mercoledì 27 aprile 2011

ANARCHICINI: INTERNAZIONALISTI 1 . SAVERIO FRISCIA (1813-1866) GIUSEPPE FANELLI ( 1827-1866) ALESSANDRO DRAMIS ( 1829-1911) CARLO GAMBUZZI ((1837- 1902) CARMELO PALLADINO (1842-1886) CELSO CERETTI (1844- 1911), LA CONFERENZA DI RIMINI (1872), ANDREA COSTA (1851-1910)

SEDUTO AL CENTRO : MICHAIL BAKUNIN. DIETRO DI LUI A  PARTIRE DA SINISTRA: ALESSANDRO DRAMIS, GIUSEPPE FANELLI, CARMELO PALADINO, CARLO GAMBUZZI, ANTOSSIA E  SAVERIO FRISCIA


Nel giugno 1865 a Napoli, città particolarmente amata da Michail Bakunin,   per la sua vivacità e umanità,  l’anarchico russo si circondò, come ricorda Errico Malatesta, anni più tardi,  di alcuni patrioti, democratici mazziniani, provenienti per lo più dalle fila mazziniane e garibaldine. (cfr. brano da commentare )

Brano da commentare: “ Bakunin a Napoli era una specie di mito. Egli vi era stato, credo, nel 1864 e nel 1867 e vi aveva fatto un’ impressione profonda.[…] Per gli uni Bakunin era il barbaro del Nord senza Dio e senza  Patria, senza rispetto nessuna cosa sacra, e costituiva un pericolo per la santa civiltà italiana e latina. Per gli altri era l’uomo che aveva portato nella morta gora delle tradizioni napolitane un soffio d’ aria salubre, che aveva aperto gli occhi della gioventù che lo aveva avvicinato sopra nuovi e vati orizzonti; e questi, i Fanelli, i De Luca, i Gambuzzi, i Tucci, i Paladino, ecc. furono i primi socialisti, i primi anarchici di Napoli  d’ Italia… “ ( Errico  Malatesta, Il mio primo incontro con Bakunin,  in Pensiero e Volontà n. 11, 1 luglio 1926)

Bibliografia: Errico Malatesta , Pensiero e Volontà, 3° volume, edito a cura del Movimento Anarchico Italiano, , prefazione di Luigi Fabbri, 1975, pp. 245-246

Procedo col dare brevi cenni biografici di alcuni di questi primi Internazionalisti meridionali allegando anche qualche brano estratto dai loro pensieri.Inizio per ordine di età:

SAVERIO FRISCIA, GIUSEPPE FANELLI  E ATTANASIO DRAMIS

SAVERIO FRISCIA ( 1813- 1866) nato a Sciacca in Sicilia lasciò il seminario , a cui i genitori l’avevano destinato per fare una futura carriera ecclesiastica e, laureatosi  in medicina, a Palermo , divenne un medico omeopatico. Aderì, giovanissimo alla carboneria e lesse con spiccato interesse gli scritti di  Fourier e di altri socialisti utopisti. Nel 1848 partecipò, su posizioni democratiche- sociali,  all’ insurrezione contro il regime borbonico  e partecipò, come deputato   al Parlamento Generale di Sicilia. Nel 1849 , ripristinato il potere dei Borboni, Friscia  fu arrestato e dopo un periodo di carcere a Trapani fu confinato nell’isola di Favignana. Nel 1850 fu esiliato e andò in Francia, dove frequentò numerosi rivoluzionari , tra cui ELISEE RECLUS ( cfr. post LA FAMIGLIA RECLUS …) . Nel 1856 sposò la belga Mélanie De Breux, che divenne la sua compagna di vita e di condivisione di idee. Nel 1860 partecipò attivamente alla spedizione dei Mille e svolse importanti incarichi,  tra cui quello di  segretario generale del  Supremo Magistrato della Salute. Non sempre però . già durante la  dittatura provvisoria di Garbaldi, le sue richieste di riforme a vantaggio  degli strati più bassi del popolo siciliano, furono ascoltate e poi, apertamente respinte dopo l’annessione della Sicilia alla monarchia sabauda. Propria a causa  della “ piemontesizzasione” dell’Italia meridionale Friscia si rifiutò, a differenza di Fanelli e di Gambuzzi, di partecipare alla  terza guerra d’indipendenza neanche tra i volontari di Garibaldi. Solidarizzò con la cosiddetta “rivolta del sette e mezzo” a Palermo nel 1866 e che durò appunto sette giorni e mezzo.  Di essi comunque approvò i contenuti sociali espressi di ceti popolari e non quelli  politici espressi  da quei ceti più agiati nostalgici dei Borboni.  Avendo poi conosciuto a Napoli, Michail Bakunin  e condividendo le sue idee federaliste e antiautoritarie , nel 1867, insieme a Giuseppe Fanelli, Carlo Gambuzzi ed altri compagni fu tra i fondatori del circolo “Libertà e Giustizia” e del suo omonimo giornale.  Dei quattordici articoli del programma del circolo mi limito qui a citare solo il quarto e il quinto. (brano da commentare)

