PIOTR
KROPOTKIN (1842-1921) : principe
russo, data l’ antica nobiltà della sua famiglia fu paggio privato dello zar e poi,
cresciuto,fu avviato alla carriera militare e come ufficiale in Siberia si
dedicò a ricerche scientifiche e antropologiche, ove potè constatare le deficienze
dell’anmministrazione burocratica russa. Lasciò , poi, l'esercito, sia per solidarietà a un’insurrezione polacca,
duramente repressa dai russi, e sia , perché fu anch’egli, in qualche modo,
contagiato dal diffondersi di nuove idee fortemente critiche nei confronti del sistema sociale, allora vigente, ritenuto ormai sempre di più, specie tra i giovani, come anacronistico e oppressivo.(cfr. brano)
Brano
da commentare: “ Un movimento formidabile si stava intanto sviluppando in
Russia fra la gente colta […] Questo movimento fu battezzato con il nome di
“nichilismo” da Turgenev, nel suo grande romanzo
“Padri e figli”. Nell’Europa occidentale esso viene spesso frainteso. Per
esempio, nella stampa si confonde il nichilismo con il terrorismo. […] Ma
questo è un errore. […] Il terrorismo
nacque da alcune particolari condizioni della lotta politica in un determinato
momento storico. Visse e morì. Potrebbe rinacere e morire di nuovo. Ma il nichilismo ha
lasciato la sua impronta su tutta la vita delle classi colte in Russia, e
quell’impronta durerà ancora per molti anni.[…] Prima di tutto il nichilista
dichiarò guerra a fondo contro tutte le “menzogne convenzionali della civiltà”.
La sincerità assoluta era la sua più notevole caratteristica, e in nome di
quella sincerità abbandonò, e pretese che gli altri abbandonassero, quelle
superstizioni, quei pregiudizi, usi e costumi che la ragione non poteva
giustificare […] Il matrimonio senza amore e la familiarità senza amicizia
erano ripudiati.“( Kropotkin, Memorie
di un rivoluzionario )
Bibliografia: Piotr Kropotkin,
Memorie di un rivoluzionario, Feltrinelli , 1969 pp. 218-220
Finalmente libero dagli impegni militari, Kropotkin
approfondì i suoi interessi scientifici, particolarmente quelli geografici,
zoologici e antropologici.’ assumendo, per diversi anni , il ruolo di
segretario della “Società geografica russa” . Aderì alla teoria evoluzionistica
di Darwin, allora fortemente avversata dalla religione e dai tradizionalisti
ma oppose alle tesi dei “darwinisti
sociali” che ritenevano la legge della selezione naturale l’unico fattore
evolutivo, la sua originale teoria del “mutuo appoggio “ (cfr. brano)
Brano
da commentare: “Studiando gli animali, non soltanto nei laboratori e nei musei,
ma anche nelle foreste e praterie, nelle steppe e sulle montagne,
notiamo chiaramente che oltre alla guerra, fra le diverse classi animali,
esiste, forse in maggior misura, il mutuo sostegno, l’aiuto reciproco e la
mutua difesa. La sociabilità è legge naturale quanto la lotta.
Indubbiamente, è difficile stabilire la preminenza di uno di questi due
fattori; ma se cerchiamo una testimonianza indiretta e chiediamo alla natura:
“chi sono i più adatti?”, quelli che lottano continuamente tra di loro o quelli
che si aiutano a vicenda?” notiamo che sopravvivono più facilmente gli animali
che hanno acquisito abitudini di solidarietà” (
da il “Mutuo appoggio”)
Bibliografia: Kropotkin, Il mutuo appoggio, , Ennesse, 1970 pp. 10-11
In occasione di un suo viaggio all’estero Kropotkin
venne a contatto, nel 1872, con la Prima Internazionale
e la Federazione del Giura, dove rimase colpito dalla
cultura e dallo spirito di fratellanza degli
operai orologiai svizzeri (cfr. post
James Guillaume). (cfr. brano)
Brano
da commentare: “ L’organizzazione stessa dell’industria degli orologiai, che
rende possibile agli associati di conoscersi bene e di lavorare in casa
propria, dove sono liberi di parlare liberamente, spiega la ragione per
cui il livello intellettuale è più alto che non fra coloro che passano tutta la
vita, fin dall’infanzia, nelle fabbriche.
