CFR. IL POST CHE LO PRECEDE: 1-MICHAIL BAKUNIN. DALLA GIOVINEZZA ALL'ETA' MATURA | |||||
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Brano da commentare: “ Provo tristezza nel ricordare la settimana
spesa in quella conferenza. L’effetto causato sul mio animo fu disastroso: io
speravo di vedere grandi pensatori, eroici difensori del lavoratore, entusiasti
propagandisti delle nostre idee, precursori di quella società trasformata dalla
rivoluzione, in cui sarà praticata la giustizia ed in cui regnerà la felicità;
al loro posto trovai pesanti livori e tremende inimicizie tra coloro che
dovevano essere uniti nella volontà di raggiungere uno stesso scopo. […] Posso
assicurare che tutta l’essenza di quella Conferenza si ridusse ad affermare il
predominio di un uomo lì presente, Karl Marx, contro quello che si ritenne
pretendesse esercitare un altro uomo, Michail Bakunin, assente.[…] Assistetti una notte in casa di Marx ad una
riunione che aveva lo scopo di pronunciarsi sul lavoro dell’ Alleanza e là vidi
quell’uomo scendere dal piedistallo su cui la mia ammirazione ed il mio rispetto
l’avevano collocato, fino al livello più volgare, e dopo, molti dei suoi fedeli si abbassarono ancor di
più, utilizzando l’adulazione come se fossero vili cortigiani di fronte al loro
signore.[…] Ritornai in Spagna convinto
che l’ideale era più lontano di quanto non avessi creduto, e che erano suoi
avversari molti dei suoi propagandisti. […] Su una lettera personale diretta
agli amici di Barcellona, parlando della Conferenza, scrissi questa frase: “ Se
ciò che Marx ha detto di Bakunin è vero, questi è un infame, se no, lo è il
primo; non vi sono altre possibilità tanto gravi sono le critiche e le accuse
che ho sentito”… ( Anselmo Lorenzo, Il proletariato militante)
Bibliografia: Anselmo Lorenzo, Il proletariato militante,
Edizioni della rivista “Anarchismo”, 1978 pp. 134, 135, 136.
Cfr. anche Victor Garcia, L’Internazionale operaia, Edizioni RL- Genova,
1965 pp. 82 -83 e Mathieu Leonard, La Prima Internazionale. L’emancipazione
dei lavoratori sarà opera dei lavoratori stessi, Alegre, 2011 p. 258
Vorrei in conclusione ricordare come il termine “anarchia”,
solitamente assunto, sul piano politico,
nel suo aspetto negativo assumeva invece sia in Marx che in Bakunin un
significato positivo e che la distinzione verteva essenzialmente sul piano
tattico e strategico. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ L’anarchia, ecco il grande
cavallo di battaglia del loro signore Bakunin, che dei sistemi socialisti ha
assunto soltanto le etichette. Tutti i socialisti, per anarchia intendono questo:
una volta raggiunto il fine del movimento proletario, l’abolizione delle
classi, scompare il potere dello Stato,
che serve a mantenere la grande maggioranza produttrice sotto il gioco di una
minoranza sfruttatrice poco numerosa, e le funzioni governative i trasformano
in semplici funzioni amministrative. L’ alleanza affronta la faccenda
all’indietro. Proclama l’anarchia nelle file del proletariato come il mezzo più
infallibile per spezzare la potente concentrazione delle forze sociali e
politiche nelle mani degli sfruttatori.
Con questo pretesto richiede all’Internazionale, nel momento in cui il
vecchio mondo cerca di schiacciarla, di sostituire la sua organizzazione con
l’anarchia. La polizia internazionale non chiede di meglio ….” ( in Mathieu Leonard, La Prima Internazionale)
Bibliografia: Mathieu Leonard, La Prima Internazionale.
