PIERRE
JOSEPH PROUDHON (1809-1865): era figlio di un modesto artigiano. Ancora
giovanissimo si guadagnò da vivere come correttore di bozze e poi come
tipografo .
Il suo libro “Che
cos’è la proprietà? (prima memoria)(1840), nel quale affermava che la proprietà era un furto ottenne una
buona accoglienza da parte dell’accademia di Besancon per la
quale era stata scritta. Sul medesimo argomento a questa prima memoria se ne
aggiunsero una seconda (1841) e una terza (1842) , per
la quale subì una condanna per attacco alla proprietà. (cfr. brano)
Brano
da commentare: “ Io iniziai in seguito
l’economia politica. Io avevo preso per regola dei miei giudizi, che ogni
principio che, spinto alle sue ultime conseguenze, avrebbe portato ad una
contraddizione, doveva essere ritenuto falso e negato; e che, se questo
principio aveva dato luogo ad una istituzione, l’istituzione stessa doveva
essere considerata falsa, come un’utopia. Munito di questo criterio, io scelsi
per soggetto di esperienza quello che avevo trovato nella società di più
antico, di più rispettabile, di più universale, di meno controverso , la
proprietà. Si sa ciò che mi accadde. Dopo una lunga, minuziosa e imparziale
analisi, io arrivai come uno studioso d’algebra condotto dalle sue equazioni, a
questa conclusione sorprendente: la proprietà , da qualsiasi parte la si
guardi, con qualsiasi principio la si confronti, è un’idea contradditoria. E, avendo la negazione
della proprietà come conseguenza quella dell’autorità, io deducevo
immediatamente dalla mia definizione questo corollario non meno paradossale:
la vera forma di governo è l’anarchia
. […]
La procura di Besancon avendo ritenuto di
procedere contro questo opuscolo, io fui tradotto davanti alla corte d’ assise del dipartimento del Doubs, sotto la quadruplice
imputazione di attacco alla proprietà, d’incitazione al disprezzo del
governo, d’oltraggio alla religione e al
costume ..” ( Proudhon giovane: autoritratto)
Bibliografia: in Daniel Guerin, Né Dio né padrone. Antologia del pensiero anarchico
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PROUDHON OPERAIO TIPOGRAFO |
Quest’opera
ebbe, come è noto, una grande influenza
sul pensiero rivoluzionario successivo, specie
per la sua equiparazione tra
la proprietà e il furto (cfr. brano)
Brano
da commentare: “Se dovessi rispondere
alla seguente domanda Che cos’è la schiavitù? E rispondessi con una sola parola: E’ un
assassinio, il
mio pensiero sarebbe subito compreso. Non avrei bisogno di un lungo discorso
per dimostrare che il potere di privare l’uomo del pensiero, della volontà,
della personalità è un potere di vita e di morte, e che rendere schiavo un uomo
significa assassinarlo Perché dunque a quest’altra domanda Che
cos’è la proprietà ?
non posso rispondere allo stesso modo : E’ un furto senza avere la certezza di non essere
compreso, benché questa seconda proposizione non sia che una trasformazione
della prima? “ (da Che
cos’è la proprietà?( 1840)
Bibliografia: in Proudhon, Che cos'è la proprietà?, Laterza 1967, p. 19
E , tra l’ altro, questo libro suscitò come è noto, l’incondizionato elogio
del giovane Marx nella sua opera giovanile, “La sacra famiglia “(1845).
(cfr. brano).
Brano
da commentare: ..” Proudhon non ha scritto soltanto nell'interesse dei proletari, è egli stesso un proletario. La sua opera è un manifesto scientifico del proletariato francese e presenta una importanza storica completamente altra dall'elucubrazione di un critico qualunque"
Bibliografia: in Marx nella sua opera giovanile "La sacra fasmiglia, (1845) Editori Riuniti
Nelle sue opere successive , tra cui : " Le confessioni di un rivoluzionario”, “Idea
generale della rivoluzione nel XIX secolo”, “ La giustizia nella rivoluzione e nella chiesa”, “Il principio
federativo”, “ La
capacità politica dell classe operaia” , ecc. Proudhon
espose in modo molto dettagliato il suo pensiero, i cui cardini fondamentali
furono il mutualismo e il federalismo. Per mutualismo intese, un sistema
fondato su associazioni di produttori e di consumatori , che abolito
ogni movente di lucro alla base dei
rapporti economici , adottino la norma del “mutuo scambio” . Per federalismo
intese , invece, un’ organizzazione
sociale contrapposta al centralismo e fondata prevalentemente sulle autonomie
comunali. Bisogna comunque notare che questi due termini in Proudhon sono
, seppure sotto profili diversi, affini – (cfr. brano)
Brano da commentare: “… La questione
non è quindi di sapere se la Libertà risulterà dall’Ordine o se l’Ordine
risulterà dalla libertà; l’una e l’altra
esistono, legate indissolubilmente fra loro per l’eternità. Nessuna
forma politica ha dato sinora la vera soluzione del problema dell’accordo fra
le due idee, perché fin qui la Unità è sempre stata unità artificiale, frutto
della coercizione: è stata sinora Dogma, Bandiera, Simbolo di setta di partito,
di chiesa o di razza, articolo di fede o
ragione di Stato. Le generazioni nuove vogliono un’unità che esprima l’anima
della società; una unità spirituale che congiunga tutti i poteri della nostra
coscienza e della nostra ragione, e tuttavia ci lasci il pensiero libero, la
coscienza libera, il cuore libero. Ciò che oggi ci occorre è una unità, che,
aggiungendosi a tutte le nostre libertà, le accresca e si fortifichi in questa
libertà stessa […] La vecchia legge di unità e di indivisione è abrogata: il
centro politico è ovunque, la circonferenza non è in alcun punto. Ogni gruppo,
ogni razza, ogni lingua è sovrana nel suo territorio: ogni città è regina nel
suo raggio di azione. L’ Unità resta per queste promesse che si fanno tra loro
i gruppi sovrani : 1° di governarsi mutualmente e di trarre con i vicini sulla
base di certi principi ; [….] Quello che noi abbiamo chiamato fin qui
mutualismo, trasportato nel campo politico prende il nome di federalismo in una
semplice sinonimia è espressa completamente tutta la rivoluzione , politica ed
economica .” ( Proudhon, La capacità politica delle classi operaie (1864)
Bibliografia: Lettura di Proudhon in A rivista anarchica n. 348, novembre 2009
p. 7
Eletto deputato
nella Costituente del 1848, Proudhon fondò una Banca del
popolo destinata a dimostrare la possibilità del credito gratuito, ma essa
ebbe breve durata a causa, soprattutto, della
repressione bonapartista Durante il “ secondo impero” fu più volte incarcerato. Morì nel 1862. Molti suoi seguaci aderirono alla Prima Internazionale
(1864), dove
contestarono la corrente socialista
autoritaria guidata da Marx.