Fra gli operai della piccola industria vi è più indipendenza e più
originalità di pensiero. Ma anche l’assenza di divisione fra i capi e le masse
che c’era nella Federazione del Giura contribuì a far sì che in ogni questione
i soci della Federazione cercassero di formarsi un’opinione personale. Vidi
che gli operai qui non erano una massa ignara, asservita
agli interessi politici di pochi; i loro capi erano semplicemente i più attivi
di loro, che più che dirigere, davano l’esempio agli altri. Mi fece una grande
impressione la chiarezza di intuito, il buon senso, la capacità di orientarsi e
concludere in problemi sociali complessi, di cui davano prova questi operai,
specialmente i più anziani; e sono fermamente convinto che se la Federazione
del Giura ha avuto una parte importante nel dare impulso al socialismo, non fu
solo per l’importanza delle sue teorie federaliste e contro lo Stato, ma anche
grazie al significato particolare che il buon senso degli orologiai del Giura
aveva dato a queste idee. Senza di loro le teorie anarchiche, che allora
predominavano sarebbero rimaste per lungo tempo ancora allo stato di semplici
astrazioni”. ( Kropotkin, Memorie
di un rivoluzionario )
Bibliografia: Piotr Kropotkin, Memorie di un
rivoluzionario, Feltrinelli
1969 pp. 210-211
Al suo ritorno in Russia, nel 1872,
diffuse gli ideali "internazionalisti" e al tempo stesso, constatò che al "nichilismo" si era affiancato e sovrapposto il "populismo", cioè l' "andata delle giovani e dei giovani verso il popolo" (cfr. brano)
Brano da commentare: "La loro parola d’ordine era Vnarod (andate verso il popolo, siate con il popolo). [...] I giovani andavano nei villaggi come medici, assistenti sanitari, insegnanti , scrivani, anche come lavoratori della terra, fabbri ferrai, boscaioli e così via, e cercavo di vivere in continuo contatto con i contadini. Le ragazze prendevano diplomi d’insegnante, imparavano a fare le levatrici e le infermiere e andavano a centinaia nei villaggi, dedicandosi esclusivamente alla parte più povera della popolazione. Andavano senza nessuna idea di ricostruzione sociale, nessun pensiero di rivoluzione: desideravano semplicemente insegnare a leggere alla massa dei contadini, istruirla, darle un’assistenza medica, aiutarla insomma in tutti i modi a uscire dalla miseria e dall’ignoranza, e al tempo stesso imparare dalla massa i suoi ideali di una migliore vita sociale” ( Kropotkin, Memorie dio un rivoluzionario)
Kropotkin non volendo restare passivo, frequentò il circolo di Cajkowski, una delle massime espressioni della cosidetta "andata verso il popolo", fondato a Pietroburgo, nel 1871, da NIKOLAJ CAIKOVSKI (1851-1926), che fortemente osteggiato dalle autorità tese sempre più a politicizzarsi e ad adottare comportamenti di tipo cospirativo sempre più radicali. (cfr. brano)
Brano da commentare: "La loro parola d’ordine era Vnarod (andate verso il popolo, siate con il popolo). [...] I giovani andavano nei villaggi come medici, assistenti sanitari, insegnanti , scrivani, anche come lavoratori della terra, fabbri ferrai, boscaioli e così via, e cercavo di vivere in continuo contatto con i contadini. Le ragazze prendevano diplomi d’insegnante, imparavano a fare le levatrici e le infermiere e andavano a centinaia nei villaggi, dedicandosi esclusivamente alla parte più povera della popolazione. Andavano senza nessuna idea di ricostruzione sociale, nessun pensiero di rivoluzione: desideravano semplicemente insegnare a leggere alla massa dei contadini, istruirla, darle un’assistenza medica, aiutarla insomma in tutti i modi a uscire dalla miseria e dall’ignoranza, e al tempo stesso imparare dalla massa i suoi ideali di una migliore vita sociale” ( Kropotkin, Memorie dio un rivoluzionario)
Bibliografia: Piotr Kropotkin, Memorie di un
rivoluzionario, Feltrinelli
1969 pp. 222
NIKOLAJ KAIKOVSKI e PIOTR KROPOTKIN |
Kropotkin non volendo restare passivo, frequentò il circolo di Cajkowski, una delle massime espressioni della cosidetta "andata verso il popolo", fondato a Pietroburgo, nel 1871, da NIKOLAJ CAIKOVSKI (1851-1926), che fortemente osteggiato dalle autorità tese sempre più a politicizzarsi e ad adottare comportamenti di tipo cospirativo sempre più radicali. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ Poco dopo il
mio ritorno Kelnitz mi invitò a entrare in un circolo, noto
tra i giovani con il nome di “Circolo di
Cajkovskij “. Questo circolo ebbe una parte importante nella storia del
movimento sociale in Russia e il suo nome non sarà dimenticato dalla storia.
