lunedì 25 aprile 2011

ANARCHICINI ANARCHICI/E SPAGNOLI 1: ANSELMO LORENZO (1841-1914), FERNANDO TARRIDA DEL MARMOL ( 1861-1915), RICARDO MELLA Y CEA (1861- 1925), TERESA CLARAMUNT (1862-1931)


                                                                                   
                                                              
  

ANSELMO LORENZO (1841-1914) ( noto anche come "l'abuelo (nonno) del anarquismo espanolo"  .Nato a Toledo da una famiglia proletaria, la famiglia si trasferì, quando lui era ancora bambinio, a Madrid . Anselmo Lorenzo, a 11 anni, era stato mandato a lavorare come apprendista da uno zio che aveva una bottega , dove si producevano  ceri. A 15 anni lasciò quel lavoro e divenne apprendista tipografo, mestiere che divenne   il suo definitivo. Si formò gradualmente una cultura, frequentando  “ il  Fomento de las Artes”, ritrovo   per borghesi liberali radicali e  per operai desiderosi di  acculturarsi,  dopo  il lavoro.,  dove invece del bar,   vi era una sala di lettura, provvista  di biblioteca, giornali politici e riviste. Inoltre  erano allestiti corsi  serali di istruzione per la classe operaia  e il sabato si tenevano seminari di studio e di dibattito su temi filosofico-sociali. Verso la fine del 1868 GIUSEPPE FANELLI ( cfr. post :I PRIMI INTERNAZIONALISTI )  inviato da  Michail Bakunin, riuscì a organizzare le prime sezioni dell’ "Associazione Internazionale dei Lavoratori(AIT)  anche grazie all’entusiasmo di giovani rivoluzionari. Anselmo Lorenzo  , nel suo libro  Il Proletariato Militante, tracciò un ritratto assai suggestivo del suo incontro con l' internazionalista anarchico italiano. ( cfr. brano da commentare)

Brano da commentare: “ Fanelli era un uomo sui 40 anni, dal viso serio e accattivante, con una barba nera e folta, grandi occhi neri espressivi, che brillavano come lampi e assumevano l’aspetto di carezzevole comprensione, a seconda dei sentimenti che lo dominavano. La sua voce aveva un timbro metallico ed era capace di adeguarsi ai toni che esprimeva, passando velocemente dall’inflessione collerica e minacciosa contro  gli  sfruttatori e i tiranni per adottare quella della sofferenza, della compassione e del   conforto, a seconda che parlasse delle pene dello sfruttato, di chi senza subirle direttamente le capisce o di chi per un sentimento generoso si compiace di portare aventi un ideale ultrarivoluzionario di pace e di fratellanza. La cosa curiosa è che egli non sapeva parlare spagnolo, e parlando in francese, che qualcuno dei presenti  capisce a metà, o in italiano che capivamo solo per analogia, chi più chi meno, non solo ci identificammo nel suo pensiero, ma attraverso la sua mimica espressiva giungemmo tutti a  sentirci afferrare dall’entusiasmo. ( da Anselmo Lorenzo, Il proletariato militante (1881)

Bibliografia: Anselmo Lorenzo, Il proletariato militante   Edizioni della rivista Anarchismo 1978 p. 30

Nel 1870 Anselmo Lorenzo fondò il periodico Solidaridad.  Organo della sezione spagnola dell’ Associazione Internazionale dei lavoratori.   e partecipò al primo  Congresso Operaio Spagnolo, tenuto a giugno al  Teatro del Circo di Barcellona., alla presenza di un centinaio di delegati di Andalusia, Valenza, Aragona,  le due Castiglie e la maggior parte  della Catalogna. I temi dibattuti al Congresso furono: la resistenza al capitale, la cooperazione, l’ organizzazione dei lavoratori e  l’atteggiamento della classe operaia nei confronti della politica. Fu su quest’ultimo punto che la maggioranza dei congressisti si espresse in termini antistatalisti e antipartitici, come, più tardi ricordò, lo stesso   Lorenzo. (cfr. brano da commentare)

 Brano da commentare: “ La discussione di questa proposta fu animatissima ed appassionata  ed ad essa contribuimmo in modo particolare noi delegati madrileni, Morago, Mora e chi scrive fecero un excursus storico e dottrinale dimostrando che lo Stato, lungi dall’essere organo e garanzia del diritto, come pretendono i suoi sostenitori, è un’ istituzione deviante che allontana l’umanità dal sentiero del progresso e non serve altro che alla difesa ed alla legalizzazione dei tiranni, degli usurpatori e degli sfruttatori. Pertanto i partiti politici, sedicenti rinnovatori dello Stato immodificabile, non hanno ragione d’ essere , né giustificazione razionale possibile...( Anselmo Lorenzo, Il Proletariato militante).

Bibliografia: Anselmo Lorenzo, Il proletariato militante   Edizioni della rivista Anarchismo 1978 p. 90

La notevole diffusione dell' Internazionale, dopo il Congresso, determinò una pressante persecuzione  poliziesca che costrinse provvisoriamente alcuni dei componenti  del Consiglio federale spagnolo dell’ AIT (Associazione Internazionale dei Lavoratori), , più noti, tra cui Anselmo Lorenzo, a trasferirsi in Portogallo col fine, tra l’altro, di  fare proseliti tra i  repubblicani portoghesi più radicali, tra cui Fontana e Antero de Quental. Il successo di quell’impresa fu ben riassunto da un giornale locale portoghese di quei giorni. ( brano da commentare)

Brano da commentare: “ Tre emissari, delegati dalle  sezioni di Madrid , giunsero a Lisbona allo scopo di tastare il terreno e preparare la propaganda. […] I tre emissari, Mora, Morago e Lorenzo erano tra i più energici e preparati delle sezioni madrilene.  Oratori consumati e polemisti, persuasivi ed ardenti, fu loro facile farsi capire da menti così elevate come Fontana e Quental. Un mese dopo, grazie all’ardente impegno di sinceri ed onorati lavoratori di diverse categorie, Lisbona aveva diecimila aderenti nelle sezioni di resistenza ed Oporto ottomila e i centri vicini alle due città altre migliaia.” ( Magalhaes Lima  in O Socialismo na Europa)

Bibliografia: in  Anselmo Lorenzo, Il proletariato militante   Edizioni della rivista Anarchismo 1978 p. 121

  Dal 16 al 23 settembre 1871 Anselmo  Lorenzo, come delegato della Federazione  spagnola di Madrid, assistette alla  "Conferenza di Londra"  della Prima Internazionale,  restando alquanto turbato nello scoprire  la profonda divergenza di opinioni, che si stava profilando, tra Marx e Bakunin. (cfr. post :2. MICHAIL BAKUNIN : GLI ULTIMI ANNI. …).