Infine non può, essere taciuta la mentalità tenacemente conservatrice e reazionaria di Proudhon nei confronti della donna, la cui inferiorità per forza e per intelligenza rispetto all'uomo, la destinava, secondo lui, all'esclusivo ruolo di moglie e, soprattutto , di madre . Tale reclusione in ambito domestico, vissuta fatidicamente per molti secoli da molte donne, a mio parere, fu anche dettata dalla volontà di padri e mariti di sottrarle, ritenendole," prive di discernimento" e "senza "giustizia né pudore", ai loro "per natura" permanenti istinti "civettuoli", (cfr. brani)
Brani da commentare: 1) “ L’essere umano completo, adeguato
al suo destino – parlo del fisico – è il
maschio, che con la sua virilità raggiunge il massimo grado di tensione
muscolare e nevosa inerente alla sua natura e al suo fine, e, con ciò, il
massimo di attività nel lavoro e nel combattimento. La donna è il diminutivo
dell’uomo, e le manca un organo per diventare qualcosa di diverso da un efebo”;
“ 2) “ Il fatto è che per mettere
[le donne] alla pari con noi bisognerebbe rendere in noi inutili la forza e l’intelligenza,
arrestare il progresso della scienza,
dell’industria, del lavoro, impedire all’umanità di sviluppare virilmente la
sua potenza, mutilarla nel corpo e nell’anima, smentire il destino, reprimere
la natura, e tutto per la maggior gloria di questa povera piccola anima di
donna che non può né rivaleggiare col suo compagno né seguirlo. “ ; 3) “ Così, la castità è un corollario della
giustizia, il prodotto della dignità virile, il cui principi, come abbiamo
spiegato prima, esiste, se esiste, a un livello molto più basso nella donna.
Negli animali è la femmina che cerca il maschio, e prende l’iniziativa. Non è
diversa, bisogna ammetterlo, dalla donna quale la fa la natura e la prende la società. Tutta la
differenza che c’è fra lei e le altre femmine è che la sua fregola è
permanente, dura a volte tutta la vita. E’
civetta , non è detto tutto ? Nei campi, in città, ovunque si mescolano nei
loro giochi ragazzi e ragazze è quasi sempre la lubricità di queste che provoca
la freddezza , di quelli. Tra gli uomini quali sono i più lascivi ? Quelli il
cui temperamento è più simile a quello della donna. ( brani antifemministi di
Proudhon estratti dalla Storia dell’antisemitismo
di Poliakov )
Bibliografia: Leon Poliakov, Storia dell’
antisemitismo vol. 3 Da Voltaire a Wagner, La Nuova Italia 1976 pp .433-434 Cfr. anche Elena Bignami, Le “schiave” degli
“schiavi”. La “questione femminile” dal socialismo utopistico all’anarchismo
italiano (1825-1917) Clueb 2011
pp. 84-85 dove è ben evidenziata la differenza tra la retrograda visione sulle donne di Proudhon e quella di precedenti socialisti "utopisti", tra cui Fourier e Saint -Simon
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JULIETTE ADAM |
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JENNY D'HENRICOURT |
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PIERRE JOSEPH PROUDHON |
Una rigida contestazione da parte di Proudhon
delle rivendicazioni femministe per l’ emancipazione e l’elogio della famiglia
monogamica e del matrimonio trovarono poi completa espressione nel
libro La pornocratie ou les femmes dans les temps Modernes ,
dove venivano esplicitamente attaccate due scrittrici e
giornaliste "femministe" , a lui contemporanee : JENNY D’HENRICOURT
(1809-1875) e JULIETTE LAMBERT, LA MESSINE, ADAM ( 1836-1936), che
avevano criticato le sue opinioni maschiliste, nonostante la loro ammirazione
per le sue dottrine sociali. (cfr. brano)
Brano
da commentare: “ … Quando riassumendo in due parole, legate da un disgiuntivo,
la teoria del matrimonio e il destino della donna, ho pronunciato ,
esprimendomi contro certe tendenze dell’epoca nostra ed a mò di conclusione, questa
energica espressione “cortigiana o casalinga”, in realtà non avreste
dovuto fare altro che applaudire […] Detto questo,
consentitemi, signore, di richiamarmi al pensiero che ha dato origine
alla mia critica […] E questo pensiero è che ogni donna che stia sognando
l’emancipazione abbia perduto, ipso facto, la santità
dell’anima, l’acutezza della mente e la verginità del cuore, e si sia
incamminata sulla via del peccato, non mi spingo oltre …” e più avanti nel
testo " La scuola della fantasia, di cui voi ci date, senza
saperlo, e per il solo fatto dello squilibrio del vostro cervello e della
malattia della vostra anima, l’assurdo metafisico, è il piacere, il vizio, l’immoralità, la degradazione
politica, è
la PORNOCRAZIA”. ( Proudhon, La pornocrazia)
Bibliografia : Pierre Joseph Proudhon, La pornocrazia o le
donne nei tempi moderni, Dedalo 1979, p. 62 e p. 63 .