Brano da commentare : “… 4° Domandiamo libertà completa di stampa, di associazione e riunioni pubbliche, solida garanzia di libertà, freno salutare al dispotismo e mezzo di controllo, di sorveglianza e  di denunzia pubblica degli atti del Governo dei Ministri dei funzionari militari e civili, ed in generale anche della condotta politica dei Deputati e dei Senatori.;  5° Domandiamo assoluta libertà per ogni specie di culto. La libertà esclusiva della chiesa cattolica è una mostruosità, che include la negazione della libertà di tutti gli altri culti. …”  (dal Programma della Società Libertà e Giustizia);  12° Domandiamo il riordinamento dei Comuni e delle Province sulle basi di una completa autonomia amministrativa, derivante dal suffragio universale, con pochi funzionari eletti nell’esercizio delle loro funzioni. Il discentramento alleggerirebbe assai sensibilmente i bilanci passivi, e darebbe ai  Comuni e alle Province il più largo sviluppo locale […]  Costituirebbe così libera e vivente l’unità della Nazione, non già questa unità centralista, burocratica e militare, nel di cui nome  ed interesse oggi tutti  siamo oppressi e rovinati; 16° domandiamo l’assoluta libertà di insegnamento. Lo Stato non dovrebbe avere alcuna ingerenza nella istruzione pubblica e privata. L’istruzione primaria sia gratuita ed obbligatoria per ambo i sessi fino a un sufficiente sviluppo materiale ed intellettuale. Le scuole secondarie, tecniche, normali ed universitarie, dovrebbero cadere nel perimetro dell’amministrazione provinciale e comunale. …”

Bibliografia:  Max Nettlau, Bakunin e l’ Internazionale in Italia dal 1864 al 1872, Edizioni  Immanenza, 2014 p. 127, 130, 131

Nel 1868 partecipò a Berna al secondo congresso della Lega per la pace e la Libertàdurante il quale i bakuninisti (tra cui Giuseppe Fanelli e Carlo Gambuzzi  ed altri per protesta, fondarono L' Alleanzainternazionale per la democrazia socialista.  Nel 1871 pubblicò un articolo, L’Internazionale e Mazzini,  dove  lo statalismo  e il nazionalismo di tipo mazziniano vengono  fortemente  criticati, pur permanendo un inalterato rispetto per il passato del vecchio rivoluzionario genovese.  (cfr. brano da commentare)

Brano da commentare:  … L’Internazionale crede alla libertà, e combatte l’autorità con qualunque nome si chiami, sotto qualunque forma si sviluppi; crede alla fratellanza, ed inculca ai suoi proseliti la distruzione delle frontiere. Che cosa è mai la nazione, se non il dispotismo e la guerra ? […] Si può immaginare una nazione, senza una capitale che s’ imponga alla città e ai comuni, senza un governo autoritario che s’imponga agli individui e ai gruppi, senza una frontiera che sottragga al lavoro milioni di braccia per farne un ostacolo agli scambi e spaventosi strumenti di rovina e di sgtrage? E’ mai possibile conciliare l’idea di nazione con quella di fratellanza e di libertà? … L? Internazionale sostituisce alla nazione… l’individuo che, unendo liberamente con altri individui, costituisce il comune, per continuare poi con la federazione dei comuni posti in una stessa regione, ed arrivare alla federazione dell’umanità…” ( Saverio Friscia, L’Internazionale e Mazzini in L’ Eguaglianza di Agrigento)

Bibliografia:  Max Nettlau, Bakunin e l’ Internazionale in Italia dal 1864 al 1872, Edizioni  Immanenza, 2014 p. 127, 130, 131

Nell'agosto 1872 è delegato al congresso di Rimini delle sezioni italiane dell'Internazionale, in cui viene dichiarata ufficialmente  l'adesione degli internazionalisti italiani alla  corrente antiautoriaria di Bakunin. Negli ultimi anni della sua vita  si distaccò gradualmente dall’ insurrezionalismo anarchico ( (s’impegnò comunque per la liberazione dal carcere di Cafiero, Malatesta e  degli altri compagni detenuti, che avevano partecipato ai moti del Matese),  e assunse  spesso a Sciacca  anche cariche pubbliche , come per esempio quella di  segretario comunale o di presidente del Consorzio Agrario, in cui , sfruttando ogni  occasione, sperimentava, per quanto possibile, forme di socialismo comunitario. Morì nel 1886