  Tornato a Madrid,  Lorenzo fu incaricato di svolgere dei giri di propaganda nel Sud della Spagna ed anche in questo caso riscosse buoni successi, che non dettero però i vantaggi sperati a causa dei profondi dissidi  interni alla stessa Internazionale (cfr. brano da commentare)

Brano da commentare: “ Per rendere efficace il progetto il Consiglio, volle fare due viaggi di propaganda, uno verso Est e l’altro verso Sud Al primo prese parte Francesco Mora che percorse  la Catalogna e le Baleari, ed al secondo io. Di quel viaggio conservo un gradito ricordo. Visitai le  Federazioni di Siviglia,  Carmonia, Utrera, Jerez,, Cadice, San Ferdinando, Puerto Real, Malaga, Loja, Granata e Linares e lì potei avere soddisfazione di constatare i risultati di quei primi lavori effettuati timidamente e nella ridotta sfera in cui si sviluppava il nucleo organizzatore, fondato a Madrid dal grande Fanelli […] Che magnifiche prospettive aveva allora il proletariato spagnolo! Purtroppo i nostri nemici, il capitale e l’autorità ebbero come alleati nella loro nefasta opera di persecuzione e di disgregazione il carattere degli stessi lavoratori.” ( Anselmo Lorenzo, Il proletariato militante)

Bibliografia: in  Anselmo Lorenzo, Il proletariato militante   Edizioni della rivista Anarchismo 1978 p. 172, 173, 177.

ANSELMO LORENZO

  Come è noto la polemica tra autoritari ed antiautoritari crebbe sempre di più e infine in risposta al  Congresso marxista dell’ Aja  (2-7 settembre  1872) che decretò l’espulsione di Bakunin e dei suoi seguaci, la maggioranza delle sezioni spagnole dell ‘ AIT  aderì all’   Internazionale antiautoritaria,  fondata a di Saint-Ymier  il 15 settembre 1872.  Mi sembra, interessante riportare, in questo contesto,  le amare riflessioni di Anselmo Lorenzo su questa avvenuta scissione. . (cfr. brano da commentare)

Brano da commentare:  “ Seguirono Marx tutti coloro che, ritenendosi più capaci ed attivi dei lavoratori, che erano come atomi della massa, si credettero depositari della missione di decidere, diffondere, amministrare e dirigere. Da loro ebbe origine il socialismo pratico, il socialismo scientifico, i partiti operai, il parlamentarismo, lo specchietto delle allodole per acchiappare elettori, i capi e tutto il branco dei deviazionisti. […] Coloro che seguirono Bakunin erano ben lontani dall’elevarsi fino alla concezione della sua libertà. Potei accorgermene perfettamente durante le riunioni delle sezioni dell’ Alleanza Socialista a Madrid, Valenza e Barcellona, in cui gli alleanzisti effettuavano la propaganda attraverso l’abile imposizione piuttosto che attraverso la persuasione e il convincimento logico. ” ( Anselmo Lorenzo, Il Proletariato miIitante)

Bibliografia: in  Anselmo Lorenzo, Il proletariato militante   Edizioni della rivista Anarchismo 1978 p. 216

Avendo fatto parte dall 1871  del consiglio di amministrazione del periodico socialista, La Emancipacion. Periodico socialista , defensor de l’ Internacional, (1871-1873), tendenzialmente vicino alle tesi marxiste e fondato dal genero di Marx, Paul Lafargue. Anselmo Lorenzo, che nel frattempo era stato nominato segretario generale del Consiglio federale residente a Valenza, fu sottoposto, dopo la scissione, a manifestazioni di continua diffidenza e sospetti  da parte dei cosiddetti " alleanzisti" , che lo indussero a dimettersi. (cfr. brano da commentare)

Brano da commentare: “Nel breve periodo di due mesi che trascorsi a Valenza soffrii molto. I miei compagni mi guardavano con diffidenza: la mia corrispondenza personale coi compagni di Madrid che insieme a me avevano formato il Consiglio federale di  Madrid li preoccupava ed arrivavano al punto di aprire qualche mia lettera prima di consegnamela, affermando che l’avevano aperta per sbaglio. La faccenda del Consiglio generale era riuscita ad ossessionare i miei compagni: se ne parlava continuamente e, sospettando che fossi una spia al servizio di Lafargue, mi facevano domande e richiedevano il mio parere in modo da costringermi a fare dichiarazioni che mi compromettessero. “ ( Anselmo Lorenzo , Un proletariato militante )

Bibliografia: Anselmo Lorenzo, Il proletariato militante   Edizioni della rivista Anarchismo 1978 pp 219-220.