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JOSEPH DEJACQUE |
Tra i coetanei libertari (anarchici) che contestarono con durezza e al contempo con sarcasmo e ironia, l'antifemminismo conservatore di Proudhon cito JOSEPH DEJACQUE ( cfr. post MAX STIRNER, ANSELME BELLEGUARIGUE .......) (cfr. brano)
Brano
da commentare: “ .... Scrittore, sferzatore di donne, servo dell'uomo assoluto, Proudhon - Haynau [ Haynau, generale austriaco che represse i movimenti rivoluzionari del 1848-1849, N.d.T.] che avete per knut la parola, come il boia croato, sembrate gioire di tutte le oscenità della bramosia a spogliare le vostre belle vittime sulla carta del suplizio e a flagellarle con le vostre invettive. Anarchico a metà, liberale e non libertario, volete il libero scambio per il cotone e la cera, e preconizzate protettorati dell'uomo sulla donna nella circolazione delle passioni umane; gridate contro gli alti baroni del capitale, e volete riedificare l'alta baronia del maschio sulla sua femmina vassalla; ragionatore con gli occhiali, vedete l'uomo attraverso la lente che ingrandisce gli oggetti, e la donna con la lente che li rimpicciolisce; pensatore afflitto da miopia, non potete distinguere che ciò che vi abbaglia nel presente e nel passato, e non potete scoprire niente di ciò che è alto e distante, nella prospettiva dell'avvenire: siete un infermo! [...] Sul terreno della vera anarchia, della libertà assoluta, esisterebbe senza alcun dubbio tanta diversità fra gli esseri quante sarebbero le persone nella società, diversità di età, di sesso, di attitudine: l'uguaglianza non è uniformità. [...] Con l'anarchia radicale, vi sarebbero dunque donne e uomini di maggiore o minore valore relativo; vi sarebbero bambini e vecchi; ma tutti, indistintamente , non sarebbero meno esseri umani, e sarebbero ugualmente e assolutamente liberi di muoversi nel cerchio delle loro attrazioni, liberi di consumare e di produrre come converrebbe a loro, senza alcuna autorità paterna, maritale o governativa, senza che nessun regolamento legale o contrattuale possa pertarvi danno. La società così compresa - e dovete comprenderla così voi, anarchico, che vi vantate di essere logico - che avete ancora da dire dell' infermità sessuale della femmina o del maschio del genere umano? Ascoltate, maestro Proudhon, non parlate della donna, prima di parlarne, studiatela, andate a scuola. Non vi dite anarchico, o siate anarchico fino alla fine. Parlateci, se volete, dell'ignoto e del conosciuto, di Dio che è male, della Proprietà che è un furto. Ma quando parlate dell'uomo, non fatene una divinità autocratica, perché vi risponderò : l'uomo è male! Non attribuitegli il capitale d'intelligenza che non gli appartiene se non come diritto di conquista, per commercio d'amore, ricchezza usuraia che gli viene interamente dalla donna, che è il prodotto della sua stessa anima, non abbigliatelo con le espoliazioni altrui, perché allora vi risponderò: la proprietà è un furto ( tratto da Joseph Dejacques, De l’etre-humain
male et femelle :
lettre a P. J. Proudhon (1857)
Bibliografia: Questa lettera è riprodotta integralmente in Joseph Dejacques, L' umanisfera. Utopia anarchica, Edizioni Immanenza , 2014 nota n. 9 p. 35, p. 37, p. 38 . Mi sembra inoltre che sia interessante sottolineare che in questa lettera per la prima volta apparve il termine "libertario" in contrapposizione con "liberale" e che poi, come è noto, fu successivamente usato spesso come sinonimo di "anarchico". Cfr. anche Internet/Google, Anarco-femminismo in Anarcopedia.