L’emancipazione dei lavoratori sarà opera dei lavoratori stessi, Alegre,
2011 p. 262
Ed è proprio, invocando il problema della sicurezza che Marx e poi Engels daranno vita al concetto di dittatura del proletariato destinato
poi inevitabilmente, non curandosi affatto del corretto rapporto , formulato
dall’anarchismo, tra mezzi e fine, a
degenerare dapprima in una “dittatura di un partito” ( Lenin) e poi nella dittatura
di un uomo (Stalin).
In risposta al
Congresso marxista dell’ Aja (2-7
settembre 1872) gli antiautoritari
dettero vita al Congresso Internazionale di Saint-Ymier ( 15 settembre 1872)
preceduto in Italia dalla Conferenza di Rimini (4-6 agosto 1872) . Mentre Il Congresso dell’ Aja stabilì il trasferimento del Consiglio
Generale a New York decretandone così il progressivo declino , l’
Internazionale antiautoritaria diffuse in Italia, in Spagna e in Svizzera gli ideali originari del socialismo .
Per quanto riguarda l’ Italia una suggestiva descrizione di quel periodo è fornita da Errico Malatesta (cfr. brano)
Brano da commentare: “ Dopo il 1872 e precisamente
dopo la Conferenza di Rimini (agosto 1872) ed il Congresso Internazionale di
Saint Ymier, Svizzera ( settembre 1872) che furono come la conclusione di tutto
il lavoro preparatorio, l’Internazionale, che si sviluppò in Italia quando
altrove era già moribonda, vi visse per diversi anni una vita intensa e
tormentata. Si fece larga propaganda d’idee, si costituirono numerosi gruppi,
“sezioni” , come si diceva allora, e federazioni; vi si tennero congressi
nazionali e provinciali; si fecero tentativi insurrezionali seguiti da processi
celebri, che conquistarono agli internazionalisti le simpatie del pubblico.
Numerosissimi periodici nacquero e morirono , con rapida vicenda, un po’
dappertutto. Periodi di febbrile attività si alternarono più volte con periodi di calma e d’inerzia. Si passò
replicatamente da una relativa libertà ad una persecuzione sistematica da parte
del governo, ed a volta a volta la
propaganda e l’agitazione da pubbliche e chiassose divennero riservate e
segrete e viceversa. […] Ma in tutto questo movimento, e per molti anni di
seguito, si ritrovano sempre le stesse idee ed in gran parte gli stessi uomini
del 1871-72, come si ritrova sempre l’influenza diretta o indiretta di quel
grande animatore che fu Michele Bakunin….” ( Errico Malatesta prefazione a M. Nettlau, Bakunin
e l’Internazionale in Italia…, in Il
risveglio , 1928)
Bibliografia: Prefazione
di Errico Malatesta a Max Nettlau, Bakunin e l’Internazionale in Italia dal 1864-1872, Edizioniimmanenza, 2014 p.
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BAKUNIN E CAFIERO |
Brano da commentare: “… Il
mio sbaglio è stato quello di avere accettato subito la fraterna
proposta di Cafiero. Respingendola, io avrei mantenuto integra la mia vita
sino alla fine , io sarei stato ora libero di disporne secondo le
mie convinzioni e inclinazioni personali
In fondo , devo confessare che accettandola, io ho
commesso un tradimento verso me stesso, verso il mio passato e, per dirla tutta, una viltà che sto espiando oggi . …”( Michail Bakunin) , Memoria giustificativa
)
Bibliografia: Alessio Lega, bakunin il demone della
rivolta tra insurrezioni, complotti e galere i tumulti le contraddizioni e l’incontenibile
passione rivoluzionaria dell’anarchico russo, Eleuthera 2015, p. 176. Cfr.
anche James Guillaume , L’ Internazionale documenti e ricordi (1864-1878)
terzo tomo. Centro studi Libertari. Camillo Di Sciullo in bibliotecaborghi.org/wp/wp-content/uploads/2016/02/Guillaume-III.pdf
pp. 320 ss.