Seguì un periodo  intenso di viaggi tra Francia e Spagna, in cui svolse, quando era possibile, l’attività precaria di tipografo e  non mancò, appena gliene si offriva l’occasione, di fare propaganda delle proprie idee . Stabilitosi infine a Barcellona, sposò  Francisca Concha, giovane vedova del suo amico José Miranda, che aveva un bambino, Francisco Miranda. Dal matrimonio di Anselmo Lorenzo  e Francisca Concha  nacquero tre figlie Marina, Mariana e Flora. Infine , stabilitosi a Barcellona, assunse, clandestinamente, importanti  incarichi prima presso la sezione  dei Tipografi di Barcellona e poi come segretario generale della Commissione Federale di Barcellona. Sulla base di accuse infondate si levarono, a un certo punto,  contro di lui accuse  di avere falsificato l’elezione della Commissione. Ancora una volta si ritrovò calunniato e isolato anche dai suoi ex compagni più cari. (cfr. brano da commentare)

Brano da commentare: “…  Nulla feci in mia difesa; soprattutto ebbi particolare cura nel non offendere nessuno e così trascorsi tre o quattro anni in una specie di ritiro, che mi servì per riposare, dedicandomi allo studio, preparandomi per le future attività, fiducioso che quel trambusto sarebbe passato e che in un ambiente rinnovato avrei potuto dedicarmi alla lotta per la conquista dell’ideale.”

Bibliografia: Anselmo Lorenzo, Il proletariato militante   Edizioni della rivista Anarchismo 1978 p. 319

Durante quella “specie di ritiro” aderì alla Massoneria nella loggia barcellonese  “ Hijos de Trabajo” promuovendo , tra l’altro, pubbliche conferenze nell’ Ateneo di Barcellona,  rivendicando, tra l’altro,  la compatibilità tra anarchismo e massoneria. Dal 1885 ca. riprese anche  un’attività militante all’interno della “ Società degli operai tipografi”. Diresse, in questo periodo il famoso quotidiano e poi settimanale, El productor (Barcellona 1887). Collaborò, inoltre,  a tutte le principali pubblicazioni anarchiche, tra cui  La Revista Blanca, Tierra y Libertad ecc. .   Importante fu anche la sua attività di traduttore di opere anarchiche come L’uomo e la terra di Reclus e La Grande Rivoluzione  di Kropotkin

Nel giugno 1896,  dopo l’attentato anonimo (forse fu una provocazione poliziesca), contro una processione religiosa in via Cambios Nuevos, Anselmo Lorenzo fu internato  con altri compagni e compagne, ( circa 400 tra anarchici, socialisti, repubblicani),nel famigerato carcere di Montjuich,  dove venivano praticate, su ordini del tenente della Guardia Civil Narciso  Portas, quotidiane torture e soprusi contro i detenuti per estorcere confessioni prefabbricate.  Erano previste dalle autorità spagnole e in particolare dal primo ministro Antonio Canovas del Castillo  29 condanne a morte e 59 ergastoli, ma fortunatamente l’indignazione popolare  all’estero su quanto stava avvenendo in Spagna ridimensionò, anche se non di molto,  la pena finale. Nel maggio  1897 furono fucilati gli innocenti Tomás Ascheri, José Molas, Luis Mas, Antonio Nogués, Juan Alsina e pesanti condanne furono inflitte a 23 detenuti ( 10 a venti anni,  3 a 18 anni,  sette a 10 anni). Infine 63 detenuti   furono assolti, ma espulsi dalla Spagna. Tra questi anche,  Anselmo Lorenzo , che si recò a Parigi , dove frequentò Jean Grave ed altri autorevoli esponenti  dell’anarchismo. Tornato in Spagna nel 1899  Lorenzo collaborò  alle edizioni de La Scuola Moderna di Francisco Ferrer, . Dopo la  “settimana di sangue” nel 1909 fu arrestato ed esiliato ad Alcaniz in Aragona. Nel 1911 nel suo  saggio “L’Anarquia triunfante Anselmo Lorenzo distingueva  concetti  tra  loro differenti  come  l’  “ anarchia2 ,  l’  “anarchismo” e il legame  che li univa : gli  “anarchici” . (cfr. brano da commentare) .

Brano da commentare: “ …  Chiariamo: l’anarchia è una cosa e l’anarchismo  un’altra. L’anarchia è il complemento dell’essere umano, il corso regolare degli eventi, l’opera del tempo e, in ultima analisi, la verità sicura; l’anarchismo è la variabilità degli anarchici.  […]Dall’anarchia si riceve ispirazione, perché è la verità che stimola e guida; dall’anarchismo si deve prendere ciò che può dare di buono – diffusione razionale delle idee e iniziative di lotta, dimostrazioni scientifiche, critiche sociali, progressi sociologici, ispirazioni artistiche, eccetera- e si deve rimuovere con cura ciò che può essere dannoso-  variazioni individuali, invidia e diverbi tra persone, dogmatismo, settarismo, paura o inerzia  mascherata da prudenza,  eccetera …..” ( Anselmo Lorenzo, , La Anarquia  Triunfante … (1911)

Bibliografia : Anselmo Lorenzo,  Anarchici, Anarchia e Anarchismo in Libertaria. Un’antologia scomoda volume uno. A cura di Gian Pietro De Bellis, Edizioni Di Editore, 2021 p. 306, 307 e 308.     
 
Morì nel 1914
 

  FERNANDO TARRIDA DEL MARMOL ( 1861-1915). Uomo di scienza e libero pensatore.   Nato all’ Avana (Cuba) fu assieme ad ANSELMO LORENZO,  RICARDO MELLA, TERESA CLARAMUNT, FRANCISCO FERRER  ed altri, uno dei primi pionieri dell’anarchismo spagnolo e sudamericano. Assai famoso come  oratore incantava  chi lo ascoltava non solo con la voce, ma anche con il movimento delle mani Lo storico anarchico Max Nettlau lo defìnì: “ Perpetuum  mobile”. Collaborò con articoli e brevi saggi a molte tra le più famose riviste anarchiche del tempo ( es. Acracia e  Revista blanca ). Contestò sempre la   diffusa proliferazione di aggettivi nell’ anarchismo e cioè la, spesso, ossessiva  necessità di distinguersi e di differenziarsi gli uni  dagli altri:  anarchici individualisti, anarchici comunisti, anarchici collettivisti, anarco sindacalisti , ecc.  ecc. (cfr. brano da commentare)