“ […] Conoscevo già Cajkovskij e pochi altri soci del ciurcolo. Cajkovskij conquistò il mio cuore al nostro primo
incontro e la nostra amicizia è durata poi per ventisette anni. Questa società
era stata iniziata da un piccolissimo gruppo di giovani e di ragazze, tra le
quali anche Sofia Perovskaja; si riunivano per istruirsi e perfezionarsi. Cajkovskij era fra di loro. Nel 1969 Necaev cercò
di fondare un’organizzazione segreta rivoluzionaria in mezzo alla
gioventù progressista accesa dal desiderio di lavorare fra il popolo e per
raggiungere questo scopo ricorse al sistema dei vecchi cospiratori, senza
esitare di fronte all’inganno quando voleva costringere i suoi soci a seguire
le sue idee. […] Il circolo educativo del quale parlo fu istituito in
opposizione ai sistemi di Necaev.
Il piccolo gruppo di amici si era persuaso, e giustamente, che solo
individui ispirati a una morale superiore potevano costituire la base di ogni
organizzazione, qualunque politica potesse seguire e quale fosse il programma
pratico che gli avvenimenti futuri potessedro indurlo ad adottare . Fu questa la ragione
per cui il circolo di Caikovskij , allargando gradualmente il suo programma, si diffuse tanto in Russia e
ottenne risultati così importanti; e più tardi le persecuzioni feroci del
governo portarono alla lotta rivoluzionaria, produsse quella
nobile schiera di uomini e di donne, che caddero nella terribile lotta contro
l’autocrazia ( Piotr Kropotkin, Memorie di un rivoluzionario )
Bibliografia: Piotr Kropotkin, Memorie di un
rivoluzionario, Feltrinelli
1969 p. 224
SOFIA PEROVSKAJA e SERGHEJ KRAVCINSKIJ |
Tra i membri di questo gruppo particolarmente stimati da Kropotkin furono , oltre lo stesso Cajkovski anche SOFIA PEROVSKAJA (cfr. post OLYMPIA KUTUZOV) e SERGHE KRAVCINSKIJ , (Stepniak) (cfr. post INTERNAZIONALISTI NEL MATESE), che confluirono, poi, come tanti altri, tanto più la reazione si accaniva sui populisti, nelle organizzazioni della Zemlja Volja (Terra e Libertà) e della Narodnaja Volja (Volontà del popolo) .