L’ amara sofferenza dettatagli da quella spiacevole situazione fu tale da fargli desiderare la morte e più precisamente la morte combattendo per la rivoluzione. Da qui la sua decisione di partecipare a un progetto rivoluzionario che si stava preparando, soprattutto su iniziativa di Andrea Costa e del Comitato Italiano per la rivoluzione sociale , in Italia.Il suo stato d’ animo si deduce, tra l’altro, dalla chiusa di alcune lettere da lui indirizzate a James Guillaume (primo brano) e alla moglie Antonia ( secondo brano)) un forte desiderio di morire , determinato, in parte proprio da quello stato d’animo.
Brani da commentare: 1) “ Addio, Addio, mi reco in Italia per prendere parte ad una lotta dalla quale non uscirò vivo “” .2) Antonia, non mi maledire,, perdonami! Io morrò benedicendoti, te e i miei cari bambini.”
Bibliografia: Primo brano in Alessio Lega, bakunin il demone della
rivolta tra insurrezioni, complotti e galere i tumulti le contraddizioni e l’incontenibile
passione rivoluzionaria dell’anarchico russo, Eleuthera 2015, p.176 e secondo brano in Marinella Gargiulo, il diario di Antossia, presentazione di Pasquale Sabbatino, Guida editori, 2018 p. 88
Giunto clandestinamente a Bologna passò parecchi giorni (dal 30 luglio al 12 agosto, cambiando di volta in volta casa per non destare sospetti e assumendo diverse identità. 9 Vi sono versioni che riferiscono che si facesse passare come nobiluomo inglese, il “conte di Armfeld, e altre come un certo “ Tamburini , possidente benestante sordo-muto. Grazie al suo diario di viaggio e nonostante l’estrema concisione siamo in grado di ricostruire, dal su punto di vista, gli eventi anche drammatici di quei giorni. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ il 30 giovedì, sera alle
dieci, a Bologna dai Berardi , dove arriva anche Andrea [Costa ]. – 31 venerdì,
trasferito la sera, dopo avere spedito Pio Berardi a Locarno con lettera di
Andrea in un nuovo appartamento sotto il nome del possidente ricco, malato e
sordo Tamburini. Con me Francesco Pezzi. – agosto 1°. Prima solo con Pezzi; il
2° Viene paolo Berardi e alloggia con noi; Il 3
viene Andrea mi porta Mazzotti, Fagioli, Natta; parte il 4 con Faggioli
per Rovigo. Il 5 sera, dapprima notizia della irruzione della polizia dalla
signora Angiolina Vitali, in seguito a cui inviato immediatamente lettera per
Lipa, un’ora dopo, notizia dell’arresto di Andrea portata da Faggioli, che mi
trasferisce alle due di notte da Silvio Fr.. L’arresto di Costa privava la
cospirazione del suo principale organizzatore. Si tenne consiglio, il 5 e il 6,
in casa di Silvio Fr. e si decise di agire lo stesso: la notte tra il 6 e l’8
venne designata per l’esecuzione del complotto. …” ( James Guillaumme , L’ Internazionale documenti e ricordi
James Guillaume , L’ Internazionale documenti e ricordi
(1864-1878) terzo tomo. Centro studi Libertari. Camillo Di Sciullo in bibliotecaborghi.org/wp/wp-content/uploads/2016/02/Guillaume-III.pdf
pp. 320 ss.