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CAMILLO BERNERI |
Nota: Purtroppo bisogna
constatare che la visione sulle
donne di Proudhon persistette, per ancora
molto tempo , in alcuni ambienti del movimento anarchico e , in parte,
influenzò , persino, lo scritto di Camillo Berneri, "La garconne e la
madre", apparso nel 1926
nel periodico Fede e ripubblicato nel 1970 dalle edizioni RL con l'ambiguo titolo L'emancipazione della donna .... . Una delle fonti ispiratrici di questo opuscolo di Berneri è, infatti, proprio la famosa frase di Proudhon, "La donna si trova al bivio: o madre di famiglia o prostituta ". (cfr. brano)
Brano da commentare: “ …”
l’abolizione della famiglia è un programma mostruoso non solo perché cozza
contro la natura spirituale della donna, ma anche perché annienta la grande
missione della madre. Quello che fu il fuoco per il progresso, fu la famiglia
per la civiltà. La donna è la vestale della civiltà, la donna che non è vergine
costretta da un voto sacerdotale, che non è la zitella che invecchia sognando
un qualsiasi Romeo che la impalmi, che non è la bestia da soma del marito e dei
figli, ma la donna che considera la maternità un segno di dignità e una
missione, […] Di fronte a questa Madonna umana, la garçonne è una ridicola maschera di una femmina spregevole. …. “ (
Camillo Berneri, La garçonne e la madre, 1926)
Bibliografia : Camillo Berneri, L’emancipazione della
donna (considerazioni di un anarchico), Edizioni RL, 1970,
pp. 49-50
Per una critica, dal punto di vista anarchico, già negli anni '20, di questo opuscolo rinvio al post: CAMILLO BERNERI: INFANZIA E FORMAZIONE... ) Bisogna , tuttavia, notare che già all'inizio degli anni trenta, Berneri mutò di molto le sue
vedute sulle donne ( in particolare sulla figura della madre) e sulle loro sottomesse condizioni di vita all' interno di una società patriarcale, maschilista e sessuofobica, qual' era, nell' Europa di quegli anni, quella catto-fascista. ( cfr. i post : LA RIVOLUZIONE SESSUALE ..... ; NEO -MALTHUSIANESIMO ANARCHICO ; CAMILIO BERNERI, ESILIO E RIVOLUZIONE SPAGNOLA ) .
Nell'opuscolo Le pechê originel , scritto nel 1931, in
Francia, Berneri, infatti, a differenza che nel
testo del 1926, distinse nettamente la maternità libera e consapevole dalla “maternità conigliesca “ (cfr. brano)
Brano da commentare: “
Nessun amore fuori dal matrimonio , questa fu la
parola d’ordine della Chiesa, che inchiodò le ali di Cupido – ex lege -
a tutte le
gogne, che infierì sulle adultere , pepetuando i supplizi
più barbari ; che disse
“onesta” la madre maritata e “disonesta” la non
maritata, condannò i figli naturali all’ obbrobrio generale, chiudendoli
la porta del sacerdozio . La morale cattolica condanna l’adulterio con
mentalità e con severità
ebraica. L’adultera non è adultera verso l’amante, ma
verso il marito, cioè verso il matrimonio,
istituzione sociale sacra e inviolabile. La donna è oltre che res del
marito, res della società. La donna è destinata ad
essere la sposa di Cristo o quella dell’uomo., o vergine o madre prolifica ed eterna
minorenne soggetta al “pater familias” […] La schiavitù matrimoniale
e la
maternità obbligatoria : ecco il purgatorio anticipato per salvare
dalle eterne pene infernali.[…] La
maternità conigliesca, la servile soggezione al marito puniscono tutte le donne
per il peccato della prima mitica donna.
L’esaltazione della fecondazione per se stessa è civica, non
ecclesiastica. Quando i preti tuonano contro il preservativo, contro il quale
un papa del secolo XIX scagliò i suoi
fulmini, se hanno preoccupazione religiosa, essa è inquisitoriale. I preti non perdonano mai ad Eva di
avere sedotto l’uomo “fatto a somiglianza di Dio” l’uomo che era un semi-angelo
e si fece maschio, per colpa di Eva che volle una veste di carezze tutta
trapunta di baci per la sua nudità. Il cruccio di Dio si rivolse contro Adamo “
tu lavorerai con sudore”. Ma l’uomo fece della donna il suo primo animale
domestico. Essa sudò per lui e partorì. Gli dette i frutti della terra e del
corpo suo. […] La morale tradizionale : ecco
la catena al piede di Eva.
Il prete gliel’ha ribadita. Le leggi
e i costumi le prime influenzate
dai preti, i secondi formati da lui,
costrinsero la donna al celibato monastico, alla verginità scontenta
della zitella, alla rassegnazione servile della moglie non amata e non amante, al matrimonio imposto dai parenti. L’ anticonformismo amoroso fu condannato dalle leggi e dall'
opinione pubblica perché , alle
origini, Chiesa e Polis, dogma e leggi , rito
religioso e obbligazione
civica erano unite. La
fanciulla madre sarà condannata perché ha concepito fuori del
matrimonio, cioè perché ha amato per amore e non per la prole. La divorziata, la separata per volontà
propria, sarà severamente giudicata, mentre non lo sarà il marito ripudiatore.