GIUSEPPE FANELLI (1827- 1877) , nato a Napoli da una famiglia benestante . Il padre Lelio era uomo assai colto, stimato per la sua versatilità nell’affrontare diversi campi di studio e di lavoro, tra cui giurisprudenza, pedagogia, geografia, agronomia).  A 18 anni Giuseppe Fanelli si iscrisse alla Giovane Italia. Nel 1848 partecipò alle cinque giornate di Milano tra i volontari , inviati da Cristina Trivulzio di Belgioioso. Nel 1849 combatté a difesa della Repubblica Romana. Distintosi negli scontri al Vascello fu nominato colonnello. Nel 1857 partecipò ai preliminari della preparazione dell’ impresa di Carlo Pisacane. Nel 1860 partecipò come colonnello  alla  spedizione dei Mille , distinguendosi, in modo particolare, per il suo coraggio nella battaglia di Calatifimi e , sbarcato in  continente combattè, come capo di alcuni volontari denominati “ Cacciatori del Vesuvio, contro le ultime resistenze opposte dai borbonici. Nel 1863, Fanelli combatté al fianco di rivoluzionari polacchi, insorti contro il regime zarista.  Tornato a Napoli nel 1865 fu eletto deputato, quando ancora la carica non procurava privilegi se non quello di poter viaggiare gratis in treno, e lo restò sino al 1848.  Nel 1867 partecipò, al fianco di Garibaldi, alla terza guerra d’indipendenza e fu ferito a Bezzecca. Nel 1867 partecipò alla battaglia di Mentana. In quegli anni comunque le sue idee inclinarono sempre più verso il socialismo, nella versione  portata a Napoli da Michail Bakunin (cfr. post MICHAIL BAKUNIN 1 E 2)  fondò insieme a Saverio Friscia, Attanasio Dramis ,Carlo Gambuzzi  ed altri il circolo Libertà e Giustizia, a cui veniva affiancato il giornale omonimo. (vedi sopra) . Partecipò, nel corso dell’anno 1868 insieme ad altri compagni del Circolo al “Congresso della Lega della Pace” a Berna ed alla creazione dell'”Alleanza internazionale della Democrazia Socialista”. Nello stesso anno fu incaricato da Michail Bakunin a  una  missione, che realizzò con successo, in Spagna con lo scopo di propagandare il programma della Prima Internazionale, in una versione tendenzialmente antiautoritaria. ( cfr. post ANARCHICI SPAGNOLI 1). Nel 1869 aderì alla sezione napoletana (la prima in Italia) della Prima Internazionale  e all’ Anticoncilio che si tenne a Napoli al teatro “San Ferdinando” promosso a Napoli dal deputato Ricciardi, contro quello convocato dal Vaticano per lo stesso anno e  poco dopo collaborò insieme a Carmelo Paladino, alla nascita del periodico «La Campana» di Napoli. Nel 1872  partecipò al Congresso di Saint-Imier (cfr. post ANARCHICI/E SVIZZERI…). Dopo la morte di Michail Bakunin e la perseverante campagna di calunnie ingiuriose, intrapresa dal ministro Nicotera, anche lui ex amico e seguace  di Pisacane, unita a una progressiva sfiducia nel metodo insurrezionale, ancora prescelto dai giovanni rivoluzionari , tra cui Carlo Cafiero e  Errico Malatesta, cadde in depressione e morì nel 1877 nel un manicomio di Nocera  Inferiore.    Di lui non sono riuscito a rintracciare nessun brano pertanto mi limito a citare un articolo elogiativo su Fanelli di Osvaldo Gnocchi-Viani, scritto nel 1910. (brano da commentare)

Brano da commentare: “ Ricordo  pure benissimo… le figure simpaticissime di Fanelli e Friscia… i quali… si erano consacrati alla propaganda socialista e precisamente alla propaganda della scuola bakuniniana, seguendo il metodo – del resto il solo possibile in quegli inizi - della propaganda individuale, orale. Parlatore fecondo e immaginoso il Fanelli, dicitore sobrio e calmo il Friscia; entrambi manifestanti una convinzione così sincera, così profonda, così comunicativa, che faceva in noi l’effetto di raffiche che   investivano e cacciavano le nubi che ancora ingannavano tanti giovani cervelli, per lasciar intravedere cieli e orizzonti nuovi più limpidi e più belli ( O. Gnocchi-Viani, Ricordi di un internazionalista, 1910)

Bibliografia: Nello Rosselli, Mazzini e Bakunin. Dodici anni di movimento operaio in Italia (1860-1872) Piccola Biblioteca Einaudi, 1867

ATTANASIO DRAMIS  (1829- 1911) , Nato a San Giorgio Albanese (Cs)  da una famiglia di origine albanese  (arbӫreshӫ di Calabria) partecipò ai moti in Calabria contro i Borboni  e dopo la repressione di questi fu , dopo un  periodo di latitanza arrestato nel 1851. Durante la detenzione nel carcere del Castello di Cosenza organizzò un piano, non riuscito, per un’evasione collettiva dal carcere. Fu liberato solo nel  1852. Durante il servizio militare conobbe AGESILAO MILANO (1830-1856), anch’egli arruolato nell’esercito borbonico e insieme si attivarono per organizzare una sommossa tra i soldati. Durante una breve licenza di Attanasio Dramis, Agesilao Milano attentò, durante una parata militare, alla vita del re riuscendo però solo a ferirlo. Catturato, fu pesantemente, ma inutilmente, torturato per estorcergli il nome di eventuali complici sino alla sua impiccagione pubblica nel 1856. Dramis, sebbene non presente al fatto, fu considerato complice e rinchiuso, senza processo, nl carcere di Santa Maria Apparente. Fu liberato nel 1860 e partecipò alla spedizione dei Mille, guidando fino al Volturno un gruppo di volontari calabro –albanesi. . Negli anni successivi, dopo la caduta del regime borbonico e l’instaurazione della dinastia sabauda, alla spedizione  maturò idee, sempre più, rivoluzionarie. (cfr. brano)

Brano da commentare: “ Il popolo vive più di sensazioni e di memorie, che di astrazioni e di idee generose, a primo slancio, confronta, paragona , giudica […] Che cosa ha fatto il governo perché il popolo senti e tocchi la differenza e trovi un effettivo miglioramento ? Nulla, nulla, nulla, anzi violando la morale e la giustizia, e nulla utilizzando, si è corso a mille doppi nel peggio, e tuttora si corre nel pessimo” (  Articolo di  Attanasio  Dramis sul giornale mazziniano, Il Popolo d’Italia)

Bibliografia: Tiziana Barillà, Quelli che  spezzano. Gli arbӫreshӫ tra comunalismo e anarchia, Fandango libri, 2020 p. 154

Nel 1867, avvicinatosi alle idee internazionaliste di Bakunin fu tra i fondatori del circolo  “Giustizia e Libertà ” e poi, nel 1969 della sezione napoletana della Prima Internazionale di tendenza antiautoritaria. Considerato come “il primo anarchico di Calabria” restò sempre fedele alle idee  libertarie , pur cercando, negli anni ottanta del secolo XIX, di sviluppare un’autonoma elaborazione di pensiero. Morì nel 1911.