Brano da commentare: “  Noi tutti accettiamo l’anarchia come espressione di tutte le libertà; e come loro unica  garanzia, come l’impulso e la somma del benessere umano. Nessuna legge imposta, nessuna repressione: sviluppo spontaneo e naturale di tutti gli atti. Né superiori né inferiori, né governanti, né governati. solo degli esseri coscienti che si cercano, che si attraggono,  che discutono tra di loro, che decidono , che producono,  che si amano, senza altro scopo , se non il benessere di tutti . E’ così che tutti noi concepiamo l’ anarchia, e che immaginiamo la società del futuro ; ed è per la realizzazione di questa concezione che noi tutti stiamo operando. Dove sono quindi le nostre differenze? [ …] Da quello che ho detto ne consegue la nostra tattica. Noi siamo anarchici ; predichiamo l’anarchia Senza Aggettivi." … ( Fernando Tarrida del Marmol, Questions de Tactique, ou l’Anarchie sans adjectives,  in  La revolté 6-12 settembre 1890  e 13-19 settembre 1890)

Bibliografia : Fernando Tarrida del Marmol,  Questioni di attica o l’anarchia senza aggettivi in   Libertaria. Un’antologia scomoda volume uno. A cura di Gian Pietro De Bellis, Edizioni Di Editore, 2021 p. 78 e p. 80

Nel 1896 anche Fernando  Tarrida  del Marmolcome Anselmo Lorenzo e tanti altri/e,  fu , dopo l’attentato contro la processione religiosa in via Cambios Nuevos,   immediatamente arrestato e torturato . Quando poi fu liberato, venne espulso dalla Spagna . Dapprima si recò in Francia dove pubblicò su giornali come La Revue Blanche  e L’ Intransigeant di Parigi, Les Inquisiteurs d’Espagne, un veemente atto d’accusa contro il governo  spagnolo e in particolare contro il primo ministro Antonio Canovas del Castillo, ritenuto, a ragione, il maggiore responsabile politico delle torture e il tenente della Guardia Civile , Narciso Portas, capo degli esecutori materiali  (cfr. brano da commentare)

Brano da commentare : “ Il governo spagnolo, per mezzo di terrore, di falsità, e calunnie spera di essere in grado di nascondere dei crimini che non cessano di essere commessi sia nella penisola e nelle sue colonie sfortunate. […]  Si procede sempre nello stesso modo: torture, esecuzioni, calunnie. […] Signori [Messieurs ]dell'Inquisizione, voi avete fabbricato falsificazioni, senza averne pagato le conseguenze. [… ] Per parlare liberamente ho lasciato  la Spagna e sono andato in Francia. Lascio l'Europa, se devo, ma voglio parlare. Avete la forza di dire falsità per difendere le mostruosità più rivoltanti. Io possiedo  ragione e  verità per difendere le  [vostre] vittime  Voi mi avete dato  il  beau role , e vi ringrazio per questo. Si potrebbe ridere del vostro errore, ma il ricordo di organi schiacciati, di carne bruciata, di unghie strappate, labbra strappate, elimina ogni desiderio di farlo”. …   “ ( Fernando Tarrida del Marmo, Les inquiteurs de l’Espagne , Portsmouth, January 25, 1897)

Bibliografia: Les inquiteurs de l’Espagne in  La Revue Blanche, Vol 12, First Quarter 1897; in  https://www.marxists.org/archive/tarrida/1897/inquisitors-spain.htm.  traduzione italiana dall’inglese, ( quasi mia) con l’aiuto di internet.

Dopo la Francia viaggiò lungamente  nelle maggiori città europee senza mai cessare di denunciare gli orrori avvenuti nela Fortezza di Montjuich. Tornato in Spagna nel 1914   firmò anche  lui, come   Piotr Kropotkin, Jean Grave  e Ricardo Mella,il “Manifesto dei  sedici”, dove si  approvava  l’intervento  nella prima guerra mondiale.
 

RICARDO MELLA Y CEA (1861- 1925). Nato a Vigo, in Galizia, sino al 1881 il padre era un artigiano, ammiratore del repubblicano-federalista, Pi i Margall, traduttore in castigliano delle opere principali di   PIER-JOSEPH PROUDHON (cfr. post a lui dedicato). Il giovane Mella militò nel Partito Democratico Repubblicano Federale  sino al 1881 quando fu attratto sempre più dalle idee anarchiche. Un conflitto con il marchese José  Elduayen, leader politico dei reazionari locali, determinò il suo arresto e la condanna  a 4 anni di carcere e tre mesi di esilio. Trasferitosi a Madrid divenne amico dell’anarchico JUAN SERRANO OTEIZA,  di cui sposò la figlia, Esperanza. Collaborò a diverse  riviste  anarchiche, tra cui Acracia e a quotidiani anarchici , tra cui El Productor. Fondò diverse riviste “socialiste libertarie”, tra cui La Solidaridad (1888).  Tradusse in castigliano alcuni   importanti testi anarchici, tra cui:  “Dio e lo Stato” di  Bakunin, " l’ Anarchia"  di Malatesta e  "La scienza moderna e l’anarchismo” di Kropotkin. Quest’ ultimo testo lo spinse a riflettere, da un punto di vista sia scientifico che etico, sul rapporto esistente tra natura e umanità  e tra natura e società. (cfr. brano da commentare)