L’adultera sarà giudicata molto più severamente dell’adultero – L’uxoricidio
sarà delitto minore dell’uccisione del marito da parte della moglie. Leggi e
costumi saranno ingiusti verso la donna perché la Chiesa l’ha dannata. […] Se
l’educazione sessuale è ai primordi, la colpa è del moralismo cattolico . […]
Dio morirà, i dogmi saranno esposti nei musei come se
si trattasse di mostruosi ragni; i preti saranno uccisi dal sole; la morale
tradizionale autoritaria, intollerante, sarà sostituita dalla morale
critica e libertaria. Allora
Eva sarà bella, perché non sarà sformata
per gli eccessi del lavoro , né per le privazioni della maternità conigliesca. Eva sarà allora serena e buona. Ed è come donna che la adorerà Adamo; cioè, come amante
e come madre . Sarà allora, non il
giudizio universale, ma la rinascita universale. Poi tutta la Terra sarà un Eden, perché il
lavoro l’avrà resa ricca e l’amore l’avrà riempita di canti
e di ronde di bimbi sani e di coppie che, sorprendendo gli altri
nell’impeto della voluttà e nell’estasi della
tenerezza, si scosteranno con passo
leggero per non turbarle, con un sorriso di bontà e d’intesa, sognando con gioiosa speranza o
ricordando con serena nostalgia. [ E la
felicità, frutto dell’ Amore e della Libertà, germinerà e fruttificherà ovunque agghindando la Terra. ]
Bibliografia: Camillo Berneri , Il peccato originale , Archivio Famiglia Berneri 1982, pp. 17-18-19. Cfr. anche su Internet la prima edizione italiana del 1955 a cura del gruppo Albatros in
https://www.liberliber.it/.../berneri_camillo/...peccato_originale/.../berneri_il_peccato_...
Cfr. ancheCamillo Berneri , Maldiciones Bíblicas, in https://ekinarenekinaz.files.wordpress.com/.../maldiciones-biblic... dove vi sono, alla fine, alcune righe in più, che ho messo tra parentesi quadre. (traduzione italiana mia)
Dunque, ancor prima dei grandi passi avanti ottenuti in questo campo, dalla rivoluzione sociale spagnola ( cfr. post sulle MUJERES LIBRES) e che certamente non possono non averlo influenzato, Berneri già durante gli anni di esilio, forse grazie, in parte, alla sua amicizia con Jeanne ed Eugene Humbert, aveva probabilmente superato la tradizionalistica visione antifemminista di Proudhon. ( cfr. posr CAMILLO BERNERI , ESILIO...). Sulla irreversibile antipatia di Jeanne Humbert nei confronti di Proudhon, cfr. il seguente brano:
Brano da commentare: " Un libro su Proudhon ... mi offre l'occasione di dire ciò che penso di questo falso profeta, di quello che si è affibbiato il titolo di "padre dell'anarchia " contro ogni logica. Ciò mi attirerà i fulmini degli anarchici restati allo stadio degli illusionisti dell' idea. " ciò mi è del tutto indifferente. ... Io ho seriamente punzecchiato ( égratigné ) Proudhon nel numero di marzo del Refrattario . Questo vecchio pudibondo, antimalthusiano, anti-femminista e assai confuso nelle sue altre manifestazioni, battezzato da qualche fanatico "il padre dell'anarchia" è un amàlgama di contraddizioni che non giustifica questo titolo .... Insomma, molto antipatico..." ( Jeanne Humbert citata in Jeanne Humbert et la lutte pour le contrôle des naissances...)
Bibliografia:
in Roger-Henri Guerrand et Francis Ronsin,
Jeanne
Humbert et la lutte pour le contrôle des naissances, Spartacus, 2001 p.
182 . Il commento degli autori a questa citazione è stato: " Jeanne Humbert non aveva nè Dio né padroni. Peccato per Proudhon " (traduzione italiana mia) .
Infine tale nuovo modo di impostare i problemi
inerenti alla famiglia e alla questione sessuale fu certamente anche agevolato
in Berneri dal suo essere
circondato da donne della sua famiglia (madre, moglie e figlie) eccezionali e
dalla mentalità molto aperta. Come è noto fu proprio Giovanna Caleffi Berneri a condurre in Italia,
negli anni quaranta e cinquanta la lotta per il controllo delle nascite e
furono Maria Luisa Berneri e la sorella Giliana a introdurre negli
ambienti anarchici il pensiero di Wilhelm Reich e della cosiddetta "rivoluzione
sessuale". ( cfr. i post: "GIOVANNA CALEFFI BERNERI" e " LA RIVOLUZIONE SESSUALE (1 e 2)" ).
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PROUDHON E LA SUA FAMIGLIA |
Comunque più che sul piano teorico le differenze sulla concezione della famiglia e
della donna tra i due “padri di famiglia”
Camillo Berneri e Pierre-Joseph Proudhon divergono nel modo in
cui essi stessi hanno vissuto quel
ruolo. Proudhon descrisse in alcune
lettere ad amici le motivazioni , per
cui si sposò e le sue concezioni sul matrimonio e sulla procreazione.