Brani da commentare : 1) “
Le riunioni del nostro circolo erano frequenti e non vi mancavo mai. Ci
riunivamo allora in un quartiere della periferia di Pietroburgo in una casetta
cui risultava affittuaria Sofia Perovskaja, che viveva allora con il nome e il
passaporto falso della moglie di un artigiano. Apparteneva a una famiglia molto aristocratica e suo
padre era stato per un certo tempo il governatore militare di Pietroburgo […] ora,nel
suo carattere di moglie di un artigiano, vestita di cotonina, con le scarpe da
uomo e un fazzoletto a vederla mentre portava sulle spalle due secchi di acqua
attinti alla Neva, nessuno avrebbe riconosciuto in lei la
signorina che pochi anni prima brillava in uno dei saloni più eleganti della
capitale …” ; 2) Un
altro dei favoriti del nostro Circolo
era Sergio Kravcinskij , tanto noto poi in Inghilterra e negli Stati Uniti sotto il nome
di Stepnjac. Lo chiamavano spesso “il bambino” tanto era il suo sprezzo del
pericolo; ma la sua temerarietà era semplicemente effetto dell’assoluta assenza
in lui della paura, una qualità che, dopo tutto, è la politica più saggia per
un ricercato della polizia …” ( Piotr Kropotkin, Memorie di un rivoluzionario )
Dal 1872
al 1874, Kropotkin si impegnò , particolarmente a una intensa propaganda rivoluzionaria, a Pietrogrado, tra gli operai dei cotonifici e dai tessitori, da cui era fortemente attratto per la loro capacità di rappresentare, in sintesi, modi di vita e di pensare legati sia alla campagna, da dove provenivano che alla città, dove li sospingeva, sulla scia dello sviluppo industriale, la ricerca del lavoro (cfr. brano)
Brano da commentare: “ Le mie simpatie erano in particolare per i tessitori e gli operai dei cotonifici. A Pietroburgo ve ne sono parecchie migliaia che lavorano in fabbrica durante l’inverno e ritornano per i tre mesi estivi nei loro paesi a coltivare la terra. Mezzo contadini, mezzo operai , conservavano di solito lo spirito socievole del contadino russo. Nel l,oro ambiente il movimento si estese con rapidità straordinaria. […] Naturalmente quelli di noi che avevano rapporto con questi operai dovevano vestirsi come loro, portare cioè l’abito da contadino. La distanza che passa fra i contadini e le classi colte in Russia è così grande, e i rapporti fra di loro così poco frequenti, che non solo l’arrivo in un paese di qualcuno che indossi l’abito contadino desta l’attenzione generale, ma anche in città se uno che per il modo di vestire e di parlare rivela di non essere un operaio è visto in giro in compagnia di operai, sveglia subito i sospetti della polizia. […]Ricordo particolarmente il capodanno del 1874, l’ultimo passato in Russia in libertà. […] andai a una delle riunioni dei nostri tessitori. Si teneva in un buio stanzone sotterraneo; io ero vestito da contadino e sperduto in mezzo alla folla degli altri vestiti di pelle di montone. Il mio compagno , che essi già conoscevano, mi presentò semplicemente : “ Borodin, un nostro amico” “ Raccontaci, Borodin, quello che hai visto all’estero” egli mi disse. E io parlai del movimento operaio nell’Europa occidentale, delle sue lotte, delle sue difficoltà, delle sue speranze. Il pubblico era composto in gran parte di uomini sulla quarantina. Era profondamente interessato; mi fecero delle domande, tutte intelligenti, sui più minuti particolari dei sindacati operai, sugli scopi dell ‘ Associazione Internazionale, e le sue probabilità di successo; poi vennero le domande su quello che si poteva fare in Russia e sulle prospettive della nostra propaganda. Non cercavo mai di nascondere i pericoli della nostra agitazione e dissi francamente quello che pensavo . “Noi saremo probabilmente mandati in Siberia uno di questi giorni; e voi – una parte, almeno – dovrete passare lunghi mesi in carcere per averci ascoltato” Questa triste prospettiva non li spaventava . … E quando più tardi diversi di loro furono arrestati, si comportarono quasi tutti coraggiosamente, ci aiutarono e non tradirono mai nessuno.” ( Kropotkin, Memorie dio un rivoluzionario) pp. 240-242)
Il diffondersi delle nuove idee rivoluzionarie, tutt'altro che omogenee, ma aventi tutte il comune scopo di innovare e introdurre maggiore giustizia sociale nella società zarista fortemente arretrata sia economicamente che socialmente, scatenò una dura repressione poliziesca, che provocò, nel 1874, numerosi arresti tra i "cajkovcy ". Kropotkin fu arrestato e imprigionato nella fortezza di Pietro e Paolo, dove anni prima era stato prigioniero anche Bakunin.