Brano da commentare 1) “Mentre le relazioni degli organi e delle funzioni  di necessità, mentre queste relazioni sono idealmente, astrattamente, le medesime per tutti gli esseri, le relazioni degli elementi sociali e delle loro funzioni mancano di tale carattere, sono modificabili, variabili all'infinito sotto l'azione, anch'essa variabile, degli uomini […] Nel primo caso  [ la Natura) si studia ciò che è. […] Nel secondo caso [ la Società] si studia quale sarà il migliore metodo di lavoro, il procedimento più rapido di circolazione, di scambio ecc. Ci riduciamo alla difficilissima ricerca di ciò che dovrebbe essere secondo le necessità che avvertiamo. È questa la ragione per cui si discute poco o niente in fisiologia e molto in sociologia. Coloro che vogliono fondare quest'ultima scienza secondo relazioni di analogia con quell'altra e con le sue simili dimenticano questa verità, che la società non è un organismo predeterminato dalla natura. […] La ragione potrà essere condotta da un numero considerevole di esperienze al determinismo come  teoria accordabile alla realtà delle cose. Ma la coscienza individuale non si cura dei sistemi teorici e si conduce come se fosse  regina e signora dei propri atti”(da Ricardo Mella, La coacción moral - Fundamentos de una nuova ética social); ; 2)Sussiste in tutti i tempi e in tutti gli uomini un fondo di equità. Non chiedetemi in cosa esso sussista, né come va definito. [….] Osservate semplicemente come opera” ( Ricardo Mella, Breves apuntes  sobre las passiones humanas)

Bibliografia: Massimo La Torre, Nostra Legge è la libertà. Anarchismo dei  Moderni, Derive Approdi, 2017 pp.140 e 141

 Nel 1896 nel suo libro, Lombroso y los anarquistas, polemizzò con le tesi di Cesare Lombroso sugli anarchici. (cfr. brano da commentare )

Brano da commentare:  “Le  deformità fisiche, sia interne che esterne, non sono esclusive di una determinata categoria di uomini. Abbondano, al contrario, e sono comuni ai popoli in via di sviluppo (pueblos retardados)  per cui dai quali  degenerano lentamente per la fatica di un lavoro eccessivo e  alla moltitudine  indifesa che la concorrenza sociale  esclude  (arroja) dal banchetto della vita. Non possono, poi, tali deformità corrispondere a una criminalità innata, ma rispondono e sono la  conseguenza, prossima o remota, di una organizzazione sociale, viziata, assurda o ingiusta […] Il piccolo Cesare dell’antropologia, come  molti altri signori che studiano gli uomini del popolo (pueblo) dalla maggiore distanza possibile, non ha visto sicuramente il tipo comune a tutta la campagna andalusa; non ha visto che quei contadini sono un mucchio di ossa rivestiti a malapena di una pelle rugosa, scura, quasi nera; corpi deformati, da un lavoro continuo e da una alimentazione insufficiente”  ( Ricardo Mella, Lombroso y los anarquistas, Madrid 1896)

Bibliografia: Ricardo Campos Marín, Crimen y locura. La patologización del crimen en la España de la Restauración in  Norba. Revista de Historia, Vol. 20, 2007, p. 98

Svolse un importante ruolo anche nel campo pedagogico libertario , dove sostenne. come osserva  Francesco Codello, “ il principio del relativismo cognitivo e del pluralismo dei valori (secondo e terzo brano).   La  sua impostazione didattica fu definita anche “neutralista” nel senso che essa doveva prescindere da ogni tipo di indottrinamento  ideologico e politico. (cfr. brano da commentare)

Brano da commentare: “ Meno ragione e più esperienza; meno razionalismo e più realtà”. ( [ Ricardo Mella, La razon no basta… in Accion Libertaria n. 10, Madrid luglio 1913) […] “Non v’è liberazione dove l’esclusivismo di una tesi inaridisce le fonti della verità ampia, grande e generosa. Non v’è liberazione dove si ripete armoniosamente un unico ritmo. Non c’è liberazione né mentale né morale. Vi è riproduzione sotto nuove forme, delle vecchie preoccupazioni e delle vecchie immoralità” ( Ricardo Mella, Por los barbaros, in La Revista  blanca n. 124 Madrid agosto 1903)  

Bibliografia: in Francesco Codello, La buona educazione, Franco Angeli editore, 2005  p. 230 e  p. 232

Sul piano politico  fu sostenitore di un ideale adogmatico e anti-settario, che doveva spingersi oltre le credenze ideologiche , che pur definendosi anarchiche, si  ritenevano esclusive depositarie della verità assoluta. ( cfr. brano da commentare)

Brano da commentare: “ E’ il processo evolutivo di tutte le credenze ideologiche. La concezione anarchica, che nasce come critica, si trasforma in un’affermazione che tocca i confini  del dogma e della setta. Sorgono i credenti, i fanatici, gli appassionati dell’individuo. E sorgono anche i teorici, che fanno dell’ ANARCHIA,  un credo individualista o socialista, collettivista o comunista, o ateo, materialista di questa o di quell’ altra scuola filosofica. […] Che la concezione anarchica sia arrivata ad essere per molti un credo, una fede, chi potrebbe negarlo? […] L’anarchia nascente  proclama  l’al di là infinito dopo avere demolito tutte le recinzioni dell’assolutismo intellettuale secolare dei viventi.  […] Camminare è silenzioso; presto arriverà la rumorosa rottura se c’è qualcuno che insiste nel rimanere legato allo spirito di cricca e di setta.  Coloro che non si sono emancipati da soli saranno lasciati indietro dal movimento attuale, e sarà vano per loro cercare dei redentori. Moriranno da schiavi. “( Ricardo Mella, El anarquismo naciente, Valencia  1903)

Bibliografia : Ricardo Mella , L’anarchia nascente in Libertaria. Un’antologia scomoda volume uno. A cura di Gian Pietro De Bellis, Edizioni Di Editore, 2021 p. 142 e p. 144. Cfr.anche in questa recente antologia La Libera  cooperazione  , memoria presentata  da Ricardo Mella al Congresso Internazionale Rivoluzionario  di Parigi, maggio 1920 pp. 483-492, dove si mettono a confronto il collettivismo, il comunismo e l’ individualismo. Sull’argomento cfr. anche  Renée Lamberet, Les travailleurs espagnol de 1868 au debut du XX siécle du Colletivisme  au Communisme anarchiste. L’individualismo  in Anarchici e anarchia nel mondo contemporaneo ,Atti del Convegno promosso dalla Fondazione Luigi Einaudi (Torino, 5, 6 e 7 dicembre 1969 ).