(cfr. brani)
Brani da commentare: 1) “ Ho sposato a quarantun
anni, una semplice operaia parigina, senza fortuna, ma di severi costumi e di
una perfetta devozione; in quanto all’educazione, si occupa di passamaneria,
per il resto così poco saccente quanto ottima cuoca. Lei ha quattordici anni
meno di me. […] Ho fatto questo
matrimonio premeditatamente, senza passione, per essere a mia volta padre di
famiglia, vivere completamente la mia vita, e mantenere accanto a me, nel
vortice in cui mi trovo scaraventato, un’immagine della semplicità e della
modestia materne. “ […] “ Mi sembra, salvo successive esperienze, di essere
soddisfatto della mia scelta. Mia moglie potrebbe essere più istruita, non la troverei
affatto peggiore; ma ciò non è dipeso né da lei né da me. Il lavoro e le
avversità le hanno dato, in compenso, un buon senso che ha il suo valore…” (( Pierre Joseph Proudhon, Lettera al signor Tissot, 28 ottobre 1850, spedita dal carcere
di Saintre-Pélagie) ; 2) “ Ho sposato a
quarant’anni, una giovane e povera operaia, non per amore – capisci senza
difficoltà di quale natura siano le mie passioni – ma per affinità con la sua
situazione, per stima della sua persona, perché morta mia madre, mi ritrovavo
senza famiglia; perché, credimi, in mancanza d’amore, avevo il desiderio della
vita domestica e della paternità! Non ho fatto altri ragionamenti. […] Dopo
quattro anni, la gratitudine di mia moglie mi è valsa tre figliolette, bionde e vermiglie, che la loro
madre ha allattato lei stessa e la cui esistenza riempie oggi quasi tutta la
mia anima” (( Pierre Joseph Prudhon,
Lettera al signor Bergmann del 5 marzo 1853
); 3) “
Questo amore della famiglia mi rende la vita normale , limpida, facile, libera,
elevata al di sopra di tutte le preoccupazioni e della stessa morte. Eh!
Bambine mie, cosa io possa augurarvi di più bello che il mio nome senza
macchia. E voi che cosa potete offrirmi di più prezioso come testimonianza
della vostra riconoscenza, che trasmetterlo puro
e onesto ai vostri discendenti. Quanto sono bestie coloro che discutono della
famiglia e vogliono porre i bambini sotto la tutela dello Stato. Lo stato, io
dico come sotto Luigi XIV, lo Stato sono
io! E sventura a colui che, malgrado me,
prenderà (touchera) le mie bambine. Fare bambini, educarli,
ciò renderà la morte dolce e felice; cosa importa (que me fait) di morire se essi vivono, se io lascio a loro qualche cosa che li aiuti a vivere e li renda
buoni e felici. La morte! Per un padre di famiglia, è il brindisi alla fine del
banchetto, è la corona (couronne) dopo la lotta , è la canzone dopo il ballo. Occorreva ( faillait) essere un monaco celibe,
sequestrato dal mondo, dalla vita, dalla famiglia, per occuparsi della buona morte (bonne mort). La morte è buona quando si ama e si lasciano dei sopravissuti che vi amano . Cappuccini imbecilli, lasciate la
vostra tonaca, e, invece, di violentare le ragazze e le donne, fate delle famiglie! Impuri, vili (lačhes ),
cinici, satiri. … ( Pierre Joseph Proudhon , Carnets, 1852
Bibliografia: I primi due brani si trovano in Pierre Joseph Proudhon, Proudhon si racconta.
Autobiografia mai scritta, Zero in condotta, 2016 pp. 54-55. Il terzo brano in Edouard Dolléans, Proudhon, Gallimard 1948, p. 170
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FAMIGLIA BERNERI |
Per
quanto riguarda invece il rapporto
tra Camillo Berneri e Giovanna Caleffi esso appare totalmente diverso da quello
instauratosi con il matrimonio di convenienza tra Proudhon e sua moglie. Non solo
il loro fu un matrimonio d’amore, ma culturalmente Giovanna , come poi dimostrò
ampiamente , non gli era assolutamente
inferiore e certamente non venne mai considerata come tale da Camillo e neanche da coloro, come per esempio Gaetano Salvemini e Umberto Marzocchi, che la conobbero. ( cfr. post GIOVANNA CALEFFI BERNERI ...) Pur condividendo
l’opinione di Carlo De Maria di un' adesione volontaria di
Giovanna “al
ruolo tradizionale di cura e salvaguardia dello spazio e degli affetti
familiari “, (cfr. Carlo De Maria, Tra
pubblico e privato…., op.cit.
p.156) e , aggiungo io, a una
vita di sacrifici , durata lunghi difficilissimi anni, per amore delle bambine e del
marito, non si può, a mio parere, evitare di pensare al senso di sollievo , che
ella , come scrive nella sua ultima lettera a Camillo, provò quando le figlie erano ormai cresciute e
autonome. (cfr. infra post GIOVANNA CALEFFI BERNERI). Personalmente non credo che sia stato il solo
“dolore per la perdita di Camillo “ e la “volontà di non perderlo”
a determinare la sua entrata nel movimento anarchico , ma anche la
volontà, di realizzare , con maggiore tempo, ora, a sua disposizione, i
suoi giovanili ideali pedagogici e sociali , a cui aveva dovuto, in gran
parte rinunciare a causa della maternità e delle ingenti responsabilità familiari
. E , negli anni successivi, fu proprio prediligendo quegli ideali , visti per lo più da una prospettiva prettamente
" al femminile", che Giovanna Caleffi si dedicò a tempo pieno
in difesa dei valori libertari ovunque essi fossero calpestati, ( come per esempio il diritto della donna all'autodeterminazione nella gestione del proprio corpo) sentendo comunque di avere sempre idealmente al suo fianco,
il suo amato Camillo (cfr. infra il post "NEO-MALTHUSIANESIMO ANARCHICO ...")