Nell' aprile del 1876 Kropotkin fu trasferito provvisoriamente, per una malattia contratta in carcere, all'ospedale militare di Pietroburgo, assai meno sorvegliato della fortezza. Approfittando di ciò, Kropotkin stesso elaborò un piano di evasione, che fu, poi , portato felicemente a termine, senza troppe varianti, il 12 luglio 1876, da una ventina di membri del "Circolo Cajkovski, guidati dal dottore OREST EDUARDOVIC VEJMAR e da ALEXANDR IVANCIN-PISAREV.
Il cavallo nero Varvar, famoso per essere "veloce come il vento ", fu lo stesso che servì
due anni dopo a Kravcinskij per fuggire dopo il suo attentato al
generale Mezencov. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ Le mie simpatie erano in particolare per i tessitori e gli operai dei cotonifici. A Pietroburgo ve ne sono parecchie migliaia che lavorano in fabbrica durante l’inverno e ritornano per i tre mesi estivi nei loro paesi a coltivare la terra. Mezzo contadini, mezzo operai , conservavano di solito lo spirito socievole del contadino russo. Nel l,oro ambiente il movimento si estese con rapidità straordinaria. […] Naturalmente quelli di noi che avevano rapporto con questi operai dovevano vestirsi come loro, portare cioè l’abito da contadino. La distanza che passa fra i contadini e le classi colte in Russia è così grande, e i rapporti fra di loro così poco frequenti, che non solo l’arrivo in un paese di qualcuno che indossi l’abito contadino desta l’attenzione generale, ma anche in città se uno che per il modo di vestire e di parlare rivela di non essere un operaio è visto in giro in compagnia di operai, sveglia subito i sospetti della polizia. […]Ricordo particolarmente il capodanno del 1874, l’ultimo passato in Russia in libertà. […] andai a una delle riunioni dei nostri tessitori. Si teneva in un buio stanzone sotterraneo; io ero vestito da contadino e sperduto in mezzo alla folla degli altri vestiti di pelle di montone. Il mio compagno , che essi già conoscevano, mi presentò semplicemente : “ Borodin, un nostro amico” “ Raccontaci, Borodin, quello che hai visto all’estero” egli mi disse. E io parlai del movimento operaio nell’Europa occidentale, delle sue lotte, delle sue difficoltà, delle sue speranze. Il pubblico era composto in gran parte di uomini sulla quarantina. Era profondamente interessato; mi fecero delle domande, tutte intelligenti, sui più minuti particolari dei sindacati operai, sugli scopi dell ‘ Associazione Internazionale, e le sue probabilità di successo; poi vennero le domande su quello che si poteva fare in Russia e sulle prospettive della nostra propaganda. Non cercavo mai di nascondere i pericoli della nostra agitazione e dissi francamente quello che pensavo . “Noi saremo probabilmente mandati in Siberia uno di questi giorni; e voi – una parte, almeno – dovrete passare lunghi mesi in carcere per averci ascoltato” Questa triste prospettiva non li spaventava . … E quando più tardi diversi di loro furono arrestati, si comportarono quasi tutti coraggiosamente, ci aiutarono e non tradirono mai nessuno.” ( Kropotkin, Memorie dio un rivoluzionario) pp. 240-242)
Bibliografia: Piotr Kropotkin, Memorie di un
rivoluzionario, Feltrinelli
1969 pp. 240-242
KROPOTKIN DETENUTO |
FUGA DI PIOTR KROPOTKIN |
Brano da commentare: “ … Tutto il cortile era chiuso da uno
steccato costruito con grosse tavole. Il cancello era aperto per lasciar
passare i carri. Quel cancello aperto mi affascinava “ Non devo fissarlo” mi
dicevo, eppure non ne staccavo mai gli occhi. Appena mi ricondussero in cella
scrissi ai miei amici per comunicare loro la bella notizia. […] Oggi mi hanno
condotto fuori del cortile; il cancello era aperto e nessuno lo custodiva. Da
quel cancello io fuggirò; le mie sentinelle
non mi prenderanno” e stesi il piano della fuga. “ Una signora deve
venire in carrozza aperta all’ospedale. Scenderà e la carrozza l’aspetterà
nella strada a una cinquantina di passi dal cancello. Quando uscirò alle
quattro camminerò per un poco con il
cappello in mano e qualcuno dal di fuori starà a vedere e l’interpreterà come
il segnale che tutto va bene nella prigione. Allora tocca a voi rispondere “ la
strada è libera”. Senza di ciò non mi muoverò, una volta passato il cancello
non devo essere ripreso. Potete servirvi solo della luce o del suono come
segnale. Il cocchiere potrebbe proiettare un raggio di luce, i raggi del sole
riflessi dal suo cappello lucido sul fabbricato principale dell’ospedale, che a
quell’ora è in ombra, o meglio ancora un canto che continuasse tutto il tempo
che la strada resta libera; a meno che non vi riuscisse di affittare il villino
grigio che vedo dal cortile, e allora potreste fare un segnale dalla finestra.