Nel 1897 scrisse  La barbarie gubernamental en España» , dove denunciava i misfatti compiuti all’interno della  Fortezza di Montjuich contro detenuti innocenti. Stabilitosi a Vigo, suo paese d’origine, fu nominato direttore generale della  compagnia  dei tramway cittadini Al Primo Congresso della CNT  partecipò come delegato delle Asturie. Durante la prima guerra mondiale aderì,  al “Manifesto dei sedici” a favore dell’intervento contro gli Stati   Centrali. Morì nel 1925. Sua figlia URANIA MELLA (1900-1945) fu una nota attivista femminista. Su di lei , condannata a diversi anni di prigione nel famigerato carcere di Santurrarán durante la dittatura di Franco, vorrei saperne di più. Ho letto su Internet che al Festivaldi San Sebastiano del 2010 è stato presentato il documentario di Txaber Larreategi e Josu Martínez, Prohibido Recordar , dedicato alle condizioni di vita delle donne detenute in quel carcere.


    

TERESA CLARAMUNT

TERESA CLARAMUNT  (1862-1931) famosa (ma non in Italia)   anarchica e femminista spagnola.  Operaia tessile, sin da giovanissima,  aderì , grazie alla propaganda delle idee anarchiche tra gli operaie/i  dagli anarco-sindacalisti Francisco Abaya e Jaime Torrents, che seppero vincere le sue iniziali perplessità, all’ anarchismo. ( cfr. brano da commentare)

Brano da commentare: “  Voi foste anarchica sin dal primo momento: - Oh, no?  la prima volta che ho udito parlare di anarchismo ho anche sorriso di me stessa, sospettando che quanto potessi dire sarebbe stato un’utopia, però quando ascoltai le  parole di Francisco Abaya e di  Jaime Torrents nel centro operaio di Sabadell mi sono convinta e  mi sono affiliata all’anarchismo puro  ( Intervista di Francesco Madrid a Teresa Claramunt pubblicata dopo la sua morte)

Bibliografia:”  Antonio Santamaria , Teresa Claramunt (1862-1931) lider anarquista y pioniera feminista in https://www.isabadell.cat/sabadell/historia/historia-de-sabadell-teresa-claramunt-1862-1931/

Partecipò nel 1884 allo sciopero, detto delle “sette settimane”, insieme a  FERNANDO TARRIDA DEL MARMOL (vedi sopra) in cui invano si richiedeva una giornata lavorativa più corta e salari meno bassi.  Seguì un lungo periodo di repressione da parte del governo . In quello stesso anno si sposò con un compagno di lotta,  (cfr. brano da commentare)

Brano da commentare: “Il 22 febbraio del 1884 si sposò con il suo amico e compagno di lotta , il giovane  vedovo di 27 anni, Antonio Gurri Vergés, un tessitore di Granolloes. Il matrimonio è stato celebrato dal giudice municipale Olivé, e Marian Burgués , amico della coppia, firmò come testimonio. Il settimanale anarchico Los desheredados ,  a cui entrambi collaboravamo,, pubblicò una recensione reseña del elance legame  che rappresentava una avance verso il progresso. Si sa poco della vita privata di Teresa Claramunt. Dalle  testimonianze di persone che la conoscevano sappiamo che ebbe  vari figli. Federica Montseny nel suo articolo  Los que prepararon la rivolucion, commenta: “ Teresa passando la metà della sua vita in carcere e l’altra metà per sentieri e strade principali (caminos  e carreteras) seminando a mani piene l’idea tra gli umili, gli analfabeti, i più poveri e indifesi: Teresa ebbe ancora il tempo, nel mezzo di quella vita di lotta e di incredibie  sacrificio, di partorire cinque figli, dei quali nessuno  le sopravvisse, e molti di essi erano nati in carcere”  . Secondo il periodico, La Tramontana, dal suo matrimonio con Gurri ebbe una figlia che morì a pochi mesi dalla nascita a cui pose il nome Proletaria Libre e un’altra che chiamò Acracia,  poiché era consuetudine degli anarchici non dare ai propri figli  nomi cattolici. Si sa anche che ebbe un figlio chiamato Denuedo. Il matrimonio con Antonio Gurri non durò molto e si ignora se alcuni figli furono frutto di altre relazioni. Secondo Diego Abado Santillan nel 1901 si sposò con José Lopez. Altri storici (historiadores) la ritengono sentimentalmente legata sentimentalmente  con il suo collaboratore e amico Leopoldo Bonafulla, pseudonimo di Juan Bautista Esteve.”

 Bibliografia:”  Antonio Santamaria , Teresa Claramunt (1862-1931) lider anarquista y pioniera feminista in https://www.isabadell.cat/sabadell/historia/historia-de-sabadell-teresa-claramunt-1862-1931/. Cfr. anche Edmundo Fayanas Escuero, Teresa Claramunt  la feminista revolucionaria in Nueva Tribuna  in https://www.nuevatribuna.es/articulo/cultura---ocio/teresa-claramunt-la-feminista-revolucionaria/20130627174115094138.html

 Nel 1888 insieme ad Antonio Gurri per sfuggire al clima persecutorio nei confronti  degli anarchici e dei sindacalisti più noti si trasferì pe un certo tempo in Portogallo. Nel 1891, tornata in Spagna, fondò un sindacato di sole donne. (cfr. brano da commentare)