ANTONIO CORNACCHIA, ALFONSO LEONESI, ABDON NEGRI, ALCESTE FAGGIOLI, , ANGELO MASTRANGELO, PIO TEBALDO BUGGINI |
Come è noto l’insurrezione fallì. Sul come si svolsero i fatti sussistono varie versioni, io mi atterrò a quanto scrisse James Guillaume nel suo libro sull' Internazionale. (cfr. brano)
Brano da commentare: Nella notte tra il 7 e l’ 8, dei gruppi di
internazionalisti bolognesi si riunirono nei posti stabiliti, fuori delle mura,
ma i compagni romagnoli che erano attesi da San Giovanni in Persiceto, da
Budrio, ecc. non arrivarono oppure
vennero in numero troppo esiguo. Quelli di Imola furono intercettati
lungo il cammino, vicino alla stazione di Castel San Pietro, una parte di loro
venne arrestata, gli altri batterono in ritirata. All’alba gli insorti riuniti
sotto le mura di Bologna si dispersero, salvo alcuni che si rifugiarono in
montagna. Bakunin, rimasto da solo, per una parte della notte nell’alloggio in
cui era nascosto, aspettava che venissero a cercarlo per unirsi agli insorti
che, secondo il piano convenuto, dovevano verso le due del mattino invadere le
strade di Bologna: dopo un’attesa vana, egli capì che il moto era abortito e
pensò al suicidio. Silvio Fr., sopraggiunto in quel momento ( ore 3 e 40 del
mattino) gli impedì di bruciarsi le cervella, dicendogli che non tutto era
perduto e che altri tentativi potevano ancora essere compiuti. Nella giornata
dell’ 8, numerosi arresti furono compiuti a Bologna, a Imola e in tutta la
Romagna e le Marche. Stessa cosa a Firenze, a Roma e in diverse altre parti d’Italia.
“ ( James Guillaume. L’Internazionale ricordi e……)
James Guillaume , L’ Internazionale documenti e ricordi (1864-1878) terzo tomo. Centro studi Libertari. Camillo Di Sciullo in bibliotecaborghi.org/wp/wp-content/uploads/2016/02/Guillaume-III.pdf pp. 320 ss.
Brevi cenni biografici su alcuni
protagonisti dell’insurrezione:
ANTONIO CORNACCHIA (1836), ALFONSO LEONESI
(1848-1908) , ABDON NEGRI (1846-?), ALCESTE FAGGIOLI (1851-1881) , ANGELO
MASTRANGELO ( 1845-1929) , PIO TEBALDO BUGGINI ) (1846-1921) svolsero un ruolo importante prima ( preparazione
del piano insurrezionale) durante ( sua messa in atto ed esito finale) dopo (processo
pubblico nel 1876, dove furono tutti assolti, non senza però avere subito un lungo carcere preventivo), nel moto insurrezionale a
Bologna nel 1874, ). Erano tutti dei
reduci garibaldini , di formazione mazziniana e democratica, che avevano accumulato
una vasta esperienza di volontariato armato durante le battaglie risorgimentali..
Il più vecchio di loro, Antonio Cornacchia di Imola, aveva , a 13 anni partecipato ai moti
del 1849 in Romagna come tamburino
e successivamente combatté, sotto il comando del generale garibaldino
Medici, nella battaglia del Volturno. Seguì
Garibaldi, durante la terza guerra d’indipendenza, in Trentino. A Candia conaltrigaribaldini combatté a fianco degli insorti contro l’
Impero Ottomano. Infine nel 1867 , sempre sotto la guida di Garibaldi , a Mentana, con il grado di capo dello stato
maggiore, si batté contro le truppe pontificie e i loro alleati francesi,
inviati in aiuto del Papa da Napoleone III. Partecipò poi, con Cafiero, Malatesta ed altri, ai moti del Matese nel 1876.