La sentinella correrà come un cane dietro la lepre, facendo una curva, mentre
io correrò in linea retta e guadagnerò
cinque o dieci passi. Arrivato nella stra salterò nella cartozza e partiremo al galoppo. Se la sentinella facesse fuoco – ebbene
–sarà quel che sarà, questo è al di fuori delle nostre possibilità d’azione; e
poi di fronte alla certezza di morire in prigione val bene correre il rischio.
Furono prposati degli altri progetti, ma si finì con l’adottare questo. Il nostro
Circolo si incaricò della cosa, persone che neppure conoscevo se ne
interessarono come si fosse trattato del più caro dei loro fratelli …” ( Piotr Kropotkin , Memorie di un rivoluzionario ..)
Bibliografia: Piotr Kropotkin, Memorie di un
rivoluzionario, Feltrinelli
1969 pp. 240-242
Costretto all’esilio , crebbe sempre più,
passando attraverso varie fasi, la sua fama di teorico dell’anarchia e di
agitatore. E dopo la morte di Bakunin e di Carlo Cafiero divenne, insieme ad Errico Malatesta, uno dei punti di riferimento principale per il movimento comunista anarchico Tra i suoi numerosi scritti importanti vi furono, tra l’altro, le sue “Parole di un ribelle “, di cui citerò qui un breve brano .(cfr. brano)
Brano
da commentare: “Un governo rivoluzionario!”
Ecco due parole che suonano ben strane all’orecchio di coloro che si
rendono conto di ciò che deve
significare la Rivoluzione sociale e di ciò che significa un governo. Due
parole che si contraddicono, che si annullano l’una con l’altra. Si sono ben
visti, in effetti, dei governi dispotici. è nell’essenza stessa di ogni
governo di essere per la reazione contro la rivoluzione e di tendere
necessariamente al dispotismo; ma non si è mai visto un governo rivoluzionario, e per buoni
motivi. La rivoluzione, sinonimo di “disordine” e di sconvolgimento, di
rovesciamento in pochi giorni delle istituzioni secolari, di demolizione
violenta delle forme stabilite della proprietà, di distruzione delle caste, di
trasformazione rapida delle idee correnti sulla moralità, o piuttosto
sull’ipocrisia che ne tiene il posto, sinonimo di libertà individuale e di
azione spontanea è precisamente l’opposto, la negazione del governo. Questo
significa “ordine stabilito” , conservatorismo, mantenimento delle istituzioni
esistenti, negazione dell’iniziativa e dell’azione individuale. [….] Lasciare
che si stabilisca un governo qualsiasi, un potere forte e rispettato, significa
bloccare la marcia della rivoluzione sin dall’inizio. Il bene che potrebbe fare
questo governo è nulla, il male immenso. In effetti noi non intendiamo per
rivoluzione un semplice cambiamento dei governanti, bensì la presa di possesso
da parte del popolo di tutta la
ricchezza sociale, l’abolizione di tutti i poteri che hanno costantemente ostacolato lo sviluppo dell’ umanità. .. “
(da Kropotkin, Parole di un ribelle 1885)
Bibliografia: Daniel
Guerin, Né
Dio né padrone. Antologia del pensiero anarchico, vol. 1 Jaka Book
1971 p. 422 e p. 431
Durante la
I guerra mondiale, si dichiarò favorevole alla guerra al fianco della Triplice
Intesa per abbattere l’autoritarismo degli Imperi Centrali. La sua posizione
fu condivisa da alcuni altri noti
anarchici ( che firmarono il cosiddetto “Manifesto dei sedici”) ma, non dalla
maggioranza , da sempre antimilitarista e internazionalista. (cfr. post “Guerra maledetta”) .Dopo
la rivoluzione del 1917 tornò , insieme alla moglie Sofia in Russia . Lenin ebbe sempre una grande considerazione per Kropotkin nonostante le
coraggiose lettere, che il vecchio rivoluzionario russo gli inviava, dove esprimeva il suo dissenso nei confronti dell'’ involuzione
sempre più autoritaria del bolscevismo,
(cfr. brano).
