già stata pubblicata nel mio articolo?

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  2. La ringrazio per la citazione del mio libro, frutto di anni di ricerca storica.
    Marinella Gargiulo

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  3. Rileggo a distanza di tempo il suo blog e rilevo con apprezzamento che sono state apportate delle variazioni migliorative. Faccio un commento perché nella parte in cui si fa riferimento al lavoro del sottoscritto vi sono due affermazioni che richiedono un chiarimento. La traduzione della lettera di Ogarev, contrariamente a quanto dubitativamente riportato, è in realtà stata fatta dalla versione francese e non da quella russa (pur avendo io ricevuto dall'Istituto Internazionale di Storia Sociale di Amsterdam anche la versione russa in microfilm). Temo al riguardo di non essere stato molto chiaro nel testo del mio lavoro. Per quel che concerne il virgolettato sul fatto che quella pubblicata poteva essere la prima versione italiana della lettera, convengo che la frase è ripresa dal mio lavoro, ma oggi, a distanza di qualche anno e con diverse altre evidenze e riscontri, posso affermare che effettivamente non era mai apparsa nel nostro Paese in qualsivoglia lingua. Anzi, per la precisione, dirò di più, perché la lettera è stata diffusa per la prima volta ad un convegno a Lacco Ameno (Ischia) il 5 ottobre 2014, suscitando grande scalpore, perché si celebrava il 200° Anniversario della scomparsa di Bakunin e l'uditorio era zeppo di studiosi di Bakunin e di aderenti ad associazioni anarchiche. Volevo poi informare l'estensore del blog che non ho il piacere di conoscere e che quindi non posso contattare se non attraverso questo sito, che nel frattempo ho pubblicato un secondo saggio su Maria Bakunin, molto ricco di ulteriori notizie, che sono certo sarà interessato a leggere. Se mi contatta all'e-mail carmine.colella@unina.it, gliene invio volentieri una copia.

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