Berneri ebbe , inoltre un rapporto comunicativo e
affettuosamente solidale , assai insolito in quegli anni da parte dei padri, con le figlie
Maria Luisa e con Giliana. Sin dalla loro infanzia, per
quanto lo permettevano le sue ripetute espulsioni, arresti e le, più o meno,
lunghe detenzioni nei carceri di quasi tutta Europa, egli cercò di instaurare
una relazione sincera e, il più possibile, paritaria, che aumentò
progressivamente tanto più esse
crescevano . (cfr. brano)
Brano da commentare : Prigione di Forest
1930. Care piccole, no, mai nella mia vita le lacrime di coloro che mi amano e
che io amo profondamente mi hanno consolato. Ogni volta che accade qualche cosa
vorrei essere solo, non avere nessuno che mi ami e che soffra a causa mia.
Cercate dunque d’essere allegre. Essere in “tristitia hilari” come diceva Bruno, è il segno della
grandezza d’animo. Voi siete delle ragazze, ma la vita di oggi è crudele e il
domani sarà oscuro e pieno di lotte truci. Bisogna abituarsi a vivere
all’ombra della spada e non a quella dell’ulivo. [...]Ciò che mi è accaduto non
sarebbe nulla se non fosse il segno di una cecità generale e di una viltà
collettiva. Io non protesto dunque per il mio caso, in particolare; io mi
rivolto contro l’epoca . […] Non è il carcere che mi preoccupa, ma è lo sforzo
che devo fare per uscire dalla mia vita di ieri che è una volta di più spezzata
e che non spero di poter riprendere a meno che io non riesca a raggiungere un
po’ di tranquillità. In questo sforzo sta tutto l’amore per vostra mamma e per
voi , la compensazione di sacrifici morali enormi che mi sono imposto e che
nessuno oltre a me conoscerà mai; c’è in me un bisogno smisurato di prendere
coscienza del mio valore e della mia missione personale nella vita. Se
tutto ciò dovesse saltare, sarebbe per me peggio che la morte. [...] Continuare questo sforzo
mi è necessario quanto respirare. Cercate dunque di essere serene. Se voi
sarete sagge, il mio cuore sarà forte. Vi abbraccio e vi ringrazio
molto delle vostre belle lettere. …” ( lettera di Camillo Berneri
a Maria Luisa e Giliana Berneri, , Prigione di Forest
1930)
Bibliografia: Camillo Berneri, Epistolario inedito, volume
secondo, Archivio Famiglia Bertneri Edizioni Pistoia . Mi sembra probabile, ma non sono
sicuro, che questa lettera abbia un qualche rapporto con il disegno di Giliana di una finestra senza
inferriata e senza catenacci alla porta, che ho citato nel post GIOVANNA CALEFFI BERNERI
Anche fisicamente
, a chi li osservava per la prima volta, le due “giovinette”
, sembravano più delle sorelline di Camillo piuttosto che sue figlie.
(cfr. brano)
Brano da commentare : “ La sera me
ne stavo lavorando nella mia stanzona, ecco il suono del campanello ….. Aprendo
, mi trovai dinnanzi un signore alto, magro, con due belle giovinette ai lati
…. Più tardi seppi che egli si era maritato giovanissimo e mi spiegai perché
paresse il fratello maggiore delle due ragazze” ( Ricordo di Maria dell' Isola
in Adalgisa Fochi, Con te, figlio mio! )
Bibliografia: in Francisco Madrid Santos,
Camillo Berneri. Un anarchico italiano
(1897-1937) Rivoluzione Controrivoluzione in Europa (1917-1937), Archivio Famiglia Berneri, Pistoia, 1985 p. 204
n. 10.. Cfr. anche Vittorio Emiliani, Gli anarchici, Bompiani, 1973, p. 176
Il
rapporto tra padre e figlie, divenute due intelligenti ragazze, è stato studiato, sulla base dei
carteggi privati, in alcuni articoli di Carlo De Maria, il quale ha
evidenziato come i concetti tradizionali espressi ,
nell’ormai lontano 1926, da Berneri nell'opuscolo La garĉonne e la
madre (intitolato
nelle Edizioni RL del 1970, L’emancipazione della
donna ), non influenzarono
affatto il comportamento di Camillo nei confronti delle adolescenti Maria Luisa e Giliana. (cfr.
brano)
Brano da commentare: “… Anche nel «caso» dei Berneri perché
il tema della famiglia - fin qui
affrontato a livello teorico – acquisti concretezza e quotidianità è necessario
riferirsi al carteggio privato .Proprio nel contesto della famiglia, il dialogo
tra Berneri e le
sue due figlie, Maria Luisa e Giliana, nate rispettivamente nel 1918 e nel 1919,
presenta dei
frammenti per noi interessanti. Tra di loro si stabilì un confronto continuo a
proposito di cultura, religione e politica. […] (p. 114)Il dialogo con le figlie non fu solo di
carattere personale e culturale, ma riguardò anche la situazione
politica. , Giliana, ad esempio, fin
dall’estate del 1936 – d’accordo
con Camillo – si era impegnata a raccogliere fondi a favore degli antifascisti che partivano per la
Spagna. Maria Luisa, intanto, dava il suo contributo all’organizzazione del
reclutamento….. (p. 122) . Tornando alla
corrispondenza con le figlie, è ormai possibile concludere che Camillo Berneri non cercava
nel modo più assoluto di chiudere dentro la sfera domestica il destino delle figlie.
[…] Agli occhi di Camillo, Maria Luisa e Giliana erano individui
autonomi, e non soggetti il cui ruolo e la cui identità si definissero in
funzione di qualcuno (figlie, mogli, madri)….» ( Carlo De Maria, Percorsi militanti e modelli di femminilità …..