 

CARLO GAMBUZZI

CARLO GAMBUZZI  (1837 – 1902). Nato a Napoli, il padre Pasquale era direttore delle dogane. Studiò presso i Gesuiti, ma ben presto frequentò circoli carbonari. Si laureò in giurisprudenza e da subito esercitò la profesione dia vvocato come si desume da un rapporto di polizia che esercitò ancora quando era ormai nel pieno della sua attività rivoluzionaria, come si desume da un rapporto di polizia del 1868. ( (brano da commentare)

Brano da commentare: “Carlo Gambuzzi. Giovane d’ingegno, svegliatissimo, sobrio, solerte ed instancabile. Esercita una positiva influenza sugli affiliati dell’associazione ‘Libertà e Giustizia’. Ha estese relazioni, e se non fosse obbligato ad un diuturno lavoro di avvocatura per provvedere al mantenimento della sua famiglia, che dopo la morte del padre gravita su di lui, sarebbe pernicioso all’ordine pubblico… Gambuzzi è un rivoluzionario da non disprezzarsi”. ( in Nicola Terracciano,  Carlo Gambuzzi  in Cenerentola. Mensile Libertario(n°68)  novembre 2005

 Bibliografia:  in http://www.cenerentola.info/index.php/storia-e-personaggi/494-carlo-gambuzzi

  Nel 1860 fu arrestato e condannato a tre mesi di prigione per avere stampato un giornale  clandestino, Il Piccolo corriere, dal contenuto ritenuto sovversivo. Nel 1862 partecipò alla sfortunata impresa garibaldina dell’ Aspromonte.  Nel 1865 conobbe Michail Bakunin a Napoli. Nel 1866 partecipò come volontario, insieme a Giuseppe Fanelli e ad altri garibaldini ,  alla terza guerra d’indipendenza, sebbene fossero stati fermamente sconsigliati da Bakunin, che vedeva in essa solo una guerra nazionalista ad esclusivo vantaggio della dinastia sabauda e in contrasto con i principi della Prima Internazionale.

Partecipò , nel 1967, alla spedizione di Garibaldi per liberare Roma dal potere del Papa conla speranza che da tale impresa potesse scaturire una rivoluzione sociale. Il che, come è noto, non avvenne . Tornato a Napoli si concentrò sui problemi connessi con la “questione sociale “ e nel 1868 insieme  a Fanelli ed altri compagni fondò il circolo “Giustizia e Libertà”. Nel 1869 si costituì la sezione napoletana dell’ Associazione Internazionale dei Lavoratori . (cfr. brano)

Brano da commentare: “…In Napoli esisteva da tempo ed esiste tuttora tutta una serie di società operaie di mutuo soccorso, presieduta dal Tavassi, uomo devoto all’ordine ed influentissimo. Intanto gli agitatori cui la stessa non andava a versi, per opera principale di uno di essi, sig. avvocato Carlo Gambuzzi, giovane, oltre ogni dire irrequieto, disordinato ed ambizioso, riuscirono a creare in maggio 1868 un gruppo di operai dissidenti delle frazioni di Sarti e Cappellai, i quali poi nel Febbraio ultimo, sotto la direzione del Gambuzzi, costituirono la Associazione Operaia Internazionale, ramificazione di quella universale di cui si è parlato. ...” ( Comunicazione del Prefetto di Napoli al Ministero dell’Interno del 31 dicembre 1869)

Bibliografia:  in http://www.cenerentola.info/index.php/storia-e-personaggi/494-carlo-gambuzzi

 Nel 1870 subì un arresto per avere solidarizzato con uno sciopero di pellettieri. Nel 1871 di fronte alle critiche di  Giuseppe Mazzini dell’esperienza della Comune di Parigi ritenuta “ materialista ed atea,  intensificò, come internazionalista bakuninista, la sua attività nel movimento operaio sino alla morte avvenuta nel 1876 di Michail Bakunin, di cui,  sposò la vedova Antossia (cfr. post MICHAIL BAKUNIN. AMORE LIBERO). Gradualmente si avvicinò su posizioni socialiste –parlamentari, distinguendosi nell’organizzazione a Napoli contro la diffusione del colera e nella  lotta contro la  camorra e la corruzione del mondo politico napoletano.

In un suo articolo, intitolato significativamente, Un monito di Bakunin, scritto poco prima di morire, Gambuzzi mostrò un ancora  sempre viva ammirazione  verso  il grande rivoluzionario russo (cfr. brano)

Brano da commentare. “ La biografia che da Nettlau è stata fatta parla da sé, e non v’è molto da aggiungere. Bakunin sta dinnanzi a noi come un puro e fervente pensatore, con  tutto il ricco e prodigioso lavoro della sua vita, egli non ha avuto ciò che la gente pratica cerca di conseguire, non ha mai tentato di raggiungere lo scopo con raggiri, come gli opportunisti. Egli andò sempre dritto per la sua via, ed esortava, direttamente a raggiungere la personale libertà ed il benessere di tutti nella via più diretta. […] “ Tempesta e vita” era il  motto  cui era fedele questo tempestoso vivente. […]  Monito abbastanza solenne e severo per i faziosi dell’oggi.  […] Bakunin rappresenta un  periodo passato, il tempo dell’azione: oggi siamo diventati più scientifici, e pare che spariscano i pochi che vogliono realizzare l’impossibile, spinti dal loro sentimento. […] Ciò che egli e i suoi neglessero, oggi si fa un po’ da tutti , si costruisce. E’ necessario di costruire ? Chi saprebbe negarlo ? Però è anche comodo e innocuo  si costruisce senza il desiderio di creare ….  I moderni non vogliono comprendere che bisogna costruire in grande, e che perciò, i grandi architetti, sono anche grandi distruttori” ( Carlo Gambuzzi,  Un monito di M. Bakunin in Gazzetta di Napoli, 1902 )

Bibliografia:in https://vesuviana.noblogs.org/post/2015/05/01/carlo-gambuzzi-un-monito-di-m-bakunin-1-maggio-1902/#more-1244

Carlo Gambuzzi morì di polmonite il 30 aprile 1902, dopo avere, durante una giornata di intensa pioggia, partecipato a una manifestazione di scioperanti.