Brano da commentare: “ Si sa della presenza femminile nel corso del secolo XIX nei sindacati, in alcuni dei quali  le donne erano maggioranza, come anche della scarsa presenza nei ruoli direttivi. Questa spinta portò nel 1891 alla formazione di un sindacato esclusivo di donne, per quanto la sua esistenza sia stata effimera, conosciuto come Agrupacion de trababajadoras de Barcelona. In ciò giocò un ruolo importante la dirigente operaie e nota attivista anarchica Teresa Claramunt.”  ( in  Pier Francesco Zarcone, Mujeres Libres…)    

Bibliografia:  Primo brano in  Pier Francesco Zarcone, Mujeres Libres , volume I, Comunismo anarchico al femminile nella Spagna rivoluzionaria,  in I quaderni di Alternativa Libertaria, p. 18

 In quello stesso anno avvenne l’attentato , che causò 20 morti, nel Centro del Liceo di Barcelona , simbolo della classe dominante barcellonese, di cui fu accusato Santiago Salvador, che voleva vendicare la esecuzione dell’anarchico PAULINO PALLAS, che aveva partecipato all’attentato contro il generale Martinez Campos. Teresa Claramunt venne immediatamente arrestata, ma poi fu liberata in quanto assolutamente estranea all’attentato. Nel giugno 1896,  dopo l’attentato anonimo (forse fu una provocazione poliziesca), contro una processione religiosa in via Cambios Nuevos, fu internata con altri compagni e compagne. La detenzione nella fortezza  di Montjuich,  fu molto dura e sino all'ultimo era diffusa nei suoi confronti la minaccia di una sua condanna a morte. (cfr. brano da commentare)

Brano da commentare: “  Ciò che  Teresa soffrì in quel luogo, una prigionia impossibile da …. istigata e perseguitata da monache che  si curavano di questo stabilimento, subì molti molestie e solo grazie alla propria energia poté uscire fuori, nel modo migliore possibile,  dalle loro mani. … dentro la fortezza e  rinchiusa in una cella, piena di miserie, udendo i lamenti di quelli che in altre celle erano sottoposti a torture  e con  l’ orribile  incubo di ciò che sarebbe stato  per lei il domani” ( testimonianza di SOLEDAD GUSTAVO (pseudonimo di Teresa Mané, madre di Federica Montseny)

Bibliografia: Edmundo Fayanas Escuero, Teresa Claramunt  la feminista revolucionaria in Nueva Tribuna  in https://www.nuevatribuna.es/articulo/cultura---ocio/teresa-claramunt-la-feminista-revolucionaria/20130627174115094138.html

Scarcerata, si  aprì per lei la strada dell’esilio e si recò prima a Parigi e poi a Londra, dove si mantenne  lavorando presso le locali  manifatture tessili. Nel 1898 tornò in Spagna e si impegnò in una intensa attività politica e anarco-sindacalista. Nel 1902 fu tra le organizzatrici di uno sciopero contro gli industriali tessili e nel 1909 partecipò alla “ settimana tragica” (dal 26 luglio al 2 agosto 1909)  di Barcellona, che iniziata come protesta  contro l’invio di truppe in Marocco si trasformò in una insurrezione popolare  contro l’esercito e la Chiesa. (la repressione come è noto fu spietata e portò tra l’altro alla fucilazione di Francisco Ferrer). Negli anni seguenti collaborò a molte pubblicazioni anarchiche, di alcune delle quali  era stata  co-fondatrice come   il periodico, El productor .  Ancora oggi, particolarmente importanti si rivelano gli scritti , tra cui l’ opuscolo La donna. Considerazioni generali sulla sua condizione di fronte alle prerogative dell'uomo, con cui Teresa Claramunt mise  bene in evidenza come all’interno di una società patricentrica  l’uomo nelle sue funzioni di padre, marito e fidanzato gode di un assoluto potere sulla donna ,che egli considera  "sua", sino a pretendere il diritto persino di ammazzarla se non gli mostra  una  cieca sottomissione e un malsano rispetto.  (cfr. brani)
Brani da commentare:  1) “ nell’ordine morale la forza si misura in base allo sviluppo intellettuale, e non in ragione della potenza dei pugni. Stando così le cose, perché si deve continuare a chiamarci sesso debole? […] Il qualificativo “debole”, sembra ispirare disprezzo, al più compassione. No: non vogliamo ispirare sentimenti tanto dispregiativi; la nostra dignità come esseri pensanti, per quella metà di umanità che costituiamo, esige che noi ci interessiamo sempre di più alla nostra condizione nella società. Nella fabbrica siamo sfruttate più dell’uomo, nel focolare domestico dobbiamo vivere sottomesse al capriccio tirannico del marito, il quale per il solo fatto di appartenere al sesso forte si crede in diritto di convertirsi in reuccio della famiglia […] Ridirà che la nostra intellettualità  è inferiore a quella dell’uomo […] Io credo che non si può affermare la nostra inferiorità a meno che non si tengano le donne in un ambito limitato, dandoci per unica istruzione un insieme di necessità, di sofismi e di superstizioni che finiscono con l’atrofizzare la nostra intelligenza piuttosto che risvegliarla” ( Teresa Claramunt, A la mujer  (1899)  in Fraternidad, n. 4, 1988); 2) “ La causa principale dell'arretratezza delle donne sta nell'assurdo principio di superiorità che l'uomo si attribuisce. Su questa falsa base si costituisce la società attuale; e quindi i risultati dovevano necessariamente essere contrari a ogni bene comune. […] La donna è ed è stata per l'uomo un essere incapace di tutto e, salvo onorevolissime eccezioni, nessuno per tanti secoli l'ha difesa da questa usurpazione di facoltà. È stato considerata come l'eterna bambina. L’uomo provvisto di fallaci risorse , ha continuato a  guardare la donna come un essere inferiore, e intronizzato nel suo orgoglio l'ha chiamata e le ha detto: “Io sono il tuo padrone e signore; non puoi intervenire nella cosa pubblica, perché non hai il talento necessario; Non puoi legiferare, o anche disporre dei tuoi beni, perché ti abbiamo riconosciuto come incapace. Tu, figlia o moglie, devi mostrare il mio nome, così come mostra il cane sul collare o il cavallo sulla coperta che gli copre la schiena; proprio come questi animali se potessero parlare, direbbero "io sono così e così", così anche tu devi dire "io sono così e così"; e i tuoi figli porteranno il mio nome, mi apparterranno. Sei mio nella sofferenza, sei mio schiavo”. Nubile appartieni a tuo padre, sposata appartieni al  marito ed entrambi ti rendiamo depositaria del nostro onore che conserverai  come la cassetta conserva i soldi che vi depositiamo.. Sia il marito che il padre avranno il diritto di ucciderti se le tue azioni macchieranno il nostro nome; e se il nome ti viene consegnato disonorato, devi nasconderlo, accettandolo con sottomissione e rispetto. Non hai diritto di lamentarti e tanto meno di punirci come noi puniamo te, perché abbiamo la libertà che a te manca e ci è concesso senza vergogna ciò che in te meriterebbe tutti i più crudeli rimproveri e punizioni. ( Teresa Claramunt, "La donna.  Considerazioni sul suo stato dinanzi alle prerogative del lavoratore" (1905)