Brano
da commentare: “ Questa costruzione dal
basso, sembrerebbe, potrebbe essere intrapresa nel modo migliore dai
soviet. Ma la Russia è già diventata una
repubblica sovietica solo di nome. L’influenza e la smania di comandare degli
uomini di partito, che sono per la maggior parte comunisti senza esperienza
(gli ideologi di vecchio stampo operano soprattutto nei centri più grandi)
hanno già distrutto l’influenza e la forza creativa di queste tanto vantate
istituzioni, i soviet. Attualmente, non sono i soviet a governare la Russia, ma
i comitati di partito. E la loro capacità costruttiva soffre di tutte le
inefficienze dell’organizzazione burocratica. Per salvarsi dal caos attuale, la
Russia deve affidarsi alla creatività delle forze locali, che, a mio avviso,
possono divenire un fattore determinante nella costruzione di un nuovo tipo di vita. Più presto lo si
comprenderà, meglio sarà e il popolo sarà più disposto ad accettare le nuove
forme di vita sociale. Se, invece, si manterrà la situazione attuale, il
termine stesso “socialismo” diverrà maledetto , come è accaduto per
quarant’anni, in Francia, con l’idea
di uguaglianza dopo il governo dei
giacobini. Saluti rivoluzionari. P. Kropotkin” . (Lettera di P. Kropotkin a Lenin, marzo 1920)
Bibliografia: Paul Avrich, Gli
anarchici nella rivoluzione russa, La salamandra 1976 pp. 188-189
Nel
1921, alla morte del vecchio
rivoluzionario , Lenin propose “funerali nazionali” in suo onore. La famiglia e
i compagni di Kropotkin, tra cui Berkman e la Goldman,
rifiutarono, ma ottennero che gli anarchici russi in prigione potessero
assistere ai funerali, che sfociarono in una grandiosa manifestazione
antiautoritaria. Dopo la sua morte
la sua casa divenne un museo, che fu chiuso nel 1938 dopo la morte di
Sofia Grigorievna Kropotkin. Ed è interessante notare
che la moglie di Kropotkin coraggiosamente portò avanti
le critiche di Kropotkin alla sempre crescente involuzione della “rivoluzione” bolscevica e in
particolare con il soffocamento sistematico della libertà di parola e di
espressione, come quando nel 1926, durante la commemorazione del cinquantesimo
anniversario della morte di Bakunin. Purtroppo non ho potuto consultare il
testo del discorso , ma Frank Mintz cita una lettera anonima di un partecipante alla commemorazione che si
complimenta con Sofia Grigorievna per il suo coraggio, da cui si deduce agevolmente il tono di quella commemorazione. (cfr.brano)
Brano
da commentare: “ … Noi vogliamo esprimervi il nostro sentimento di profonda gratitudine e di incanto. Un’immensa sala, migliaia di
persone, e improvvisamente dal basso una voce femminile fragile lancia alla
folla parole forti e potenti di verità, che la Russia non ha ascoltato da nove
anni . Noi pensiamo che voi siate la persona in URSS, che possa osare dire
tutta la verità. Da parte di una persona tra molte altre. PS: Scusatemi di non
firmare col mio nome, perché non ho il vostro stesso coraggio” ( anomimo il 15, luglio 1926)
Bibliografia: in Frank Mintz, Histoire de la mouvance anarchiste 1789-2012 , Editions Noir et rouge, 2013, p. 76 (traduzione mia in italiano)
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