 

CARMELO PALADINO

CARMELO PALLADINO (1842-1886) : Nato a Cagnano Varano (FG) . dopo la laurea in legge aderì alla sezione napoletana dell’Associazione Internazionale dei Lavoratori, di cui, nel 1871 divenne segretario e inviò una dettagliata relazione dei progressi ottenuti al Consiglio Generale della Prima Internazionale , residente a Londra. ( cfr brano)

Brano da commentare: “ Fondata  in gennaio 8969 la Sezione napoletana della vastissima Associazione, che è oggi l’incubo di tutti i governi e privilegiati del mondo, assunse in breve insperate proporzioni… In un anno appena di vita aveva raggiunto la cifra di più che tremila operai d’ogni mestiere associati, oltre l’immensa simpatia che destava nella classe lavoriera. Bentosto un’altra Sezione di cinquecento individui si costituì in Castellamare di stabia, ed altre sezioni erano in via di formazione su d’altri punti. Questo rapido sviluppo ed incremento in una  città come Napoli, ove la classe laboriosa è estesissima, destò naturalmente forti apprensioni nei capitalisti, capi di fabbrica, e nel governo, apprensioni le quali toccarono l’apice del parossismo quando un giornale della sezione  [“ L’ Eguaglianza”, [N.d.A,] cominciò a pubblicarsi, ed a fustigar severamente la condotta di questi signori. “ ( Relazione di Carmelo Paladino al Consiglio Generale)

Bibliografia: Pier Carlo Masini,  Storia degli anarchici italiani  da Bakunin a Malatesta,  Biblioteca Universale Rizzoli, 1974 p. 36. Citato anche in Gino Vatteroni, I Giustizieri. Propaganda del fatto e attentati anarchici di fine  ottocento, Edizioni Monte Bove, 2018 p. 44. Cfr. anche Nello Rosselli, Mazzini e Bakunin. Dodici anni di movimento operaio in Italia (1860-1872), Piccola biblioteca Einaudi, 1967, p. 224 n. 2 dove , in questa stessa relazione,  si accenna alla precedente situazione miserabile del movimento operaio napoletano prima della costituzione della sezione dell’A.I.L. nel 1869.

 

In risposta del consolidamento e del progresso  della sezione napoletana le forze dell'ordine ordinarono il suo scioglimento e arrestarono Carmelo PalLadino, Carlo Gambuzzi e Carlo Cafiero, che informò, appena fu rilasciato,   il Consiglio Generale di Londra di quanto era avvenuto. (cfr. brano)

Brano da commentare: “… Il 19 agosto (sabato) io [ Carlo Cafiero] me ne stava pacificamente in casa dopo il pranzo, leggendo, quando entravano due dei nostri amici con volto ansante nella mia stanza. Essi mi raccontavano con molta vivacità che la polizia si era recata con grande apparato di forza alla casa di paladino e che il tutto indicava il principio di una bufera. […] il dì seguente ( domenica) all’ora solita si teneva come di consueto la seduta generale. Ma la seduta era appena cominciata da un quarto d’ora quand’ecco si sente un grande calpestio ed armeggiare nel cortile, e dalla finestra scorgiamo un grande numero di guardie di polizia e di carabinieri che ci circondano di tutti i punti. […]  Incominciavano poi ad impossessarsi di tutto il nostro archivio, carte, registri ed altro, e mentre questa perquisizione si compiva, io fui chiamato a seguire alcune guardie che dovevano menarmi presso un altro ispettore che era stato incaricato del fatto mio particolare. La mia casa fu perquisita , e le mie carte sequestrate, ed io tratto in arresto. […] La sezione di Napoli è sciolta , ma se danno apparente n’è venuto a Napoli io ne trovo vantaggio, perché in diversi punti che non vi nomino per ora, si sono formate altre sezioni e qualche sezione repressa fiorisce sotto altro nome …”  ( Lettera di Cafiero al Consiglio Generale di Londra  del settembre 1971)

Bibliografia: Max Nettlau, Bakunin e l’ Internazionale in Italia dal 1864 al 1872, Edizioni Immanenza , 2014, pp.341 e 342 e nella nota n. 54 si dice che “ … Cafiero aveva consegnato le sue carte alla madre, la quale se le era nascoste addosso. Il delegato Mestitieri, avendo preteso che la signor a fosse perquisita,  sequestrò tutte le carte”.