Bibliografia:  Primo brano in  Pier Francesco Zarcone, Mujeres Libres , volume I, Comunismo anarchico al femminile nella Spagna rivoluzionaria,  in I quaderni di Alternativa Libertaria, p. 33 . Il   secondo brano l’ ho preso, invece,  da Internet : Teresa Claramunt, obrera y anarquista in   www. Alasbarricada. Orgnoticiasq node/1404. La mia traduzione italiana dallo spagnolo è molto approssimativa, consiglio, pertanto, per chi conosce lo spagnolo, di confrontarlo attentamente  con l’originale.

 

TERESA CLARAMUNT

 Trasferitasi  a Saragozza si impegnò attivamente nelle lotte del movimento operaio e nel 1912 fu arrestata con l’accusa di avere incitato alla rivolta e rinchiusa in carcere per tre anni, dove contrasse una grave malattia, che la afflisse sino alla sua morte. Nel giugno del 1923 la polizia cercò di provare il suo coinvolgimento nell’attentato contro il cardinale Juan Soldevila y Romro  attuato dal gruppo anarchico Los Solidarioss formato tra gli altri da Durruti e da Ascaso. Visse vari anni  in Siviglia cercando di curarsi non abbandonando tuttavia completamente la sua attività politica e sindacale e partecipò a un “mitin” contro la dittatura di Primo de Rivera,  che durò dal settembre 1923 al gennaio 1930. Nel 1924 tornò a Barcellona, dove visse per un certo tempo con la sua compagna di lotta FRANCISCA SAPERAS, moglie di Martin Borras (vedi sopra) e nonna di ANTONIA FONTANILLAS (cfr. post: Mujeres Libres).  Tra la fine  del 1928  e l’inizio del 1929 durante  il suo primo viaggio in Spagna,  Emma Goldman ebbe un intenso  incontro con Teresa Claramunt ( brano da commentare)

 Brano da commentare: “ La militante incontra a Barcellona l’anziana Teresa Claramunt che dopo molti decenni di grande attività e di dure repressioni, mantiene ancora la figura di “una combattente con un fascino euna grazia infinite.”. Da lei si fa raccontare alcuni episodi del 1896 legati alle torture strazianti imposte agli anarchici detenuti a Montjuich in seguito ad una bomba lanciata contro una processione religiosa. Di questo fatto non si erano conosciuti esattamente gli autori e nel movimento sovversivo circolavano molti sospetti su un’ulterioora manovra poliziesca “

  Bibliografia : La Spagna libertaria nella vita di Emma di Claudio Venza / foto AFA - Archivi Fotografici Autogestiti in A rivista anarchica n. 391, estate 2014 p. 154

Nel 1931 Teresa Claramunt morì nei giorni in cui si stava festeggiando, ma non dagli anarchici,  l’ instaurazione della prima repubblica. (cfr. brano da commentare) 

Brano da commentare: “ Le insegne dell’anarchia fanno ala al corteo della folla che, nello stesso fatidico giorno -14 aprile 1931 – accompagna al cimitero le spoglie di Teresa Claramunt, settantenne  primera oratora obrera, quando aveva vent’anni dell’anarchia militante . Federica non dimenticherà mai quel giorno (rievocato nelle memorie dei suoi  Primeros cuarenta annos pp.57-58) quando, con altre due compagne : “ cercavamo di ammortajar [il corpo esanime di Teresa] con tutte le abbisogna necessarie per la sepoltura “ Era lo stesso giorno in cui los Urales  si astennero dal votare perché per principio e per esperienza personale sapevano quanto vane fossero le speranze rivoluzionarie poste dal popolo nelle nuove forze che stavano per occupare la scena politica . Federica ricorda che, nelle stesse ore in cui si inneggiava alla nascente repubblica, il funerale di Teresa Claramunt si era svolto con il commosso concorso di molta gente, poiché lei era conosciuta da molti, sia dagli anarchici, sia da tutti gli altri compagni di sinistra […] Al passaggio del feretro le bandiere con i colori della repubblica, ondeggianti dai balconi, si inchinavano salutando.” Teresa Mané non tratteneva le lacrime e , che rigavano anche il volto di Juan Montseny, nascoste dalla folta barba. Il pianto di Federica Montseny non aveva manifestazioni esteriori. Era tutto dentro di lei, che aveva perduto la sua “seconda madre “, colei che trasmetteva la consegna di essere d’ora in po la segunda oratora obrera dell’intero popolo anarchico” ( Giorgio Cosmacini, Federica Montseny……)

Bibliografia: Giorgio Cosmacini, Federica Montseny. Un’anarchica al governo della Salute, Le Lettere  2021pp. 74-75

 

 


 

 

 

 

 

 



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