A Mentana combatté pure il più giovane
Angelo Mastrangelo anch’egli di Imola. Tra gli insorti bolognesi che ho nominato fu,
per alcuni, determinante per il loro passaggio dal repubblicanesimo all’ internazionalismo
la partecipazione alla campagna garibaldina dei Vosgi. Questa
impresa permise , infatti, a
coloro che vi parteciparono di venire a contatto con le idee comunarde e internazionaliste, che si stavano sempre più
diffondendo in Francia dopo il catastrofico esito della guerra
franco-prussiana. Durante questa spedizione
si distinsero particolarmente il
giovanissimo Alceste Faggioli, Alfonso
Leonesi, che fu ferito nella battaglia di Digione e Abdon Negri che ottenne per il suo valore
sul campo di battaglia il grado di
tenente. Quando l’armata dei Vosgi si sciolse, molti, tra cui Anselmo Buggini ,
accorsero in difesa della Comune di Parigi. A proposito dell’ importanza del
garibaldinismo come elemento comune a
tanti dei primi internazionalisti italiani mi sembra, infine, opportuno riportare la lucida analisi di Bakunin in cui pur
giudicando negativamente il garibaldinismo post-unitario, elogiava però quei
giovani di formazione mazziniana e garibaldina, che dopo l’ esperienza internazionalista libertaria
della Comune di Parigi, si riconoscevano nella causa dell’emancipazione del proletariato (cfr. brani)
Brani da commentare: 1)“ Il garibaldinismo è caduto, e dovea cadere, perché essendo la spada del mazzinianesimo si separò da lui; allora senza concetto proprio passò da uno ad altri, sempre di peggio in peggio dopo Mazzini fu raccolto da Manin e Trivulzio; da questi cadde nelle mani di Lafarina e Cavour; i quali lo gettarono nelle braccia della Monarchia che lo sollecitò e accolse come madre e lo strinse e trattò come matrigna, fino ad ucciderlo, a disonorarlo. Esso è caduto perché ha voluto rimanere nella cerchia aristocratica delle sedicenti intelligenze mentrechè diceasi figlio del popolo […] perché ha descritto inconscio e debole una parabola ruinosa: da rivoluzione diventò militarismo rivoluzionario, poi tutto affatto militarismo …" ( Michail Bakunin, Sulla situazione italiana ottobre1866) ; 2) " ...Ma in Italia esiste ancora una gioventù eroica, che riconosce non come dittatore, né come padrone, ma come capo militare il generale Garibaldi, nata dalla borghesia, essa si trova spostata , diseredata nella società italiana, e, quindi capace di abbracciare, con un sincero entusiasmo e senza secondi fini borghesi la causa del proletariato. Ed effettivamente , dopo aver scosso il giogo teologico e politico di Mazzini, e non lasciatosi guidare che dal suo libero pensiero, da una parte, e da un profondo sentimento di giustizia sociale, dall’altra, essa oggidì si consacra appassionatamente a quella grande causa e si crea con ciò un nuovo avvenire “ . ( Michail Bakunin, manoscritto per i giurassiani febbraio 1872)
Bibliografia: in Max Nettlau, Bakunin e l’ Internazionale in Italia dal 1864 al 1872, Edizioni Immanenza, 2014 p.111 (primo brano) e p. 227 ( secondo brano). Sul garibaldinismo e i suoi rapporti con la Prima Internazionale in Italia , cfr. Eva Cecchinato, Camicie rosse. I garibaldini dall’Unità alla Grande Guerra, Edizioni Laterza, 2007, pp. 151 ss. e Errico Acciai, Volontariato in armi, sovversivismo e radicalismo politico nella storia d’Italia: un approccio storiografico, pp. 23-30 in Biografie, percorsi e networks nell’ Età contemporanea, Un approccio transnazionale tra ricerca, didattica e Public History a cura di Eloisa Betti, Carlo De Maria in https://www.academia.edu/38404007/Volontariato_in_armi_sovversivismo_e_radicalismo_politico_nella_storia_d_Italia_un_approccio_biografico
Il 12 agosto , quando la situazione si era fatta un po’ più calma, Bakunin , travestito da prete, rasatasi la barba e , come racconta Guillaume,” tenendo in mano un piccolo paniere con delle uova.” partì da Bologna per tornare in Svizzera. L’ omertà , anche da parte dei compagni arrestati e sottoposti a pressanti interrogatori, si attivò e la polizia non seppe mai della presenza di Bakunin a Bologna e della sua partecipazione a quel tentativo insurrezionale.
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