 

Nel gennaio del 1872 Carmelo Palladino ,  Carlo Gambuzzi ed altri pubblicarono il giornale «La Campana» che uscì a Napoli per dieci numeri. Palladino poi insieme ad Errico Malatesta, che era divenuto anarchico proprio grazie ai suoi insegnamenti, costituirono nuovamente la sezione napoletana chiamandola ora Federazione Operaia Napoletana. Pur non partecipandovi personalmente Carmelo Palladino sostenne con appoggi esterni sia il tentativo insurrezionale di Bologna nel 1874 e sia  la  banda del Matese nel 1877. Collaborò poi al giornale  L’  anarchia diretto da Emilio Covelli ( cfr. post INTERNAZIONALISTI (2)…).  Nel 1878, in seguito all’attentato al re Umberto di Giovanni Passanante (cfr post NEL FOSCO FIN DEL SECOLO MORENTE (2)…) sfuggi alle persecuzioni poliziesche espatriando in Svizzera.  Nel 1979 criticò fortemente  la svolta parlamentare di  Andrea Costa. ( brano da commentare) 

Brano da commentare: “ Ora che la diserzione di Andrea Costa è un fatto compiuto, ed ha provocato nel seno dell’Internazionale italiana una nuova scissura, non è più permesso tacere: stimo anzi debito imprescindibile di ogni vero socialista levar alta la voce, e , perché questa nuova filossera sia circoscritta nei pochi siti infetti, e perché gli illusi ritornino sul retto sentiero…. Non odio, né livore mi ha spinto a scrivere. Ho sempre amato e stimato Costa più che un fratello; ma ora che egli abbandona  la causa della Rivoluzione, non esito un istante a ritenerlo pel maggior nemico dei lavoratori. “ ( Lettera di Carmelo Paladino pubblicata su Il Grido del Popolo del 18 settembre 1981)

Bibliografia: Pier Carlo Masini,  Storia degli anarchici italiani  da Bakunin a Malatesta,  Biblioteca Universale Rizzoli, 1974 p. 183. Cfr. anche  Antonio Lucarelli, Carmelo Paladino. Nuovo contributo alla storia della Prima Internazionale, estratto da “Umanità Nova” anno XXIX, 1949, n. 36-39 p. 5 dove Palladino si esprime contro Costa in termini assai più duri

 

Dopo essersi impegnato con il giovane avvocato  Francesco Saverio Merlino per la riorganizzazione dei gruppi internazionalisti pugliesi e napoletani si ritirò improvvisamente nel  paese, dove era nato,  Cagnano Varano, e si concentrò sulla letteratura classica e sull'agronomia.  Nel 1886 fu assassinato per motivi, ancora oggi avvolti dal mistero. 

 

CELSO CERETTI

 CELSO CERETTI  (1844- 1911) nato a Mirandola . Suo padre aveva partecipato ai moti del 1831 con Ciro Menotti. Da quando ebbe  14 anni partecipò, per lo più, come garibaldino, a diverse   campagne militari . (cfr. brano)

Brano da commentare:  “ Nel 1859 mi arruolai e feci quella campagna. Nel susseguente 1860 e 1861 feci col grado di sergente maggiore la campagna in Sicilia e continente- nel 1862 Aspromonte- nel 1866 ufficiale del 9 reggimento- nel 1867 nell’Agro Romano – 1870 capitano nell’ Armata dei Vosgi – 1873 comandante di una squadra in Spagna contro i carlisti – nel 1874 segretario intimo di Ljubitratič- 1875 col grado di maggiore della Legione  italiana in Serbia.

Bibliografia: Pier Carlo Masini, Celso Ceretti, in Dizionario  Biografico degli Italiani  volume 23 (1979) in https://www.treccani.it/enciclopedia/celso-ceretti_(Dizionario-Biografico)/. Cfr. anche Franco Verri, Celso Ceretti Garibaldino Mirandolese, Edizioni Fiorini, Verona p. 11 dove  una più dettagliata rassegna della carriera militare di Celso Ceretti è ricavata da una intervista a Celso Ceretti tenuta dal suo compagno di tante battaglie,  Giuseppe Barbanti Brodano ( 1853-1931). Sul garibaldinismo di Celso Ceretti, cfr. anche Eva Cecchinato, Camicie rosse. I garibaldini dall’unità d’Italia alla grande guerra, ,  2011, . pp.162-165

  Celso Ceretti , durante la guerra franco-prussiana, era, andato in soccorso, sotto la guida di Giuseppe Garibaldi,  della giovane Repubblica Francese, costituitasi dopo la caduta di Napoleone III. Così come altri reduci di quell'armata, recepì le  idee internazionaliste  e rivoluzionarie, che si stavano formando in Francia e che poi confluirono nella Comune di Parigi.  Dopo il suo ritorno in Italia fondò, insieme ad altri compagni e reduci, una Associazione Repubblicana e anticattolica Mirandolese, il cui fine principale che ci si prefiggeva , l’ orientamento socialista, la struttura antigerarchica erano ben espresse nello Statuto associativo. cfr. brano)

Brano da commentare: “Precipuo obiettivo della Società sarà quello di istruire i giovani adepti onde sradicare dal loro capo que’ principi religiosi inspirati in loro dai clericali – e che hanno base nel falso appoggio, nell’ignoranza – e di più prepararli e disporli all’azione, la quale potrebbe non essere lontana “[…] “ verrà il giorno che non saranno sconosciuti i diritti del proletariato, oppure finché arriverà quel dì che l’umanità scioglierà la questione sociale che tende ad abolire il privilegio e ad  assicurare a tutti l’esistenza “[…] “Volendo la Società discostarsi  dagli usi burocratici – e per non fomentare nessuna ambizione non elegge e non riconosce nessun presidente o vice-presidente”  (dallo Statuto dell’ Associazione Repubblicana e anticattolica Mirandolese )

Bibliografia: Franco Verri, Celso Ceretti Garibaldino Mirandolese, Edizioni Fiorini, Verona pp. 26-27