«
Bibliografia: Carlo De Maria, Percorsi
militanti e modelli di femminilità: la famiglia Berneri
nel Novecento Europeo , in Biografie
percorsi e network nell’ Età contemporanea. Un approccio transnazionale tra
ricerca didattica e Public History
a
cura di Eloisa Berti e Carlo De Maria ,
Roma Bradypus 2018
p. 114 e p. 122 . Dove sostanzialmente l'autore si attiene a quanto aveva gia scritto in Tra pubblico e privato. Carte
personali, legami affettivi e impegno politico, in “Storica”,
2005, n. 32, p. 150, p. 152 e p. 153. e anche Famiglia
ed emancipazione agli occhi di un
critico militante: Camillo Berneri, in
“Studi Urbinati”, sezione B “Scienze
umane e sociali”,
2005, p. 61 - p. 63 e p. 64. Cfr. anche Patrizia Gabrielli, Tempio di virilità.
L’antifascismo, il genere e la storia , Franco Angeli, 2008, p. 118
Tornando a Pierre Joseph Proudhon concludo questo post rilevando che, pur detestando aspetti del suo pensiero, tra cui l' antifemminismo e l'antisemitismo (cfr. post ANARCHISMO E ANTISEMITISMO ...), a mio parere, assolutamente
non condivisibili , non può tuttavia essere sottovalutato il contributo di Proudhon al pensiero antiautoritario e anarchico come
mostra il seguente famosissimo brano, che resta tuttora un
imprescindibile punto di riferimento per ogni libertari * (nota mia: l'asterisco è voluto).
(cfr. brano)
Brano
da commentare: “ O personalità umana! E’ possibile che durante sessanta secoli
tu ti sia corrotta in questa abiezione! Tu che ti definisci santa e sacra, e
non sei altro che la prostituta infaticabile, gratuita, dei tuoi servi, dei
tuoi monaci e dei tuoi soldatacci. Tu lo sai e tu lo
sopporti! Essere governato vuol dire essere guardato a vista, ispezionato,
spiato, diretto, essere oggetto di legge, essere sottoposto a regolamenti,
essere rinchiuso, indottrinato, esortato, controllato, giudicato, apprezzato,
censurato, sottoposto ad ordini da parte di esseri che non ne hanno né il
diritto, né la capacità, né la sapienza. Essere governato vuol dire essere
fatto oggetto in ogni operazione, in ogni transazione, in ogni movimento di
annotazioni, essere registrato, recensito,, essere sottoposto a tariffe,
timbri, essere squadrato, essere quotato, patentato, licenziato, autorizzato,
postillato, essere rimproverato, ostacolato, riformato, raddrizzato, corretto.
Vuol dire, sotto il pretesto dell’unità pubblica, e in nome dell’interesse
comune, essere sottoposto a tasse, essere rapinato, sfruttato, monopolizzato,
essere oggetto di concussione, essere spremuto, mistificato, fatto segno di
furti; poi, alla minima resistenza, alla prima parola di protesta, essere
represso, multato, vilipeso, vessato, braccato, maltrattato, ammazzato,
disarmato, incatenato, imprigionato, fucilato, mitragliato, giudicato,
condannato, deportato, sacrificato, venduto, tradito e, per colmo di sventura,
essere preso in giro, beffeggiato, oltraggiato, disonorato. Ecco il governo,
ecco la sua giustizia, ecco la sua morale!...” ( Pierre, Joseph Proudhon, estratti da “ Idea generale della rivoluzione del XIX
secolo (1851)
Bibliografia: in
Daniel Guerin, Né Dio né padrone, Antologia del pensiero anarchico, Jaca Book, p. 126-127.
Desidero pensare, sperando che non
sia una forzatura da parte mia, che vi
sia una qualche influenza di questo brano di Proudhon sul
suggestivo e bellissimo articolo di Carlotta Pedrazzini « Il
mio corpo non è mio»
pubblicato su A
rivista anarchica. Cito la parte iniziale dell’articolo :
«
…. Il corpo delle donne è un luogo pubblico e così anche il mio. Per quanto
possa sembrare assurdo, il mio corpo non mi appartiene. Non è solo mio,
appartiene allo stato, a dio, alla famiglia. Appartiene
alla comunità, alla nazione, a entità collettive e superiori a me. Per questo
non posso disporne come credo: ci sono delle leggi, delle norme di condotta
morale e religiosa, delle regole che sanciscono cosa posso farne e in che modo,
cosa mi è vietato. Il mio corpo è, all’ occorrenza,
normato, attraversato, toccato, additato, calpestato, giudicato, valutato,
violato, ignorato, strumentalizzato. Il mio corpo è anche un campo di
battaglia. Su di esso si combattono molte guerre: repressive e securitarie,
economiche , per la grandezza della nazione, contro le migrazioni, per la
continuazione della razza, di religione e di dominazione culturale, di
colonizzazione e di conquista. Il mio corpo è solo un tassello in un mosaico di
antiche e consolidate gerarchie patriarcali che intendono autoconservarsi.
Il mio corpo sta alla base di una piramide di potere e la sorregge ….»
Bibliografia: Carlotta Pedrazzini, Il mio corpo non è mio in A rivista anarchica n. 430, dicembre 2018/gennaio 2019
p. 13
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