 Lo Statuto fu immediatamente sequestrato dalla Procura Generale di Modena per “ la sua “adesione a forma di governo repubblicana” e “provocazione contro la sicurezza interna". Garibaldi, a cui  Ceretti l’aveva inviato, lo approvò incondizionatamente e i rapporti tra il  “ Generale” e Ceretti si fecero quindi  sempre più stretti e collaborativi. Più o meno in questo periodo ebbe inizio una fitta corrispondenza anche  tra  Ceretti e Michail Bakunin,  rappresentante dell’Internazionale in Italia già dal 1864, ,  (cfr. i post MICHAIL BAKUNIN   1 e 2) . Negli anni che seguirono , almeno sino al 1874,  Ceretti svolse alcuni importanti incarichi per conto della sezione italiana dell’Internazionale, tra cui, per esempio, l’organizzazione, insieme ad Andrea Costa, della Conferenza di Rimini (1872) (vedi sotto) e poi la preparazione del Congresso  della Federazione italiana che avrebbe dovuto svolgersi proprio a Mirandola, non giunta a buon fine,  a causa dell’ arresto, nel marzo 1873, dello stesso Ceretti per la costituzione dell' Associazione Repubblicana e Anticattolica Mirandolese, che d' altronde aveva già cessato di esistere da parecchio.  Nel luglio  1873 apparve sul giornale “ la Favilla, che  sebbene forse non scritto direttamente da Ceretti, mi sembra riflettere bene l’ armonioso intreccio  nel suo pensiero di garibaldinismo e di internazionalismo. cfr.  brano)

Brano da commentare: “ Sorta l’Internazionale, caduta la Comune di Parigi- un novello spazio di luce venne a colpire e a scuotere l’esercito democratico, come ovunque in Italia. I più si schierarono sotto questa nuova bandiera per combattere decisamente l’ingiustizia, il privilegio e sotto le sue varie forme - la schiavitù. L’uomo Garibaldi –niente altro che il primo degli onesti – non tentennò ad abbracciarla. […] Ma qui pure sorsero diatribe e screzi – il gran consiglio di Londra credeva di imporre a tutti le sue idee e gli internazionali incominciarono pur essi a dividersi in due falangi e cioè,  in autoritari e anarchici, cos’ detti marxisti e bakouninisti […] Ricordiamoci una volta che le migliaia di lavoratori e di affamati aspettano da noi la loro vera emancipazione. Sotto questa bandiera- con questo grido perseveriamo e vinceremo”. ( articolo non firmato, La Favilla, Mantova 7 luglio 1873)

Bibliografia: Franco Verri, Celso Ceretti Garibaldino Mirandolese, Edizioni Fiorini, Verona pp. 65-66, che ricorda come in quel periodo Ceretti si trovava in prigione.

La militanza attiva di Ceretti all’interno dell’Internazionale, che adottò sempre più come metodo rivoluzionario per eccellenza  l’insurrezionalismo, diminuì sensibilmente.  In una lettera a Costa, scritta nel 1877,  è esplicita una sua critica dei due falliti tentativi rivoluzionari  a Bologna (1874) e nel Matese (1877), pur riconoscendo  i  grandi sacrifici  sopportati  dai compagni insorti durante l'impresa  e sodalirizzando con quelli ancora detetenuti  (cfr. brano)

Brano da commentare: “ non dovevano essere che d’onore  per la Internazionale, perché affermazione indiscutibile dello spirito rivoluzionario che domina nelle nostre file, non fecero invece che servire per farci screditare dai nemici, mettere il panico e l’incertezza in mezzo a noi. Sai tu spiegarmene la causa? Io no certamente. Non ti dico si debba disperare o smettere- anzi ci deve essere ciò d’incentivo a vieppiù perseverare – ma non è men vero che la verità sia ben detta alla sua volta”

Bibliografia: Franco Verri, Celso Ceretti Garibaldino Mirandolese, Edizioni Fiorini, Verona p. 135

  Per lungo tempo interruppe la sua azione politica anche per motivi familiari e lavorativi (aveva una impresa di vini). Alla fine degli anni ottanta vi fu un ritorno di fiamma politica  e fondò un giornale dal titolo Il  Sol dell’Avvenire, (titolo che richiamava , non a caso, la frase di Garibaldi “ L’ Internazionale è il sole dell’avvenire” ) dove, oltre ad occuparsi di politica locale denunciando la corruzione dell’amministrazione liberale filo-governativa, si dava risonanza,  alla proposta di Amilcare Cipriani, (profondamente indignato nei confronti  del  Trattato della triplice Alleanza tra Italia, Germania, Austria stipulato  dal governo italiano nel 1882 e dal suo rinnovo nel 1887), di  formare una “Lega dei Popoli Latini” . La proposta fu duramente osteggiata, da molti anarchici e in particolare  da un gruppo residente a Marsiglia che accusava Cipriani e i suoi sostenitori di porre i popoli latini e nordici gli uni contro gli altri. La polemica sui rispettivi giornali si estremizzò al punto che Ceretti , nel 1889, fu  accoltellato. (cfr. brano)

Brano da commentare: “ Il 14 febbraio 1889 Celso Ceretti riceveva la visita di due anarchici, Vittorio Pini e Luigi Parmegiani, che recavano una lettera di presentazione del fratello Arturo, Ceretti li ospitò a cena, quindi li invitò a concludere la serata al caffè. Mentre si accingevano a uscire, i due estrassero i coltelli e colpirono l’ospite. Ceretti si salvò, pare, grazie ad una spessa maglia di lana” ( l’episodio  è così rievocato da Amilcare Cipriani sul giornale  La Folla, 127, 1903)

Bibliografia: Franco Verri, Celso Ceretti Garibaldino Mirandolese, Edizioni Fiorini, Verona p. 172

 Ceretti rifiutò di costituirsi parte civile, gesto che fu apprezzato da anarchici di ogni tendenza. Morì a Ferrara il 12 gennaio 1909.

 

SAVERIO FRISCIA, GIUSEPPE FANELLI, CELSO CERETTI, CARLO  CAFIERO, ERRICO MALATESTA,  ANDREA COSTA

LA CONFERENZA DI RIMINI:  Dal 4 al 6 agosto  del 1872 si riunì a Rimini un convegno, a cui parteciparono numerosi delegati  delle sezioni italiane dell’Internazionale, dove venne decisa la scissione con  il Consiglio Generale di Londra retto da Karl Marx e da Friedrich Engels e la nascita dell' Associazione Internazionale dei lavoratori.  Federazione Italiana . (tendenza antiautoritaria) . Durante la Conferenza furono eletti CARLO CAFIERO come presidente e ANDREA COSTA, detto il biondino,  come segretario. Tra i  delegati delle sezioni operaie presenti alla Conferenza  vi erano, tra gli altri, SAVERIO FRISCIA GIUSEPPE FANELLI, CELSO CERETTI, CARLO CAFIERO, ERRICO MALATESTA, ANDREA COSTA.

Brano da commentare: “ La Conferenza di Rimini rompeva i rapporti con il Consiglio Generale di Londra e proponeva la convocazione di un congresso generale antiautoritario da contrapporre a quello organizzato all’Aja per il mese di settembre dal Consiglio Generale dell’A.I.L. […] Il Congresso generale proposto dagli  italiani si tenne  a Saint-Imier immediatamente dopo quello dell’Aja che segnò la fine dell’unità dell’ Associazione …” […]A datare dalla “Conferenza di Rimini” il termine “internazionalisti” fu sinonimo di “bakuninista”. […] In realtà il socialismo anarchico è il frutto della tradizione federalista e antiautoritaria italiana (i cui ultimi teorici erano Cattaneo, Ferrari, Pisacane) sollecitata dall’influenza esercitata da Bakunin e dai complessi avvenimenti del periodo ( il fallimento degli obiettivi mazziniani, il possibilismo dei democratici, l’obiettiva situazione economica e sociale del paese, la Comune di Parigi, le pretese del Consiglio Generale di Londra) …” 

Bibliografia:  Gino Cerrito, Le origini del socialismo in  Italia: il primo decennio di attività del Movimento anarchico italiano, in Volontà n. 5 Numero Speciale per il Centenario della Conferenza di Rimini (4-6 agosto 1872), Edizioni RL Pistoia 1972, p.  339 , 342 e 343

 


ANDREA COSTA (1851-1910)  Allievo prediletto di Giosuè Carducci, fu anarchico dal  1871 al 1881.  Svolse , in questo periodo, un ruolo assai  importante sia all’interno della Internazionale antiautoritaria, fondata a Saint Imier come segretario della commissione di corrispondenza sia partecipando attivamente  a movimenti insurrezionali , tra cui, per esempio, i moti di Romagna  nel 1874 che avevano come epicentro la città di Bologna e ai quali partecipò anche lo stesso Bakunin.  Dopo una lunga detenzione  preventiva (19 mesi) al carcere del Torrione di Bologna  Andrea Costa , insieme ad altri compagni, tra cui:  Alfonso Leonesi, Abdon Negri, Pio Buggini, Andrea Costa, Antonio Cornacchia, Angelo Mastrangelo (cfr. post : 2. MICHAIL BAKUNIN. GLI ULTIMI ANNI...) vennero processati, nel 1876, insieme ad altri compagni, con l’accusa, tra l’altro di far parte di una associazione di malfattori.

PROCESSO DI BOLOGNA (1876)

 

  Famosa fu la sua autodifesa che al tempo stesso fu un implacabile atto d’accusa contro la società borghese.

Brano da commentare: “ Del nome di malfattori  io , e i miei compagni, non ci occupiamo. Teniamo pertanto conto di questo: che i borghesi , quegli stessi borghesi, che un secolo fa chiamati dalla nobiltà straccioni e senza brache, oggi, saliti al  potere, dimentichi dei loro antichi alleati, per mezzo dei loro rappresentanti,   ci chiamano malfattori e peggio che malfattori . Ebbene questo titolo lo accettiamo  come fece un giorno la borghesia; e chi sa che un giorno come la croce da strumento d’infamia divenne simbolo di redenzione, questo nome di malfattori dato a noi e da noi accettato non indichi i precursori di una rigenerazione novella” ( autodifesa di  Andrea Costa ai giurati della Corte d’Assise di Bologna nell’udienza del 16 giugno 1876)

Bibliografia: in Pier Carlo Masini, I leaders del movimento anarchico, Minerva Italica , 1980 pp. 44-45

Assolto e accolto trionfalmente  nella sua terra d’origine, la Romagna,  Andrea Costa ,nel 1879, attuò la cosiddetta "svolta", provocando una irreversibile scissione all'interno dell'Internazionale, fondando il Partito socialista rivoluzionario di Romagna e nel  1882,    entrò alla Camera  , come primo e unico deputato socialista in Italia. Aderì più tardi al Partito Socialista , fondato durante il Congresso di Genova nel 1892.

 

 NOTA: CLICCANDO SU  "POST PIU' VECCHIO" IN BASSO A DESTRA SI TROV A  IL POST: INTERNAZIONALISTE E ANARCO-FEMMINISTE ITALIANE: MARIA LUISAMINGUZZI .......

 

 

 

 

 


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